        &ldquo;Factory&rdquo; per Aprilia &egrave; una sigla dal gusto speciale. &Egrave; capace da sempre di fare aumentare la salivazione ai motociclisti, soprattutto quelli pi&ugrave; attenti ai dettagli. Sospensioni raffinate, freni pi&ugrave; potenti e non soltanto. Oggi, la sigla Factory arriva anche per la Tuono di media cilindrata, la 660, che cos&igrave; diventa ancora pi&ugrave; desiderabile. The Test: VSV4, nuova linfa per la Norton Sospensioni raffinate   La piccola (si fa per dire...) Tuono ora &egrave; equipaggiata con raffinate sospensioni completamente regolabili: davanti c&rsquo;&egrave; una forcella a steli rovesciati Kayaba (steli di 41 mm &Oslash;), dietro un ammortizzatore Sachs con serbatoio separato che prevede anche la regolazione separata di alte e basse velocit&agrave;. Sempre parlando di ciclistica, la Factory pesa circa 2 kg in meno (181 kg col pieno), grazie a un&rsquo;inedita batteria al litio. Identico alla standard l&rsquo;impianto frenante, con pinze anteriori Brembo 4.32 (pompa radiale e dischi da 320 mm &Oslash;; dietro il disco &egrave; da 220 mm &Oslash;). Dalla cura Factory non poteva esimersi il motore; ovviamente non si tratta di stravolgimenti. Il bicilindrico parallelo frontemarcia di derivazione RSV4 (di fatto &egrave; met&agrave; bancata del 4 cilindri a V) &egrave; confermato nella meccanica ma grazie a una differente taratura del software,&nbsp;la potenza sale a 100 CV tondi tondi, erogati a 10.500 giri/&rsquo;,&nbsp;mentre la coppia massima di 67 Nm viene espressa a 8500 giri/&rsquo; (anche se il 90% &egrave; gi&agrave; disponibile a 6250 giri/&rsquo;). Infine, la rapportatura finale &egrave; stata accorciata, con il pignone che scende dai precedenti 17 agli attuali 16 denti.&nbsp; Nessuno stravolgimento nel design.&nbsp;Il nuovo corso estetico Aprilia iniziato proprio con le piccole 660, piace e viene confermato anche sulla Factory: faro anteriore a LED con funzione cornering, semi carenature con funzione aerodinamica, coda alta e slanciata, che in questa versione preferisce il monoposto (ma la sella passeggero viene consegnata al momento dell&rsquo;acquisto). A differenziarla dalla standard pensa la colorazione&nbsp;Factory Black, con il nero che prevale su tutte le plastiche, enfatizzato da piccoli accenni di rosso. Una delle critiche mosse alla Tuono 660 era la mancanza, anche optional, di alcuni gadget elettronici ma sulla Factory i detrattori non avranno pi&ugrave; nulla da dire.&nbsp;Debutta infatti il completissimo pacchetto APRC con piattaforma inerziale IMU a 6 assi. La suite di aiuti elettronici prevede l&rsquo;anti-wheelie (AWC), la regolazione del freno motore (AEB), le mappe motore (AEM), il cruise control (ACC), il quickshift bidirezionale (AQS), l&rsquo;ABS cornering multimappa e le luci con funzione &ldquo;bending lights&rdquo; nel faro anteriore. Tutto regolato in automatico attraverso cinque riding mode. A proposito di quickshift, sulla Factory &egrave; possibile anche rovesciare il cambio in maniera molto rapida. Quindi, quanto costa il trattamento Factory? Difficile da credere ma appena 400 euro in pi&ugrave; della versione standard:&nbsp; 10.999 euro. L&rsquo;unico rovescio della medaglia &egrave; che non pu&ograve; essere depotenziata per i neo patentati A2 ma per il resto&hellip; Il test tra le curve di Imola   Imola &egrave; una pista che mette a dura prova la ciclistica di una moto: &egrave; richiesta tanta stabilit&agrave;, soprattutto quando si arriva in velocit&agrave; alle violente staccate delle due varianti &ldquo;artificiali&rdquo;, ma al tempo stesso serve una moto capace di girare in fretta, altrimenti dai tornanti come la Tosa non si esce. I tecnici non hanno ritenuto necessario modificare l&rsquo;ergonomia della moto (ci sono giusto i diversi poggia piedi delle pedane, che dovrebbero garantire pi&ugrave; luce a terra), e hanno fatto bene. &Egrave; la classica posizione da naked sportiva, non esasperata: le gambe sono raccolte, il manubrio &egrave; largo correttamente e vicino al busto del pilota. Un ottimo compromesso. Forse, per i cordoli, farebbero comodo delle pedane pi&ugrave; arretrate, per spingere come si deve, e una sella leggermente pi&ugrave; ampia, ma nulla di grave. A parte questo, guidare in pista moto come la Tuono 660 Factory &egrave; un vero toccasana. In un&rsquo;epoca di supersportive da oltre 200 CV, tornare a spremere una moto da 100 CV con una ciclistica cos&igrave; ben regolata &egrave; un piacere di raro gusto. &Egrave; un livello di potenza che non richiede le mani di un pilota esperto. Si ha il tempo di pensare, tra una curva e l&rsquo;altra, e in rettilineo non si viene travolti da mandrie di cavalli; si apprezza una moto comunque veloce che tuttavia non obbliga ad appendersi al manubrio. &Egrave; una moto guizzante, facile, che non richiede particolari tempi di apprendistato. Pregi e difetti? Scoprili nella prossima pagina!&nbsp; &nbsp; Pregi e difetti  Ovviamente gran parte del merito va alla ciclistica, semplicemente sopraffina. La &ldquo;Tuonina&rdquo; &egrave; leggera come una piuma, corta e sostenuta di sospensioni. Si lancia in curva come un fulmine, esattamente come farebbe una sportiva da pista, e forse riesce anche a fare meglio nei cambi di direzione, grazie al manubrio largo. Anche portando la frenata fino al punto di corda, la Tuono non ha reazioni scomposte, non si accartoccia su s&eacute; stessa. Rimane stabile, scende in piega senza battere ciglio. E una volta mollato il freno rimane l&igrave;, sul binario impostato, senza trasmettere quella sensazione di &ldquo;alzarsi davanti&rdquo;. Quindi soltanto vantaggi? Ovviamente no. Rispetto a una sportiva da cordoli manca un pizzico di stabilit&agrave; sul veloce, naturalmente, oltre a una protezione aerodinamica degna di tale nome. Anche in frenata pu&ograve; capitare di scalare con troppa veemenza e sentire il posteriore un po&rsquo; leggero. Ma ci si abitua. La ciclistica &egrave; accompagnata da un motore dal carattere altrettanto sportivo. Bisogna azzeccare la marcia, soprattutto fuori dai tornanti pi&ugrave; lenti: ai bassi e medi regimi manca un po&rsquo; di spinta, se paragonato alle dirette concorrenti. Agli alti invece, oltre i 6000 giri/&rsquo;, ringhia con decisione e pu&ograve; capitare di toccare il limitatore se non si fa attenzione, perch&eacute; sembra che la progressione possa continuare ancora e ancora. Un motore che ovviamente obbliga a guidare sciolti, senza tardare troppo il punto di staccata ma privilegiando la scorrevolezza a centro curva. Il quickshift &egrave; un compagno semplicemente perfetto, a salire ma anche a scendere di rapporto, sempre rapido e pronto a rispondere alle richieste del pilota. A volte, permette anche dei piccoli fuorigiri&hellip; Tutto questo &egrave; accompagnato da un&rsquo;elettronica sopraffina e silente; difficile rendersi conto del suo intervento. Anche perch&eacute;, a ben vedere, con pneumatici sportivi da pista come nel nostro caso (Pirelli SC1), &egrave; anche raro che intervengano. Non ci sono molti motivi validi per preferire la Tuono standard alla Factory. Per 400 euro in pi&ugrave; (a oggi, il prezzo di un treno di pneumatici) ci si porta a casa una naked stabile, potente quanto basta e completa di tutto quello che pu&ograve; servire. The Test: Yamaha GYTR, dalle corse ai clienti       

<p>La sigla Factory debutta anche sulla piccola Tuono, rendendola ancora pi&ugrave; speciale</p>

Aprilia 660 Tuono Factory, la modella veneta | The Test

Forse ci metter&agrave; un po&rsquo; a farsi comprendere, perch&eacute; fermandosi alle apparenze - due cilindri, 659 cm3 - in molti potrebbero credere di trovarsi davanti alla &ldquo;solita&rdquo; media entry level. E invece, prima di giudicarla, questa Tuono 660, va assolutamente provata. Una moto che su strada la usi tutta, fino in fondo, tarata alla perfezione per divertire e dare il massimo, fino al limite oltre il quale ogni cosa diventa inutile e irragionevole. Motore, ciclistica, immediatezza, efficacia, e un sorrisone a 32 denti stampato sotto al casco, sono senza dubbio le sue doti migliori. Caratteristiche che affiancano trattabilit&agrave;, facilit&agrave; e un impegno psico-fisico mai eccessivo. Un modello &ldquo;furbo&rdquo;, quindi, che traccia un nuovo, trasversale, solco nel segmento delle nude di media cubatura. Una moto che sapr&agrave; rosicchiare consensi, tanto tra chi guarda a mezzi d&rsquo;accesso sotto i 700 cc (Yamaha MT-07, Triumph Trident, Honda CB650R, soltanto per citarne alcune), quanto tra chi sogna cavalcature pi&ugrave; pepate (come ad esempio Triumph Street Triple o KTM 890 Duke) grazie a una dotazione tecnica e a una resa complessiva capaci di ingolosire anche i pi&ugrave; esperti. Attenzione per&ograve;, pure il prezzo guarda alle grandi: 10.550 euro la cifra necessaria a metterla in garage.  TheTest: la Ducati Monster cambia pelle  Alta la qualit&agrave;, alto il prezzo   Un costo elevato (in parte) giustificato dalla componentistica premium utilizzata. Ma procediamo con ordine e mettiamo sul piatto qualche dato in pi&ugrave;: 183 kg di peso in ordine di marcia, 95 CV di potenza massima. Valore, quest&rsquo;ultimo, davvero interessante per un due cilindri di media cubatura. Un parallelo frontemarcia con il carattere tipico di un bicilindrico a V grazie alla fasatura a 270&deg;. Lo stesso&nbsp;gioiellino di ingegneria gi&agrave; assaggiato&nbsp;sulla cugina carenata RS 660, che qui&nbsp;perde qualche cavallo, ma trattiene la&nbsp;stessa apprezzata esplosivit&agrave;.&nbsp;    La ciclistica   Non meno raffinata &egrave; la ciclistica. Rispetto alla RS le quote, ritoccate, favoriscono manovrabilit&agrave; e agilit&agrave;: 1370 mm l&rsquo;interasse e 24,1&deg; l&rsquo;inclinazione del cannotto di sterzo. Il telaio in alluminio a doppia trave sfrutta il motore come elemento portante (diversamente dalla RS 660, i punti di ancoraggio sono due invece di tre, per una rigidit&agrave; maggiormente &ldquo;da naked&rdquo;). Alla leggerezza complessiva del mezzo, contribuiscono il forcellone infulcrato direttamente nel motore (un elemento monoblocco caratterizzato da una discreta lunghezza, utile a migliorare la trazione), e il montaggio dell&rsquo;ammortizzatore regolabile senza l&rsquo;interposizione di un leveraggio, risparmiando cos&igrave; ulteriore peso. Il comparto sospensioni &egrave; completato da una forcella Kayaba con steli rovesciati di 41 mm e&nbsp;regolazioni in un unico stelo (estensione&nbsp;e precarico molla), mentre la frenata marcata Brembo, &egrave; gestita all&rsquo;anteriore&nbsp;da una coppia di dischi morsi da pinze ad&nbsp;attacco radiale.  Ricco anche il pacchetto elettronico: riding mode (sono cinque, 3 per l&rsquo;utilizzo stradale e 2 per la pista), acceleratore Ride-by-Wire, traction control, Wheelie Control, Cruise Control, controllo regolabile del freno motore. In optional (a 450 euro) c&rsquo;&egrave; la piattaforma inerziale a sei assi (Kit IMU), che abilita funzioni come il &ldquo;Cornering&rdquo; dell&rsquo;ABS multimappa e il &ldquo;bending lights&rdquo; delle luci (per aumentare la visibilit&agrave; in piega); optional anche il Quick Shift bidirezionale (219 euro). Entrambi i sistemi sono invece di serie sulla Aprilia RS 660.  Gi&ugrave; la visiera. Pronti... Via! Il tempo necessario a fare amicizia con questa naked &egrave; lo stesso che serve a ingranare la prima e partire. La sensazione in sella&nbsp;&egrave; di naturale sportivit&agrave;; cio&egrave;, capace di&nbsp;stimolare una postura &ldquo;active&rdquo; in maniera spontanea e senza forzature. Si&nbsp;sta col busto leggermente piegato in&nbsp;avanti. Le braccia &ldquo;sentono&rdquo; costantemente l&rsquo;avantreno. Il corpo &egrave; inserito&nbsp;alla perfezione nel mezzo. La seduta, pi&ugrave;&nbsp;che al comfort, punta al sostegno, e lo fa&nbsp;in maniera eccellente; anche la forma &egrave; azzeccata, con una rastrematura nella&nbsp;zona di congiunzione con il serbatoio, che&nbsp;favorisce i movimenti del corpo rendendo&nbsp;ancora pi&ugrave; efficace la guida tra le curve.&nbsp;Per quanto riguarda il passeggero, poche&nbsp;storie: nonostante le maniglie inglobate,&nbsp;lo spazio a disposizione &egrave; risicato. Pratica, invece, &egrave; la soluzione di nascondere,&nbsp;sotto al sellino posteriore removibile, un&nbsp;utile portapacchi per fissare una borsa.&nbsp;  Comportamento sportivo     L&#39;immediatezza disarmante della Tuono resta tale anche quando si smette di passeggiare per iniziare a fare sul serio. E se da un lato l&rsquo;erogazione del due cilindri conquista subito con frustate di carattere lungo tutto l&rsquo;arco del contagiri (... e che allungo!), altrettanto in fretta ci si innamora di una ciclistica chirurgica, capace di incidere traiettorie precise, lasciando sempre margine per le correzioni. Le sospensioni hanno una taratura di base giustamente sportiva, orientata a sostenere anche la guida pi&ugrave; aggressiva; ciononostante, non soffrono particolarmente le disomogeneit&agrave; del manto stradale, riuscendo a copiare - ma soprattutto, a comunicare - sempre bene quel che accade sotto alle ruote. Inappuntabile la frenata (efficace&nbsp;e modulabile). Preciso negli innesti il&nbsp;cambio. Soltanto il Quick Shift presente sull&rsquo;esemplare in prova (ma andr&agrave;&nbsp;verificato meglio in future occasioni) &egrave;&nbsp;apparso a tratti poco fluido in scalata.&nbsp;  Tra i Riding Mode uso strada - Commute, per tutti i giorni, il customizzabile Individual e lo sportivo Dynamic - &egrave; quest&rsquo;ultimo ad esaltare al meglio lo spirito della Tuono 660. Una moto che scende in piega veloce, cambia traiettoria altrettanto rapidamente, e in percorrenza mantiene le linee in maniera rocciosa, per poi sostenere, senza sbavature, il bel calcio nel di dietro quando si spalanca il gas in uscita di curva. Insomma, c&rsquo;&egrave; poco da scherzare, si va davvero forte. Il tutto, senza millemila cavalli spesso inutili su strada, dove piuttosto, conta il modo in cui sono distribuiti, insieme alla curva coppia. Il cupolino e la piccola carena garantiscono una certa protezione aerodinamica, che si fa apprezzare rispetto a nude &ldquo;pi&ugrave; nude&rdquo;. Un piccolo appunto,&nbsp;invece, va al selettore delle modalit&agrave; di&nbsp;guida, che avrebbe goduto di una migliore&nbsp;operativit&agrave; se inserito nel blocchetto di&nbsp;sinistra, anzich&eacute; su quello di destra.&nbsp;  TheTest: Aprilia RSV4 1100 Factory, una SBK con la targa 

<p>Biicilindrico in linea di media cilindrata, poche carene. Sulla carta, sembra una naked entry level. Nella sostanza, &egrave; molto di pi&ugrave;, perch&eacute; i dettagli sono curati e la guidabilit&agrave; &egrave; sorprendente. Tutto questo, per&ograve;, ha un prezzo</p> 

2 risultati per 'aprilia tuono 660'

Aprilia 660 Tuono Factory, la modella veneta | The Test

TheTest: Aprilia Tuono 660, molto più che una naked