        Nel 1999 si schierava per la prima volta in griglia di partenza del GP di Imola, un giovanissimo Alex De Angelis pronto a fare della sua passione il suo lavoro. Da quel momento di acqua ne &egrave; passata sotto i ponti, con tante soddisfazioni raccolte, qualche delusione, l&rsquo;arrivo tanto atteso in MotoGP, dove a Indianapolis ha anche assaporato il gusto godurioso del podio. Alex De Angelis ospite di "Appuntamento al parco chiuso"  L&rsquo;ex pilota sammarinese ha raccontato la sua bella carriera sportiva nel quarto episodio del podcast &ldquo;Appuntamento al parco chiuso&rdquo;. Una carriera che si &egrave; snodata tra le classi minori 125 e 250, per poi arrivare in MotoGP. A quel punto Alex &egrave; poi tornato in Moto2, prima di assaggiare anche la Superbike e perch&eacute; no, pure la MotoE. La sua storia &egrave; stata variegata, colma di tante esperienze diverse che l&rsquo;hanno portato oggi a mettersi al servizio dei talenti pi&ugrave; giovani. Ascoltate qui la nostra chiacchierata: strapi:podcast:12 Calendario MotoGP 2024        

Ex pilota del Mondiale, collaudatore e oggi al fianco dei pi&ugrave; giovani: il sammarinese si &egrave; raccontato a 360&deg;

Appuntamento al parco chiuso con… Alex De Angelis

        Manca ancora la gara di domani ma la carriera di Jules Cluzel come pilota &egrave; ufficialmente finita. Il francese, tanto talentuoso quanto sfortunato, ha scelto la via del ritiro per i troppi infortuni patiti in questi anni, soprattutto ad entrambe le caviglie in momenti diversi delle sue annate in Supersport. Il Mondiale Supersport, con il suo ritiro, perde un pilota di assoluto talento ed estremamente veloce. Ripercorriamone dunque la carriera Jules Cluzel nasce a Montlu&ccedil;on il 12 ottobre 1988. Il suo numero di gara &egrave; sempre stato il 16, tranne nel 2005 quando ha usato l&rsquo;89. Motomondiale: 125-250-Moto2  L&rsquo;esordio nel Motomondiale avviene nel 2005 in 125 come wild card nella gara di casa su una Honda RS125R. Passa al team Malaguti per le ultime due gare al posto di Michele Pirro senza ottenere punti. Nel 2008 corre per il team Loncin ma non ottiene punti, miglior risultato in gara 4 volte sedicesimo. Nel 2006 passa in 250 con l&rsquo;Aprilia. Nella quarto di litro ci rimane tre anni ottenendo come miglior risultato il secondo posto in Qatar nel 2009. Al termine della stagione 2009 si piazza 12&deg; con 82 punti. Nel biennio 2010-2011 &egrave; in Moto2 e coglie la sua prima ed unica vittoria, nel 2010 in Inghilterra oltre al terzo posto nella gara d&rsquo;avvio della stagione in Qatar (quella vinta da Tomizawa) Il bilancio dell&rsquo;avventura nel Motomondiale parla di 1 vittoria, 1 secondo posto ed 1 terzo posto in 7 stagioni e 99 gare disputate. Un bottino abbastanza povero per il talento espresso dal francese Mondiale Superbike: Supersport e Superbike  Finita l&rsquo;avventura nel Motomondiale, Cluzel si trasferisce nel paddock della Superbike ed in Supersport principalmente. Prima stagione in Supersport nel 2012 e subito vice campione del mondo con 4 vittorie e 4 podi in sella alla Honda del team PTR. Dopo la parentesi in Superbike nel 2013, nel 2014 rientra in Supersport con la MV Agusta. Con la moto varesina scriver&agrave; le pagine pi&ugrave; belle della sua carriera tra le derivate di serie cogliendo in tutto 8 vittorie e arrivando due volte secondo a fine stagione. Torna con PTR Honda nel 2017 finendo terzo in campionato dopo aver concluso tutte le gare salvo le due iniziali in Australia e Thailandia Nel 2018 inizia la sua avventura in Yamaha. Firma con il team indiano NERDS e compagno Gradinger, chiude al terzo posto in campionato, nonostante 4 vittorie, ritirandosi nella gara finale in Qatar per infortunio al piede. Passa in GMT94 l&rsquo;anno successivo, completa tutte le gare vincendone tre e concludendo ancora al terzo posto. Rimane con il team anche nel 2020 chiudendo al quarto posto nonostante due gare saltate per infortunio. Nel 2021 salta ancora due gare per infortunio, vince in Porto, Argentina ed Indonesia chiudendo ancora quarto a fine stagione. La stagione 2022 &egrave; la pi&ugrave; difficile per Cluzel, pochi risultati ed ancora un infortunio al piede che gli fa saltare due round. Prima della gara di casa annuncia il ritiro a fine stagione e a Magny Cours sale sul podio. Ha corso anche in Superbike nel 2013 con la Suzuki salendo sul podio in Inghilterra e chiudendo la stagione al decimo posto con 175 punti. Il suo bilancio in Supersport recita: 24 vittorie e 63 podi in 132 gare disputate con un secondo posto assoluto in classifica come miglior risultato a fine stagione. In Superbike 1 podio in 27 gare disputate.       

La gara di domenica sar&agrave; l&rsquo;ultima disputata dal francese, che ha scelto di appendere il casco al chiodo per dedicarsi alla famiglia

SSP: la carriera di Jules Cluzel

La Turchia ha messo le mani anche sul Mondiale Superbike, dopo averle messe per cinque volte su quello Supersport. L&rsquo;artefice &egrave; Toprak Razgatlioglu, che ha ereditato il ruolo di nuovo eroe turco dal suo manager e mentore Kenan Sofuoglu, figura chiave nel suo trasferimento da Kawasaki a Yamaha e della sua consacrazione.  Pochi sanno per&ograve; che Toprak non &egrave; nato sportivamente in pista ma nel Motocross, incitato da suo pap&agrave; Arif, stuntman molto famoso in Turchia. Lo switch tra terra e pista &egrave; stato determinante per la carriera del ragazzo, vincitore della Stock 600 nel 2015 ed oggi del Mondiale Superbike.  Gli inizi: dal cross alla velocit&agrave;   Nato ad Alanya il 16 ottobre 1996 (coetaneo di Andrea Locatelli suo compagno di squadra) il giovane Toprak fa i suoi primi passi nel Motocross spinto dal padre Arif (morto nel 2017 in un incidente in moto). Inizia a correre a 5 anni e nel 2004 partecipa al campionato turco motocross classe 50, dal 2005 al 2008 disputa e vince quattro campionati turchi, due classe 65 e due 85.  Nel 2009 lo switch importante nella carriera di Toprak, il passaggio alla velocit&agrave;. Nel 2011 chiude al secondo posto il campionato turco Supersport 600, partecipando nello stesso anno al campionato nazionale supermoto classificandosi terzo ed alla coppa Yamaha R6 nell&rsquo;ambito dell&rsquo;IDM. Nel 2012 vince la Supersport 600 chiudendo terzo il campionato nazionale Supermoto e settimo la Coppa Yamaha R6 dell&rsquo;IDM.  Nel biennio 2013-2014 disputa la RedBull Rookies Cup cogliendo la prima ed unica vittoria nel 2014 in Germania. Il suo numero di gara sin dal 2013 &egrave; il 54, come quello di Kenan Sofuoglu.  Il Mondiale Superbike   La Stock 600 e la Stock 1000  Nel 2014 fa il suo esordio nell&rsquo;Europeo Stock 600 a Magny Cours con la Kawasaki del team Bike Service Racing vincendo la gara. Viene notato dal team Puccetti che lo ingaggia per la stagione 2015. E&rsquo; la mossa chiave della carriera, essendoci nel team anche il suo mentore e manager Kenan Sofuoglu. Vince l&rsquo;Europeo Stock 600 con due gare d&rsquo;anticipo davanti al suo rivale Michael Ruben Rinaldi.  Nel 2016 sale di categoria e passa alla Stock 1000, sempre con il team Puccetti. Salta le prime due gare per infortunio salendo sul podio soltanto nelle gare finali di Magny Cours e Jerez. L&rsquo;anno successivo resta in Stock 1000 con il team Puccetti lottando per il campionato contro Rinaldi (come in Stock 600). Vince ad Assen, Donington e Portimao contribuendo al titolo costruttori per Kawasaki.  La Superbike  Nel 2018 viene promosso in Superbike sempre con il team Puccetti. Centra due podi, Donington e Argentina chiudendo al nono posto in classifica. L&rsquo;anno successivo &egrave; ancora con il team Puccetti Kawasaki con una ZX-10R simile a quella di Rea. Tredici podi complessivi e le due vittorie in Francia davanti proprio a Rea certificano che Toprak &egrave; pronto per giocarsi qualcosa di importante.  Nell&rsquo;inverno del 2019 si compie il suo trasferimento da Kawasaki a Yamaha. Inizia il 2020 vincendo al debutto in Australia. Vince due gare in Portogallo chiudendo quarto.  Nel 2021 centra il titolo con 13 successi, 10 nelle gare lunghe e tre nelle Superpole Race.  L&#39;EWC   Nel 2019 Kawasaki lo porta insieme a Jonathan Rea e Leon Haslam alla 8 ore di Suzuka. Gara che Kawasaki vince dopo un appello per quanto successo nelle concitate fasi finali (motore rotto della SERT e caduta di Rea), ma Toprak guarda dal box, senza mai mettere piede in pista per uno stint di gara. 

Dalla RedBull Rookies Cup fino alla vittoria del titolo Mondiale in Superbike contro Jonathan Rea, ripercorriamo le tappe della carriera dell&rsquo;allievo di Sofuoglu

Toprak Razgatlioglu: ecco chi &egrave; il nuovo campione della SBK

Che carriera quella di Fabio Quartararo. Partito come enfant prodige nei campionati junior, &egrave; diventato oggi la stella pi&ugrave; luminosa della MotoGP grazie al titolo vinto con il quarto posto in gara e la contemporanea caduta del suo avversario principale Bagnaia.  Una carriera per&ograve; fatta anche di alti e bassi ed un titolo, quello dello scorso anno, sfuggitogli a favore dell&rsquo;ex compagno di squadra in Moto3 in Leopard Joan Mir. Da quella sconfitta ne &egrave; uscito il Fabio di quest&rsquo;anno, capace di correre sopra agli evidenti problemi di una M1 che sembra arrivata alla fine di un ciclo.&nbsp;  La carriera   Nato a Nizza il 20 aprile 1999 ma con origini italiane (siciliane), Fabio Quartararo pu&ograve; considerarsi un figlio d&rsquo;arte. Suo padre Etienne prese parte dal Gran Premio di Francia del 1986 della classe 250 senza per&ograve; vedere il traguardo.  Nonostante sia nato in Francia ed abbia cominciato a correre l&igrave; all&rsquo;et&agrave; di 4 anni, la trafila vera della sua carriera parte per&ograve; dalla Spagna dove partecipa alla Promovelocidad Cup vincendo nel 2008 la classe 50, la 70 nel 2009 e la 80 nel 2011. Nel 2012 vince anche la PreMoto3 del Campionato Velocit&agrave; del Mediterraneo  L&rsquo;anno successivo partecipa al FIM CEV Junior Moto3 vincendolo ed ottenendo lo stesso risultato nel 2014 risultando il pi&ugrave; giovane vincitore dello stesso campionato  Il Motomondiale: la Moto3   Nel 2015, a quasi 16 anni, debutta in Moto3 con la Honda del team Estrella Galicia. Chiude la stagione al decimo posto con 92 punti e due gare saltate per infortunio. Ottiene due pole e due secondi posti, Austin ed Assen.  L&rsquo;anno successivo passa al team Leopard con compagni di squadra Joan Mir ed Andrea Locatelli. Disputa tutte le gare ma conclude solamente al 13&deg; posto con 83 punti ed un doppio quarto posto, Austria e Sepang come miglior risultato in gara.  La Moto2   Tra lo stupore generale, a fine stagione 2016 annuncia il passaggio in Moto2 per il 2017 con il team Pons HP40. Chiude al 13&deg; posto in classifica con 64 punti ed il sesto posto di Misano come miglior risultato in gara.  Nel 2018 passa al team SpeedUP di Luca Boscoscuro al fianco dell&rsquo;inglese Danny Kent. A Barcellona segna la prima pole e la prima vittoria in Moto2, ad Assen &egrave; secondo. In Giappone vince ma viene squalificato per pressione irregolare delle gomme. Chiude la sua seconda stagione in Moto2 al 10&deg; posto con 138 punti.  La MotoGP   A fine 2018 viene ufficializzato il suo passaggio in MotoGP con il team Petronas Yamaha per il 2019 tra lo scetticismo generale vista la sua giovanissima et&agrave; ed i risultati non eclatanti in Moto2. Nella sua stagione di esordio, chiusa con il titolo di Rookie of the Year, diventa anche il pi&ugrave; giovane poleman della MotoGP con i suoi 20 anni e 14 giorni. Chiude al quinto posto con 192 punti e 7 podi.  Nel 2020 rimane con il team Petronas ma gli viene dato lo status di ufficiale al pari di Rossi e Vinales. Centra i primi due successi in carriera in MotoGP nelle due gare di Jerez, vince anche a Barcellona ma chiude soltanto ottavo in classifica con 127 punti per via di alcune gare abbastanza opache.  Bollato come fenomeno nel 2019 e poi come non adatto a giocarsi il titolo nel 2020, per il 2021 parte con un approccio mentale diverso e lo status di pilota del team ufficiale.  Cinque vittorie in stagione, altri 5 podi e la stagione dominata sin dall&rsquo;inizio mettendo fieno in cascina quando serviva fare punti.  Nel secondo appuntamento di Misano giunge quarto prendendosi il titolo mondiale con due gare di anticipo sulla fine della stagione. 

Ripercorriamo la parabola del pilota di Nizza, fresco vincitore del titolo MotoGP a 22 anni. E&rsquo; il primo francese a portarsi a casa il titolo nella Top Class

Fabio Quartararo: da giovane stellina a primo campione francese della MotoGP

Quel giorno purtroppo &egrave; arrivato. Stiamo parlando del decennale della morte di Marco Simoncelli avvenuta al primo giro della gara di Sepang del 2011. Da quel giorno la vita della famiglia del Sic ma anche della sua ex fidanzata Kate sono cambiate radicalmente. Ora Kate lavora per la Fondazione Marco Simoncelli, nata a dicembre del 2011. &nbsp; Marco era l&rsquo;erede designato di Valentino Rossi in quanto a personalit&agrave; e modo di porsi. Senza quell&rsquo;incidente sarebbe andato in Ducati, come ammesso dallo stesso Valentino in una puntata di Sfide. Era gi&agrave; tutto fatto con gli uomini di Ducati per passaggio del Sic nel 2013 a Borgo Panigale.    La vita del Sic   Marco Simoncelli nasce a Cattolica il 20 gennaio 1987 crescendo poi nel piccolo paese di Coriano, sempre in provincia di Rimini. Quella Coriano che ha visto Marco crescere e fare su e gi&ugrave; con la moto del pap&agrave; per la strada del paese fino a che un giorno non ha trovato la zia che stava venendo su. Risultato? Incidente inevitabile con la zia rimasta incastrata nella macchina con la fiancata rientrata per la botta. &nbsp; Nel 2006 incontra per caso quella che diventer&agrave; poi la sua fidanzata, Kate Fretti. &nbsp; Negli anni successivi poi incontrer&agrave; Valentino Rossi e i due diventeranno grandi amici allenandosi insieme alla cava (quella che poi sarebbe diventato il Ranch con l&rsquo;Academy). L&rsquo;assurdo tragico destino &ldquo;vuole&rdquo; che ci sia proprio Rossi nell&rsquo;incidente fatale di Marco quel 23 ottobre 2011 a Sepang.  La carriera: le minimoto   Come tutti i ragazzi della sua et&agrave;, Marco inizia con le minimoto. Inizia a correre a 7 anni insieme a piloti del calibro di Pasini, suo grande amico, e Dovizioso. Nel biennio 99-2000 &egrave; campione italiano e sempre nel 2000 disputa l&rsquo;europeo chiudendo al secondo posto. A 14 anni disputa sia il trofeo NR che il campionato italiano 125.  Il Motomondiale: la 125   Il 2002 &egrave; l&rsquo;anno del debutto di Marco Simoncelli nella 125 mondiale dopo aver ben impressionato in quella italiana ed europea. Debutta a Brno con l&rsquo;Aprilia del team di Matteoni in coppia con il coetaneo Chaz Davies. Chiude la stagione al 33&deg; posto con un 13&deg; posto in Portogallo come miglior risultato &nbsp; La stagione 2003 &egrave; la prima completa di Marco in 125. Ha come compagno di squadra Mirko Giansanti. Termina 21&deg; in campionato con il 4&deg; posto di Valencia come miglior risultato in gara. &nbsp; Nel 2004 passa al team Rauch Bravo con compagno di squadra Steve Jenkner. Ottiene la prima pole e la prima vittoria a Jerez sotto l&rsquo;acqua, a Brno centra un&rsquo;altra pole sempre sotto l&rsquo;acqua ma in stagione non va oltre l&rsquo;11&deg; posto finale a causa di problemi tecnici e cadute. &nbsp; Stesso team anche per il 2005 che viene per&ograve; rinominato Nocable.it Race con compagno di squadra lo spagnolo Joan Oliv&egrave;. Vince un&#39;altra gara a Jerez e sale sul podio diverse volte ma a met&agrave; stagione &egrave; fuori dalla lotta per il titolo a causa di problemi di feeling con la 125 per via della sua stazza. Chiude al quinto posto in campionato.  Gli anni in 250  Per la sua stazza &egrave; pi&ugrave; consona una moto un po&rsquo; pi&ugrave; grande e dunque il Sic passa alla 250 con la Gilera. Nel biennio 2006-2007 non ottiene risultati eclatanti in campionato chiudendo entrambi gli anni al 10&deg; posto in campionato. 6&deg; posto in Cina nel 2006, 6&deg; posto in Francia ed Olanda nel 2007 i migliori risultati in gara. Per la cronaca, nel 2006 aveva la Gilera RSV250 ufficiale, toltagli nel 2007 per la RSV250LE. &nbsp; Per la stagione 2008 a Marco danno la RSA250, ancora non ufficiale. Non inizia nel migliore dei modi la stagione, doppio zero nelle prime due gare. Prima pole in 250 in Portogallo e prima vittoria al Mugello in un ultimo giro particolare con contatto con Hector Barbera. A met&agrave; stagione gli ridanno la moto ufficiale e Marco letteralmente vola verso il suo primo ed unico mondiale in carriera centrato a Sepang con il terzo posto. Un giro d&rsquo;onore che rimarr&agrave; impresso per sempre: lui senza casco, capelli al vento e braccia aperte come le ali di un angelo. Lo stesso che tre anni dopo lo porter&agrave; in cielo. &nbsp; Nonostante il titolo vinto, per il 2009 decide di rimanere in 250 e provare a riconfermarsi come hanno fatto prima di lui Pedrosa e Lorenzo. Salta la prima gara in Qatar per infortunio, lotta con Pasini al Mugello sotto l&rsquo;acqua, vince nuovamente al Sachsenring ed a Brno ma a Misano scivola e perde punti preziosi per il campionato, gi&agrave; partito male per via dell&rsquo;infortunio invernale. Chiude la stagione al terzo posto dietro Aoyama e Bautista. E&rsquo; il canto del cigno della 250 prima dell&rsquo;avvento della Moto2 l&rsquo;anno successivo.  La parentesi Superbike   Nel 2009 Aprilia lo chiama in Superbike per sostituire l&rsquo;infortunato Nakano nel round di Imola al fianco di Max Biaggi. In qualifica si posiziona ottavo in griglia mentre gara-1 finisce nella sabbia della Tosa. In gara-2 &egrave; protagonista di una bella rimonta culminata con il sorpasso su Biaggi alla Variante Bassa per la terza posizione.  La MotoGP   Per la stagione 2010 passa in MotoGP con la Honda RCV211 del team San Carlo Gresini con compagno di squadra Marco Melandri, cavallo di ritorno della formazione. Chiude la prima stagione all&rsquo;8&deg; posto con 125 punti ed il 4&deg; posto in Portogallo come miglior risultato in gara. &nbsp; Nel 2011 rimane con il team Gresini con compagno di squadra Hiroshi Aoyama, ex campione 250. In Qatar e Francia arriva due volte quinto, centra la prima pole di carriera a Barcellona, va in pole anche ad Assen ma la gara finisce subito per un contatto con Jorge Lorenzo. Sfiora la vittoria a Jerez sul bagnato, centra il primo podio di carriera a Brno con il terzo posto, nella gara di casa di Misano &egrave; quarto dopo una accesa battaglia con Dovizoso e Spies ed un bel sorpasso all&rsquo;amico Rossi. A Phillip Island coglie quello che &egrave; il suo ultimo podio in MotoGP, secondo alle spalle del vincitore Stoner in un bel duello ancora con Dovizioso. &nbsp; A Sepang una settimana dopo finisce tutto. Al secondo giro mentre &egrave; in bagarre con Bautista cade alla curva 11. Marco riesce a tenerla su con il ginocchio ma la moto ha una strana deviazione verso il centro della pista. In quel preciso istante passano Edwards e Rossi che non riescono ad evitarlo. Simoncelli rimane a terra esanime e senza casco, sfilatosi nell&rsquo;impatto con una delle due moto. I soccorsi sono immediati ma il Sic &egrave; praticamente morto sul colpo come confermato dal pap&agrave; Paolo, inutile ogni tentativo anche al centro medico. Troppo gravi le lesioni a testa, collo e torace. &nbsp; Prima della gara di Valencia, il suo idolo Kevin Schwantz sale sulla moto #58 per guidare tutto il plotone del Motomondiale per il giro di casino voluto dal pap&agrave; di Marco in onore del figlio.   

Nel decennale della morte del Sic avvenuta a Sepang, ne ricordiamo la vita e la carriera attraverso anche qualche aneddoto da lui stesso raccontato nelle trasmissioni televisive

Dieci anni dopo, Marco Simoncelli: la carriera del pilota di Coriano

Non bastano certo i freddi numeri (oltre 400 gare, 115 vittorie, 235 podi) e le statistiche a raccontare quello che per 26 anni &egrave; stato Valentino Rossi, un monumento vivente del Motomondiale e motivo di ispirazione per tanti piloti. Il Dottore, per numero di vittorie, rimane ancora secondo alle spalle dell&rsquo;irraggiungibile Giacomo Agostini ma le sue 115 vittorie sono difficilmente raggiungibili anche per i piloti dell&rsquo;attuale griglia.  Proviamo dunque a ripercorrere la carriera di questo straordinario campione che ha contribuito in larga parte al successo della MotoGP nel corso degli anni.    Gli inizi: dal gokart alla Sport Production   Figlio dell&rsquo;ex pilota del Motomondiale Graziano Rossi, dal quale eredita il 46, i primi contatti tra Valentino ed i motori avvengono con il go-kart. A 9 anni prende la licenza ma subito dopo passa alle pi&ugrave; economiche (allora lo erano) minimoto gareggiando sulla pista Motorpark di Cattolica.  A 13 anni prova l&rsquo;Aprilia AF1 125 e nel 1993 fa il suo esordio nel campionato Sport Production in sella ad una Cagiva Mito 125. Nel 1994 disputa sia la Sport Production, vincendone il titolo, che il campionato italiano GP accumulando esperienza con i prototipi.  Nel 1995 si laurea campione italiano 125 e conclude al terzo posto l&rsquo;europeo di categoria. Il risultato gli spalanca le porte del Motomondiale.    Il Motomondiale - 125   Nel 1996 debutta in 125 con l&rsquo;Aprilia del team privato AGV. Coglie il primo podio in Austria (guarda caso la pista sia dove ha rischiato lo scorso anno sia dove ha annunciato il ritiro nella giornata di oggi) e la prima vittoria a Brno davanti a Jorge Martinez dopo aver centrato anche la prima pole position. Chiude la stagione da rookie al 9&deg; posto con 111 punti.  L&rsquo;anno successivo passa al team ufficiale Aprilia Racing. Vince 11 delle 15 gare in programma in quella stagione e si laurea per la prima volta campione del mondo festeggiando con un grande 1 di gommapiuma sulle spalle. Con le vittorie in 125 iniziano anche le prime gag con il suo fan club per festeggiare i successi.  La 250   Da campione della 125 si trasferisce in 250 con il team privato Nastro Azzurro Aprilia ed ha al suo fianco come capotecnico Rossano Brazzi dopo gli anni della 125 con Mauro Noccioli. La stagione non inizia nel migliore dei modi, due cadute nelle prime due gare. Il prosieguo &egrave; un alternarsi di podi/vittorie a ritiri clamorosi. La prima vittoria in 250 arriva ad Assen (circuito amico del Dottore), poi quattro vittorie filate nelle ultime quattro gare della stagione per un secondo posto alle spalle di Capirossi.  Nel 1999 rimane in 250 con il team ufficiale Aprilia. Dopo l&rsquo;anno precedente di apprendistato, il pilota di Tavullia centra l&rsquo;iride anche nella quarto di litro con 309 punti e 9 vittorie.  La 500     A fine 99 va a provare la Honda NSR500 con la quale debutter&agrave; nel 2000 in 500, con il team privato Nastro Azzurro e la squadra di Mick Doohan. Nel 2000 Valentino Rossi raggiunge Capirossi e Biaggi in 500. La prima stagione &egrave; di apprendistato, alterna buone gare a ritiri clamorosi. La prima vittoria in carriera in 500 arriva a Donington Park, replicata poi in Brasile. Chiude al secondo posto alle spalle di Kenny Roberts JR.  Nel 2001 il team Nastro Azzurro &egrave; ancora protagonista per quello che &egrave; l&rsquo;ultimo anno di vita della 500 prima dell&rsquo;avvento delle MotoGP. Esattamente come in 125 e 250, centra il titolo al secondo anno nella categoria dopo un intenso duello con Max Biaggi. Terzo alloro in carriera con 355 punti e 11 vittorie  EWC   La 8 ore di Suzuka &egrave; la Gara delle gare del Mondiale Endurance e le squadre super ufficiali dei costruttori giapponesi chiamano a rapporto i loro big. Per il team Cabin Honda scendono in pista Valentino Rossi, fresco di titolo in 500, e Colin Edwards, ex campione Superbike 2000 con Honda. E&rsquo; trionfo per la coppia italo-americana, Rossi ed Edwards negli anni diventeranno grandi amici.  Il Motomondiale &ndash; la MotoGP   Nel 2002 la classe regina del Motomondiale cambia volto: arrivano le 4T 990 cc a soppiantare le vetuste, ma ancora competitive in alcuni circuiti, 500 2T. HRC tira fuori dal cilindro una bomba di moto, la RCV211 a 5 cilindri. Rossi domina letteralmente la stagione andando a podio in tutte le gare tranne Brno e centra il quarto alloro in carriera con 357 punti e 11 successi.  Il 2003 si apre tragicamente: prima il terribile incidente e poi la morte di Kato. La stagione vive sul duello tra Rossi e Gibernau. A spuntarla &egrave; ancora una volta Rossi che mette in bacheca il quinto titolo iridato della sua carriera. A fine 2003 decide di cambiare aria e passare in Yamaha per una nuova sfida.  Nel 2004 inizia la sua avventura in Yamaha con la M1. L&rsquo;inizio &egrave; un po&rsquo; in salita con una vittoria e due quarti posti. L&rsquo;avversario &egrave; ancora Gibernau ma il risultato &egrave; lo stesso dell&rsquo;anno precedente: sesto titolo mondiale con 304 punti e 9 successi  L&rsquo;anno successivo arriva in Yamaha dal team Gresini Colin Edwards, ex compagno in quella 8 ore di Suzuka del 2001, con il quale instaura subito un rapporto di amicizia. L&rsquo;avversario del Mondiale 2005 a sorpresa non &egrave; Gibernau ma Melandri. La stagione si chiude ancora con il settimo titolo iridato di Rossi e Melandri vice campione.  Per il 2006 cambia lo sponsor del team Yamaha, da Gauloises a Camel. La stagione &egrave; piena di episodi sfortunati: 3 ritiri clamorosi per problemi tra gomme e motore quando era in testa alla gara, tamponato da Elias a Jerez. Chiude secondo alle spalle di Hayden con 247 punti e 5 successi.  Nel 2007 Yamaha non pu&ograve; nulla contro l&rsquo;accoppiata Stoner-Ducati. Valentino ci mette del suo vincendo 4 gare ma chiude terzo dietro anche a Pedrosa.  Per il 2008 Yamaha passa alle Bridgestone e nel team ufficiale arriva un certo Jorge Lorenzo. Delle prime 8 gare Rossi ne vince 3 ma il vero turning point della stagione &egrave; Laguna Seca con il sorpasso al Cavatappi su Stoner. Da l&igrave; ne porta a casa 5 di fila vincendo l&rsquo;8&deg; titolo in carriera.  Nel 2009 la sfida &egrave; con il compagno di squadra Jorge Lorenzo. Vince 6 gare, quanto basta per vincere il 9&deg; ed ultimo mondiale in carriera.  L&rsquo;anno successivo la sfida &egrave; ancora con Jorge Lorenzo ma l&rsquo;infortunio al Mugello toglie Valentino dalla lotta per il titolo. Rientra in Germania chiudendo quarto alle spalle di Stoner, a Motegi si sportella con Lorenzo e vince la 46^ gara in Yamaha. Riesce a chiudere 3&deg; con 233 punti.  Il biennio nero in Ducati&nbsp;  A met&agrave; del 2010 decide di passare in Ducati per il 2011. Dai test per&ograve; capisce che non sar&agrave; facile. L&rsquo;annata &egrave; difficile, centra solamente un podio (Francia) e chiude al settimo posto in campionato in un finale di stagione funestato dalla morte di Simoncelli  Nel 2012 &egrave; ancora in Ducati insieme a Nicky Hayden. Va leggermente meglio rispetto all&rsquo;anno precedente: 2 podi (Francia e Misano) e sesto posto finale. A met&agrave; del 2012 opta per rescindere da Ducati e tornare in Yamaha  Il ritorno in Yamaha &ndash; dalla vittoria ad Assen del 2013 all&rsquo;annuncio del ritiro  Nel 2013 torna in Yamaha, la casa con la quale ha ottenuto i maggiori successi. Dopo il biennio amaro in Ducati con soli 3 podi, torna al successo ad Assen chiudendo al quarto posto con 237 punti.  La stagione 2014 &egrave; letteralmente dominata da Marquez ma Rossi centra 2 vittorie (Misano e Australia) chiudendo da vice campione  Per il 2015 parte con l&rsquo;intenzione di giocarsi nuovamente il mondiale. Fa 12 podi in altrettante gare con 4 successi, va a podio anche ad Aragon, Motegi e Sepang e chiude quarto a Valencia dopo essere partito ultimo per la penalizzazione in seguito a quello che &egrave; successo a Sepang. Secondo ancora in campionato.  Nel 2016 &egrave; ancora secondo alle spalle di Marquez con 2 vittorie e 249 punti. A fine stagione Lorenzo lascia per la Ducati e in Yamaha arriva Maverick Vinales.  Per il 2017 Valentino e Vinales partono con l&rsquo;obiettivo di vincere il titolo ma sar&agrave; ancora Marquez a prevalere, davanti a Dovizioso. Rossi chiude quinto con 208 punti e la vittoria, ultima in carriera, ad Assen.  Nel 2018 torna sul podio del Mondiale con la terza posizione finale alle spalle ancora di Marquez e Dovizioso mentre l&rsquo;anno seguente chiude settimo con 2 podi.  La stagione 2020 &egrave; un calvario nonostante il terzo posto in Andalusia. E&rsquo; costretto a saltare due gare per Covid e rientra nelle qualifiche di Valencia 1. Chiude al 15&deg; posto con 66 punti, il punteggio pi&ugrave; basso in carriera fino a questo momento. Lascia il team factory Yamaha per passare in Petronas al fianco di Morbidelli.  L&rsquo;inizio del 2021 &egrave; da incubo: 17 punti nelle 9 gare fin qui disputate, il bilancio pi&ugrave; basso di tutta la carriera di Rossi nel Motomondiale.  Il 5 agosto 2021 in una conferenza stampa straordinaria annuncia il ritiro a fine stagione.  MotoGP Stiria, ufficiale: Valentino Rossi si ritira a fine stagione  Lo Sky Racing Team VR46 e la VR46 Academy   Dagli allenamenti alla Cava con Simoncelli ed altri piloti &egrave; nata l&rsquo;idea della costruzione del Ranch di Tavullia, la base logistica degli allenamenti di tutti i giorni. E con la costruzione del Ranch nasce anche la VR46 Riders Academy, una vera e propria scuola motociclistica dalla quale sono usciti gli attuali piloti del Motomondiale Migno, Baldassarri, Manzi, Morbidelli, Bagnaia e Marini. Nel 2014, in partnership con Sky, nasce lo Sky Racing Team VR46, la squadra presente sia nel Motomondiale (tutt&rsquo;oggi presente in Moto2 e MotoGP e fino al 2020 in Moto3) che nel CEV come Junior Team. Come proprietario dello Sky Racing Team pu&ograve; vantare il titolo Junior nel 2015 di Bulega e quello Moto2 nel 2018 con Pecco Bagnaia.  Automobilismo   Da sempre appassionato di automobilismo, nella carriera di Rossi ci sono le apparizioni a diversi Rally del Mondiale, le vittorie al Monza Rally Show (6 successi) ed i test con la Ferrari sia nel 2004 che nel 2008.  L&rsquo;11 dicembre 2019 a Valencia, grazie allo sponsor in comune Monster, Valentino Rossi e Lewis Hamilton si sono scambiati i mezzi con il Dottore che ha provato la Mercedes W08 e l&rsquo;inglese che &egrave; salito sulla M1 ufficiale.  Ha inoltre partecipato, sempre a dicembre 2019, alla 12h del Golfo sul tracciato di Abu Dhabi insieme a Uccio Salucci e Luca Marini sulla Ferrari del team Kessel vincendo la categoria PRO AM  MotoGP: Valentino Rossi e la necessit&agrave; di arrendersi al tempo   

Ripercorriamo 26 anni di carriera del Dottore dagli inizi fino al ritiro annunciato ieri in conferenza stampa al RedBull Ring. Una carriera costellata di successi e qualche fallimento

Motomondiale: la carriera di Valentino Rossi

Dal primo mondiale in 250, passando per le battaglie con Rossi, l&#39;esperienza in Ducati e i problemi in Honda. Ecco i momenti pi&ugrave; significativi della sua carriera.

Jorge Lorenzo, le immagini più belle della sua carriera - FOTO

La piccola Derbi 125 era appena rientrata nel box e ed il suo pilota scuoteva il capo, urlando e sbraitando come un ossesso. I ragazzi della squadra, soprattutto nel 2002 - l&rsquo;anno in cui il maiorchino si affacci&ograve; nel Motomondiale - ebbero un gran daffare per tenere a bada il carattere focoso del giovanissimo Jorge, pilota con tante ambizioni da soddisfare.    Lorenzo era cos&igrave;: gi&agrave; agli esordi, avrebbe voluto vincere. Il primo successo riusc&igrave; ad ottenerlo in Brasile nel 2003 e fu per lui il primo trofeo serio da appoggiare sulla mensola di casa; nell&rsquo;ottavo di litro trionf&ograve; in ulteriori tre Gran Premi, ma il pi&ugrave; bello doveva ancora arriva.   LIVE : Watch @lorenzo99&#39;s exceptional press conference in full on the link below ??https://t.co/deoyqHejUq#ValenciaGP pic.twitter.com/Fx3NcInP62 &mdash; MotoGP&trade; (@MotoGP) 14 novembre 2019    FENOMENO con la 250  Lo stile di Lorenzo era, ed &egrave;, preciso, composto in sella, gentile e mai violento. Le traiettorie esibite da Jorge sembrano quelle gi&agrave; viste da un certo Biaggi: lui, come Max, ama staccare morbido, entrano in curva con una traiettoria larga, facendo scorrere la moto e &ldquo;compassando&rdquo; la traiettoria.  Nell&rsquo;apertura del gas, uguale. Dolce, raffinato, moderato. Questo modo di guidare ed una competitiva Aprilia RSV 250 lo posero come tra i protagonisti assoluti della quarto di litro, classe in cui egli domin&ograve;, centrando due titoli consecutivi.    Tra l&rsquo;altro, in quel periodo, all&rsquo;ispanico venne appellato il primo nickname che lo celebr&ograve; come autore di sorpassi all&rsquo;esterno: Porfuera.  Collezionati due allori e 17 vittorie con la moto pi&ugrave; formativa del paddock, Jorge decise di passare nel mondo dei grandi.  Moto GP, Jorge Lorenzo in conferenza stampa: si ritira  &nbsp;L&rsquo;ESORDIO folle in MotoGP, le cadute e la paura  Quel muro a Lorenzo non piaceva, ma dovette accettarlo. Una paratia divisoria tra il suo staff e quello di Valentino Rossi non fece che incrementare il livello di rivalit&agrave; tra i due.  Il numero 46 temeva Jorge, a ben vedute ragioni: nonostante lo spagnolo debuttasse nella classe Regina su una Yamaha M1 tutta da scoprire, con freni in carbonio e gomme Michelin tanto criticate, andava forte.  Fortissimo: primo podio per lui nella notte del Qatar, tappa inaugurale della stagione. Terzo gradino a Jerez e, udite udite, affermazione perentoria all&rsquo;Estoril. Il mondo sembrava gi&agrave; suo ma, intorno a met&agrave; cammino, i voli (cruenti) gli infortuni e i dubbi. Riusc&igrave; a riprendersi ed il 2009 fu ancor meglio. Secondo posto finale ed obiettivo titolo ormai annunciato.  Eccolo, il numero 1. Nel 2010 Jorge baston&ograve; tutti, da Rossi con la stessa moto a Stoner con la Ducati. Pedrosa? Praticamente sempre battuto. Gi&agrave; che c&rsquo;era, ricevette in carica un altro soprannome - mantequilla - burro, proprio per il suo stile di guida morbido. Inoltre, un terzo nickname: martillo, martello. Perch&eacute; la sua tattica preferita era fuggire dallo spegnersi del semaforo, seminando gli avversari, aspettandoli poi nel parco chiuso.  &nbsp;Questa strategia e tanti duelli gli regalarono un secondo campionato della MotoGP, conquistato nel 2012. Possiamo dire che la 800 gli piaceva, ma anche la 1000.    Non appagato, ecco il trionfo 2015, anno dell&rsquo;episodio negativo tra Rossi e Marquez a Sepang e conseguenti polemiche a Valencia.  &nbsp;ROSSO come la Ducati - Le difficolt&agrave;  A Borgo Panigale vollero Jorge e lo presero. Moto particolare la Desmosedici, diametralmente opposta alla M1. L&rsquo;insuccesso di Valentino in Ducati stimol&ograve; Lorenzo a fare meglio, tuttavia, i risultati arrivarono pi&ugrave; in l&agrave;.  Nell&rsquo;anno di esordio con la Rossa, lo stesso pilota era rosso, in volto. Paonazzo, stanco, a volte affranto. La fisicit&agrave; da mettere per portare al limite la moto era notevole, come la capacit&agrave; di adattamento richiesta. L&rsquo;opposto di quanto era abituato. Per andare forte, doveva frenare violento ed all&rsquo;ultimo istante, piegare tanto ma per un solo attimo, rialzare il primo possibile ed aprire tutto. Come una 500, pi&ugrave; o meno.    E poi, quante richieste agli ingegneri della Casa bolognese. Una volta accontentato (l&rsquo;esempio pi&ugrave; eclatante fu un serbatoio a lui dedicato, con tanto di sella personalizzata) la quadra fu trovata e per gli avversari furono dolori.  Doppietta tra Mugello e Catalunya, secondo a Brno, vittoria in Austria, poi le botte prese, ancora una volta. Ducati, nel frattempo, decise di liberarsene, la luce si era spenta ancora.  &nbsp;LA PAURA e l&rsquo;approdo in HRC  Lo disse nel 2008: &ldquo;Ho paura di morire e spesso ci penso&rdquo;. Dannazione, non bello sentire un pilota parlare cos&igrave;. I fantasmi furono cacciati e Jorge torn&ograve; pi&ugrave; forte di prima, in effetti, ripensandoci, l&rsquo;unico vero rischio fu per lui quello di Jerez 2010, dove vinse e poi si tuff&ograve; nel laghetto di Jerez. Intutato, con stivali e tutto quanto, non riusciva a nuotare e l&rsquo;aiuto in suo soccorso fu provvidenziale.  La paura l&rsquo;ha rivissuta quest&rsquo;anno, stagione da &ldquo;dream team&rdquo; che, per dirla in breve, &egrave; stata un incubo. Scarso feeling con la Honda, incomprensioni coi tecnici HRC, infortuni, assenze e divario da Marquez incolmabile.  Jorge Lorenzo &egrave; sempre stato abituato a dire ci&ograve; che pensava, sin dall&rsquo;esordio con la 125. Lui voleva e vuole vincere, diversamente non gli interessa. La conferenza stampa di oggi sar&agrave; liberatoria per lui, uomo e pilota interessato solo al numero 1? 

In una conferenza stampa molto emozionante, Jorge Lorenzo ha dato l&#39;addio alla MotoGp. Una carriera straordinaria, 5 titoli iridati, duelli e gare incredibili tra cadute e infortuni e podi eccezionali: riviviamo tutte le emozioni che ci ha regalato il pilota maiorchino&nbsp;

Moto Gp, Jorge Lorenzo si ritira: la sua carriera

Si intitola &ldquo;Pushing the limits&rdquo;, oltre i limiti in italiano, la biografia di Casey Stoner, scritta con il giornalista australiano Matthew Roberts.  Nel libro, che verr&agrave; presentato il 22 ottobre a Melbourne, in Australia, Stoner ripercorre la sua carriera, intensa quanto breve.  La curiosit&agrave; &egrave; tutta sugli eventuali accenni polemici nei confronti di quell&rsquo;ambiente delle corse dal quale aveva parecchia voglia di allontanarsi il prima possibile.  &nbsp;

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