        I fatti risalgono al 1994, quando Valentino Rossi era solo un ragazzino quindicenne, al secondo anno nel Campionato Italiano 125 Sport Production con la Mito 125 del team ufficiale Cagiva gestito da Claudio Lusuardi. Il Dottore a fine anno conquister&agrave; il titolo tricolore al termine di una discussa gara terminata con la squalifica del compagno di squadra Marco Dellino. LE 10 MOTO PI&Ugrave; ICONICHE DI TUTTI I TEMPI Il tutto per tutto a Misano Al suo secondo anno completo nel Campionato Italiano Sport Production 125 Under, Valentino Rossi si &egrave; subito messo in mostra riuscendo ad imporsi in quella che all&rsquo;epoca era una vera e propria fucina di talenti. La 125SP di quegli anni era infatti una delle classi pi&ugrave; competitive del panorama nazionale ed internazionale, basta scorrere la lista dei campioni per trovare piloti che hanno avuto una lunga carriera a livello nazionale o internazionale. Da Serafino Foti, prima pilota ed ora team manager Aruba.it Racing - Ducati campione nel 1986 a Davide Bulega campione nel 1989, pap&agrave; di Nicol&ograve; che con il manager torinese ha conquistato il titolo SSP. Nel 1990 &egrave; il turno di Max Biaggi conquistare il titolo italiano, poi Roberto Locatelli, Ivan Clementi e Lorenzo Lanzi. Ma si sa, a vincere &egrave; solo uno e spesso anche piloti che poi non hanno conquistato il titolo italiano hanno fatto una lunga carriera come ad esempio Stefano Cruciani che con l&rsquo;Aprilia privata del team Campetella si sta giocando il titolo il titolo 1994 proprio con Valentino Rossi che arrivato al round conclusivo a Misano anche qualora Cruciani conquistasse la vittoria potrebbe terminare in seconda posizione per laurearsi campione. Nell&rsquo;ultimo giro della gara a contendersi il successo sono proprio Valentino Rossi, Stefano Cruciani e Marco Dellino. Cruciani dovendo vincere ad ogni costo alla &ldquo;Brutapela&rdquo;, che all&rsquo;epoca era l&rsquo;ultima curva del circuito, si getta all&rsquo;interno di Valentino Rossi facendolo finire fuori pista ed andando a vincere la gara. Dellino che era terzo guadagna suo malgrado la seconda posizione con Valentino Rossi che riuscendo a restare in piedi taglia il traguardo in terza posizione. Gara e titolo a Cruciani con la Aprilia privata contro le due Cagiva ufficiali, dopo le premiazioni durante le verifiche tecniche per&ograve; la Cagiva Mito 125 #7 presenta un&rsquo;irregolarit&agrave; in quanto un cavo che portava alla batteria era scollegato. Con la squalifica di Dellino, Valentino &egrave; cos&igrave; salito in seconda posizione consentendogli di guadagnare i punti necessari per conquistare il titolo italiano 125 Sport Production Under. Nessuno ha mai scoperto cosa accadde alla moto di Dellino e questo accese i complotti che volevano Cagiva manomettere volontariamente la moto del secondo arrivato per poter conquistare il titolo con Valentino Rossi contro l&rsquo;Aprilia di Cruciani.  MOTOGP, ANALISI DELLE LESIONI PI&Ugrave; COMUNI TRA I PILOTI Dellino ha sempre smentito il complotto Fin dai report post gara comparsi sui giornali di settore dell&rsquo;epoca si parl&ograve; di una squalifica volontaria da parte di Cagiva della moto di Dellino con tanto di polemiche nel post gara dovute prima all&rsquo;ingresso &ldquo;aggressivo&rdquo; di Cruciani e poi a premiazione effettuata per la squalifica della moto del secondo classificato che ha consegnato il titolo a Valentino Rossi. C&rsquo;&egrave; chi parl&ograve; di manomissione volontaria da parte di Dellino della propria moto mentre altri parlarono di Cagiva che si autodenunci&ograve; per riuscire a conquistare il titolo. Marco ha negli anni sempre smentito di aver manomesso la propria moto, staccando il cavo di ricarica della batteria, operazione che a suo dire non sarebbe stato in grado di fare. L&rsquo;ufficiale Cagiva ha sempre scagionato anche Claudio Lusuardi, team manager Cagiva che ovviamente avrebbe avuto tutto l&rsquo;interesse affinch&eacute; Valentino vincesse contro l&rsquo;Aprilia RS 125 di Cruciani. A quasi 30 anni da quella domenica a Misano una vera risposta a cosa accadde alla moto numero 7 non c&rsquo;&egrave;. Ci&ograve; che &egrave; certo &egrave; che la Cagiva con l&rsquo;arrivo della Mito EV portata in gara proprio da Dellino e Valentino Rossi spopol&ograve; tra i giovani sia in pista che in strada diventando la moto dei sogni di ogni sedicenne per almeno due decenni mentre la carriera del futuro &ldquo;Dottore&rdquo; dopo il titolo tricolore del 1994 decoll&ograve; portandolo a diventare la leggenda che tutti oggi conosciamo.        

Una storia che arriva dai primi anni di gare del nove volte campione del mondo, un caso che negli anni ha diviso gli appassionati ed i tifosi

Amarcord 1994: Valentino Rossi e il titolo in 125 SP, con "giallo"

Nel 1979 Randy Mamola prese parte alla sua prima stagione in classe regina in sella alla Suzuki, cogliendo subito due podi. L'anno successivo l'americano lottò per il titolo, vinse due gare e terminò l'anno alle spalle di Kenny Roberts

Ripercorriamo le tappe della leggendaria carriera di Randy Mamola, uno dei piloti più iconici degli anni 80'. Il pilota statunitense fu tra i più veloci della sua era, tanto da terminare per ben quattro volte come vice-campione del mondo della classe regina. Per un totale di 160 gare disputate e 13 vittorie in carriera

Randy Mamola, l'americano quattro volte vice-campione del mondo della 500

Il campione statunitense ha fatto la storia del motomondiale insieme ai vari compagni e amici Schwantz, Spencer ecc. Ripercorriamo la sua carriera con delle foto

Eddie Lawson il quattro volte iridato

        Il mondo dei motori piange la scomparsa di Nicola Materazzi, ingegnere che ha fatto la storia del mondo automobilistico e motociclistico italiano. Materazzi aveva 83 anni e si &egrave; spento a Sapri, cittadina nella quale viveva da tempo. MotoGP: la Classifica Piloti dopo il GP Austria L'esperienza in Cagiva  L&rsquo;ingegnere di origini salernitane viene ricordato per il suo notevole impegno nel mondo delle due ruote: gli appassionati ricorderanno il suo lavoro in Cagiva come Direttore Tecnico e Sportivo del Reparto Corse dal 1990 al 1991, periodo nel quale lavor&ograve; agli sviluppi tecnici del motore e del telaio per le 500, dalla C589 alla C591, per piloti come Eddie Lawson e Randy Mamola Prima dell&rsquo;impegno in campo motociclistico, Materazzi scrisse grandi pagine di storia del mondo dell&rsquo;automobile: inizi&ograve; a lavorare in Lancia nel 1968, partecipando anche allo sviluppo della Stratos, prima delle esperienze lavorative in Abarth e Osella.  Il padre della Ferrari F40  I grandi successi di Materazzi sono legati soprattutto alla Ferrari: lavor&ograve; a progetti come la 288 GTO, la Testarossa e, soprattutto, la F40, vettura della quale venne definito il padre per averne seguito l&rsquo;intero iter progettuale. Nel 1991 prese in mano il progetto Bugatti EB110, mentre nel 1994 gli fu affidata la Direzione Tecnica dell&rsquo;Industria Motociclistica Laverda per lavorare allo sviluppo del motore 750 cc. Alla famiglia Materazzi vanno le condoglianze della redazione di Motosprint. Alla scoperta degli ammortizzatori aftermarket YSS       

L'ingegnere aveva 83 anni. Nella sua carriera lavor&ograve; anche per Ferrari (sua la F40), Bugatti e Laverda

Si è spento Nicola Materazzi: lavorò in Cagiva con Mamola e Lawson

Un&rsquo;altra brutta notizia per il mondo del motociclismo. Mercoled&igrave; 10 novembre &egrave; venuto a mancare Gianfranco Castiglioni, che assieme al fratello Claudio port&ograve; in alto il nome della Cagiva.  Aveva 80 anni.  Motociclismo in lutto: &egrave; morto Paul Smart  Amore per lo sport   Si deve a Gianfranco e Claudio il rilancio dell&#39;azienda di famiglia, nel 1978, quando avvenne l&rsquo;acquisto degli impianti di produzione della societ&agrave; AMF-Harley Davidson. Seguirono altre vicende industriali, come l&rsquo;acquisto di marchi come Ducati, Husqvarna, MV Agusta, in parallelo con le avventure in pista nei vari campionati, dal Motomondiale alla Dakar&nbsp;  Castiglioni fu anche Presidente di Pallacanestro Varese dal 2000 al 2010, raccogliendo l&#39;eredit&agrave; della famiglia Bulgheroni.&nbsp;  Tra i tanti messaggi di cordoglio giunti in memoria dell&rsquo;imprenditore varesino, citiamo quello del Cagiva Club Italia: &ldquo;Questo non &egrave; il periodo giusto per gli amici dell&rsquo;elefantino: poche ore fa abbiamo appreso la notizia che Gianfranco Castiglioni ci ha lasciati, una perdita importante per tutti noi. &Egrave; stato un onore conoscerti, grazie per averci spronato ad andare avanti. Fai buon viaggio&rdquo;.  Castiglioni lascia i figli Claudio Maria e Davide, che assieme alla moglie Santa gli sono stati vicini in questo periodo segnato dalla malattia che lo ha portato via.  &nbsp;   

Assieme al fratello Claudio port&ograve; in alto il celebre marchio varesino. Dal 2000 si impegn&ograve; anche nel mondo del basket

&Egrave; morto Gianfranco Castiglioni, ex patron della Cagiva

Il mondo del motociclismo piange Gilberto Milani. &lsquo;Il Gilba&rsquo;, nato a Milano il 13 maggio 1932, viene ricordato dagli appassionati per gli innumerevoli ruoli coperti nel mondo delle corse a due ruote.  Il motociclismo americano piange Wes Cooley  Che carriera   Milani inizi&ograve; la sua avventura da pilota-meccanico nel 1949, fino al debutto nel Mondiale con la MV Agusta 125 avvenuto nel 1956 sul tracciato di Monza. Paton, Norton, Bianchi, Benelli i marchi cavalcati da Milani tra il 1959 e il 1961, senza dimenticare l&rsquo;esperienza in Honda data 1960.  La svolta nella carriera del Gilba pilota avvenne nel 1962 col passaggio in Aermacchi, fino al terribile incidente sub&igrave;to ad Abbazia nel 1969 nella classe 500 che mise di fatto fine alla sua carriera di pilota. Successivamente Gilberto divenne Direttore Sportivo Aermacchi, rimanendo poi a Schiranna per seguire i progetti relativi alla Cagiva 500 nel Mondiale e della Mito 125 nella SP.  Alla famiglia di Milani vanno le condoglianze della redazione di Motosprint.  Addio Reinhold Roth, vero combattente in sella e nella vita 

Il motociclismo perde un altro pezzo della sua storia: a darne l&#39;annuncio le figlie Laura e Silvia&nbsp;

&Egrave; morto Gilberto Milani: aveva 89 anni

Corsi e ricorsi storici. L&#39;approccio di Andrea Dovizioso con la Aprilia RS-GP &quot;per girare insieme senza alcun obbligo di impegno per il futuro&quot; (citando le parole di Massimo Rivola) ricorda un po&#39; quanto accaduto nel 1990 tra Eddie Lawson e la Cagiva dei fratelli Castiglioni.  Dalla delusione all&#39;entusiasmo     Al periodo, la 500 italiana era reduce da una stagione (l&#39;ennesima) deludente ed in Cagiva puntarono sul 4 volte Campione del Mondo per un giudizio sul potenziale della C589, sperando in qualche segnale di competitivit&agrave;, che potesse ridare entusiasmo ad una compagine che era sul punto di mollare la classe regina. Stanchi di anni di sofferenze e risultati al di sotto delle aspettative, i Castiglioni erano&nbsp;vicini al ritiro.  Ovviamente non &egrave; la stessa situazione di scoramento che si respira in Aprilia&nbsp;oggi, ma la notizia di Andrea Dovizioso in sella alla moto italiana (dopo il divorzio da&nbsp;Ducati) stuzzica, e non poco. E l&#39;interesse degli appassionati potrebbe trarre ulteriore giovamento dall&#39;ingaggio del vice-campione del mondo delle ultime 3 stagioni &quot;pre-Covid&quot; in MotoGP. Un passo importante per Andrea, al momento ex pilota di MotoGP (seppur indirizzato pi&ugrave; verso un anno sabbatico piuttosto che un vero ritiro dalle competizioni), ma con ancora molte carte da potersi giocare.  Lawson, dopo aver sofferto nel 1990 il confronto con il compagno-rivale Wayne Rainey, nel team Yamaha di Kenny Roberts (anche a causa di un brutto infortunio ad inizio stagione), fu sul punto di ritirarsi. Ma&nbsp;con la Cagiva,&nbsp;dopo una prima presa di contatto, si convinse a continuare. Nei test organizzati sul tracciato&nbsp;di Rijeka, il californiano gir&ograve; su tempi da prima fila (1.29&quot;13 il miglior crono) e la cosa mand&ograve; in visibilio la Squadra varesina oltre che mettere un bel tarlo nella testa del pilota di Upland.  Una storia a lieto fine     Finale della storia: Lawson firm&ograve; per la Cagiva per la stagione 1991 ed in quell&#39;anno port&ograve; a casa due podi (Misano e al Paul Ricard)&nbsp;e chiuse sesto nel mondiale. L&#39;anno dopo nel GP di Ungheria arriv&ograve; il primo successo nel Mondiale per la Rossa&nbsp; (oltre ad un podio ad Assen con Barros), grazie - da sottolineare - ad una azzeccata scelta di gomme.  Inutile dire che l&#39;ipotesi di un ricorso storico con Dovizioso in sella alla RS-GP, anche lei a digiuno di risultati nonostante il grande impegno degli uomini di Noale, che possa ripercorrere il medesimo percorso, intriga e non poco. Galeotti, forse, saranno i test di Jerez del 12-14 Aprile oltre che un sempreverde fascino di una... italiana.  MotoGP: Aprilia brilla nei test, ma far&agrave; lo stesso in gara? 

Nel 1990 il pilota di Upland prov&ograve; la Cagiva &quot;senza alcun obbligo di impegno&quot;, poi la storia prese una svolta e il 4 volte iridato port&ograve; la GP varesina al primo trionfo in 500. La storia potrebbe ripetersi?

MotoGP, Dovizioso come Lawson: tentato da una Italiana

        Hands up if you&rsquo;ve never heard of Cagiva and its incredible feats in the 500 class in the 80s and 90s. Driven by the passion of brothers Claudio and Giancarlo Castiglioni, and following years of disappointment, the red bike was finally able to fight the Japanese on equal terms and on their preferred battle ground: the 500 world championship. But how many have heard the brief but touching story of Cagiva in the 125 category? For those who don't know, in 1988, the racing department developed a 125 GP that was a scale copy of the C588, the four-cylinder that Randy Mamola rode in the top class. The dreams of Milani and Mascheroni  Not just for its typical red colour, but also the lines of the fairing and the engine, which exploited its bigger sister&rsquo;s thermal advantages. A bike that the team&rsquo;s engine builder Ezio Mascheroni and frame builder Gilberto Milani were all for. With a single-cylinder engine, frame and swingarm in extruded aluminium, the Cagiva 125 took to the track during the 1988 world championship, managed by Team Elit and ridden by three-time world champion Pier Paolo Bianchi, a very experienced, fast rider who was coming to the end of his career but who could nevertheless make a significant contribution to the development of the firm&rsquo;s latest creation. The bike had a short and troubled life, mainly due to chassis set-up issues. It placed just three times in the championship, but scored an encouraging fourth place finish in the Nations GP at Imola, finishing between the Hondas of Hans Spaan (5th) and Ezio Gianola, who reached the podium less than eight tenths ahead. A one-off result sadly, which was followed up with two DNFs, a ninth place at Assen and twelfth at the Belgian track of Spa-Francorchamps. &ldquo;Chuck it in the lake!&rdquo;  Still in the early stages of its development, the little Cagiva could probably have done well in subsequent seasons. Carlo Pernat, who was Sporting Director of the Schiranna team at the time, explains why the bike never got that chance: &ldquo;Gianfranco Castiglioni called us (the CEO of Cagiva together with brother Claudio) and basically told us to throw it in the Varese lake&rdquo;. &ldquo;I didn&rsquo;t want to believe it at first - says the Italian manager - I thought it was a joke. But he was deadly serious. I tried to change his mind, also talking to his brother Claudio, but there was no way. Despite us having a rider with a contract&hellip;. He wouldn't budge. Cagiva only races in the 500, he said, and with no sponsor on the fairing&rdquo;. "Unfortunately that&rsquo;s how it went, and it was a pity because the bike had potential despite the chassis issues, it just needed development&rdquo;. A sad end for the little red bike, or was it...? Reliable sources tell us that one night, so as not to risk being discovered, Mascheroni and Milani fished the bike back out of the lake. A bike that now enjoys life as part of a private collection in the UK. A note for enthusiasts: frame builder Gilberto Milani went on to follow the race development of another Cagiva 125, one that was decidedly luckier: the 125 Mito, in the SP championship. And who knows, perhaps part of the warrior spirit of that 125 GP ultimately got its own back... Translated by Heather Watson MotoGP: Aprilia shines in testing, but will it do the same in the races?       

In 1988, the Schiranna factory produced a 125 bike that was a to-scale copy of the C588. On track with Pier Paolo Bianchi, it just missed out on the podium at Imola before coming to a sad end

Cagiva 125 GP: the little red bike at the bottom of the lake

Scorching asphalt, hay bales serving as &lsquo;safety&rsquo; fencing, packed-out paddocks, ecstatic crowds and, in the midst of all this, a red lightning bolt and a number that stands out and reaches the finish line first: number 3. It&rsquo;s 22 August 1993, and John Kocinski from Little Rock, Arkansas, has just won his home GP, triumphing at Laguna Seca ahead of Alex Barros and Luca Cadarola. A Suzuki and a Yamaha left behind by the Cagiva C593, the star of a memorable day for all Italian fans. A bike that, after more than 27 years, will now be auctioned&nbsp;by Mecum Auctions.  During the penultimate round of the 1993 season, Kocinski won the race a few weeks before Kevin Schwantz (Suzuki) was crowned world champion. The win represented so much for the Castiglioni family&rsquo;s brand, a small team compared to the Japanese superpowers who monopolised the final constructors&rsquo; standings. Cagiva nevertheless finishined fourth overall.  The original C593 will go to the highest bidder   The bike up for auction is the original C593 that Kocinski powered to the line that day. Driven by a 180 HP two-stroke, four-cylinder engine with 12,700 rpm, the model offered some interesting technical solutions such as titanium expansions and carbon silencers that allowed for a weight reduction (130 kg).  The price for a model of this kind? It&rsquo;s easy to imagine that we&rsquo;re talking very high figures. The auction will take place in Las Vegas from 28 April to 1 May 2021.  Translated by Heather Watson  MotoGP, Martin: &quot;Moto2 is underestimated, I don&rsquo;t understand&quot; 

The bike that competed in the 1993 world championship and won the American GP with &ldquo;Little John&rdquo; will be sold by Mecum Auctions in Las Vegas next spring

Cagiva, Kocinski&rsquo;s winning C593 up for auction

Asfalto rovente, balle di fieno a fungere da barriere di &quot;sicurezza&quot;, paddock pieni, pubblico in visibilio: in mezzo a tutto ci&ograve;, un fulmine a tinte rosse e un numero che si staglia e arriva per primo al traguardo: il 3. &Eacute; il 22 agosto 1993, e John Kocinski da Little Rock, Arkansas, ha appena vinto il GP di casa, trionfando a Laguna Seca davanti a Alex Barros e Luca Cadarola. Una Suzuki e una Yamaha lasciate dietro dalla Cagiva C593, protagonista di una giornata memorabile per tutti i tifosi italiani. Una moto che, dopo oltre 27 anni, verr&agrave; battuta all&#39;asta da Mecum Auctions.    Penultimo turno della stagione 1993, Kocinski vinse la gara qualche settimana prima della proclamazione di Kevin Schwantz (Suzuki) a campione del mondo, ma rappresent&ograve; tantissimo per il Marchio dei Castiglioni, una scuderia piccola rispetto alle superpotenze giapponesi che monopolizzarono la classifica costruttori finale. Per Cagiva arriv&ograve; comunque il 4&deg; posto finale in graduatoria.&nbsp;  LA C593 ORIGINALE IN VENDITA AL MIGLIOR OFFERENTE  L&#39;esemplare che andr&agrave; all&#39;asta &egrave; proprio la C593 originale portata al traguardo da Kocinski. Un 2T quattro cilindri da 180 cv a 12.700 giri la spingevano in pista, per un modello contenente anche alcune soluzioni tecniche interessanti come le espansioni in titanio e i silenziatori in carbonio che permisero anche di ridurre il peso (130 kg).  Il prezzo per un modello del genere? Facile ipotizzare si tratter&agrave; di cifre molto alte. Appuntamento all&#39;asta di Las Vegas dal prossimo 28 aprile al 1&deg; maggio 2021.  Foggy ricorda: &ldquo;Odiavo l&#39;avantreno di quella Honda NSR 500&rdquo;  &nbsp; 

La moto che corse il Motomondiale 1993 e vinse il GP degli Stati Uniti con &quot;Little John&quot; sar&agrave; battuta da Mecum Auctions a Las Vegas la prossima primavera&nbsp;

Cagiva, all&#39;asta la C593 del trionfo di Kocinski a Laguna Seca

Disponibile presso &#39;Ruote da Sogno&#39;, a 118.000 euro, l&#39;esemplare da corsa con cui il pilota francese Raymond Roche corse il Motomondiale nel 1987, terminando 13&deg; in classifica finale. Una delle primissime moto ad avere il forcellone &quot;a banana&quot;, era spinta da un 4 cilindri 4T da 145 CV

Cagiva C587 - FOTO

&quot;Ruote da Sogno&quot; non smentisce il suo nome, continuando a regalare agli appassionati vere e proprie perle, che hanno fatto sognare intere generazioni. Tra queste, la Cagiva C587 con cui il francese Raymond Roche corse il campionato nel 1987 insieme al belga Didier De Radigu&egrave;s.  L&#39;esemplare messo in vendita nello showroom emiliano non &egrave; restaurato, ma &egrave; conservato in maniera accuratissima, come dimostra un video pubblicato dallo stesso rivenditore.    Testimone di un&#39;epoca in cui la Casa varesina lottava nel Motomondiale contro le giapponesi, la Cagiva di Roche&nbsp;&egrave; venduta alla cifra di 118.000 euro. Un prezzo non proprio per tutti, ma ampiamente giustificato dalla possibilit&agrave;, pi&ugrave; unica che rara, di poter parcheggiare nel proprio garage una 500 da competizione marchiata Cagiva.  Forcellone &quot;a banana&quot;, musica pop e 145 CV   Roche ha gi&agrave; una grande esperienza nel Motomondiale, avendo corso per Yamaha, Suzuki e Honda (miglior risultato 3&deg; con la Casa dell&#39;Ala nel 1984), quando nel 1987 firma per Cagiva. Lo staff dell&#39;Elefantino gli mette a disposizione una moto che davanti vuole sperimentare con le nuove forcelle rovesciate Ohlins da 42 mm ma che poi desiste, optando per le pi&ugrave; tradizionali Marzocchi M1 regolabili e antidive. Dietro, per&ograve;, &egrave; ben altra storia: C587 &egrave; infatti una delle primissime moto ad avere il forcellone &quot;a banana&quot;, per consentire un passaggio pi&ugrave; agevole dei due scarichi dallo stesso lato.  Scarichi da cui esce tutta la potenza del quadricilindrico 2T a V che spinge la moto ed eroga 145 CV a 11.800 giri/min. Il peso non arriva a 125 kg, mentre la carenatura, ridisegnata rispetto al modello precedente - la C10 -, &egrave; completamente aperta nella zona posteriore, e davanti ospita il curioso e iconico sponsor belga Discover Bastos, una collezione in vinili e cassette di musica pop.    Cagiva Ferrari F4: il sogno in Rosso  La 500 che ha &quot;ballato poco&quot;   Musica presente sulla carenatura rosso fiammante della 500 GP, ma che ha suonato ben poco in pista. Per le prime tre gare infatti, in Giappone, Spagna e Germania, Roche &egrave; salito ancora in sella alla C10, ottenendo un 10&deg; posto e 2 ritiri.&nbsp;Il debutto della C587 &egrave; arrivato col quarto appuntamento del calendario, a Monza, il 24 maggio &#39;87, con il pilota transalpino giunto nono al traguardo. Seguiranno poche soddisfazioni e altri 7 ritiri, con Roche che si consola con i due quinti posti ottenuti a Rijeka (nell&#39;allora Jugoslavia) e Buenos Aires, terminando al 13&deg; posto della classifica finale un&#39;annata caratterizzata dal fatto che il team belga Alstare, che gestiva Cagiva nelle corse, tendeva inevitabilmente verso il connazionale De Radigu&egrave;s (che comunque con 21 punti finali non arriv&ograve; neanche lui tra i primi dieci).  La Cagiva C587 smise di ballare subito, ma nel frattempo a San Marino era appena nato il Centro Ricerche Cagiva, in cui Tamburini e i suoi uomini stavano gi&agrave; progettando il rilancio sportivo e non solo di Ducati, allora interna all&#39;universo Cagiva. E a beneficiarne pi&ugrave; di tutti fu proprio Roche, che nel 1990 port&ograve; la Ducati 851 al trionfo nel mondiale Superbike, primo titolo sportivo di sempre nella storia di Borgo Panigale.  Trent&#39;anni fa: Roche e Ducati, doppietta antipasto di titolo SBK 

L&#39;esemplare con cui il pilota francese corse nella classe 500 del Motomondiale, nel 1987, &egrave; disponibile presso &quot;Ruote da sogno&quot;, a 118.000 euro

Cagiva: &egrave; in vendita la C587 di Raymond Roche

Un fulmine rosso, tra i pi&ugrave; belli di sempre, fatto per correre su pista e in strada, questo doveva essere nei piani di&nbsp;Claudio Castiglioni la Cagiva Ferrari F4, il prototipo che il patron del gruppo, che negli anni &#39;90 comprendeva Cagiva e Ducati, voleva realizzare in collaborazione con il Cavallino Rampante.  Un sogno ambizioso che fin&igrave; per infrangersi e quella moto rivoluzionaria, oggi, non resta che un unico esemplare-prototipo esposto al Museo MV Agusta.  Il progetto Cagiva-Ferrari   Il prototipo della Cagiva Ferrari F4 aveva la carena della Cagiva C594 in gara nel Motomondiale di quegli anni e parti derivate da altri modelli del marchio. Il faro proveniva da una Cagiva Canyon, gli specchietti retrovisori dalla Cagiva Mito e la strumentazione LCD dalla Cagiva 500. Il motore venne realizzato dagli ingegneri Ferrari: un 4 cilindri in linea da 750 cc, valvole radiali, cambio estraibile e distribuzione a catena, un vero e proprio propulsore da corsa che avrebbe dato il nome alla moto stessa con la F ad indicare appunto l&#39;origine Ferrari e 4 come il numero dei cilindri.  I test su pista e la fine del &ldquo;sogno&rdquo;   La notizia della nascita di una moto realizzata da Cagiva-Ferrari venne seguita con interesse dalla stampa internazionale e si diffuse anche la voce di una possibile intenzione della Ferrari di inserire la moto tra i prodotti ufficiali del marchio. Fu il circuito del Mugello ad ospitare il primo test su pista della F4 coi tester Cagiva e Pierfrancesco Chili. I giri di quel muletto furono un&#39;illusione.  Il giudizio di Pierfrancesco Chili sul prototipo con motore Ferrari, dopo il breve test al Mugello, fu drastico. Bocci&ograve; il propulsore, che poi in effetti sarebbe stato rifatto. Sulle pagine di Motosprint dichiarava: &quot;In basso non aveva niente, la coppia era tutta in alto e arrivava di colpo. L&rsquo;inizio era sbagliato. La ciclistica non era male ma per metterla in crisi ci vuole un motore che spinga, e che prenda nel momento giusto. Direi che la moto... non era ancora moto, ma feci soltanto un paio di giri (in realt&agrave; sette, ndr). Insistere a quello stadio di sviluppo non avrebbe avuto senso&quot;.  Il sogno di Castiglioni si infranse per il sopraggiungere di alcune difficolt&agrave; contingenti dovute ai possibili problemi di bilancio di Cagiva che, gi&agrave; impegnata in investimenti importanti per il Motomondiale, non avrebbe potuto sostenere adeguatamente i costi di produzione della moto. Al contempo, anche la Ferrari decise di ritirarsi in quanto non soddisfatta dalle performance del motore in fase di test con il timore ulteriore di un possibile investimento sbagliato che avrebbe potuto minare il prestigio del marchio. Presidente aveva voluto un motore con il fascino del Cavallino, affidandone poi la prima fase dello sviluppo alla Duca- ti. Sarebbe dovuta essere una Cagiva, poi su pressione di Massimo Tamburini, Castiglioni aveva voluto anche i fuochi artificiali acquistando da Ricky Agusta il prestigioso marchio MV Agusta.&nbsp;    La MV Agusta F4   Il prototipo della Ferrari-Cagiva F4 torn&ograve; d&#39;attualit&agrave; con l&#39;acquisto da parte di Cagiva di MV Agusta. Su pressione di Massimo Tamburini, Castiglioni aveva voluto il prestigioso marchio MV. Lo stesso Tamburini, incaricato da Castiglioni di progettare il design della F4, convert&igrave; quel progetto nella MV Agusta F4. La moto, presentata nel 1997 a Eicma, rispetto alla precedente perse qualsiasi familiarit&agrave; con Ferrari nel motore ma era dotato di tecnologie e design all&#39;avanguardia con 126 CV a 12.500 g/min, per una coppia di 72 Nm a 10.500 g/min.  Sotto le carene, venne posizionato un telaio a traliccio misto a piastre mentre lo scarico terminava con quattro canne d&#39;argento, poste sotto il doppio faro. Una moto innovativa nella tecnica e nel design che contribu&igrave; al deciso rilancio del marchio di Schiranna e che venne riconosciuta come &quot;La moto pi&ugrave; bella del mondo&quot;.  MV Agusta, il meglio deve ancora venire 

Progetto voluto da Claudio Castiglioni, che coinvolse anche la Ferrari. Il sogno naufrag&ograve; dopo i primi test su pista, ma dalle sue ceneri nacque la MV Agusta F4, la &quot;moto pi&ugrave; bella del mondo&quot;

Cagiva Ferrari F4: il sogno in Rosso

Durante la serata inaugurale di Motor Bike Expo, &egrave; stato presentato il libro &ldquo;Elefant People&rdquo; di Antonio Contino e Massimiliano Battaglia: un volume di 544 pagine che racconta la storia di questo glorioso modello della Cagiva, con le immagini pi&ugrave; belle della grande famiglia Elefant, sia legate alla produzione che alle corse, dedicando ampio spazio a Edi Orioli, che proprio con la Cagiva Elefant ha vinto due Dakar.    Abbiamo intervistato Antonio Contino, che ha sfogliato con noi questo volume ricchissimo di informazioni, aneddoti e foto.  &quot;L&rsquo;idea di scrivere un libro sulla Cagiva Elefant &egrave; nata dall&rsquo;esigenza di non perdere le informazioni storiche, che erano disponibili solo sparse in rete o nella memoria storica degli appassionati del marchio&rdquo;, spiega Antonio Contino.  &ldquo;Questo libro non l&rsquo;avremmo mai scritto se non grazie alle gesta dei piloti e dei creatori del mondo Elefant, quindi la famiglia Castiglioni e Roberto Azzalin&rdquo;, aggiunge Contino.  I dati che si trovano nel libro sono il frutto di una ricerca meticolosa incrociata, tra casa madre, fornitori ufficiali, liberi, riviste di settore e memoria storica di chi ha vissuto il marchio Cagiva.  Per ascoltare tutta l&#39;intervista, guardate il video! 

&ldquo;L&rsquo;idea di scrivere un libro sulla Cagiva Elefant &egrave; nata dall&rsquo;esigenza di non perdere le informazioni storiche, che erano disponibili solo sparse in rete o nella memoria storica degli appassionati del marchio&rdquo;, spiega Antonio Contino, uno degli autori

Elefant People: la storia di un mito

“L’idea di scrivere un libro sulla Cagiva Elefant è nata dall’esigenza di non perdere le informazioni storiche”, ha spiegato Antonio Contino, uno degli autori del libro sulla Cagiva Elefant, alla nostra Fiammetta La Guidara, durante la sera di gala del Motor Bike Expo.

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Elefant People: la storia di un mito in un libro - VIDEO