        La carriera di Nicola Dutto &egrave; lunga, nato il 13 gennaio 1970 ha collezionato in carriera diversi titoli nazionali ed europei Baja e Rally TT tra il 2004 ed il 2009 prima di quel tragico 20 marzo 2010 dove durante una speciale del Campionato Europeo Baja nei pressi del fiume Tagliamento in provincia di Pordenone cado ad alta velocit&agrave;. La diagnosi &egrave; grave, lesione al midollo spinale, una lunga operazioni e quasi un anno di riabilitazione per ricominciare una nuova vita. JACOPO CERUTTI PORTA L&rsquo;APRILIA TUAREG 660 ALLA VITTORIA NELL&rsquo;AFRICA ECO RACE Dalla Dakar alla Baja 1000 Dopo l&rsquo;infortunio che avrebbe potuto piegare lo spirito di chiunque, Nicola non si &egrave; lasciato andare ed ha ricominciato a correre grazie a moto appositamente modificate. Il ritorno in gara avviene nel 2012 dove chiude la Baja Aragon in 24esima posizione assoluta, mentre nel 2015 nel mondiale Baja &egrave; addirittura quarto assoluto e primo degli italiani. Nel 2019 viene ammesso alla Dakar ma l&rsquo;avventura dura pochi giorni con una ancora oggi inspiegabile decisione della direzione gara di escluderlo dopo la tappa Marathon, in verit&agrave; gli organizzatori cambiarono idea nella notte ma ormai le moto erano sui camion in direzione del bivacco e non &egrave; stato possibile cos&igrave; ripartire. Quella storia fa parte del passato e negli ultimi anni Nicola ha continuato a lavorare sodo per realizzare grandi cose. Lo scorso novembre ha terminato la Baja 1000, ultimo allenamento prima dell&rsquo;avvenuta che lo avrebbe portato a Dakar.   Al traguardo, vittorioso, sul Lago Rosa Al via di una KTM EXC-F allestito per affrontare i rally e per permettere a Nicola di guidare, con Julian Villarrubia Garcia e Ruben Saldana Goni a fargli da angeli custodi negli oltre 6000km di gara alla Africa Eco Race. Dutto &egrave; riuscito a terminare la gara in trentesima posizione e terzo della categoria, solo una sosta a met&agrave; percorso giocandosi il &ldquo;jolly&rdquo; che permette ai piloti di non prendere parte ad una speciale, quella che avrebbe potuto avere pi&ugrave; insidie. Per il pilota cuneese arrivato al bivacco di Saint Louis, l&rsquo;ultimo prima della passerella a Dakar, una grande standing ovation da parte di tanti dei piloti gi&agrave; arrivati sotto le tende. Un momento toccante ma mai quanto quello che ha vissuto a pochi metri dal traguardo di Dakar dove tutti gli altri piloti in gara hanno deciso di fermarsi prima della fine della speciale per permettergli di vincere l&rsquo;ultima speciale della gara.             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Pol Tarr&eacute;s (@poltarres13)            

Il pilota piemontese &egrave; riuscito ad arrivare al traguardo sul Lago Rosa di Dakar diventando il primo pilota paraplegico a completare il Rally Raid africano

Nicola Dutto al traguardo della Africa Eco Race e vincitore dell’ultimo stage!

Se si pensa al motociclismo e alla disabilit&agrave;, c&#39;&egrave; un nome che salta subito in mente ed &egrave; quello di Nicola Dutto, il primo pilota paraplegico a concludere l&rsquo;Africa Eco Race.  Quel pilota piemontese che nel marzo del 2010 &egrave; incappato in una caduta a 150 km/h durante la prima prova speciale del campionato europeo Baja, che gli ha procurato una lesione del midollo spinale tale da fargli perdere in maniera permanente l&#39;uso delle gambe. Un infortunio che per&ograve; non ha tolto a Nicola la voglia di montare in sella e competere, nonostante la paraplegia.  Storie Italiane, Nicola Dutto: &ldquo;L&#39;Africa Eco Race?&nbsp;Felicit&agrave; pura&rdquo;  Quanto &egrave; stato difficile reagire a un incidente del genere?  &quot;Reagire &egrave; stato tosto - racconta Nicola alla nostra Fiammetta la Guidara -. Sai, ti trovi di colpo catapultato in una realt&agrave; che non &egrave; la tua, che non sei abiutato ad affrontare. Devo dire che a me ha aiutato tantissimo il fatto di essere un atleta - alla fine, ero un pilota prima e lo sono tutt&#39;ora -. E soprattutto essere un atleta di off-road. Arrivo dall&#39;enduro e poi le Baja e i rally in moto. Noi tecnicamente, in moto, nei fuoristrada siamo abituati ad affrontare degli ostacoli quotidianamente, in ogni singola gara, e a superare questi ostacoli fisici proprio, dalle pietre al fango, ai tronchi in mezzo ai sentieri. E io non ho fatto altro che trasportare questa mia attitudine in quello che mi &egrave; capitato con l&#39;incidente. &Egrave; chiaro, non &egrave; stata una passeggiata, perch&eacute; in riabilitazione ci sono stato nove mesi. Ma pian piano, in questi nove mesi, ho cercato di riprendere in mano quella che era la mia vita&quot;.  Nel video, l&#39;intervista completa.  MotoWeek, Dovizioso: &ldquo;Ducati? &Egrave; sempre tutto esplosivo con gli italiani&rdquo;  &nbsp; 

Dove si trova la forza per&nbsp;reagire a un&#39;incidente che provoca una disabilit&agrave;? E il coraggio di ritornare in sella? Ecco la testimonianza di Nicola Dutto nell&#39;intervista di Fiammetta La Guidara

MotoWeek, Dutto: &ldquo;Ero un pilota prima dell&#39;incidente e lo sono tutt&#39;ora&rdquo;

Primo paraplegico a correre in moto la Dakar, il motociclista piemontese racconta a Fiammetta La Guidara il suo ritorno in sella dopo l&#39;incidente; le modifiche che gli permettono di guidare e i programmi per il 2021, Covid permettendo

Motoweek, Moto e disabilità: intervista a Nicola Dutto

&Egrave; l&rsquo;autore di un&rsquo;impresa incredibile. Nicola Dutto &egrave; stato il primo pilota paraplegico a raggiungere in moto il Lago Rosa di Dakar dopo quindici giorni di maratona nel deserto. Quando &egrave; tornato nella sua Beinette, a pochi chilometri da Cuneo, &egrave; stato festeggiato in grande stile. E soltanto allora si &egrave; reso conto di aver compiuto un&rsquo;impresa. Campione europeo Baja nel 2008, Dutto ha perso l&rsquo;uso delle gambe in un incidente nel 2010. Ma due anni dopo era gi&agrave; tornato in sella alla sua KTM.&nbsp;&nbsp;  Dopo aver abbandonato la scorsa Dakar per un&rsquo;incomprensione con l&rsquo;organizzazione aveva un conto aperto con i rally. E nell&rsquo;Africa Eco Race &egrave; arrivato al traguardo, quarantasettesimo su quasi 100 partecipanti.&nbsp;&nbsp;  Nicola Dutto accusa: &ldquo;Alla Dakar le regole fatte ad hoc&rdquo;  Come ci si prepara per una gara del genere?&nbsp;  &Egrave; un grosso stress: quando decidi di partecipare cominci gi&agrave; a essere sotto pressione, per preparare le moto, montarle, testarle&hellip; faccio tutto io, con il mio reparto corse. Arrivi alla gara gi&agrave; stanco! Sul palco di partenza di Montecarlo non vedevo l&rsquo;ora di arrivare nel deserto e di pensare soltanto a guidare, che &egrave; la parte divertente dell&rsquo;avventura&quot;.&nbsp;&nbsp;  Come ti senti quando sei in sella?&nbsp;  &quot;Quando sono in gara mi godo in pieno la sensazione di libert&agrave; delle due ruote. Poi &egrave; chiaro che mi impegno a guidare: nelle parti veloci del Marocco o nella sabbia della Mauritania &egrave; stata tosta, ma &egrave; la parte bella della mia vita. &Egrave; stata un&rsquo;avventura di 15 giorni e ho vissuto ogni momento con immenso piacere&quot;.&nbsp;&nbsp;  Com&rsquo;era il clima?&nbsp;  &quot;&Egrave; lo spirito giusto dei rally, &egrave; quello che cerco e che ho trovato nelle Baja in Spagna e in California. E poi la sera al bivacco c&rsquo;era un clima speciale: siamo andati sempre d&rsquo;accordo, anche nei momenti pi&ugrave; incasinati e duri.Vi racconto un aneddoto: con noi &egrave; venuto un mio amico, Massimo Camia, uno chef stellato che ha un ristorante a Barolo: da giovane correva nell&rsquo;Enduro e gli piace dare una mano. Pi&ugrave; di una volta mi sono ritrovato nel deserto con le molle delle sospensioni scariche e non riuscivo a capire perch&eacute;. Poi una sera al bivacco abbiamo scoperto che era lui, che metteva le ghiere a zero per arrivare a lavorarci con il cacciavite, ma poi si dimenticava di ricomprimerle&hellip;&quot;.&nbsp;&nbsp;  Cucinava lui?&nbsp;  &quot;No, per&ograve; ci ha portato delle specialit&agrave;, dalla breasola al formaggio grana&quot;.&nbsp;&nbsp;  Qual &egrave; stata la giornata pi&ugrave; difficile?  &quot;La penultima tappa: abbiamo rotto le due moto, la mia e quella di Julian (Villarubia, uno dei suoi ghost riders, nde). Un po&rsquo; come era successo alla Dakar. Ho temuto di non arrivare al Lago Rosa. Ho dovuto lasciare Julian nel deserto ad aspettare il camion-balai e sono rientrato con l&rsquo;auto dei medici. E&rsquo; stato il momento pi&ugrave; stressante, ma si &egrave; risolto con un grosso aiuto da parte dell&rsquo;organizzazione. Per&ograve; abbiamo lavorato tutta la notte per sistemare le moto (quella di Nicola aveva la sabbia negli iniettori, quella di Julian aveva lo statore fuso, nde)&quot;.&nbsp;&nbsp;  E il momento pi&ugrave; bello?&nbsp;  &quot;L&rsquo;arrivo sulla spiaggia del Lago Rosa: Julian e io eravamo un po&rsquo; in ritardo, gli altri stavano gi&agrave; facendo le foto e ci siamo messi in disparte perch&eacute; io non potevo scendere dalla moto. Il Bottu (Alessandro Botturi, nde) si &egrave; accorto che eravamo l&igrave; e sono venuti a prenderci. C&rsquo;era tanto pubblico e gente che piangeva per l&rsquo;emozione!&quot;.&nbsp;&nbsp;    Il tuo obiettivo era soltanto arrivare al traguardo, ma il tuo risultato finale &egrave; stato positivo.&nbsp;&nbsp;  &quot;C&rsquo;&egrave; l&rsquo;uomo che dice &#39;sei qui che sei su una sedia a rotelle, che ti frega dei risultati, l&rsquo;importante &egrave; che arrivi&#39;,&nbsp;ma in gara esce il pilota che guarda i tempi. Sapevo che sarebbe stata dura, senza scendere dalla moto per cinque-sei ore, perch&eacute; le tappe non erano mai sotto i 400 km. Dopo le prime tappe eravamo tra i primi 25-30. Poi sono capitati problemi tecnici, ma il quarantasettesimo posto finale &egrave; buono, abbiamo dimostrato che ci possiamo difendere. E secondo me il risultato &egrave; arrivato anche perch&eacute; sono andato con l&rsquo;obiettivo soltanto di divertirmi&quot;.&nbsp;&nbsp;  E i tuoi &ldquo;angeli custodi&rdquo;, come sono andati?&nbsp;  &quot;Sono stati i numeri uno! Con Julian Villarubia ci conosciamo da una vita, &egrave; il mio storico ghost rider. La bella sorpresa &egrave; stato Stefano Baldussi, che ha 24 anni ed era alla prima esperienza cos&igrave; lunga: &egrave; sempre stato sul pezzo&quot;.&nbsp;&nbsp;  Che emozioni ti ha dato l&rsquo;Africa Eco Race?&nbsp;  &quot;Felicit&agrave; pura, arrivavo la sera e non vedevo l&rsquo;ora di ripartire il giorno dopo. Questo poi &egrave; un anno speciale: in Africa ho compiuto 50 anni, Elena li ha compiuti poco dopo e sono passati dieci anni dal mio incidente (il 20 marzo, nde). Ci regaleremo anche la Baja Arag&oacute;n a luglio, se si potr&agrave; fare per via del Coronavirus, e la Baja 1000 a novembre, attraversando la California da Nord a Sud&quot;.&nbsp;&nbsp;  Rifarai l&rsquo;Africa Eco Race o la Dakar?&nbsp;  &quot;L&rsquo;anno prossimo no, perch&eacute; correr&ograve; la Baja 1000 a novembre, e sarebbero troppo vicine. Per&ograve; magari nel 2022 far&ograve; di nuovo la Dakar: mi piacerebbe arrivare al traguardo&quot;.&nbsp;&nbsp;  Se dieci anni fa ti avessero detto che oggi saresti arrivato a questi risultati, ci avresti creduto?&nbsp;  &quot;No. Avrei detto che era impossibile anche soltanto risalire in moto&quot;.&nbsp;&nbsp;  Come ci sei riuscito?&nbsp;  &quot;Con la forza di volont&agrave; e l&rsquo;allenamento. Devi affrontare le tue paure, per superarle. Pian piano cresci nella consapevolezza che puoi fare una gara, e arrivare al traguardo&quot;.&nbsp;&nbsp;  L&rsquo;Africa Eco Race cosa ti ha lasciato?&nbsp;  &quot;&Egrave; come essere in una morsa che pian piano si chiude: se non vuoi farti stritolare devi essere forte mentalmente e fisicamente. Se ne esci, torni a casa arricchito, pi&ugrave; convinto delle tue possibilit&agrave; e molto pi&ugrave; sereno&quot;.&nbsp;  Botturi fa il bis all&rsquo;Africa Eco Race 

&quot;Avessi seguito il pensiero dell&rsquo;uomo, non avrei disputato la gara&quot; dice il piemontese,&nbsp;primo paraplegico a concludere l&rsquo;estenuante maratona nel deserto

Storie Italiane, Nicola Dutto: &ldquo;L&#39;Africa Eco Race?&nbsp;Felicit&agrave; pura&rdquo;

Nella prima giornata di Mauritania di Africa Eco Race le sorprese non sono mancate. La carovana dei piloti &egrave; partita questa mattina all&rsquo;alba dal bivacco di Dakhla, dopo la giornata di riposo di domenica, e si &egrave; diretta verso Chami, attraversando la frontiera del Marocco per entrare in Mauritania. Un totale di 559,93 km, dei quali 176,57 di speciale su un percorso molto sabbioso, non particolarmente difficile sotto il profilo tecnico, ma dove la navigazione ha rappresentato un esercizio impegnativo. Terminata la speciale, i piloti sono arrivati direttamente al bivacco, dove cercheranno di riposarsi al massimo per affrontare la tappa marathon domani.  Gli indipendenti  Una volta passata la frontiera del Marocco, i piloti hanno affrontato i sei chilometri denominati &#39;la terra di nessuno&#39; che separano Marocco da Mauritania e proprio a met&agrave; del percorso, in parte asfaltato in parte sabbioso, hanno trovato una piccola manifestazione degli abitanti del Western Sahara che nei giorni scorsi avevano annunciato l&#39;intenzione di fermare la gara per reclamare i loro diritti di indipendenza dal Marocco. I manifestanti hanno consegnato dei volantini e hanno lasciato passare tutta la carovana, sia pur lentamente.&nbsp;  La tempesta di sabbia  Quando Alessandro Botturi &egrave; entrato in speciale il vento era gi&agrave; forte, il che ha reso praticamente invisibile il percorso. &ldquo;La navigazione non era affatto facile&quot;, ha raccontato il pilota Yamaha all&#39;arrivo. &quot;Poco prima di partire si &egrave; alzato un vento forte che ha reso complicata la visibilit&agrave;. Inoltre, come era stato detto al briefing della sera prima, questo stesso vento stava gi&agrave; soffiando da qualche giorno e le tracce, cos&igrave; come le piste poco visibili, erano state praticamente cancellate e sommerse da uno strato di sabbia&rdquo;.  Botturi ha deciso di non prendere rischi e quando gli altri lo hanno raggiunto &egrave; rimasto con il gruppo lasciando che fosse Pal Anders Ullevalseter ad andare avanti e ad aprire la strada.  La vittoria di tappa &egrave; andata a Matt Sutherland su KTM davanti alla Honda di Giovanni Gritti e alla Husqvarna di Paolo Lucci, autore di un grande debutto all&rsquo;Africa Eco Race.  Paolo Caprioni si &egrave; piazzato al quattordicesimo posto, davanti a Ullevalseter, La Cavera e Minelli, mentre Botturi ha concluso ventesimo assoluto davanti a Franco Picco, che durante la giornata di riposo ha cambiato il motore alla sua Honda. Quarantunesima posizione per Nicola Dutto.  La classifica  La classifica generale vede Botturi al comando su Ullevalseter con 2&rsquo;05&rsquo;&rsquo; di vantaggio, mentre Lyndon Poskitt insegue con un distacco di 21&rsquo;19&rsquo;&rsquo;. Paolo Lucci si mantiene al quinto posto, con 51&rsquo;08&rsquo;&rsquo; da Botturi, alle spalle di Jacek Czachor. Il vincitore della tappa di oggi, Matt Sutherland, &egrave; ottavo nella generale. Gritti recupera qualche posizione dopo la foratura di sabato ed &egrave; trentaseiesimo.  Domani, come ha detto lo stesso Botturi, sar&agrave; una delle tappe decisive della gara: da Chami a Aidzidine con 477,95 chilometri di prova speciale su un percorso composto all&#39;80% di sabbia.  &nbsp; 

Ventesimo al traguardo della sesta tappa, il bresciano mantiene il comando della gara. Gritti e Lucci sul podio di giornata alle spalle del vincitore Matt Sutherland

Africa Eco Race: Botturi indietro nella tempesta

La seconda giornata di Africa Eco Race ha portato i piloti dalla citt&agrave; di Tarda a quella di Mhamid: un percorso di 329,22 km con partenza questa mattina dal bivacco. La speciale era del tutto inedita per i primi 100 km: una pista tipica del Marocco, molto sassosa e accidentata, ma a volte anche con parecchie ondulazioni. Condizioni che richiedono molta attenzione alla pressione degli penumatici. I rimanenti 200 km fino a Mhamid sono stati uguali allo scorso anno, con piste piuttosto veloci e tanta capacit&agrave; di navigazione da mettere in pratica. Una serie di dune ha rappresentato le ultime difficolt&agrave; della giornata, a dieci chilometri dal traguardo.  IL DAY 2 - La classifica della giornata vede svettare Pal Anders Ullevalseter, che ha siglato il tempo di 4&rsquo;02&rsquo;&rsquo;40, 8&rsquo;&rsquo;10 pi&ugrave; veloce dell&rsquo;inglese Lydon Poskitt, autore del secondo posto. Alle spalle delle due KTM, sul podio di giornata, a 9&rsquo;35&rsquo;&rsquo; da Ullevalseter, il nostro Alessandro Botturi con la prima Yamaha. Il bresciano perde il comando della classifica generale per 1&rsquo;29&rsquo;&rsquo;, piazzandosi alle spalle del norvegese che con la prestazione maiuscola di oggi va al comando della graduatoria provvisoria.  Bella quinta posizione per Paolo Lucci su Husqvarna, che guadagna 11 posizioni rispetto a ieri e si piazza al quinto posto di giornata ma anche della classifica generale, alle spalle di un altro norvegese: Felix Jensen, terzo ieri. Nella top ten del Day2 Giovanni Gritti, con la prima Honda, a 39&rsquo;&rsquo;03, undicesimo assoluto.  GLI AZZURRI - Per quanto riguarda gli altri azzurri, diciassettesima posizione oggi per Gabriele Minelli su KTM, davanti alla Yamaha di Franco Picco che recupera 7 posizioni e ora &egrave; diciottesimo nella generale. Ventitreesimo Davide Cominardi, ventisettesimo Paolo Caprioni.  Nella top 30 Nicola Dutto, che ora &egrave; ventiseiesimo in classifica generale. Trentacinquesimo di giornata Stefano Baldussi, trentanovesimo Blasco La Cavera. Pi&ugrave; attardati Dario Bandinelli, Luciano Mario Pegoraro, Fabrizio Bosetti, Pietro Maccali, Giampietro Dal Ben e Cesare Francolini.  &nbsp; 

Il norvegese &egrave; il primo al traguardo nella lunga speciale da Tarda a Mhamid e va in testa davanti a Botturi, oggi terzo. Paolo Lucci quinto di giornata

Africa Eco Race, Day2: il passo avanti di Ullevalseter

Alessandro Botturi ha iniziato nel migliore dei modi la dodicesima edizione dell&rsquo;Africa Eco Race, che oggi &egrave; entrata nel vivo.  Dopo aver attraversato il Mediterraneo in due giorni di navigazione, i concorrenti hanno iniziato la prima tappa con un trasferimento di 241 km che li ha condotti a Kenitra dove &egrave; stato dato l&#39;inizio della prima SS. Una breve speciale nella foresta di querce da sughero di Maamora, con un percorso prevalentemente sabbioso e ventoso con alcune buche e solchi. Questo, in sintesi, ci&ograve; che si sono trovati davanti i piloti nella prima, selettiva speciale che ha determinato l&rsquo;ordine di partenza per domani. Dopo questo riscaldamento, i piloti si sono diretti verso il bivacco Tarda, con un trasferimento di altri 500 km: il pi&ugrave; lungo del Rally.  Africa Eco Race: la prima tappa ufficiale  LA CLASSIFICA - Alessandro Botturi, il campione in carica, ha imposto subito il ritmo in sella alla sua Yamaha: sul percorso di 23,18 km ha siglato il tempo di 20&#39;33&rdquo;, che lo proietta subito in vetta alla classifica.    Alle spalle di Botturi si &egrave; piazzato il britannico, Lyndon Poskitt, a 1&#39;57&rdquo;. Sul podio di giornata anche il norvegese Felix Jensen a 4&#39;07&rdquo;. Nona posizione per il vicecampione in carica, Pal Anders Ullevalseter, a 8&rsquo;06&rsquo;&rsquo;. Per quanto riguarda gli altri italiani, undicesimo crono per Davide Cominardi davanti a Gabriele Minelli, quattordicesimo Stefano Baldussi, diciottesimo Paolo Lucci. Nella top 20 Nicola Dutto, ventiseiesimo Franco Picco, ventinovesimo Giovanni Gritti. Pi&ugrave; attardati Lorenzo Maestrami, Fabrizio Bosetti, Paolo Caprioni e Cesare Francolini, comunque nella top 40.  &ldquo;Avevo pensato di non andare forte, ma anzi, di restare dietro a qualche altro pilota perch&eacute; non volevo lasciare una traccia troppo visibile e facile da seguire che avrebbe permesso agli altri di ottenere un tempo migliore del mio&rdquo;, ha detto Botturi. &ldquo;Ma appena siamo partiti, dopo appena un chilometro, mi sono reso conto che questa sarebbe stata una speciale tostissima, una speciale da motorally&rdquo;, aggiunge il campione bresciano.  &ldquo;Mi sono reso subito conto che era facile incappare in errori di navigazione, ed &egrave; infatti successo anche a me. E&#39; stato a quel punto che ho cambiato strategia. Ho attaccato e ho cercato di fare la differenza. Mi sono anche accorto mentre guidavo che non vedevo assolutamente la traccia di Poskitt che partiva prima di me, e neanche dell&#39;apripista&rdquo;.  Rassicurato sul fatto che stando davanti non avrebbe agevolato gli inseguitori, Botturi ha spinto forte. &ldquo;Ogni tanto sono arrivato lungo, ma sono sempre riuscito a ritrovare la strada giusta&rdquo;, ammette il &quot;Bottu&quot;.  Domani la seconda tappa, da Tarda a Mhamid: si partir&agrave; direttamente dal bivacco alle 8,20 per 329 chilometri di prova e al termine ci saranno solo tre chilometri di trasferimento per raggiungere il bivacco di Mhamid, in pieno deserto marocchino. 

Il campione in carica &egrave; in testa alla fine della prima giornata. &ldquo;Avevo pensato di non andare forte per non lasciare una traccia troppo visibile&hellip; ma poi mi sono reso conto&hellip;&rdquo;

Africa Eco Race: Botturi comincia bene

        La grande carovana di Africa Eco Race si era imbarcata sabato 5 gennaio al mattino da Savona ed &egrave; approdata al porto di Tangeri questa mattina dopo 40 ore di navigazione. L'arrivo a Tangeri rappresenta un cambiamento rispetto al passato per la gara, ed &egrave; dovuto al maggior numero di partecipanti di questa dodicesima edizione: ben 266 veicoli e 688 persone. Il porto di Nador, che per i primi undici anni ha costituito la destinazione del trasferimento in nave dalla Francia, non ha infatti la possibilit&agrave; di accogliere una nave di queste dimensioni, ecco perch&eacute; quest'anno il viaggio &egrave; stato pi&ugrave; lungo. Ma l&rsquo;occasione &egrave; stata propizia, perch&eacute; questi due giorni di "riposo forzato" hanno permesso ai concorrenti, e in parte all'organizzazione della gara, di riprendere fiato dopo il tour de force di Mentone e delle verifiche, in vista della gara di due settimane che oggi, 7 gennaio, ha preso il via proprio da Tangeri e che si concluder&agrave; il 19 gennaio. Non solo: il viaggio in nave ha dato a tutti la possibilit&agrave; di prepararsi nel migliore dei modi all'impegno agonistico, attraverso informazioni e soprattutto corsi di formazione riservati ai piloti per l'utilizzo della strumentazione, di navigazione e di sicurezza, come per esempio Iritrak e GPS Sentinel.  IL BRIEFING - Il momento pi&ugrave; importante di tutta la traversata &egrave; stato il briefing generale tenutosi la mattina del 6 gennaio, da Jean Louis Schlesser, patron della corsa. I concorrenti nel corso delle due ore di incontro hanno potuto ascoltare e raccogliere un discreto numero di informazioni preziose per lo svolgimento della gara; "Schless" &ndash; cos&igrave; &egrave; soprannominato l&rsquo;organizzatore - &nbsp;ha spiegato soprattutto la filosofia della gara, quella cio&egrave; che ogni anno richiama un maggior numero di appassionati al via e fra loro molti al debutto in Africa. Schlesser ha presentato le figure-chiave delle diverse direzioni gara &ndash; moto, auto, e camion &ndash; ha parlato anche di assistenza medica, con ben 17 persone coinvolte, &nbsp;dei 3 elicotteri al seguito della gara, ma anche di solidariet&agrave;, di passione, di sfida con se stessi. E&rsquo; stato ricordato il coraggio di figure come Nicola Dutto, in gara in moto sulla sua KTM e di Gianluca Tassi, a bordo di un SSV Yamaha, per la prima volta entrambi al via della gara africana. Con loro anche un altro concorrente paraplegico e cio&egrave; Geoffrey No&euml;l de Burlin che addirittura ha deciso di correre da solo con un SSV. Infine, Schlesser ha parlato anche del road book, preparato da Ren&egrave; Metge e Manfred Kroiss, meno dettagliato rispetto ad altri, proprio per consentire un margine di attenzione sempre alto in chi sta facendo la propria gara. Dopo una colazione tipica che ha dato il via alla prima giornata di gara, oggi un lungo trasferimento composto da 754 chilometri nella regione di Kenitra attende i concorrenti (leggi qui il percorso della prima tappa).       

Due giorni di navigazione da Savona a Tangeri: una possibilit&agrave; in pi&ugrave; per scambiarsi informazioni e raccogliere dati di navigazione

Africa Eco Race: la lunga traversata prima della gara

        In principio era la Parigi-Dakar. Correva l&rsquo;anno 1979 quando Thierry Sabine realizz&ograve; la prima edizione di quella che sarebbe diventata una gara leggendaria: una corsa verso Dakar, la capitale del Senegal. LA STORIA - La partenza era a Parigi, poi i piloti dovevano affrontare un lungo trasferimento fino all&rsquo;imbarco con il traghetto. Quindi, iniziava la sfida vera e propria, con le interminabili giornate africane, dove si affrontavano anche pi&ugrave; di mille chilometri. Il rally divent&ograve; ben presto un evento da non perdere. I primi italiani a vincerlo sono stati Edi Orioli e Fabrizio Meoni. Tutto continu&ograve; fino al 2008, quando gli organizzatori cancellarono la gara per minacce di terrorismo. L&rsquo;anno successivo l&rsquo;estenuante rally raid fu riproposto in Sud America, pur mantenendo il nome &ndash; ormai un marchio &ndash;&nbsp; &lsquo;Dakar&rsquo;. E adesso, dopo dieci anni, la Dakar si prepara ad affrontare la sua prima edizione in Arabia Saudita. IL MAL D'AFRICA - Ma intanto, i malati del &lsquo;mal d&rsquo;Africa&rsquo; non hanno voluto abbandonare l&rsquo;abitudine di sfidarsi nel deserto africano, e dal 2009 Hubert Auriol, che di Dakar in moto e in auto ne ha fatte tante e ha anche vinto, ha inventato l&rsquo;Africa Race, che ripercorre le piste del rally-raid divenuto leggendario. Oggi l&rsquo;Africa Eco Race &egrave; organizzata da due leggende dei motori: Jean Louis Schlesser e Ren&eacute; Metge. Il claim dell&rsquo;evento &egrave; chiaro: &ldquo;sulle tracce di Thierry Sabine&rdquo;. Se alla Dakar sono presenti i team ufficiali delle grandi Case, all'Africa Eco Race partecipano i &ldquo;privati&rdquo;. Ma &egrave; una gara estenuante, dove l'abilit&agrave; nella navigazione e la velocit&agrave; sono determinanti, esattamente com'era la Parigi-Dakar. E con quello stesso spirito. IL PERCORSO - Il rally partir&agrave; da Montecarlo in notturna sabato 4 gennaio e attraverso Marocco, Mauritania e Senegal porter&agrave; i concorrenti fino alla spiaggia del Lago Rosa. Nelle giornate di gioved&igrave; 2 e venerd&igrave; 3 gennaio i piloti sono arrivati in Francia e hanno affrontato le verifiche a Menton.&nbsp; I protagonisti dovranno affrontare 8.000 km. La prima parte della gara porter&agrave; i piloti fra le montagne marocchine, dove le temperature la notte saranno particolarmente rigide. Poi ci sar&agrave; da affrontare il Sahara del Marocco, ma le tappe che fanno pi&ugrave; &lsquo;paura&rsquo; sono quelle in Mauritania, su una sabbia finissima, con dune piccole e insidiose. Le ultime due tappe saranno in Senegal, dove la gara si concluder&agrave; il 19 gennaio, dopo 12 stage. I PILOTI &ndash; Alessandro Botturi &egrave; il vincitore della scorsa edizione e punter&agrave; a riconfermarsi (leggi qui), mentre il norvegese Ullevalseter cerca la rivincita: l&rsquo;anno scorso &egrave; arrivato secondo a soli 5 minuti e il norvegese sar&agrave; sicuramente da tenere d&rsquo;occhio anche quest&rsquo;anno. Tra gli italiani al via, attenzione anche a Franco Picco, che punta almeno alla vittoria nella sua categoria (la oltre 450 (leggi qui).  Neofiti dell&rsquo;Africa Eco Race saranno Giovanni Gritti con la Honda del team RS Moto e Paolo Lucci su Husqvarna, giovane promessa del motociclismo toscano. E&rsquo; partito &lsquo;per divertirsi&rsquo; ma siamo certi che punter&agrave; ad un risultato di rilievo Nicola Dutto, il primo pilota paraplegico a partecipare ad una gara del genere in moto (leggi qui).       

Le verifiche tecniche a Menton fanno da prologo alla partenza notturna del 4 gennaio da Montecarlo. E poi 8.000 di sfida nel deserto africano, sui percorsi dell&rsquo;antica Parigi-Dakar

Africa Eco Race: sulle tracce di Thierry Sabine

Lo aveva detto, lo scorso anno, che non sarebbe pi&ugrave; tornato alla Dakar. E Nicola Dutto ha mantenuto la promessa. Adesso il pilota paraplegico portacolori di KTM &egrave; pronto per affrontare l&rsquo;Africa Eco Race, il rally raid organizzato dal francese Hubert Auriol, veterano della Dakar, che si prepara a vivere la sua dodicesima edizione. La partenza &egrave; prevista la sera di sabato 4 gennaio da Montecarlo e si concluder&agrave; sulle rive del Lago Rosa il 19 gennaio, dopo oltre 6mila chilometri. Nicola correr&agrave; con la KTM 500 XCF modificata con un kit elaborato da lui stesso.  Lo scorso anno Nicola Dutto ha partecipato alla Dakar, ed &egrave; stato il primo pilota paraplegico a falro, ma &egrave; stato escluso dopo quattro tappe per un problema regolamentare. Il cuneese aveva usufruito di un &lsquo;jolly&rsquo;: aveva preso &lsquo;un cancello&rdquo;, uscendo dalla gara con una penalizzazione, per arrivare prima al bivacco e poter riparare le moto dei suoi ghostriders (piloti che lo accompagnano in gara, ndr). Ma, pur seguendo le indicazioni della direzione gara, all&rsquo;arrivo al bivacco Dutto era stato espulso dalla gara (leggi qui). https://motosprint.corrieredellosport.it/news/off-road/rally-raid/2019/01/11-1888619/nicola_dutto_escluso_dalla_dakar_2019/  Ma &lsquo;Nico&rsquo; non &egrave; il tipo che si ferma davanti alle difficolt&agrave;. Ne ha dato prova quando &egrave; tornato in moto poco dopo il suo incidente che lo ha privato dell&rsquo;uso delle gambe. E ne d&agrave; prova continua.  &ldquo;La delusione era tanta&rdquo;, racconta Nicola. &ldquo;Soprattutto per gli anni passati a preparare quella gara, per poi vedersi estromettere in quel modo: &egrave; stato difficile da digerire. La Dakar non &egrave; solo una sfida contro gli avversari e contro il deserto, ma c&rsquo;&egrave; anche la politica di mezzo, le regole fatte ad hoc a secondo di quello che piace o meno agli organizzatori. Loro si trincerano dicendo &lsquo;c&rsquo;est la Dakar&rsquo; (&lsquo;&egrave; la Dakar&rsquo;, ndr) &nbsp;ma &egrave; pi&ugrave; che altro &egrave; una loro decisione farti andare avanti o no&rdquo;.   Avevi pi&ugrave; pensato di tornare alla Dakar?  &ldquo;No, men che meno quest&rsquo;anno perch&eacute; si sono trasferiti in Arabia Saudita. Sono andati via dall&rsquo;Africa, per i problemi con il terrorismo e poi vanno a correre in un Paese radicalizzato, dove le donne hanno zero diritti e dove sei blindato in tutti gli spostamenti. Assolutamente no, non mi interessa&rdquo;.   Ora la nuova scommessa di Nicola Dutto &egrave; portare a termine l&rsquo;Africa Eco Race, un estenuante rally raid organizzato dal veterano francese Hubert Auriol che dal 2009 si svolge su quelle che furono le rotte della Parigi-Dakar, e che si concluder&agrave; sulle rive del Lago Rosa, in Senegal, il 19 gennaio, dopo 12 tappe dure e spettacolari.  Come ti sei preparato per questa nuova sfida?  &ldquo;Come sempre, andando in palestra, facendo hand-bike e moto&rdquo;.   Sei andato anche nel deserto?  &ldquo;No, quest&rsquo;anno no, so gi&agrave; a cosa andiamo incontro, mi sono concentrato pi&ugrave; sulla preparazione fisica che sulla tecnica di guida. La moto sulla sabbia la so guidare, e non vado certamente a cercare un risultato fra le prime posizioni. Quello che conta &egrave; stare lontano dai pericoli e non stancarsi, quindi avere tanta resistenza&rdquo;.  Quale obiettivo ti sei posto?  &ldquo;Innanzitutto divertirmi, poi vedremo cosa verr&agrave; fuori&rdquo;.  Hai gi&agrave; corso in Africa?  &ldquo;S&igrave;, per preparami alla Dakar, prevalentemente in Marocco&rdquo;.  Quali saranno le tappe pi&ugrave; difficili di questa Africa Eco Race?  &ldquo;Tutti mi dicono quelle in Mauritania: io non ci sono mai stato, ma ho saputo che c&rsquo;&egrave; la sabbia molto sottile con dune piccole, che per me sono pi&ugrave; problematiche. Pu&ograve; sembrare strano, ma sulle dune grandi ti prepari, su quelle piccole in successione sei sempre veramente sotto pressione. Quelle potrebbero essere le tappe pi&ugrave; difficili&rdquo;.  Sabato 28 Nicola Dutto ha presentato a Cuneo la sua partecipazione all&rsquo;Africa Eco Race. Alla &lsquo;prepartenza&rsquo; Dutto ha presentato i suoi &ldquo;ghost rider&rdquo; Stefano Baldussi e Julian Villarrubia. A seguire una &lsquo;finta&rsquo; partenza da via Roma, con un vero e proprio bagno di folla.  Com&rsquo;&egrave; stata la partenza dal centro di Cuneo?  &ldquo;E&rsquo; stata una bella emozione partire dall&rsquo;isola pedonale. E&rsquo; la prima volta in quasi cinquant&rsquo;anni di et&agrave; e trenta di moto che mi accade una cosa del genere. Sono contento che anche la citt&agrave; di Cuneo si sia accorta di me&rdquo;.  Alla presentazione, davanti alla stampa anche generalista, Dutto ha raccontato la sua storia.  &ldquo;Sono stato fortunato perch&eacute; fin da ragazzo avevo questa passione per il fuoristrada, poi diventata un lavoro. Poi c&#39;&egrave; stata la sfiga di cadere sul fiume Tagliamento, a marzo saranno 10 anni&rdquo;, ha detto Nicola Dutto.&rdquo; Sono stato nove mesi in ospedale. La moto mi ha spezzato in due, ma poi mi ha insegnato a tornare a vivere. Sono subito tornato in fuoristrada, prima sulle quattro ruote e poi sulle due. Ho comprato lo stesso modello di moto che avevo prima, adattandolo alle mie esigenze. L&#39;idea iniziale era quella di divertirsi con gli amici nei boschi. Poi per&ograve; mi &egrave; tornata la voglia di correre. &Egrave; un po&#39; come mangiare un dolce dopo un lungo periodo di dieta. Ho corso tutte le gare che avevo fatto prima dell&#39;incidente e poi ho partecipato alla Dakar. E ora la grande avventura dell&#39;Africa Eco Race&rdquo;. 

&ldquo;Non &egrave; solo una sfida contro gli avversari e contro il deserto, ma c&rsquo;&egrave; anche la politica di mezzo, loro decidono chi far andare aventi e chi no. Ora la grande avventura dell&rsquo;Africa Eco Race&rdquo;, Annuncia Dutto

Esclusivo, Nicola Dutto accusa: &ldquo;Alla Dakar le regole fatte ad hoc&rdquo;

Nicola Dutto ha vissuto una giornata fuori dall&rsquo;ordinario al Ranch di Valentino Rossi: il pilota piemontese, che ha perso l&rsquo;uso delle gambe dopo un brutto incidente nel 2010, &egrave; tornato a correre a livello internazionale, partecipando anche alla Dakar, ma l&rsquo;esperienza al Ranch di Tavullia ha costituito qualcosa di veramente eccezionale.  Nicola Dutto ha corso insieme a Valentino Rossi sulla leggendaria pista pesarese, regalando spettacolo. Dutto, con il supporto del suo team, ha preparato meticolosamente la moto per essere pronto a gareggiare con il nove volte campione del mondo.    EMOZIONE E IMPEGNO - Nei sabati liberi dai GP, infatti, a Tavullia si accende la sfida e alle 21:00 parte la prova all&rsquo;americana: diverse manche di due giri a eliminazione, fino a ritrovarsi in quattro. a giri. Insieme a Nicola Dutto e Valentino Rossi hanno corso anche altri piloti del mondiale, da Franco Morbidelli a Lorenzo Baldassarri, da Mattia Pasini a Andrea Migno.  &ldquo;Chi &egrave; stato un campione rimane sempre un campione, specialmente nella vita!&rdquo; ha detto Nicola Dutto dopo la giornata al Ranch, riferendosi a Valentino Rossi.  &ldquo;Girare al Ranch &egrave; emozionante ma allo stesso tempo molto impegnativo: non &egrave; un posto per tutti, &egrave; difficile capire come far aderire la moto e ti servono le marce alte&rdquo;, ha commentato Dutto. &ldquo;Sono contento di aver avuto questa opportunit&agrave;, ho trovato e ricevuto un&rsquo;ottima accoglienza da parte di Vale e del suo staff. Nonostante il risultato sono soddisfatto della prova che ho fatto, i ragazzi mi aspettano ancora per altri allenamenti&rdquo;.  Nicola Dutto &egrave; stato eliminato al primo turno ma ha ricevuto i complimenti di tutti per la prova disputata.  IL RANCH - Il Ranch di Tavullia &egrave; la sede di un circuito unico al mondo e rappresenta il luogo dove ogni rider vorrebbe poter correre e mettere alla prova le proprie capacit&agrave; almeno una volta nella vita.  Il tracciato, lungo 2 km e mezzo, &egrave; pieno di curve e variazioni di pendenza, e il fondo &egrave; di un materiale unico che permette alle moto di derapare, senza amalgamarsi in caso di pioggia. Si tratta di una vera e propria scuola di moto e di vita per i piloti, giovani promesse del mondo delle due ruote con cui Valentino ama condividere la propria esperienza.  NICOLA DUTTO - Nicola Dutto si &egrave; distinto dal 2004 al 2009 per due vittorie a livello europeo nella categoria Baja, oltre a conquistare due titoli italiani. Nel 2010 ha subito un grave incidente nel quale ha perso l&rsquo;uso delle gambe ma grazie alla sua tenacia &egrave; tornato a gareggiare nel mondo che gli appartiene.  Nel 2012 Nicola Dutto, grazie ad alcune modifiche alla sua moto, &egrave; risalito infatti in sella alla KTM e ha potuto correre la Baja Espana Aragon in Spagna - 500 km in due tappe -, una competizione di riferimento in Europa. Nel 2013 &egrave; riuscito a gareggiare alla Baja 500 in Messico, 800 km non-stop su un tracciato particolarmente faticoso, divenendo il primo pilota paraplegico a gareggiare nel Mondiale Desert Race. Nel 2017 e nel 2018 Dutto ha portato a termine anche il Merzouga Rally e Hearts of Morocco. Nel gennaio 2019 &egrave; stato il primo pilota paraplegico a correre nella categoria moto alla Dakar, il rally raid pi&ugrave; duro al mondo.  &nbsp; 

&ldquo;Girare al ranch &egrave; emozionante ma allo stesso tempo molto impegnativo: non &egrave; un posto per tutti&rdquo;, dichiara il pilota paraplegico

Nicola Dutto al Ranch di Rossi

“Girare al ranch è emozionante ma allo stesso tempo molto impegnativo: non è un posto per tutti”, dichiara il pilota paraplegico.  Nicola Dutto ha vissuto una giornata fuori dall’ordinario al Ranch di Valentino Rossi: il pilota piemontese, che ha perso l’uso delle gambe dopo un brutto incidente nel 2010, è tornato a correre a livello internazionale, partecipando anche alla Dakar, ma l’esperienza al Ranch di Tavullia ha costituito qualcosa di veramente eccezionale.   

Nicola Dutto al Ranch di Rossi - LE FOTO

        La vicenda di Nicola Dutto alla Dakar ha avuto una continuazione: il pilota piemontese paraplegico infatti, aveva riportato di essere stato escluso dalla gara per aver tagliato il percorso dopo essere rimasto con un solo &lsquo;ghost rider&rsquo; dei tre che aveva (leggi qui). Per quella manovra, invece, Dutto avrebbe dovuto soltanto incorrere in una penalizzazione, come gli avevano detto dalla direzione gara. ANCORA IN GARA - L&rsquo;indomani alle 7.30 &egrave; uscita sul sito ufficiale della Dakar una comunicazione, titolata &ldquo;Nicola Dutto &egrave; ancora in gara. Nicola Dutto ha un&rsquo;impressionante determinazione e forza di volont&agrave;. L&rsquo;italiano, paraplegico dal 2010 dopo un incidente alla Baja Italia, ha lottato molto per tornare a impugnare il manubrio di una moto e realizzare il suo sogno di partecipare alla sua prima Dakar. Sta portando a termine quest&rsquo;avventura con l&rsquo;assistenza di altri 3 piloti che lo scortano, ed &egrave; ancora in gara dopo 4 difficili speciali nella sabbia&rdquo;. LA MANCATA PARTENZA - Alle 12.17 sul sito ufficiale della Dakar &egrave; apparsa un&rsquo;altra news. "Dutto manca la partenza &ndash; L&rsquo;ultima pagina della storia di Nicola Dutto alla Dakar di quest&rsquo;anno &egrave; stata scritta questa mattina a Moquegua. Il pilota italiano paraplegico &egrave; stato annunciato come non-partente in questa speciale, come i suoi compagni di avventura, Pablo Toral e Julian Villarrubia&rdquo;. Sembra infatti che le moto fossero gi&agrave; sul camion quando &egrave; arrivata la comunicazione che Dutto poteva continuare la gara, e per questo non hanno fatto in tempo a presentarsi alla partenza. &nbsp;&ldquo;C'&egrave; stato un altro malinteso con la direzione gara", ha detto Dutto in un video lanciato sul suo profilo social. "E alla fine sono fuori gara. Ma sono felicissimo di come ho guidato la moto, a un livello del genere non ero mai arrivato prima. Sono un po&rsquo; triste per quello che ci &egrave; successo, ma l&rsquo;importante &egrave; aver guidato bene, aver dato tanto tanto gas, che poi &egrave; quello che piace a noi piloti&rdquo;, ha concluso Dutto, che si &egrave; scusato anche per i toni accesi usati nel suo precedente video nei confronti dell'organizzazione della Dakar.       

Durante la notte la direzione gara ha deciso di riammettere il pilota paraplegico alla Dakar. Ma la comunicazione arriva quando le moto sono gi&agrave; sul camion, e Dutto non pu&ograve; ripartire

Dakar: Dutto riammesso alla gara, ma è tardi

La Dakar si &egrave; conclusa dopo la quarta tappa per Nicola Dutto. Nessun incidente, fortunatamente, per il pilota di Beinette, ma un problema regolamentare.  &quot;Quello che abbiamo fatto &egrave; stato grande&rdquo;, commenta Nicola Dutto con la voce rotta dall&rsquo;emozione in un video che pubblica sul suo profilo social. &ldquo;Stavo bene, mi sono allenato bene, sono in forma, e finisco le tappe. Di sicuro sarei arrivato in fondo, per&ograve; &egrave; cos&igrave;&hellip;&rdquo;&nbsp;  Due due suoi ghost-rider infatti hanno avuto problemi e Nicola Dutto &egrave; stato costretto a uscire dalla gara con una penalizzazione per arrivare al bivacco.    &ldquo;Ieri la tappa prevedeva uno speciale di 400 chilometri&rdquo;, spiega Dutto nel video. &ldquo;Al chilometro 78 la moto di Victor (uno dei suoi ghostriders, ndr) ha avuto un problema. Abbiamo impiegato quasi due ore e mezza per ripararla, ma poco dopo si &egrave; fermata definitivamente. Abbiamo deciso di proseguire senza di lui, ma anche il mezzo di Julian accusava dei problemi. Cos&igrave; abbiamo atteso il controllo della neutralizzazione, poi ho deciso di &lsquo;giocare il jolly&rsquo; consentito dal regolamento: prendere &lsquo;un cancello&rdquo;, uscendo dalla gara con una penalizzazione, per arrivare prima al bivacco e poter riparare le moto. Non potevo rischiare la mia vita e quella dei miei compagni proseguendo con un ghostrider solo. Abbiamo chiamato due volte la direzione di gara e seguito le loro istruzioni, ma all&rsquo;arrivo al bivacco il direttore di gara ci ha inspiegabilmente esclusi&rdquo;, conclude Dutto.  Peccato. Ma Nicola Dutto, pilota paraplegico, con la sua partecipazione alla Dakar nelle prime quattro tappe, ha gi&agrave; scritto la storia. 

&quot;Abbiamo chiamato due volte la direzione di gara e seguito le loro istruzioni, ma all&#39;arrivo al bivacco il direttore di gara ci ha inspiegabilmente esclusi&quot;

Nicola Dutto escluso dalla Dakar 2019

        Nicola Dutto si prepara ad entrare nella leggenda: il pilota cuneese ha perso l&rsquo;uso delle gambe nel 2010 dopo un terribile incidente in una gara. Appena un anno dopo &egrave; risalito in moto e la stagione successiva &egrave; tornato a gareggiare sulle due ruote. Sembrava che fosse gi&agrave; un miracolo, e invece Nicola Dutto doveva ancora stupirci con un&rsquo;impresa: la Dakar. Quest&rsquo;anno Dutto si &egrave; schierato nella competizione famosa per essere tanto estenuante quanto pericolosa. Un&rsquo;idea che &egrave; nata dopo il suo incidente. LA CARRIERA &ndash; Cuneese, 48 anni, ha vinto il campionato di Spagna spagna Rally TT nel 2004 e nel 2006 e ha vinto l&rsquo;italiano Baja nel 2006 e nel 2009, mentre nel 2008 ha vinto il titolo europeo Baja assoluto e nella classe A3, replicando nella classe B3 nel 2000. Nel 2010 &egrave; stato di un terribile incidente che lo ha privato dell&rsquo;uso delle gambe, ma nel 2012 &egrave; tornato a competere in moto al Baja Arag&oacute;n. Nel 2013 &egrave; il primo pilota paraplegico a competere nel Mondiale Desert Race e conclude 3&deg; nel Baja 1000 in Messico; nel 2015 chiude al quarto posto il Mondiale Baja, miglior pilota italiano. Nel 2017 corre il Rally Merzouga ed il Rally del Marocco, che gli permettono di maturare l&rsquo;esperienza per partecipare alla Dakar. Dutto si schiera alla Dakar con una KTM 450 EXC-F per il team Offroad Adventure Crew. La sua moto &egrave; stata adattata con roll-bar di protezione per le gambe, schienale su misura e comandi al manubrio. IL PASSATO E&rsquo; PASSATO - &ldquo;Sei anni fa sono tornato a correre in moto da paraplegico e ho partecipato a tutte le gare che avevo gi&agrave; affrontato da normodotato in giro per il mondo&rdquo;, spiega Dutto. &ldquo;Poi due anni fa il sogno Dakar ha iniziato a prendere forma. So che sar&agrave; dura, ma finora ho fatto gare altrettanto pesanti, dovr&ograve; solo affrontare gli ostacoli giorno per giorno&rdquo;, dichiara il pilota cuneese. L&rsquo;obiettivo? &ldquo;Arrivare alla fine, come tutti. L&rsquo;importante nella vita, indipendentemente da tutto, &egrave; avere programmi, obiettivi. Se li hai, vivi; altrimenti sopravvivi. Bisogna guardare avanti, il passato &egrave; passato&rdquo;, conclude il campione piemontese. Nicola Dutto corre alla Dakar con l&rsquo;aiuto di tre &lsquo;ghost rider&rsquo;: Juli&aacute;n Villarrubia, Pablo Toral and Victor Rivera: un pilota lo precede e altri due lo seguono. La loro presenza &egrave; fondamentale considerando che in caso di necessit&agrave; Nicola non pu&ograve; mettere piede a terra.       

"L'importante nella vita &egrave; avere programmi, obiettivi. Se li hai, vivi; altrimenti sopravvivi. Bisogna guardare avanti, il passato &egrave; passato", dichiara il pilota paraplegico

Dakar 2019: il sogno di Nicola Dutto

        La Dakar &egrave; una competizione estenuante che ogni anno raduna centinaia di partecipanti, ognuno con la propria storia e le proprie motivazioni. Per molti essere al via &egrave; gi&agrave; il raggiungimento di un traguardo, altri puntano al podio, altri cercano di portare a termine la gara in totale solitudine, senza assistenza. E&rsquo; dal 2002 che un italiano non vince la Dakar: fu l&rsquo;indimenticato Fabrizio Meoni a portare sul gradino pi&ugrave; alto del podio la sua KTM. Il marchio austriaco da allora ha continuato a vincere, totalizzando diciassette successi consecutivi, ma gli italiani non hanno avuto altrettanta fortuna. Quest&rsquo;anno sono sette gli azzurri al via nella categoria riservata alle moto: Jacopo Cerutti (nella foto in apertura) e Maurizio Gerini&nbsp; su Husqvarna FR450 Rally, Mirko Pavan&nbsp;&nbsp;e Mirco Miotto su Beta RR430, Gabriele Minelli su KTM 450 Rally Factory Replica, Elio Aglioni su Husqvarna 450 FE e Nicola Dutto&nbsp;&nbsp;su KTM 450 EXC-F. Da segnalare che Mirco Miotto, Mirko Pavan fanno e Elio Aglioni corrono senza assistenza: ricambi ed effetti vengono trasportati dall&rsquo;organizzazione e ad ogni fine tappa al bivacco sono loro stessi ad occuparsi della moto e a marcare il road book per il giorno dopo.  JACOPO CERUTTI &ndash; Quattro volte campione italiano di Motorally, ha 29 anni ed &egrave; alla quarta Dakar: lo scorso anno ha concluso al 20&deg; posto ma primo degli italiani, mentre il suo miglior piazzamento &egrave; stato nel 2016, dove ha concluso al 12&deg; posto. Corre nella categoria Marathon, nella quale competono moto di serie. Corre sulla Husqvarna FR 450 Rally del team Solarys Racing. MAURIZIO GERINI &ndash; Compagno di squadra di Cerutti, 33 anni, ha militato nell&rsquo;enduro fino a due anni fa, quando ha conquistato il titolo italiano nel Motorally. La sua prima Dakar &egrave; stata nel 2018: ha concluso in ventiduesima posizione vincendo la categoria Marathon, un risultato che gli permette di essere considerato uno dei piloti italiani pi&ugrave; promettenti in questa competizione.  MIRKO PAVAN &ndash; Ha alle spalle una lunga esperienza di rally internazionali: dal Merzouga Rally alla Transanatolia. E&rsquo; al debutto nella Dakar. 33 anni di Treviso, &egrave; pluricampione italiano. Correr&agrave; nella categoria Marathon sulla Beta RR 430 del NSM Racing Team. MIRCO MIOTTO &ndash; Compagno di squadra di Mirko Pavan, ha 54 anni ed &egrave; alla sua quinta Dakar: ne ha disputate infatti tre in Africa e una in Sudamerica: il miglior risultato &egrave; stato il 55&deg; posto nel 2006. GABRIELE MINELLI - &nbsp;Toscano, ha vinto il Tuareg Rally ed il Rally dell&rsquo;Algeria nella sua categoria. &lsquo;Allievo&rsquo; di Fabrizio Meoni, con il quale ha condiviso diverse competizioni nel deserto ha debuttato alla Dakar lo scorso anno ma &egrave; stato costretto al ritiro per un problema tecnico. Correr&agrave; nella classe Marathon su una KTM 450 Rally Factory Replica del Pedrega Team. ELIO AGLIONI &ndash; 52 anni, lombardo, ha debuttato nei rally nel 2012, correndo nel Pharaons Rally e nel Abu Dhabi Desert Challenge. E&rsquo; alla sua prima Dakar e corre con una KTM Husqvarna 450 FE del team Agif Al Aviv. NICOLA DUTTO &ndash; E&rsquo; il primo pilota paraplegico a prendere parte alla Dakar. Cuneese, 48 anni, ha perso l&rsquo;uso delle gambe dopo un incidente nel 2010. Ha vinto il campionato di Spagna spagna Rally TT nel 2004 e nel 2006 e ha vinto l&rsquo;italiano Baja nel 2006 e nel 2009, mentre nel 2008 ha vinto il titolo europeo Baja assoluto e nella classe A3, replicando nella classe B3 nel 2000. Nel 2010 &egrave; stato protagonista di un terribile incidente, ma nel 2012 ha adattato la sua moto per guidarla con il solo uso delle mani &egrave; tornato a competere in moto al Baja Arag&oacute;n, che ha concluso al 24&deg; posto nonostante la rottura di un fusibile. Nel 2013 &egrave; il primo pilota paraplegico a competere nel Mondiale Desert Race e conclude 3&deg; nel Baja 1000 in Messico; nel 2015 chiude al quarto posto il Mondiale Baja, miglior pilota italiano. Nel 2017 corre il Rally Merzouga ed il Rally del Marocco, che gli permettono di maturare l&rsquo;esperienza per partecipare alla Dakar. Dutto si schiera con una KTM 450 EXC-F per il team Offroad Adventure Crew. &nbsp; &nbsp; &nbsp;       

Da Jacopo Cerutti, quattro volte campione italiano di Motorally al campione europeo Nicola Dutto, primo pilota paraplegico a prendere parte all'estenuante rally raid

Dakar 2019: gli italiani al via

        Il Voice di Roma, al quartiere Eur, ha ospitato la serata di presentazione del docu-film &ldquo;Traguardi &ndash; La forza invisibile&rdquo;, scritto e diretto dalla giornalista Fiammetta La Guidara, che racconta tre storie vere intrise di passione e di coraggio: quelle di tre piloti &ldquo;speciali&rdquo; - Nicola Dutto, Emiliano Malagoli e Alan Kempster. Divenuti &ldquo;diversamente abili&rdquo; dopo un incidente in moto, tornano a correre sulle due ruote e approdano a livelli internazionali. Malagoli e Kempster &ndash; entrambi amputati - si schiereranno infatti sabato 20 maggio sul circuito francese di Le Mans alla vigilia della MotoGP e Dutto &ndash; paraplegico - si sta preparando per disputare la prossima edizione della Dakar in Sud America. A tenere a battesimo la presentazione del documentario l&rsquo;attore Max Giusti, motociclista praticante (&egrave; arrivato al Voice in sella alle due ruote) e pilota amatore di motocross, nonch&eacute; amico di Nicola Dutto, e ha parlato anche a nome suo: il pilota piemontese, infatti, &egrave; rientrato proprio ieri sera dall&rsquo;Afriquia Merzouga Rally, dove &egrave; stato il primo pilota paraplegico a concludere l&rsquo;estenuante competizione. Presenti alla prima anche il pilota &ldquo;bionico&rdquo; Emiliano Malagoli, l&rsquo;ing. Silvio Manicardi, vicepresidente della Federazione Motociclistica Europea, che ha concesso il patrocinio al docu-film, il team manager del mondiale Superbike Genesio Bevilacqua e l&rsquo;ex pilota Michel Fabrizio, attuale team manager di Malagoli, nonch&eacute; Fabio Barone, presidente del Ferrari Owners&rsquo; Club Passione Rossa di Roma, che ha organizzato l&rsquo;evento, con un insolito connubio fra due e quattro ruote. Protagonista anche la Ducati vincitrice della Coppa del Mondo FIM Superstock 1000 nel 2014 con Davide Giugliano del team Althea, la prima moto ufficiale ad essere stata guidata da un pilota diversamente abile: la port&ograve; in pista Emiliano Malagoli alla fine della stagione. Max Giusti: &ldquo;La moto ti d&agrave; un senso di appartenenza&hellip;&rdquo; - &ldquo;Io sono tornato a correre in moto dopo trent&rsquo;anni, e il mondo avrebbe potuto anche farne a meno perch&eacute; vado piano, ma facendo l&rsquo;attore ho paura di farmi male&rdquo;, ha detto scherzando Max Giusti. &ldquo;Ma tengo a sottolineare che la moto &egrave; qualcosa di strano, ti d&agrave; un senso di appartenenza&hellip; a volta basta una maglietta con una scritta, con un numero, un amico che ti viene a vedere e ti tiene la tabella con i tempi e tu senti di avere gi&agrave; il tuo team mondiale.&nbsp; E&rsquo; un mondo di sacrifici, perch&eacute; l&rsquo;obiettivo &egrave; sempre quello di cercare di arrivare davanti a qualcun altro. Perch&eacute; &egrave; Sport con la &ldquo;S&rdquo; maiuscola", aggiunge Giusti. "In &ldquo;Traguardi&rdquo; sono stati messi insieme tre grandi talenti, tre grandi caratteri, tre grandi uomini, perch&eacute; un pilota &egrave; un atleta, ma &egrave; anche un uomo che si confronta tutti i giorni con la vita. &ldquo;Io ho visto il percorso di Nicola Dutto: quasi scientifico&rdquo;, spiega Max Giusti, che corre con i colori KTM, come il piemontese. &ldquo;Nicola vive e pensa come un pilota ufficiale e arriva dove fanno fatica altri piloti. Alla fine la disabilit&agrave; esiste solo nella nostra mente. L&rsquo;approccio di &lsquo;Traguardi&rsquo; &egrave; quello che dev&rsquo;essere sempre nella nostra vita: non esistono atleti normodotati e atleti disabili. Esistono atleti e ognuno si cimenta soprattutto con se stesso.  "I protagonisti di questo docu-film sono un esempio per tanti altri ma in maniera involontaria, perch&eacute; loro fanno quello che gli detta la passione. Ma se qualcuno di noi l&rsquo;esempio lo vuole cogliere, fa comunque bene a farlo&rdquo;, ha concluso Max Giusti. Emiliano Malagoli: &ldquo;Non ci avrei mai creduto&rdquo; - &ldquo;Se me lo avessero detto cinque anni fa non ci avrei mai creduto&rdquo;, ha detto Emiliano Malagoli, il pilota &lsquo;bionico&rsquo; fondatore della Onlus Di.Di. e che oggi &egrave; in partenza alla volta di Le Mans per disputare la prima gara internazionale riservata a piloti diversamente abili nel contesto della MotoGP. &ldquo;Quando sono tornato a correre io dopo l&rsquo;amputazione, mi sembrava gi&agrave; un sogno. Poi mi sono dato da fare per realizzare i sogni degli altri che erano nella mia situazione&hellip; e ora andiamo a Le Mans. Saremo in 31. Partiamo tutti motivati, ma alla fine non importer&agrave; il risultato&hellip; abbiamo gi&agrave; vinto!&rdquo; Fiammetta La Guidara: &ldquo;C&rsquo;&egrave; sempre una seconda opportunit&agrave;&rdquo; - &ldquo;Attraverso le storie meravigliose di questi tre piloti ho voluto lanciare un messaggio trasversale&rdquo;, ha dichiarato l&rsquo;autrice, giornalista da sempre impegnata nel motorsport, e &ldquo;voce&rdquo; nelle dirette televisive di campionati a due e quattro ruote. &ldquo;I tre protagonisti, infatti, sono motociclisti, ma se nel caso di Nicola, Emiliano e Alan tornare alla normalit&agrave; ha coinciso con il loro ritorno in moto &ndash; perch&eacute; &egrave; ci&ograve; che facevano &lsquo;prima&rsquo; &ndash; per altri ci saranno traguardi diversi da raggiungere. L&rsquo;essenziale &egrave; non voltarsi mai indietro. &ldquo;Il mio obiettivo &egrave; diffondere quanto pi&ugrave; possibile &ndash; gratuitamente &ndash; questo docu-film&rdquo;, aggiunge Fiammetta. &ldquo;Vorrei che venisse visto in tutti gli istituti di riabilitazione, nei centri protesi e ovunque c&rsquo;&egrave; qualcuno che soffre e che pensa che la propria vita sia finita. Perch&eacute; non &egrave; cos&igrave;. C&rsquo;&egrave; sempre una seconda opportunit&agrave;, e si deve avere la forza di trovarla in noi. &ldquo;La proiezione di questo documentario &egrave; stata anche l&rsquo;occasione per festeggiare un insolito connubio: il mondo delle quattro ruote, infatti, si lancia in una corsa di solidariet&agrave; per sostenere il motociclismo&rdquo;, dichiara La Guidara. &ldquo;La presentazione del documentario in programma al Voice &egrave; stata interamente sostenuta dal Ferrari Owners&rsquo; Club Passione Rossa, che &egrave; spesso impegnato in missioni sociali e che ha creduto fortemente nel progetto, condividendo con me l&rsquo;esigenza di divulgare quanto pi&ugrave; possibile il messaggio di coraggio che proviene da questi tre straordinari piloti&rdquo;. PROGRAMMAZIONE TV - Il docu-film sar&agrave; trasmesso su Automoto TV, canale 148 di SKY, con la seguente programmazione: venerd&igrave; 19 maggio h 20.30 sabato 20 maggio h 4.30 e 23.00 domenica 21 maggio h 14.00 Luned&igrave; 22 maggio h 6.30 e 13.00 Marted&igrave; 23 maggio h 7.00 e h 14.00 Mercoled&igrave; 24 maggio h 6.30 e h 13.30 Venerd&igrave; 26 maggio h 7.00 &nbsp;       

"L'approccio di 'Traguardi' &egrave; quello che dobbiamo avere ogni giorno: la disabilit&agrave; esiste solo nella nostra mente", dice l'attore-pilota. Gli orari TV per guardare il docu-film su AutomotoTV

"Traguardi", Max Giusti: "Il motociclismo è Sport con la 'S' maiuscola"

        Nicola Dutto, il primo pilota paraplegico ad essere tornato ai massimi livelli agonistici, ha annunciato l'organizzazione di Winter Wheels, competizione sulla neve in programma per il 14 gennaio a Pratonevoso, nel cuneese. La gara &egrave; aperta ai titolari di licenza elite, under 21, over 21 fuoristrada e territoriale rilasciata dalla Federazione Motociclistica Italiana appartenenti alle regioni Piemonte, Valle d&rsquo;Aosta, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. Il numero massimo di partecipanti ammessi &egrave; di sessanta, suddivisi in 40 moto e 20 quad.&nbsp; Possono prendere parte alla manifestazione motocicli tipo cross ed enduro senza alcuna limitazione di cilindrata. La categoria &egrave; unica.&nbsp; L&rsquo;uso degli pneumatici &egrave; libero (cross o omologato) purch&eacute; non chiodato. Per quanto riguarda i Quad, possono prendere parte alla manifestazione quadricicli targati e non, senza alcuna limitazione di cilindrata. La categoria &egrave; unica siano essi automatici o a marce. Anche qui l&rsquo;uso degli pneumatici &egrave; libero purch&eacute; non siano chiodati. Il costo dell&rsquo;iscrizione &egrave; fissato a &euro; 80,00, da inviare tramite bonifico bancario indicando i nomi dei piloti iscritti al Moto Club Vittorio Alfieri. Il programma prevede le verifiche amministrative e tecniche dalle 10 alle 12, le prove libere dalle 14 alle 15 (30 minuti per i&nbsp; quad e altrettanti per le moto). Dalle 16 alle 18 si svolgeranno le eliminatorie e le finali della classe Quad, seguite - dalle 19 alle 21 - dalle fasi eliminatorie e dalle finali per le moto, nonch&eacute; dalle premiazioni. Ulteriori informazioni sul sito ufficiale del pilota Nicola Dutto.        

Il pilota paraplegico organizza Winter Wheels per moto e quad. Appuntamento il 14 gennaio a Pratonevoso, nel cuneese

Nicola Dutto organizza una gara sulla neve per quad e moto

        &ldquo;Sono molto felice e soddisfatto di questa performance, la Vegas  to Reno &egrave; una competizione molto importante e sono contento di avervi  preso parte ma soprattutto di essere arrivato fino in fondo". Queste sono le prime parole di Nicola Dutto dopo aver completato l'estenuante competizione a stelle e strisce che si svolge in territorio americano. "Nonostante  le tante difficolt&agrave; affrontate nei due giorni di gara &egrave; un risultato  importantissimo per me essere arrivato fino in fondo e aver completato  il tracciato. Questa prestazione non fa che confermare le buone  sensazioni avute negli ultimi mesi e mi ha fatto capire che sono sulla  strada giusta. Gli ostacoli e le difficolt&agrave; di questo tracciato hanno  consentito di mettere alla prova la mia condizione atletica e l&rsquo;assetto  della moto. Ora non resta che proseguire su questa strada, continuare la  preparazione e verificare i miglioramenti nei prossimi impegni che mi  aspettano", conclude Dutto. Nella XX edizione della General Tire Vegas to Reno, competizione motoristica aperta a quad, moto, camion e auto che si svolge nel deserto del Nevada Nicola Dutto ha chiuso al 63&deg; posto su 111, ma soprattutto, si &egrave; piazzato 9&deg; su 19 nella categoria Iron Man, nella quale i piloti gareggiano da soli anzich&eacute; in team. La gara, che ha visto presentarsi ai nastri di partenza 160 piloti, si &egrave; svolta su un tracciato di 1.020 chilometri (622 miglia) nell&rsquo;inospitale e aspro scenario offerto dal deserto del Nevada, tra le citt&agrave; di Las Vegas e Reno. In sella alla sua KTM e supportato dal suo team e dalla moglie Elena, Dutto ha dovuto affrontare diverse difficolt&agrave; dovute soprattutto alla particolare natura del percorso di gara. Nel primo giorno il fondo sconnesso del tracciato ha causato un danno alla barra di ferro che regge lo schienale della sua due ruote speciale costringendolo a percorrere circa 40 miglia in equilibrio e facendogli perdere diverse posizioni. Il secondo giorno ha invece dovuto attendere per circa 15 minuti il suo Ghost Rider Julian Villarubbia che ha percorso circa 20 miglia senza la ruota posteriore a causa di una rottura. I due hanno dovuto attendere il cambio moto e ripartire. Dutto ha cos&igrave; dato prova una volta di pi&ugrave; delle sue indiscutibili abilit&agrave; di centauro terminando una gara difficilissima e realizzando un&rsquo;impresa che ha strabiliato gli avversari, gli organizzatori e gli addetti ai lavori. Il pilota originario di Cuneo era infatti l&rsquo;unico paraplegico a gareggiare tra i normodotati nonch&eacute; l&rsquo;unico europeo partecipante alla corsa. Nonostante le difficolt&agrave; Dutto &egrave; riuscito a portare a termine una corsa lunghissima e conosciuta per il suo insidioso tracciato. La prestazione alla Vegas To Reno ha dato ulteriori segnali positivi nella marcia di avvicinamento di Nicola alla pi&ugrave; grande sfida agonistica della sua carriera: la Dakar 2018. Nicola Dutto ha tenuto a ringraziare il team che lo segue nei suoi impegni agonistici &ndash; fra cui KTM Italia e la concessionaria Cava Motor &ndash; ma anche alla Federazione Spagnola di Motociclismo che gli consente   di presentarsi sempre alle gare concedendogli la licenza sportiva. Un tributo anche Bill Boyer,   leggenda del motocross Usa che ha fornito un importante apporto a   Nicola nella pianificazione della strategia di gara e della logistica e   che rappresenta un punto di riferimento fondamentale per le gare   disputate negli Stati Uniti. &nbsp;       

Il pilota paraplegico ha concluso al 9&deg; posto la General Tire Vegas to Reno: oltre 1.000 km di sterrato per la pi&ugrave; lunga gara off road americana. Un ottimo allenamento per la Dakar.

Storico traguardo per Nicola Dutto

        Si fa un gran parlare della lotta contro le discriminazioni verso chi gi&agrave; &egrave; alle prese con una disabilit&agrave;, ma poi di fatto ogni cosa che per i normodotati &egrave; facile pu&ograve; essere resa difficilissima per un portatore di handicap. Cos&igrave; la Federmoto aveva fra le sue fila un grande campione e lo ha fatto scappare in Spagna. Gli ha sospeso la licenza dopo che lui ha dimostrato di saper correre e di essere pi&ugrave; veloce di molti altri. Stiamo parlando di Nicola Dutto, il pilota divenuto paraplegico a seguito di un incidente in gara, e che &egrave; tornato a correre ai massimi livelli, piazzandosi addirittura in quarta posizione nella classifica 2015 del Mondiale Bajas. Un risultato incredibile. Eppure, di punto in bianco, la Federmoto ha sospeso le licenze per tutti i piloti paraplegici impedendogli di fatto di partecipare a gare nazionali e internazionali. Considerata la portata invalidante del provvedimento, il pilota cuneese confidava sul fatto che fosse fatta una riflessione sull&rsquo;eccellenza dei suoi successi internazionali e delle sue capacit&agrave; tecniche, in vista anche della sua partecipazione, come primo pilota paraplegico in moto, alla Dakar 2018. Ma la revoca della sospensione non &egrave; arrivata. Proprio perch&eacute; l&rsquo;FMI ha sempre collaborato e sostenuto Dutto, l&rsquo;atleta si &egrave; dichiarato dispiaciuto di essere stato costretto a rivolgersi ad una Federazione straniera e al contempo ha ringraziato pubblicamente la Federaci&ograve;n Espa&ntilde;ola de motociclismo (RFEM), la Federaci&ograve;n de Motociclismo de la Comunidad Valenciana (FMCV), il Club motociclista altiplano de Requena e, in particolar modo, Juli&agrave;n Villarrubia per la disponibilit&agrave;, la velocit&agrave; e il sostegno dimostrato in tutta la vicenda.       

Licenza sospesa dalla Federmoto per il pilota paraplegico della KTM Nicola Dutto. Ora corre con la Federazione Spagnola

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