        Pur non essendo prestigiosi quanto le vittorie in gara o i titoli conquistati, vedere il proprio nome al fianco dei record dei tracciati pi&ugrave; importanti al mondo &egrave; da sempre uno dei grandi motivi d'orgoglio per i piloti, ma non solo. I riferimenti cronometrici sono spesso al centro delle conversazioni tra gli appassionati del motorsport: anche per questo, abbiamo deciso di parlarne in maniera pi&ugrave; approfondita, andando a vedere quali sono gli attuali giri pi&ugrave; veloci nelle principali piste di caratura mondiale e non solo. Da pilota a coach: Luca Fabrizio racconta la sua Academy | Esclusiva I record sulle piste italiane   Partendo dai circuiti italiani, i due su cui corre la MotoGP hanno visto un sensibile miglioramento del record riguardante le moto durante il Gran Premio del 2023. A Misano, il nuovo miglior crono &egrave; stato firmato da Jorge Martin in 1'30.390, mentre al Mugello &egrave; stato il campione del mondo Francesco Bagnaia a migliorare il precedente riferimento in 1'44.855 con la Ducati ufficiale. Discorso decisamente diverso per gli altri tracciati tricolore, visto che a Imola e a Monza resistono ancora i record storici firmati in Superpole dai protagonisti del mondiale Superbike; sulla pista lombarda, il miglior crono &egrave; di Tom Sykes e risale al 2013, mentre al Santerno il detentore del record &egrave; Chaz Davies con il suo best lap del 2017. Record tutto italiano, invece, per Vallelunga: il pi&ugrave; veloce di sempre sul tracciato romano &egrave; stato Alessandro Delbianco nel 2021, anno in cui fu protagonista assoluto nel CIV SBK con la Honda. Di seguito, i giri record sui tracciato italiani: Misano - 1'30.390 (Martin) Mugello - 1'44.855 (Bagnaia) Monza - 1'42.229 (Sykes, SBK 2013) Imola - 1'45.662 (Davies, SBK 2017) Vallelunga - 1'35.315 (Delbianco, CIV 2021) &nbsp; I record battuti dalle MotoGP nel 2023 in Europa...   A proposito di MotoGP, oltre a quelle italiane, anche altre tredici piste hanno visto il precedente record battuto dalle moto di quest'anno. Parlando di quelli europei, nel primo GP dell'anno &egrave; stato Marc Marquez a firmare il nuovo miglior crono a Portimao, mentre Bezzecchi ha centrato quelli di Assen e del Red Bull Ring. Ritroviamo in questa lista anche Francesco Bagnaia, recordman a Barcellona nel weekend dello spaventoso incidente, con Maverick Vinales e l'Aprilia che hanno invece conquistato il primato a Valencia nell'ultimo weekend del 2023. Di seguito, i giri record firmati nel 2023 dalla MotoGP sulle piste europee: Portimao - 1'37.226 (Marquez) Assen - 1'31.472 (Bezzecchi) Red Bull Ring - 1'28.533 (Bezzecchi) Barcellona - 1'38.639 (Bagnaia) Valencia - 1'28.931 (Vinales) &nbsp; &hellip; e nel resto del mondo   Anche nei tracciato extraeuropei la MotoGP ha fatto la &ldquo;voce grossa&rdquo; per quanto riguarda i nuovi riferimenti da record. Ad eccezion fatta per Termas de Rio Hondo, dove per via della pioggia non &egrave; stato possibile migliorarsi, in tutti gli altri circuiti non europei i prototipi si sono confermati come le moto da corsa pi&ugrave; veloci di sempre. Il &ldquo;solito&rdquo; Bagnaia ha firmato i record ad Austin e a Sepang, mentre Martin a Motegi, Phillip Island e Buriram. Bene anche i piloti VR46, con Bezzecchi recordman (il primo, trattandosi di un nuovo tracciato) in India e Marini velocissimo a Mandalika e Lusail. Di seguito, i record del 2023 della MotoGP sui circuiti extraeuropei: Austin - 2'01.892 (Bagnaia) Buddh (nuova) - 1'43.947 (Bezzecchi) Motegi - 1'43.198 (Martin) Mandalika - 1'29.978 (Marini) Phillip Island - 1'27.246 (Martin) Buriram - 1'29.287 (Martin) Sepang - 1'57.491 (Bagnaia) Lusail - 1'51.762 (Marini) &nbsp; Da Laguna Seca all'Isola di Man: alcune menzioni d'onore   Detto delle piste italiane e di quelle attualmente in calendario in MotoGP, non si possono non fare alcune menzioni d'onore, a partire dal circuito statunitense pi&ugrave; iconico per le due ruote, ovvero Laguna Seca. Complice la presenza del Corkscrew (il &ldquo;Cavatappi&rdquo;), il tracciato californiano &egrave; ancora nel cuore di tutti gli appassionati, ma il record &egrave; dello scorso decennio ed appartiene ancora a Dani Pedrosa. A proposito di circuiti iconici, anche Donington Park ha fatto la storia del motociclismo, ma il record per le moto &egrave; stato firmato nel 2023 da Jonathan Rea. Infine, parlando di icone del motociclismo, non si pu&ograve; non menzionare il tracciato per eccellenza, ovvero il Mountain Course sull'Isola di Man dove si disputa il Tourist Trophy da oltre un secolo. Il record appartiene a Peter Hickman, che con una Superstock ha girato all'incredibile media di 219 km/h confermandosi come il road racer pi&ugrave; veloce al mondo. Chiudiamo con un &ldquo;bonus&rdquo;, visto che non si tratta di un circuito, ma di un percorso che va da un punto A ad un punto B: quello della Pikes Peak International Hill Climb. La celebre scalata ha vietato alle moto di correre dopo la tragica scomparsa di Carlin Dunne, ma nell'edizione 2018 l'australiano Rennie Scaysbrook ha firmato il nuovo record con una Aprilia Tuono, il quale rester&agrave; quindi imbattuto in eterno. Di seguito, ecco gli ultimi record di questa speciale lista: Laguna Seca - 1'21.229 (Dani Pedrosa, MotoGP 2012) Donington Park - 1'26.041 (Jonathan Rea, SBK 2023) Mountain Course - 16'36.115 (Peter Hickman, TT 2023) Pikes Peak - 9'44.963 (Rennie Scaysbrook, 2018) Da Marquez a Petrucci: i grandi specialisti delle gare sul bagnato       

Dai tracciati italiani a quelli internazionali, compresi i 15 in cui il miglior crono &egrave; stato battuto nel 2023 in MotoGP: ecco quali sono i migliori riferimenti per le due ruote

Tempi da record: i giri migliori sulle principali piste del mondo

        Dopo l'esordio avvenuto lo scorso anno con una Suzuki nella classe Supersport, nell'edizione 2023 del Tourist Trophy vedremo nuovamente in gara Rennie Scaysbrook. Un nome che, pur non essendo particolarmente noto al grande pubblico, nasconde una storia interessante che culminer&agrave; con l'approdo in questa stagione in un vero e proprio top team delle corse su strada quale il Wilson Craig Racing, con cui hanno gareggiato in passato piloti blasonati tra cui spiccano Cameron Donald e Guy Martin. NW200 e non solo: via libera alle National Road Races per il 2023 Scaysbrook, giornalista e...recordman alla Pikes Peak  Scaysbrook, australiano ma ormai naturalizzato statunitense, ha lavorato a lungo come tester, ma le sue prestazioni l'hanno reso ben presto anche un pilota a tutti gli effetti, specialmente in quella che era la corsa stradale pi&ugrave; importante del panorama a stelle e strisce: la Pikes Peak. Una corsa vinta nell'edizione 2019, ovvero l'ultima della storia per quanto riguarda le categorie riservate alle due ruote, bandite dalla &ldquo;Race to the Clouds&rdquo; in seguito alla tragica scomparsa di Carlin Dunne nel medesimo anno. In sella ad un'Aprilia Tuono 1100, &ldquo;Renski&rdquo; fece registrare il record del percorso, il quale &egrave; ora destinato a restare imbattuto in eterno, decidendo di affrontare una sfida ancora pi&ugrave; stimolante: il Tourist Trophy sull'Isola di Man. Complice la pandemia, l'esordio &egrave; poi avvenuto soltanto nel 2022, ma tra Rennie e il Mountain Course &egrave; stato amore a prima vista. Josh Brookes torna sull'Isola di Man: correr&agrave; il Tourist Trophy 2023 Con Wilson Craig Racing tra le &ldquo;big bikes&rdquo;  Quello dello scorso anno &egrave; stato un debutto tutto sommato positivo per il road racer australiano, che da newcomer ha chiuso le due gare della Supersport in 37esima e 44esima piazza nonostante qualche problema in pi&ugrave; del previsto sulla moto, ma il passaggio alla squadra capitanata da Darren Gilpin (e soprattutto alle 1000, classe ben pi&ugrave; consona alle doti di guida dell'australiano) potrebbe renderlo una mina vagante. Scaysbrook guider&agrave; una Honda CBR1000RR-R dall'inconfondibile livrea rossa e argentata in Superbike, al Senior TT e nelle due gare della classe Superstock, andando ad affiancare Matthew Rees. Quest'ultimo completer&agrave; la line up della squadra correndo anche in Supersport e Supertwins, per un TT 2023 in cui i colori del Wilson Craig Racing potrebbero brillare pi&ugrave; del solito. CIV: Giombini punta al riscatto in Supersport con MotoXRacing       

L'australiano, detentore del record nella corsa in salita pi&ugrave; famosa al mondo, correr&agrave; sull'Isola di Man per la seconda volta, difendendo i colori di un top team

Dalla Pikes Peak al TT: Rennie Scaysbrook al via anche quest'anno

        Per il secondo consecutivo la Pikes Peak International Hill Climb ha visto in azione soltanto le auto. Le due ruote sono bandite dal programma dopo il tragico incidente di Carlin Dunne nell&rsquo;edizione del 2019 in sella a un prototipo Ducati Streetfighter V4. L&rsquo;ultimo di una serie di schianti che pi&ugrave; di una volta hanno portato all&rsquo;esclusione delle moto dalla gara in salita pi&ugrave; celebre al Mondo: 19,99 km da un&rsquo;altitudine di 2862 metri fino a quota 4300 metri dopo aver affrontato 156 curve. Per esempio, dopo la prima edizione del 1916, che vide il successo di Floyd Clymer con una Excelsior in 21&rsquo;58&rdquo;410 &ndash; un paio di minuti in pi&ugrave; della miglior auto &ndash; le moto andarono incontro a un lungo stop, riapparendo soltanto nel 1954. Dal 1956 al 1970 furono di nuovo escluse e ancora dal 1977 al 1979 e dal 1983 al 1990. Per minimizzare i rischi, dal 1991 le moto partirono a ondate di cinque, mentre in precedenza scattavano tutte insieme. Essendo il tracciato sterrato, si sosteneva come fosse fondamentale memorizzare le prime cinque curve per non fermarsi a causa del polverone sollevato dai fuggitivi. A partire dai primi anni Duemila c&rsquo;&egrave; per&ograve; stata una progressiva asfaltatura di The Race to the Clouds (la Corsa fin sulle Nuvole), fino al 100 percento per l&rsquo;edizione del 2012 che non a caso ha visto il nuovo record di Dunne, primo motociclista sotto il muro dei 10 minuti. Per la verit&agrave; nel 1995 Clint Vahsholtz vinse con una Wood-Rotax impiegando appena nove minuti, 17 secondi e un decimo. Un&rsquo;edizione tramandata ai posteri per il successo della Suzuki Escudo di Nobuhiro Tajima, che la fece diventare l&rsquo;auto pi&ugrave; ambita dagli appassionati del videogioco Gran Turismo. Il giapponese impieg&ograve; sette minuti e 53 secondi, ma quell&rsquo;anno la corsa fu accorciata per la presenza di ghiaccio e nebbia in vetta. Quella (s)volta che: Il coraggio di Carl Fogarty al Nurburgring La dinastia Vahsholtz  Vahsholtz aveva esordito alla Pikes Peak nel 1992, dopo essersi infortunato dodici mesi prima in prova. Pur al debutto fece vedere i sorci verdi al campione uscente Brian Anderson, che riusc&igrave; a prendere il comando soltanto al sedicesimo km, a Bottomless Pit. Guadagnato un leggero vantaggio, riusc&igrave; a conservarlo fino al traguardo, complice un errore nel set up della moto di Clint: &ldquo;Il mio vecchio mi aveva detto di usare i rapporti corti del cambio ma non l&rsquo;ho fatto, l&rsquo;inesperienza mi &egrave; costata la gara. &Egrave; pi&ugrave; una corsa mentale che fisica, l&rsquo;anno prossimo dovr&ograve; crescere da questo punto di vista&rdquo;, disse. Anderson vinse con quattro secondi su Vahsholtz e cancell&ograve; il record di Rick Deane che resisteva dal 1976. Entrambi guidavano Wood-Rotax, modelli da Flat Track e Dirt Track realizzati da Ron Wood che li equipaggiava con i motori Rotax. Con moto simili Vahsholtz ottenne tre vittorie di fila: nel 1993 con 12&rsquo;29&rdquo;380, e quell&rsquo;anno il padre Leonard vinse sia nella categoria Stock Car con una Ford Probe che tra i camion con un Ford-F150, demolendo i due record di una trentina e una quarantina di secondi. L&rsquo;anno dopo Clint concesse il bis con 12&rsquo;21&rdquo;130, primato che ha resistito fino al 2005, quando Micky Dymond, con la KTM, approfitt&ograve; del 21 percento di asfalto. Nel 1996 segu&igrave; le orme del padre, passando alle auto. Una scelta spiegata al Gazette Telegraph: &ldquo;Ho avuto alcuni incidenti gravi, cos&igrave; sono felice di salire a bordo, mi sento pi&ugrave; sicuro. Anche se la moto la puoi controllare mentre in auto devi reagire a causa della sua massa&rdquo;. Con una Ford Mustang si aggiudic&ograve; la classe Stock Car, continuando a vincerla fino al 2012 tranne che nel 2007, quando si ritir&ograve;. Con la scomparsa dello sterrato, Vahsholtz cambi&ograve; classe, passando alla Open Wheel ma continu&ograve; a imporsi, con rare eccezioni, come il terzo posto del 2015. Meno fortuna, per modo di dire, ebbe al volante della McLaren: secondo sia nel 2018 con la 12C che l&rsquo;anno dopo con la 650S. Tornato a un prototipo artigianale spinto da un motore Ford, nel 2020 ha conquistato il successo nella generale, agguantando il 24&deg; trionfo (ma 20 di classe) in 29 edizioni della Pikes Peak. Quest&rsquo;anno ha ceduto l&rsquo;auto al figlio Codie, secondo nella Opel Wheel, un&rsquo;onta per la dinastia Vahsholtz. Carl Fogarty: &ldquo;La Petronas fu un'esperienza frustrante&rdquo;       

La Corsa sulle Nuvole ha bandito le moto, a lungo terreno di caccia di Vahsholtz

Quella (s)volta che: niente due ruote alla Pikes Peak

        It was already looking likely and now it&rsquo;s official &ndash; bikes will no longer compete in the Pikes Peak International Hill Climb in Colorado. The organisers of the famous American hill climb have confirmed the news, having decided that bikes will no longer be permitted to take part in the event following the 2019 incident. During the last edition, Carlin Dunne tragically lost his life while competing in the "Race to the Clouds". Riding the Ducati, he was just a few metres from the line and outright victory, the win ultimately going to his friend and rival Rennie Scaysbrook on the Aprilia. Scaysbrook&rsquo;s track record will therefore remain unbeaten. The organiser&rsquo;s comment  The chairman of the event&rsquo;s board, Fred Veitch, comments: "Motorcycle competition has been part of the history of the race off-and-on since 1916, and has been both thrilling and tragic for competitors and fans alike. This has been a long process and a difficult decision, but we believe it is the right decision and one that is in the best interest of the organization at this time&rdquo;. Translated by Heather Watson BSB: the Summer Grand Slam begins at Donington, with O'Halloran out front        

Two years after the death of Carlin Dunne, it is confirmed that motorcycles will no longer participate in the famous Colorado hill climb

Pikes Peak, official: no more bikes in the Race to the Clouds

Nonostante fosse ormai quasi certo da tempo, ora &egrave; ufficiale: le moto non potranno pi&ugrave; gareggiare alla Pikes Peak International Hill Climb in Colorado. La comunicazione &egrave; arrivata direttamente dall&#39;organizzazione della celebre cronoscalata statunitense, che ha quindi deciso di non permettere pi&ugrave; alle due ruote di prendere parte all&#39;evento in seguito a quanto accaduto nel 2019.  Nell&#39;ultima edizione disputata, Carlin Dunne ha infatti perso la vita alla &quot;Race to the Clouds&quot; in sella alla Ducati a pochi metri dal traguardo e da una sicura vittoria, andata poi all&#39;amico e rivale Rennie Scaysbrook su Aprilia, il cui record del percorso per quel che riguarda le due ruote rester&agrave; quindi imbattuto.  Road Races: Horst Saiger annuncia il ritiro dalle corse  Le parole degli organizzatori   Fred Veitch, presidente del consiglio orgnizzativo della manifestazione, ha cos&igrave; commentato la decisione: &quot;Le moto hanno fatto parte della nostra storia fin dal 1916, risultando sempre emozionanti ma, al tempo stesso tragiche per i partecipanti e anche per i fan. Non &egrave; stato facile escluderle ed &egrave; una decisione che abbiamo dovuto prendere a malincuore, ma crediamo che possa essere la miglior soluzione in questo momento&quot;.  MotoGP: e se Vinales avesse voluto fare come Kocinski? 

A due anni di distanza dalla morte di Carlin Dunne, &egrave; arrivata l&#39;ufficialit&agrave;: le due ruote non faranno pi&ugrave; parte del programma della celebre cronoscalata del Colorado

Pikes Peak, ufficiale: niente pi&ugrave; moto alla Race to the Clouds

        Dopo la gara della Pikes Peak, adesso ne parte un&rsquo;altra: quella di solidariet&agrave; per supportare la mamma di Curlin Dunne, il pilota Ducati scomparso a pochi metri dal traguardo in un tragico incidente lo scorso 30 giugno. A organizzare la raccolta fondi &egrave; Ducati Nord America insieme agli organizzatori della Pikes Peak International Hill Climb e il ricavato andr&agrave; a favore di Romie, la mamma del pilota, in questo momento difficile. OBIETTIVO 100.932 dollari &ndash; La prima donazione di 932 dollari &egrave; stata effettuata dal Consiglio di Amministrazione della Pikes Peak International Hill Climb. L&rsquo;obiettivo &egrave; quello di raggiungere la cifra di 100.932 dollari. Il 932 rappresenta l&rsquo;ipotetico tempo (9&rsquo;32&rdquo;) che Carlin Dunne, avrebbe fatto conquistando anche il nuovo record del tracciato, se non fosse incappato nella fatale caduta, occorsagli a pochi metri dal traguardo. LA RACCOLTA FONDI ONLINE &ndash; La pagina creata su GoFundMe &egrave; l&rsquo;unico canale ufficiale per le donazioni ed il supporto a favore del pilota: www.gofundme.com/carlin-dunne-932. A questo link &egrave; disponibile anche l&rsquo;ultima registrazione del video blog di Carlin Dunne, fatta il giorno prima della gara, cos&igrave; come l&rsquo;emozionante tributo dei suoi avversari, che gli hanno reso omaggio durante la cerimonia di premiazione. I fondi raccolti serviranno per celebrare le sue esequie e per aiutare la mamma a tenere sempre vivo il ricordo di Cartlin. CHI ERA CARLIN DUNNE - Carlin Dunne ha vinto quattro volte la Pikes Peak International Hill Climb, &egrave; stato Rookie of the Year nel 2011 e ha infranto la barriera di 10 minuti l'anno successivo, stabilendo un nuovo record che &egrave; rimasto imbattuto per cinque anni. Poi si &egrave; offerto per due stagioni per far parte della Squadra Alpina Team Ducati, con il programma Race Smart, mentore dei debuttanti alla gara in montagna. Era amato, rispettato e ammirato.Dopo la gara, alla cerimonia di premiazione di luned&igrave;, i concorrenti hanno reso omaggio a Carlin come mentore, amico, concorrente, icona delle corse e hanno parlato dell'impatto che ha avuto sulle loro vite.Oltre al suo impegno a Pikes Peak, la passione di Carlin per le due ruote ha assunto tutte le forme. Ha corso e vinto la Baja 500, ha corso nella Baja 1000, ha gareggiato nella serie Super Hooligan Bonneville Land Speed ??Racing, &egrave; stato un pioniere della Freeride Mountain Biking, &egrave; stato partner di Ducati Santa Barbara e ha lavorato come stunt in moto sia per la televisione che per il cinema, tra molti altri successi. &nbsp;       

Ducati Nord America e la Pikes Peak International Hill Climb hanno lanciato una gara di solidariet&agrave; dopo il tragico incidente in cui ha perso la vita il quattro volte vincitore della corsa in salita

Una raccolta fondi per la mamma di Carlin Dunne

        Siamo ancora tutti sotto shock per la tragica scomparsa di Carlin Dunne nella Pikes Peak 2019. Il pilota del Ducati Team Spider Grips ha perso il controllo della Streetfighter V4 poco prima del traguardo. Davvero un drammatico epilogo per la gara in salita pi&ugrave; famosa al mondo che si corre ogni anno sulle montagne americane del Colorado. La vittoria &egrave; andata al pilota australiano Rennie Scaysbrook, che ha corso e vinto nella categoria Heavyweight (quella che mette in gara le moto di produzione di pi&ugrave; alta cilindrata e maggiori prestazioni) con l'Aprilia Tuono 1100 Factory. Rennie ha raggiunto i 4.302 metri della vetta in 9 minuti, 44 secondi e 963 millesimi, tempo che rappresenta il record della categoria. IL RICORDO - Al termine della gara, Scaysbrook ha avuto parole solo per ricordare l&rsquo;amico e avversario Carlin Dunne. Carlin correva nella categoria Exhibition Powersport che avrebbe certamente dominato senza il tragico incidente che lo ha coinvolto quando, con un tempo record, gi&agrave; era in vista del traguardo: &laquo;&Egrave; stata una gara spettacolare - ha commentato Scaysbrook - ma solo fino a quando non abbiamo saputo dell&rsquo;incidente. Carlin era una parte enorme di tutta la mia esperienza in questa gara, &egrave; stato la mia guida quando mi sono presentato come rookie nel 2016, fino al nostro testa a testa nella Pikes Peak del 2018 che lo vide trionfare. Carlin era un vero gentleman, siccome siamo stati gli ultimi due a partire, mi ha stretto la mano, mi ha augurato buona fortuna e ci siamo dati appuntamento al traguardo, in cima alla montagna. Abbiamo perso un vero campione&raquo;. I SEGRETI DELLA FACTORY - Una raffinata tecnologia &egrave; alla base della vittoria di Aprilia Tuono V4: la sofisticata gestione elettronica comprende l&rsquo;avanzato pacchetto di controlli dinamici APRC, il Cornering ABS, il Quick Shift attivo anche in scalata, il Pit Limiter e il Cruise Control. L&rsquo;esclusivo motore V4 a 65&deg; da 1100 cc e 175 cv e il telaio da corsa offrono performance ineguagliabili. La versione Factory &egrave; quella pi&ugrave; esclusiva. Dispone di serie del pi&ugrave; evoluto sistema di sospensioni elettroniche semi attive attualmente disponibile sul mercato, sviluppato da &Ouml;hlins e messa a punto con la collaborazione degli ingegneri Aprilia. L'efficienza di guida &egrave; garantita daalla facilit&agrave; di calibrazione delle sospensioni, attraverso semplici comandi al manubrio. Una sportiva che sfiora l'eccellenza.       

Condotta dal pilota australiano Rennie Scaysbrook, ha corso e vinto nella categoria Heavyweight che mette in gara le moto di produzione di pi&ugrave; alta cilindrata e maggiori prestazioni.

Pikes Peak: i segreti dell'Aprilia Tuono 1100 Factory

        Tragedia alla Pikes Peak International Hill Climb. Il pilota Carlin Dunne ha perso il controllo della sua Ducati Streetfighter V4, con cui si era imposto durante le prime tre sessioni di gara, finendo vittima di un terribile incidente a pochi metri dal traguardo. I soccorritori non hanno potuto far nulla per rianimarlo. Carlin non ce l'ha fatta. Di seguito, il comunicato ufficiale degli organizzatori della corsa. "Durante i 97 anni in cui &egrave; stata corsa questa gara, abbiamo sperimentato la gioia finale della vittoria, la delusione del fallimento e ora, l'inaspettato dolore per la perdita di un concorrente, il cui amore per le corse lo ha portato a Pikes Peak. Piangiamo la tragica morte di Carlin che rimarr&agrave; nei nostri cuori per sempre come parte della famiglia della Pikes Peak International Hill Climb. Carlin sar&agrave; ricordato come un pilota appassionato dallo spirito competitivo. Era un uomo gentile e premuroso che colpiva tutti quelli che lo incontravano. Ricorderemo sempre il suo sorriso contagioso e il suo amore genuino per lo sport". "Non ci sono parole per descrivere il nostro shock e tristezza. Carlin faceva parte della nostra famiglia e uno degli uomini pi&ugrave; genuini e gentili che abbiamo mai conosciuto. Il suo spirito per questo evento e l'amore per il motociclismo saranno ricordati per sempre. La sua morte lascia un buco nei nostri cuori ", ha dichiarato Jason Chinnock, CEO di Ducati North America. GARA - Per la cronaca, la gara &egrave; stata vinta da Aprilia con Rennie Scaysbrook su Tuono 1100.       

Il pilota del Ducati Team Spider Grips ha perso il controllo della Streetfighter V4 poco prima del traguardo.

Pikes Peak: Carlin Dunne perde la vita in un incidente

        "Ci siamo riusciti! Siamo saliti sul gradino pi&ugrave; alto del podio per la quarta volta&rdquo;, ha detto Carlin Dunne al traguardo della Pikes Peak. Il pilota Ducati, alla guida della nuova Multistrada 1260, si &egrave; aggiudicato la vittoria della Pikes Peak International Hill Climb 2018, la prestigiosa gara in salita svoltasi lo scorso fine settimana sulle montagne del Colorado, riportando Ducati alla vittoria e riconquistando la corona di &ldquo;King Of The Mountain&rdquo;. SULLA VETTA DELLA MONTAGNA - &ldquo;La Multistrada 1260 Pikes Peak si &egrave; rivelata straordinaria, proprio come tutti noi ci aspettavamo. La moto era perfetta, tutto ha funzionato nel modo migliore, garantendomi tutto quello di cui avevo bisogno per raggiungere la vetta della montagna pi&ugrave; velocemente di tutti. Sappiamo che la Pikes Peak non &egrave; mai una gara facile, ma tutto &egrave; andato nel migliore dei modi e abbiamo conquistato una bella vittoria per la Ducati&rdquo;, ha concluso Carlin Dunne. LA VITTORIA - Guidando con grinta, coraggio e forte di una moto veloce, Carlin Dunne ha completato la "Race to the Clouds" con un tempo di 9&rsquo;59&rsquo;&rsquo;102, conquistando la sua quarta vittoria alla Pikes Peak, in sella ad una Ducati Multistrada. Questa &egrave; la settima vittoria della Ducati alla Pikes Peak International Hill Climb, che vide la prima affermazione nel 2008, anno del debutto della Multistrada in questa combattuta gara in salita. Il binomio Ducati-Dunne ha mantenuto il record assoluto dal 2012 al 2016 mentre nel 2017 la Casa di Borgo Panigale non prese il via alla competizione. DUE DUCATI SUL PODIO - A completare il successo Ducati a questa Pikes Peak International Hill Climb 2018, anche il terzo posto di Codie Vahsholtz, secondo pilota dello Spider Grips Ducati Pikes Peak team, che quest'anno ha affiancato Dunne in gara. Vahsholtz, che ha chiuso con un bellissimo posto sul podio, con il tempo di 10&rsquo;12&rsquo;&rsquo;703, &egrave; un pilota di &ldquo;casa&rdquo;, essendo nato in Colorado e provenendo da una famiglia di campioni della Pikes Peak.       

Carlin Dunne trionfa nella leggendaria gara in Colorado. La Multistrada 1260 Pikes Peak conquista anche il terzo posto con Codie Vahsholtz

Ducati Multistrada 1260 vince a Pikes Peak

        Nota anche come &ldquo;The Race to the Clouds&rdquo;, ovvero &ldquo;La Gara verso le Nuvole&rdquo;, la Pikes Peak International Hill Climb &egrave; una competizione in salita che si svolge sulle Montagne Rocciose vicino a Colorado Springs. L&rsquo;appuntamento 2018 della leggendaria gara americana &egrave; per domenica 24 giugno e vedr&agrave; il rientro di Ducati, che conter&agrave; su Carlin Dunne, ex detentore del record di Pikes Peak nonch&eacute; primo pilota a completare il percorso di 156 giri in meno di 10 minuti, e Codie Vahsholtz, che attualmente detiene il record della gara del Colorado. Il ritorno sulla griglia di partenza della Pikes Peak sar&agrave; anche il trampolino di lancio per il modello Ducati Multistrada 1260 Pikes Peak, che dovr&agrave; competere con il ritmo sempre pi&ugrave; veloce degli avversari. Una Ducati dedicata &ndash; Inizialmente Ducati correva contro se stessa in una classe speciale dedicata solo al bicilindrici da 1200 cc, ora la Casa di Borgo Panigale parteciper&agrave; in pieno alla competizione. Il marchio italiano mira a reclamare la corona del record, motivata anche dal fatto che l&rsquo;appuntamento sulle Montagne Rocciose sar&agrave; un evento di casa per il CEO di Ducati North America Jason Chinnock. &ldquo;Ducati sar&agrave; una forza&rdquo; - &ldquo;Dopo aver mantenuto il record per molti anni, noi di Ducati avevamo deciso di impiegare la nostra esperienza su tracciati montuosi in progetti come il programma Squadra Alpina volti a supportare la sicurezza dei motociclisti&rdquo;, ha spiegato Jason Chinnock.  &ldquo;I nostri sforzi si sono dimostrati efficaci. Ma &nbsp;quando nel 2017 il record di Dunne &egrave; stato battuto, ci siamo sentiti motivati a spingerci nuovamente in gara per reclamare il titolo. I piloti, la squadra e la nuova Multistrada 1260 Pikes Peak sono destinati ad essere una forza sulla montagna&rdquo;, ha concluso il CEO Ducati Nord America. Gli avversari - Negli ultimi anni, molte case si sono spinte in Colorado per competere in questo iconico appuntamento, come Honda, Kawasaki e pi&ugrave; recentemente KTM, che lo scorso anno ha battuto il record di Carlin Dunne con Chris Fillmore in sella alla 1290 Super Duke R. Il compagno di squadra di Fillmore, il giornalista di moto Rennie Scaysbrook, &egrave; invece diventato uno dei pochi piloti a coprire il percorso di gara in meno di dieci minuti.       

Nella leggendaria corsa in salita, la Multistrada 1260 Pikes Peak sar&agrave; nelle mani di Carlin Dunne e Codie Vahsholtz. "Saremo una forza sulla montagna", dice il CEO di Ducati Nord America Jason Chinnock

Pikes Peak: Ducati punta al record

La Pikes Peak &egrave; una gara storica, che si disputa dal 1916. &Egrave; un percorso stradale di 19,99 chilometri in salita, che si snoda tra i tornanti di Colorado Springs (Stati Uniti).  L&rsquo;edizione di quest&rsquo;anno &egrave; stata vinta da Jeremy Toye (guarda il video qui sotto). C&rsquo;era anche un italiano, Alberto D&rsquo;Alessio, che, da debuttante, ha concluso con un pi&ugrave; che dignitoso 40&deg; posto.  Il racconto della sua avventura &egrave; pubblicato sul numero di Motosprint in edicola da marted&igrave; 22 luglio.   Eccone un estratto. La gara, in quanto a fama, &egrave; seconda solo alla 500 Miglia di Indianapolis. &Egrave; la Pikes Peak, una leggenda che da 92 appuntamenti si snoda fra i terrificanti tornanti in salita in quel di Colorado Springs, su un percorso stradale di ben 19,99 chilometri. Niente air fences, interminabili dirupi sono le vie di fuga; e un pazzo come me da gennaio scorso non ha pensato ad altro che ad andare a gareggiarvi. Sono poche le persone in Italia che hanno partecipato Pikes Peak in passato. Nel 2014 sono l&rsquo;unico italiano e il primo in assoluto nella difficile classe Open. Passo notti in bianco senza soluzione di continuit&agrave;; sono al tempo stesso manager di me stesso, responsabile della logistica, procuratore di sponsor e capotecnico. Dell&rsquo;essere pilota, per un po&rsquo;, mi ricordo a margine. La moto va preparata in modo specifico: il dislivello da coprire &egrave; pazzesco, stabilizzare il rendimento volumetrico del motore della mia Ducati Streetfighter &egrave; il primo dei problemi tecnici.

Alberto D&rsquo;Alessio ha concluso 40&deg; la massacrante gara tra i tornanti in salita di Colorado Springs. Il VIDEO!

Un italiano alla Pikes Peak

Incidente mortale nella novantaduesima edizione della storica gara di Pikes Peak, la International Hill Climb, che si &egrave; disputata lo scorso weekend in Colorado. Il pilota texano Bobby Goodin, 54 anni, non &egrave; sopravvissuto alle ferite che si &egrave; procurato cadendo dopo aver tagliato il traguardo della cronoscalata.  Alcuni fotografi che hanno assistito all'incidente riferiscono, infatti, di aver visto la dinamica dell'incidente: in sella alla sua Triumph Daytona 675R, Goodin aveva terminato la gara e aveva alzato un braccio per salutare il pubblico quando ha perso il controllo su un tratto sterrato. Perso l'anteriore, la moto lo ha disarcionato sulla destra, lanciandolo in una scarpata, in una zona di massi. Trasportato in elicottero al Penrose Hospital, non &egrave; riuscito a farcela.  Era la seconda volta che Goodin partecipava alla gara di Pikes Peak: lo scorso anno aveva corso in sella ad un'Aprilia e aveva concluso in terza posizione nella classe 1250 Pro. La cronoscalata solitaria aperta a auto, moto e camion: prevede un percorso di 19,99 km, con partenza ai 1.440 metri e arrivo a 4.300 metri. Quest'anno Goodin aveva tagliato il traguardo in quarta posizione nella sua categoria.  E' il quinto incidente mortale nella corsa in salita di Pikes Peak: l'ultimo era stato nel 2005, ma in moto non succedeva dal 1982.  Per la cronaca, la gara &egrave; stata vinta da Jeremy Toye su Kawasaki.  

Ha salutato il pubblico dopo aver tagliato il traguardo della corsa in salita ed &egrave; finito in una scarpata 

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