Richard Arnaiz &egrave; passato alla storia per il suo titolo europeo nella Superbike conquistato nel 1990 e per il suo talento puro. Nato il 7 marzo del 1962 a Oxnard, in California, &egrave; stato una meteora nel mondo della Superbike, ma ha lasciato il segno. Ieri la nipote Stephanie Arnaiz Croslow ha dato la notizia della sua scomparsa tramite i social, senza spiegarne, per&ograve;, le cause.  Rumi: &quot;Era parte della famiglia&quot;   Arnaiz aveva corso con il team italiano di Oscar Rumi, che lo ricorda con molto affetto.  &ldquo;Non avrei mai voluto ricevere questa notizia&rdquo;, &egrave; il commento del suo ex team manager. &ldquo;Riposa in pace Richard Arnaiz, sei stato un grande compagno mio e di Sarah (la moglie di Rumi, ndr) ed avrai sempre un posto nel nostro cuore, nel mio in particolare. Grande pilota, grande uomo ma in particolare grande amico. E&#39; bastato un anno per essere parte della &lsquo;mia famiglia&rsquo;. Ci mancherai Amico e ti penseremo sempre!&rdquo; &egrave; il messaggio di Oscar Rumi sul proprio profilo social.    Tutto nacque cos&igrave;...   Rumi definisce Arnaiz un talento che non ha mai trovato l&rsquo;occasione buona. A presentarglielo fu Fred Merkel.  &ldquo;Nel 1980 &egrave; campione dirt track e vince la coppa oro di Ascot, fa il bis nell&#39;81 poi smette per difficolt&agrave; economiche e riprende nell&#39;88 con la 250 2 tempi&rdquo;, ricorda Rumi ripercorrendo le tappe di Arnaiz. &ldquo;Nell&#39;89 &egrave; terzo nell&rsquo;AMA Superbike e vince il&nbsp; trofeo SBK Elk-Hart con una Yamaha e molti guasti tecnici.  &ldquo;A febbraio del &#39;90 Fred (Merkel, ndr) torna in Italia e mi dice che questo suo amico voleva correre con noi. Purtroppo i contratti erano gi&agrave; stati definiti e non avevo la possibilit&agrave; di inserirlo nel programma. Fred riesce a convincermi a provarlo&quot;, ricorda Oscar Rumi.  &quot;Arriva a Linate dove vado per prendere un californiano biondo con gli occhi celesti alto 1,80 ed alla fine ci ritroviamo io ed un ragazzo di statura media, nero di capelli e di occhi che si avvicina timidamente e si presenta: &lsquo;Richard&rsquo;. Saliamo in macchina e partiamo direttamente per Binetto viaggiando tutta la notte dove Sarre (Baldassarre Monti, ndr) ed altri stavano provando con la Pirelli.  &ldquo;Richard dorme per tutta la strada dopo aver cercato inutilmente di attaccare bottone con me che avevo messo in atto la tattica del&rsquo; non capisco, non parlo inglese&rsquo; per non dovergli spiegare perch&eacute; non potevo metterlo in squadra.  &ldquo;La mattina seguente arriviamo in pista piuttosto rincoglioniti dal viaggio: io 1 giorno e lui 3. Stavano girando tutti con buoni tempi, Barbier era soddisfatto. Richard scende dalla macchina, guarda la pista, si veste e si avvicina alla moto, che non aveva mai visto prima, chiede a Norris alcune cose tecniche e sale sulla 30 (la Honda RC30), mai guidata e senza modificare niente.  &ldquo;Dopo meno di 10 giri con le orecchie, ginocchia e tutto il possibile per terra gira mezzo secondo pi&ugrave; veloce di tutti quelli che stavano girando da 2 giorni. &nbsp;&nbsp;  &ldquo;Barbier non stava pi&ugrave; nella pelle e lo voleva nel mondiale. La sera siamo riusciti a mettere insieme la partecipazione al primo europeo Superbike utilizzando le moto del 1988 con ricambi che avevo in casa, le gomme Pirelli un contributo di 50.000 dollari di Richard e la speranza di portare a casa premi gara. La casa la mettevo io e il resto il buon Dio&hellip;&rdquo; ricorda ancora Oscar Rumi.  Con i sensori incorporati   &ldquo;Aveva sensori e controlli incorporati, pensava lui a tutto ed i meccanici stavano a pulire e guardare&rdquo;, ricorda ancora Rumi a proposito di quel 1990.  &ldquo;Uno tosto che mi &egrave; rimasto &lsquo;dentro&rsquo;! Difficile trovarne cos&igrave;: campione nello sport e nella vita. Valutando quello che ha fatto con la RC30 dell&#39;88, e se fosse arrivato prima avrebbe avuto un posto al fianco di Fred (Merkel, ndr), sarebbe stato molto probabilmente, visto lo stop di Fred, quello che mi avrebbe dato il terzo titolo. La moto la faceva volare, in tutti i sensi, ma era un mastino. Manubri larghi e grande cuore&hellip;&rdquo; conclude Rumi.  MotoGP, ritiro Rossi e Dovi in Petronas? Razali: &ldquo;Assolutamente no&rdquo; 

<p>&ldquo;Uno tosto, che mi &egrave; rimasto nel cuore. Un grande pilota, un grande uomo e in particolare un grande amico&rdquo;, cos&igrave; Oscar Rumi ricorda il talento californiano scomparso ieri</p> 

Oscar Rumi ricorda il defunto Richard Arnaiz: &ldquo;Era un mastino&rdquo;

Oscar Rumi non pensa pi&ugrave; alle corse. Perlomeno, dall&rsquo;alto dei suoi 77 anni appena compiuti e portati bene, con due titoli mondiali vinti in SBK e tante battaglie in pista da raccontare, l&rsquo;ex team manager bergamasco si gode la vita tra natura ed animali e, solo se sollecitato nelle giuste corde, rimembra i fasti del passato.  Il primo nome che lo stuzzica &egrave; Fred: &ldquo;Merkel, certo - attacca convinto - lo portai in Italia dopo i suoi successi in America, quando lui non ebbe pi&ugrave; un ingaggio valido. Entr&ograve; a casa mia e l&igrave; resto per un lungo tempo. I due mondiali vinti nel 1988 e 1989 furono possibili grazie al suo talento e ad una buona moto. La nostra Honda RC30 era ben preparata, in tempi nei quali ancora il tecnico poteva intervenire con le proprie mani su tutto. Fred si fidava di me e posso dire di essere stato una sorta di secondo pap&agrave; per l&rsquo;americano due volte campione&rdquo;.  &nbsp;Hai detto che i preparatori potevano determinare risultati interessanti?  &ldquo;S&igrave;, perch&eacute; all&rsquo;epoca le Case ufficiali non erano presenti come lo sono oggi. Si comprava la moto, il kit e ci si lavorava sopra. Noi operavamo di fino, facendo attenzione ad ogni particolare. Provavamo in pista ci&ograve; che realizzavamo in officina. Ci divertivamo, andavamo alle trasferte con uno spirito di avventura unico. Merkel era un bel matto e, forse, lo ero pure io. Avrei tanti di quegli aneddoti da raccontare...&rdquo;.    &nbsp;Parliamo delle vittorie.  &ldquo;Mica &egrave; stato facile vincere, perch&eacute; il livello della competizione era alto e c&rsquo;erano tanti piloti in grado di cogliere il primo posto. Nel 1988 rappresentavamo l&rsquo;incognita, con Fred che doveva imparare tante cose, tra cui alcune piste. La RC30 si rivel&ograve; buona con le coperture Michelin, ma l&rsquo;anno successivo andava pure meglio con le Pirelli, sviluppate insieme a Giorgio Barbier. Partendo come squadra da battere, il bis fu addirittura pi&ugrave; soddisfacente del primo alloro conquistato&rdquo;.  &nbsp;Chiss&agrave; che festeggiamenti.  &ldquo;S&igrave;, sempre. Ovviamente, era pi&ugrave; bello quando si vinceva. Tuttavia, la SBK era una festa di sport e spettacolo. Il paddock, molto ruspante ed accessibile, raggruppava gente proveniente da ogni parte del mondo. Dopo le prove si festeggiava, non importava con quale team si corresse, l&rsquo;unione era tra tutti. Lo spirito era &lsquo;pane e salame&rsquo;, come piace dire a me. La vera la vera SBK pu&ograve; essere raccontata a pane, salame e.. vino, di quelli buoni e di qualit&agrave;&rdquo;.    &nbsp;Cosa si &egrave; perso di quello spirito?  &ldquo;Diverse situazioni. Ora i piloti si fanno gli affari propri. Per carit&agrave;, da un lato &egrave; giusto cos&igrave;: il professionismo impone atteggiamenti e condotte piuttosto... sobrie. Per&ograve;, a me sembra che manchino i sorrisi. Ai tempi miei il divertimento era evidente, mi pare che oggi sia messo in secondo piano. E poi, le moto. Impossibile vincere se si &egrave; privati o, come si dice, indipendenti. Per stare davanti occorre materiale e supporto ufficiale, altrimenti vattelapesca. Per un artigiano non &egrave; possibile mettere mano e apportare modifiche importanti. Non so quanto mi ci troverei bene&rdquo;.  &nbsp;L&rsquo;Oscar Rumi di oggi a cosa si dedica?  &ldquo;Ho diverse passioni, soprattutto le grandi camminate all&rsquo;aria aperta, possibilmente in salita di montagna. Le moto? No. Sono contento del mio percorso, ho tanti amici e spesso mi sento con Fred Merkel. Ci piace ricordare i bei vecchi tempi andati, quando insieme abbiamo conquistato coppe e ammiratori&quot;.  Lucchinelli: &ldquo;Il mio arrivo dalla 500 port&ograve; prestigio alla SBK&rdquo; 

<p>Il team manager bergamasco vinse nel 1988 e 1989, con la Honda preparata in casa e affidata a Merkel: &quot;Per Fred ero un sorta di pap&agrave; e ancora oggi ricordiamo insieme i bei vecchi tempi&quot;</p> 

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Oscar Rumi ricorda il defunto Richard Arnaiz: “Era un mastino”

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