One of the riders who, throughout motorcycle history, has been able to power the Suzuki to the limit and win is Virginio Ferrari, who joined the Japanese manufacturer in the late 70s. Now that Suzuki is back on top of the world we had a chat with the Italian, taking a trip down memory lane before returning to the present day.  What memories do you have of racing with Suzuki?  &quot;Those were the best years of my life, because they represented my most unbridled passion. My adventure with Suzuki was like a crescendo, a falling in love with a bike I feared at first. Then I realised there was nothing to fear, the bike just having a little more power, but this power felt so great to harness that I immediately gained confidence. And then came the results. Within two a half years, I was up against guys with a lot more experience, Barry Sheene, Kenny Roberts, they were my main rivals. Then I met the man who&rsquo;d be true friend in the racing world, Marco Lucchinelli; we had so much fun&quot;.  You were also championship runner-up with Suzuki in 1979.  &quot;All this was a life experience, where I touched rock bottom, then the peak, and the difficult paths mid-way up the mountain. It was a really climb and when you return to base camp on your own two legs in the knowledge that you&rsquo;ve maybe lost 23 friends along the way, guys you&rsquo;d shared moments with, this leaves you shocked on the one hand, but also makes you realise how lucky you&rsquo;ve been. Without considering titles, my dream was to be able to ride a racing bike as I&rsquo;d imagined it, and at one point this brought me satisfaction. I&rsquo;m extremely pleased with how things went, and if I&rsquo;m here today it&rsquo;s thanks to Doctor Costa&quot;.    What do you think about Mir&rsquo;s win with Suzuki?  &quot;It&rsquo;s difficult to analyse because you need to be at the track to do that, you have to ride with him, understand the rider&rsquo;s grit, character, temperament. Analysing how good or strong he&rsquo;s actually been is something only his rivals can do&quot;.  The title came in the absence of Marc Marquez.  &quot;He&rsquo;s out because of injury and this is basically down to the lack of competence of those treating him. If the initial surgery had been done in another way, by someone like Claudio Costa for example, he&rsquo;d already be back on track&quot;.  How was it to work with a manufacturer like Suzuki?  &quot;At the end of 1975, I was contacted by Maurizio Zanetti, the boss at Suzuki Italia, and we met at a motorway service station. They wanted to give me a bike for the &rsquo;76 season and I accepted. When I tested it for the first time, I was impressed. After the test, they gave me the OK and steered me towards team Gallina where Armando Toracca and Marco Lucchinelli were already riding, taking turns on a four-cylinder Suzuki 500 and a Suzuki 500 twin. I came in like an intruder and reached the podium at the Mugello grand prix, with Barry Sheene and Phil Read&quot;.  But things soon changed.  &quot;Suzuki had a factory team with a base in England and in 1978 they contacted me and decided to give me a factory Suzuki, in an attempt to help Sheene win the title. But he was unable to keep pace in Germany and so I won. So in &lsquo;79 they gave me a factory bike with team Gallina, where I was the only rider and entered the Suzuki orbit. I then went to Hamamatsu to test factory bikes and offer my opinion about new solutions and frames. I was able to have a particular view of what the Suzuki firm was for the very fact that I experienced their mondus operandi first-hand&quot;.  What an honour to become part of this family&hellip;  &quot;Suzuki employees prioritised the firm over family. The behaviour, mentality and their duty to the company they worked for came even before family. My memories of that period have stayed in my heart for many reasons, but particularly due to these values&quot;.  Translated by Heather Watson  Career at risk for Marquez? Dr. Costa: &ldquo;I don&rsquo;t want to consider it, but...&rdquo; 

The former rider talks about his golden years with the Hamamatsu manufacturer and discusses both newly crowned champion Joan Mir and Marc Marquez&rsquo;s injury, pointing the finger at the doctors

Virginio Ferrari: &ldquo;Suzuki has stayed in my heart&rdquo;

Tra i piloti che hanno saputo portare al limite e vincere con la Suzuki, nella storia del motociclismo, c&rsquo;&egrave; stato anche Virginio Ferrari, che entr&ograve; nelle grazie della Casa giapponese a fine anni Settanta. Ora che la Suzuki &egrave; tornata sul tetto del mondo abbiamo fatto una chiacchierata con il parmense facendo un salto indietro nel passato e arrivando poi ai giorni nostri.  Che ricordi hai di quando correvi con la Suzuki?  &laquo;Quelli sono stati gli anni pi&ugrave; belli della vita, perch&eacute; fanno parte della passione pi&ugrave; sfrenata che ho avuto. L&rsquo;avventura vissuta con Suzuki &egrave; stata in crescendo, un innamoramento prima di una moto che temevo, a cui davo del Lei. Poi ho capito che non c&rsquo;era da temere alcunch&eacute; se non il fatto che ci fossero un po&rsquo; di cavalli in pi&ugrave;, ma erano talmente belli da usare che la confidenza &egrave; venuta immediatamente. Da l&igrave; sono arrivate delle soddisfazioni immediate, che mi hanno portato nel giro di due anni e mezzo a giocarmela con gente che aveva molta pi&ugrave; esperienza, come Barry Sheene, Kenny Roberts, loro sono stati gli antagonisti pi&ugrave; importanti. Ho trovato quello che poi &egrave; stato il mio vero amico nelle corse, Marco Lucchinelli, e con lui ci siamo divertiti veramente tanto&raquo;.  GP Valencia, Jorge Lorenzo: &quot;Bravo Joan, ora goditela&quot;  Con Suzuki sei anche stato vice-campione del mondo nel 1979.  &laquo;Tutto questo per me &egrave; stata un&rsquo;esperienza di vita, dove ho toccato il fondo, la vetta, le traversie del percorso a met&agrave; montagna. &Egrave; stata una vera e propria scalata e quando ti ritrovi a rientrare al campo base con le tue gambe e sai che magari durante questo lungo percorso hai perso 23 amici, ragazzi con i quali avevo diviso dei momenti, questo ti lascia da un lato sgomento, dall&rsquo;altro ti fa capire che sei stato molto fortunato. Senza guardare i titoli, il mio sogno era sperare di riuscire a guidare una moto da corsa come immaginavo e ad un certo punto la cosa mi ha dato soddisfazione. Sono strafelice di come sono andate le cose, se oggi sono qui &egrave; perch&eacute; lo devo ad un uomo come il Dottor Costa&raquo;.    Cosa ne pensi della vittoria di Mir e Suzuki?  &laquo;&Egrave; difficilissimo dare una valutazione perch&eacute; per poterlo fare dovresti essere in pista, dovresti girare con lui, capire che tipo di grinta, carattere, temperamento ha questo pilota. Valutare quanto effettivamente sia stato bravo o quanto sia stato forte lo sanno solo i suoi avversari&raquo;.  Il titolo &egrave; arrivato quando il grande assente in pista era Marc Marquez.  &laquo;Lui &egrave; fuori per una lesione dovuta soprattutto alla non competenza di chi l&rsquo;ha curato. Se l&rsquo;intervento iniziale fosse stato fatto in un&rsquo;altra maniera, cio&egrave; da uno come Claudio Costa, lui sarebbe gi&agrave; rientrato in pista&raquo;.  Carriera a rischio per Marquez? Dr. Costa: &ldquo;Non voglio pensarci, ma...&rdquo;  Com&rsquo;&egrave; stato lavorare con una Casa come la Suzuki?  &laquo;A fine 1975 mi contatt&ograve; Maurizio Zanetti, dirigente della Suzuki Italia, ci trovammo in autostrada alla stazione di servizio Pavesi. Mi volevano dare una moto per la stagione 76 e ho accettato. Quando la provai per la prima volta, a Misano, ne restai impressionato e folgorato. Dopo una prova mi diedero l&rsquo;ok e mi dirottarono al team Gallina dove gi&agrave; c&rsquo;erano Armando Toracca e Marco Lucchinelli, che si alternavano su una Suzuki 500 quattro cilindri e una Suzuki 500 bicilindrica. Arrivai come un &#39;intruso&#39; e alla prova del campionato mondiale al Mugello finii sul podio, con Barry Sheene e Phil Read&raquo;.  Da Sheene a Mir, passando per Schwantz e Kenny Roberts: gli iridati Suzuki in MotoGP/500  Ma le cose cambiarono subito dopo.  &laquo;La Suzuki aveva la squadra ufficiale con base in Inghilterra e nel 1978 mi contattarono e decisero di darmi una Suzuki ufficiale nel tentativo di aiutare Sheene a vincere il titolo. In Germania per&ograve; lui non riusc&igrave; a tenere il passo e quindi vinsi. Cos&igrave; nel &lsquo;79 mi hanno dato una moto ufficiale nel team Gallina, dove ero un pilota unico ed entrai nella sfera Suzuki. Andai poi ad Hamamatsu per provare le moto ufficiali, per dire la mia su quelle che erano le soluzioni nuove e telaistiche. Potei avere una visione molto particolare di quello che era l&rsquo;azienda Suzuki proprio per aver vissuto in prima persona quello che era il mondus operandi&raquo;.  Che onore &egrave; stato entrare a far parte di quella famiglia?  &laquo;La Suzuki aveva la priorit&agrave; nei suoi dipendenti, rispetto alla famiglia. L&rsquo;atteggiamento, la mentalit&agrave;, il dovere che loro hanno rispetto all&rsquo;azienda dove lavoraono, viene ancor prima della famiglia. Per tante ragioni, ma soprattutto per questi valori, momenti vissuti in quel periodo mi &egrave; rimasta veramente nel cuore&raquo;.  MotoWeek, la passione batte in digitale. Iscrizioni aperte! 

L&rsquo;ex pilota ha raccontato i suoi anni d&rsquo;oro vissuti con la casa di Hamamatsu, ha parlato del neo campione iridato Joan Mir e dell&rsquo;infortunio di Marc Marquez, per cui punta il dito sui medici

Virginio Ferrari: &ldquo;Suzuki mi &egrave; rimasta nel cuore&rdquo;

Nel corso degli anni, sono immani i progressi compiuti dal motociclismo nell&#39;ambito della sicurezza, ma&nbsp;questi, probabilmente, non sarebbero stati tali senza l&#39;apporto di Virginio Ferrari, Campione 1987 in TT F1.  Il pilota parmense ha vissuto sulla propria pelle gli anni di un &quot;motociclismo folle&quot;,&nbsp;in cui la Federazione Motociclistica Internazionale non aveva minimamente a cuore la sicurezza dei piloti, arrivando a prendere posizione a&nbsp;Dundrod, in Irlanda del Nord, quando si&nbsp;rifiut&ograve; di correre nonostante fosse in&nbsp;testa al Mondiale.  &quot;Quando hai visto nella tua vita sportiva, o direttamene in pista, o direttamente all&#39;obitorio, o direttamente perch&eacute; sei andato all&#39;ospedale, io ho contato, 24 colleghi/amici (morti, ndr.). C&#39;era qualcuno collega, qualcuno che non conoscevi, qualcuno che era intimo amico,&nbsp;immaginate, 24 bare&nbsp;una di fianco all&#39;altra, come se fosse il terremoto dell&#39;Irpinia, il terremoto della Sicilia, per dire qualche disastro ambientale. Non qualche disastro volontario, voluto, da una Federazione internazionale che ci fa correre l&igrave;&quot;,&nbsp;dice&nbsp;Virginio, ricordando le morti che lo hanno toccato in prima persona.&nbsp;  &quot;Quando mi sono ritrovato in testa a un Mondiale, quando mi hanno dato del montato, sono passato per il montato di turno - aggiunge l&#39;ex pilota, parlando della sua decisione di lasciare il circuito di Dundrod -.&nbsp;Quando si &egrave; in testa a un&nbsp;Mondiale, io credo, se hai un minimo di coscienza fai valere la tua opinione, perch&eacute; c&#39;&egrave; qualcuno che ti ascolta&quot;.  &quot;Uno che va a fare un Mondiale, che non ha quel tipo di limite e che il gas ce lo mette anche quando c&#39;&egrave; da lasciarci la pelle se sbagli,&nbsp;ti dice: &#39;ragazzi, ma ci stiamo rendendo conto di quello che stiamo facendo?... o no!&#39;.   Ecco perch&eacute; io dico:&nbsp;la coscienza di chi ha in mano un campionato, la coscienza di chi diventa protagonista su quel campionato, deve essere un qualche cosa che prenda non soltanto la coscienza di ognuno di noi, ma anche quello che andiamo a trasmettere agli altri tra un anno, 10, 15, cio&egrave; alle generazioni di piloti futuri&quot;.  Guardate il video per il racconto completo!    Scatto Sprint, Biaggi: &ldquo;La SBK d&agrave; spazio all&#39;interpretazione del pilota&rdquo; 

Insieme al Direttore Federico Porrozzi, Giovanni Di Pillo e Fabrizio Porrozzi, il Campione del Mondo di Formula TT del 1987 ha parlato di SBK,&nbsp;piloti &quot;folli&quot; e piste pericolose

3 risultati per 'Virginio Ferrari'

Virginio Ferrari: “Suzuki has stayed in my heart”

Virginio Ferrari: “Suzuki mi è rimasta nel cuore”

Scatto Sprint, Ferrari: “Ecco perché non corsi a Dundrod...” - VIDEO