        Brutta tegola per il team Red Bull KTM Factory Racing che alla vigilia del primo GP della stagione perde uno dei suoi tre piloti. Liam Everts, dopo aver conquistato il seocndo posto a Sommieres pochi giorni prima, &egrave; caduto mentre si allenava per il primo dei venti Gran Premi del 2024 ed &egrave; stato sottoposto a un'operazione per inserire una placca atta a ridurre la frattura gioved&igrave;.&nbsp;  Everts in azione sulla pista di Sommieres lo scorso fine settimana&nbsp; Everts out in Argentina, forse pronto per la Spagna Il diciannovenne avr&agrave; bisogno di un mese di convalescenza prima di poter tornare in sella alla sua moto e potrebbe essere al via della seconda gara dell'anno, in programma a fine marzo in Spagna sul tracciato di Intu Xanad&ugrave;. Harry Norton, Team Manager del Red Bull KTM Factory Racing: &ldquo;Notizie dure per Liam e il team, ma sappiamo tutti che questi intoppi possono accadere. L'operazione &egrave; andata bene e ora abbiamo bisogno di un periodo di quattro settimane affinch&eacute; si senta forte e possa usare al meglio la mano. L&rsquo;Argentina &egrave; out ma speriamo che il recupero vada secondo i piani e che Liam possa iniziare il suo campionato a Madrid.&rdquo;  Liam Everts in azione con la sua KTM SX250F       

A causa di un incidente mentre si allenava in Belgio, Liam Everts salter&agrave; il primo round della MXGP 2024, in programma a Villa La Angostura in Argentina il 10 marzo

MX2: Everts infortunato, salterà l’Argentina

        Dopo aver annunciato il rinnovo di Andrea Adamo, KTM ha confermato anche il secondo pilota in sella alla KTM 250 SX-F per il 2024. Il vincitore dello scorso Gran Premio di Germania e figlio del dieci volte Campione del Mondo Stefan, &egrave; attualmente quinto nella classifica della MX2.  Da sx: Antonio CAiuroli, Robert Jonas e Liam Everts Passato presente e futuro in anrancione per Everts&nbsp; Liam Everts: &ldquo;Sono davvero felice di estendere il mio contratto con KTM e di aver trovato una 'casa'. Sto lavorando davvero bene con la squadra e mi sono fatto strada verso la testa. I progressi che abbiamo fatto quest'anno sono stati molto buoni e molto belli e aver gi&agrave; vinto un GP &egrave; al di sopra delle aspettative. Ho fame di fare di pi&ugrave;. Continuare in arancione &egrave; quello che volevo e ora non vedo l'ora di vivere un altro paio di stagioni insieme".  Liam Everts in azione a Loket la scorsa settimana       

KTM ha annunciato l&rsquo;estensione del contratto pluriennale di Liam Everts. Il belga disputer&agrave; la sua terza stagione di mondiale assieme al compagno di squadra Andrea Adamo

MX2: Liam Everts e KTM ancora assieme

        Una domenica perfetta quella di Liam Everts (KTM) che alla sua seconda stagione completa in MX2 centra il primo successo iridato in carriera, diventando il terzo Everts, dopo il nonno Harry (26) e il padre Stefan (101) a vincere un Gran Premio.&nbsp;  La partenza di gara due con l'hole-shot di Everts davanti a Coenen che prender&agrave; il comando Lucas Coenen imprendibile in gara uno In gara uno il belga parte alle spalle di Lucas Coenen (Husqvarna), scattato primo al via e lotta con Ron Van De Moosdijk (Husqvarna) per il secondo posto, perdendolo dopo un giro e riconquistandolo dopo altri nove, chiudendo alle spalle del suo connazionale, al secondo successo di manche stagionale. Terzo un coriaceo Andrea Adamo (KTM), partito quarto davanti a Thibault Benistant (Yamaha) e costante per tutta la gara, approfittando nel finale di un errore di Van De Moosdijk, a terra nell&rsquo;ultimo giro e quinto dietro il francese sul traguardo.&nbsp;  La grinta di Lucas Coenen al comando in entrambe le manche La moto tradisce Lucas Coenen, Everts ringrazia In gara due &egrave; Everts a partire davanti a tutti ma Coenen lo passa subito; il ritmo del pilota Husqvarna &egrave; inarrivabile per i rivali ma nel corso dell&rsquo;undicesimo passaggio la sua moto si ammutolisce e lui deve dire addio alla possibile vittoria. Il testimone lo raccoglie Everts che fino a quel momento era secondo davanti ad Adamo, attardato perdendo tempo dietro Jago Geerts (Yamaha), mentre Benistant, partito pi&ugrave; arretrato riesce a raggiungere la terza posizione avendo la meglio sul compagno e su Van De Moosdijk.  Gara positiva perr Benistant, ora secondo in classifica iridata Podio da sogno per KTM, Adamo &egrave; in rosso! Sul podio Everts &egrave; primo davanti ad Adamo che conquista la tabella rossa con 13 punti di vantaggio su Benistant e 17 su Kay De Wolf (Husqvarna) protagonista di un weekend particolarmente difficile dopo un infortunio in allenamento ad una caviglia e due cadute tra sabato e domenica che ne hanno condizionato il rendimento. Geerts scivola in quinta posizione a 64 punto dall&rsquo;italiano, chiudendo il GP del rientro al nono posto. La lotta per il titolo della classe cadetta &egrave; affare di ben sei piloti, compreso Everts sesto, racchiusi nello spazio di 76 punti.  Il podio della MX2, da sx: Adamo, Everts e Benistant       

Liam Everts diventa il terzo della sua famiglia a vincere un Gran Premio, un vero e proprio caso nella storia del motocross. Adamo tabella rossa della MX2

Teutschenthal: un’altro Everts nella storia

        Malagrotta &egrave; un posto magico, dove tutto pu&ograve; succedere e la realt&agrave; alle volte supera l&rsquo;immaginazione, ecco allora che un duello, andato in scena una sola volta, nel lontano Motocross delle Nazioni del 2006 a Matterley Basin, torna ad essere di attualit&agrave;.  Cairoli al fianco di Liam Everts nello scatto pubblicato da pap&agrave; Stefan Everts-Cairoli: 23 titoli iridati in 4  Questa volta Antonio Cairoli, ormai team manager dello squadrone orange KTM, non si scontra con il dieci volte iridato Stefan, figlio di Harry, a sua volta campione del mondo 4 volte, ma con il figlio Liam che da quest&rsquo;anno insegue il suo primo iride al fianco di Andrea Adamo e Sasha Coenen nella squadra gestita dal siciliano. Tony che in moto ci va ancora spesso e volentieri e che ha molto da insegnare ai ragazzi del suo team, rientrato da Arco di Trento, ha passato una mattinata a provare le partenze col giovane belga, affinando quello che sempre pi&ugrave; &egrave; diventato un momento chiave della gara. Le immagini riprese da pap&agrave; Stefan ritraggono i due gomito a gomito sul rettilineo della pista romana, sotto lo sguardo attento ma divertito di Pit Beirer, in visita a Roma per un meeting con le squadre gestite da Cairoli e De Carli. Guarda qui il video della sfida  Nella storia di Everts, Pit Beirer scherza con i suoi ragazzi, affiancandoli sulla griglia di partenza di Malagrotta       

17 anni dopo l'ultima sfida in pista (MXdN di Matterley Basin 2006) Cairoli e Everts si ritrovano gomito a gomito al cancello di partenza di Malagrotta.

Cairoli-Everts: la sfida infinita

L'inedita sfida tra il 9 volte Campione del Mondo e il giovane Liam Everts ripresa da papà Stefan sulla pista di Malagrotta

Cairoli Vs Everts: chi vincerà? | IL VIDEO

        Figlio di un 4 volte Campione del Mondo (Harry Everts), Stefan conquista il suo primo titolo in 125 nel 1991 con la Suzuki gestita da Sylvain Geboerts che si innamor&ograve; del suo stile di guida unico vedendolo allenarsi con una piccola Honda, divenendo il pi&ugrave; giovane campione del mondo della storia del motocross.  In sella alla Suzuki Iridato con Suzuki, Kawasaki, Honda e Yamaha  Passeranno quattro stagioni prima che torni ad essere di nuovo iridato e questa volta sar&agrave; in 250 con Kawasaki nel 1995, subito prima di passare ad Honda, con la quale vincer&agrave; nuovamente in 250 nel &rsquo;96 e nel &rsquo;97. Arrivano anni difficili per Everts che fatica a gestire l&rsquo;enorme pressione che lo circonda. Nel 2000 l&rsquo;anno pi&ugrave; pesante con una sola gara disputata con la Husqvarna. Nel 2001 passa alla Yamaha con la quale scriver&agrave; le pagine pi&ugrave; belle della sua incredibile carriera e torna a vincere. Per lui &egrave; il quinto titolo, il primo in 500 e diventa il primo pilota ad aver vinto un iride con tutte le case giapponesi.  L'ultima gara in carriera ad Ern&eacute;e nel 2006 coincide con il 101&deg; successo in carriera Sei titoli consecutivi con Yamaha  Si ripete nel 2002, nel 2003, 2004, 2005 e infine nel 2006, raggiungendo quota 10 titoli e 101 vittorie iridate, record a tutt&rsquo;oggi imbattuto. Nel 2007 con grande scalpore lascia Yamaha rea di non avergli offerto una posizione alla sua altezza ed entra a far parte del progetto KTM come Team Manager e sviluppa i modelli che porteranno il marchio austriaco a dominare per oltre un decennio, tra i quali il 350 4t che Antonio Cairoli porter&agrave; al successo. Come team manager vince dal 2008 al 2015 ininterrottamente il titolo della MX2, prima di lanciarsi in una nuova avventura, acquistando il team Suzuki da Sylvain Geboerts, chiudendo un cerchio aperto 25 anni prima.  Nel 2015 inizia l'avventura da team owner in MXGP con Suzuki La vittoria pi&ugrave; importante contro la malaria  L&rsquo;avventura in giallo dura solamente due stagioni; nel 2018 contrae la malaria durante una gara di beneficienza in Africa e rischia di morire ma conquista la vittoria pi&ugrave; importante, risultando ad oggi l'unico belga sopravvissuto alla variante contratta e dopo un lungo calvario, il coma e l&rsquo;amputazione di numerose dita dei piedi riesce a venirne fuori. Oggi Stefan produce un apprezzato gin e segue la preparazione del figlio Liam che custodisce la sua pesante eredit&agrave;. Dal 2023 il terzo Everts ad aver partecipato ad un Gran Premio sar&agrave; pilota ufficiale KTM in MX2.&nbsp;  Liam Everts con l'iconico 72 sulla tabella della sua KTM       

Il 72 pi&ugrave; iconico della storia del motociclismo compie oggi 50 anni; i 10 titoli iridati, 5 titoli a squadre al Nazioni, uno alla Six Days di Enduro e i 101 successi conquistati lo collocano ancora al vertice delle classifiche di tutti i tempi.&nbsp;

Auguri a Stefan Everts: 50 anni e 10 mondiali

        Come ogni anno KTM e RedBull organizzano l&rsquo;incontro con la stampa, invitando giornalisti e addetti ai lavori a mangiare una buona pizza nel paddock in compagnia dei piloti ufficiali e dei vertici del Motorsport austriaco.  Simon Langenfelder con Davide De Carli, il team per il 2023 &egrave; confermato I team 2023 del gruppo KTM  Nell&rsquo;atmosfera informale del paddock, tra una fetta di margherita e una birra Pit Beirer prende il microfono e annuncia i team per il 2023. In GasGas (Team De Carli), rester&agrave; tutto invariato, con Simon Langenfelder in MX2, accanto a Jorge Prado e Mattia Guadagnini in MXGP. In Husqvarna nessun annuncio per quello che riguarda i piloti della 450 (peraltro assenti), mentre sembrano confermati i due piloti attuali, Roan Van De Moosdijk e Kay De Wolf, ai quali potrebbe affiancarsi Maxime Grau, oggi schierato nella EMX250.&nbsp;  Pit Beirer e Robert Jonass dialogano con i piloti del 2023, da sx Herlings, Everts, Vaille che andr&agrave; in America e Adamo Benvenuto Andrea, addio Tom, l'America lo attende  Le grosse novit&agrave; riguardano invece il team RedBull KTM, che vede confermato ovviamente Jeffrey Herlings (per la prima volta quest&rsquo;anno nel paddock) in MXGP e due nuovi piloti in MX2, con Andrea Adamo e Liam Everts a prendere il testimone del compianto Ren&egrave; Hofer, travolto questo inverno da una valanga e di Tom Vialle. Quest&rsquo;ultimo attraverser&agrave; l&rsquo;oceano per partecipare al campionato AMA di Supercross 250 e al Lucas Oil Pro Motocross 250. Il Mondiale MXGP perde quindi uno dei suoi pezzi pi&ugrave; pregiati; all&rsquo;origine della decisione, l&rsquo;obbligo di passare alla 450 in caso di vittoria del Mondiale 2022.  &nbsp;Il manubrio pi&ugrave; ambito del paddock sar&agrave; di&nbsp;Andrea Adamo&nbsp;nel 2023       

Meeting annuale del marchio austriaco che annuncia la formazione del team factory KTM nel Mondiale 2023. Il Mondiale di motocross dice addio ad un pezzo pregiato

MX2: KTM annuncia la line-up 2023

Al termine di una lunga stagione ricca di lotte interne con il compagno di squadra Raul Fernandez, a Valencia Remy Gardner &egrave; riuscito a laurearsi campione del mondo della Moto2 per una manciata di punti sul rivale. Il pilota australiano ha vissuto un 2021 da grande protagonista con i colori del team Ajo, vincendo cinque Gran Premio e salendo sul podio in altre sette occasioni, conquistando anche la piena fiducia di KTM, con cui passer&agrave; in MotoGP nella prossima annata.  Quella di Remy &egrave; un&#39;impresa importante anche e soprattutto per il cognome, visto che &egrave; riuscito a vincere il titolo proprio come accadde a suo padre Wayne nel 1987 (motivo per cui utilizza il numero 87 in gara). All&#39;epoca Gardner conquist&ograve; il titolo nella classe 500 con sette vittorie, ma i due australiani non sono i primi a raggiungere questo traguardo condiviso tra padre e figlio.    Loris Capirossi: &quot;Le 500 sono ancora le regine, vorrei guidare di nuovo la mia Honda&quot;  Roberts ed Everts, sulle orme dei padri   Restando nel contesto del Motomondiale, la prima famiglia a riuscire in questa impresa &egrave; stata quella dei Roberts: pap&agrave; Kenny ha infatti conquistato tre titoli mondiali consecutivi in 500 tra il 1978 ed il 1980, mentre Kenny Roberts Junior &egrave; salito sul tetto del mondo nella medesima categoria a distanza di vent&#39;anni, quando nel 2000 trionf&ograve; sulla Suzuki restando l&#39;ultimo pilota iridato con la Suzuki tra i prototipi fino allo scorso anno, in cui Joan Mir riusc&igrave; nella stessa impresa in MotoGP con la GSX-RR.  Passando all&#39;off-road, un&#39;altra famiglia vincente &egrave; quella degli Everts, con il padre Harry, quattro volte campione del mondo tra gli anni &#39;70 e l&#39;inizio degli anni &#39;80, e il figlio Stefan, diventato una vera e propria leggenda del motociclismo con i suoi dieci titoli iridati ottenuti tra gli anni &#39;90 e il 2007, anno del proprio ritiro dalle corse. Il pilota belga &egrave; stato inoltre il primo pilota a vincere il mondiale con tutte e quattro le Case giappionesi, prima di ricoprire il ruolo di responsabile sportivo del settore motocross per KTM. Quella degli Everts potrebbe diventare addirittura la prima famiglia a laurearsi campionessa con tre diverse generazioni, visto che il prossimo anno il giovanissimo Liam (figlio di Stefan) esordir&agrave; in MX2.  SBK, Fogarty: &quot;Non mi divertivo cos&igrave; dalla lotta tra Edwards e Bayliss&quot; 

Con la conquista de titolo in Moto2, Remy ha ripetuto l&#39;impresa compiuta da pap&agrave; Wayne in 500, ma non &egrave; la prima famiglia a riuscirci: ecco quali altri campioni delle due ruote hanno trionfato seguendo le orme del padre

Dalla famiglia Gardner ai Roberts: padri e figli sul tetto del mondo

        Se con Alex Puzar e il Team Rinaldi) la Suzuki torn&ograve; a vincere il titolo 250, il 15 luglio 1990, soltanto due settimane dopo arriv&ograve; a Wohlen, in Svizzera, anche il titolo 125. Dove la Casa di Hamamatsu non prevaleva dal 1984, l&rsquo;anno di Rinaldi. La Suzuki aveva deciso di abbandonare il Mondiale in forma ufficiale a fine 1983, ma aveva continuato a fornire materiale speciale al team di Rinaldi e poi dal 1989 al team gestito da Sylvain Geboers, fratello di Eric, che aveva organizzato una squadra (Team Bieffe Suzuki) assieme a Giuseppe Luongo schierando Dave Strijbos, Pedro Tragter e un giovanissimo Stefan Everts. L&rsquo;anno successivo, arriv&ograve; nel team lo statunitense Donny Schmit, che al primo anno in Europa vinse subito il titolo 125. Due anni pi&ugrave; tardi, Schmit conquist&ograve; il titolo 250 con la Yamaha di Rinaldi, e purtroppo ci ha lasciati a soltanto ventinove anni per una leucemia, lui che era tornato negli USA a fine &lsquo;94. Dal Minnesota, il biondo Donny era arrivato in Suzuki in quel 1990 come un outsider, ma all&rsquo;esordio iridato a Montevarchi il 22 aprile 1990 si present&ograve; con una splendida doppietta. Domin&ograve; l&rsquo;intera stagione rifilando al connazionale Bob Moore pi&ugrave; di 70 punti di distacco; terzo, il diciassettenne Everts. Kevin Schwantz, l'uomo simbolo della Suzuki Figlio d'arte  Prima di approdare al Mondiale, Stefan Everts non era certo uno sconosciuto, essendo figlio di Harry Everts, quatto volte iridato e anche lui personaggio di spicco nell&rsquo;albo d&rsquo;oro Suzuki. Il primo titolo, nel 1975, Harry lo vinse con la mitica austriaca Puch 250 con due carburatori, ma poi regal&ograve; alla Casa giapponese tre Mondiali 125 conse cutivi: 1979, 1980 e 1981. A raccontarci il passaggio di consegne in casa Suzuki tra gli Everts &egrave; proprio Stefan, recordman con 10 titoli mondiali. Il quale torna al 1987, quando a 14 anni era un pilota della categoria junior 125 in Belgio. &ldquo;Era inverno, mi stavo allenando con una Honda 125 sulla pista di Balen (Hondapark), Sylvain Geboers mi vide e rest&ograve; impressionato dalla mia guida&rdquo;. Sylvain Geboers da pilota aveva corso nei primi anni &rsquo;70 lottando al vertice in 250 da ufficiale Suzuki e poi da team manager per la Suzuki aveva vinto nel periodo &rsquo;82-&rsquo;83 due titoli in 125 con il fratello Eric e uno in 250 con Geoges Job&eacute;. &ldquo;S&igrave;, un grande personaggio. Quella sera stessa, Sylvain chiam&ograve; mio padre: &lsquo;Harry, faccio qualche telefonata &ndash; gli disse &ndash; voglio cercare una Suzuki per tuo figlio&rsquo;. Sylvain era ancora in stretto contatto con il quartier generale Suzuki, ma il suo non era pi&ugrave; team ufficiale perch&eacute; la Suzuki aveva fermato nel 1983 il programma relativo al Mondiale e per il 1988 non c&rsquo;era intenzione di rientrare, ma accettarono di supportarmi e mi inviarono dal Giappone due moto e i ricambi per la stagione. Il materiale e l moto arrivarono due giorni prima della mia prima gara in Belgio e fino ad allora mi ero allenato con una Honda 125&rdquo;.  Come and&ograve;? &ldquo;Partecipai alla gara del campionato belga con alle spalle soltanto un giorno di allenamento con la Suzuki e fu un disastro... non avevo esperienza con quella moto e feci due partenze pessime Nel corso di quell&rsquo;anno Sylvain Geboers e Giuseppe Luongo stavano organizzando un nuovo team per il 1989, con il supporto della Casa madre Suzuki, con cui Sylvain aveva sempre buoni rapporti, mentre Luongo aveva ottimi contatti con sponsor italiani; cos&igrave; nacque il Team Bieffe Suzuki. Venni selezionato come terzo pilota accanto a Strijbos e Tragter&rdquo;. Era il rilancio della Suzuki in 125. &ldquo;S&igrave;, io per&ograve; nel 1989 avevo soltanto 16 anni, ero l&igrave; per imparare e fare esperienza. Il primo anno ebbi qualche infortunio e finalmente a met&agrave; stagione firmai il primo podio, terzo a Dalecin in Cecoslovacchia. Anche il 1990 non and&ograve; molto bene ma verso fine stagione salii sul podio in Svizzera a Wohlen, quando il mio compagno Schmit vinse il titolo. Era un debuttante in Europa, non sapevamo chi fosse, ma vinse subito al primo anno!&rdquo;. Le vittorie  Poi arriv&ograve; il 1991, con il primo titolo. &ldquo;Ho grandi ricordi: vinsi la prima manche stagionale ad Arco di Trento: su quel terreno particolare, ghiaioso, ero velocissimo. In quel GP compresi di essere pronto per lottare per il titolo. Nei due GP successivi Schmit fu primo e io secondo, poi a Kaposvar (Ungheria) non mi aspettavo molto e invece firmai la pole e vinsi le due manche. Schmit si sent&igrave; sotto pressione e fece un errore in gara 2 e si infortun&ograve; a un polso e compromise la stagione. C&rsquo;era un altro statunitense, Moore sulla KTM, con cui combattere per il titolo, ma fui io a prevalere. Avevo 18 anni, ero il pi&ugrave; giovane pilota ad aver vinto un Mondiale&rdquo;. Per il 1992 ci furono tanti cambiamenti. &ldquo;Rinaldi pass&ograve; alla Yamaha, il Team Suzuki 125 si ferm&ograve; e la struttura di Sylvain Geboers pass&ograve; alla 250 e rinnovai con loro per due anni. In quel 1992 c&rsquo;era la formula delle tre manche ed era fondamentale la partenza. Vinsi il primo GP a Valkenswaard ma non mi ero ancora adattato a gestire la potenza della 250 in partenza. Restai in testa al campionato fino alla brutta caduta in Germania, dove in ospedale mi asportarono la milza. Anche nel 1993 continuarono i problemi nelle partenze e per questo discutevo con il team, alla fine persi tranquillit&agrave; e fiducia in me stesso. Quando devi combattere con un Greg Albertyn che nel 90% delle partenze &egrave; in testa &egrave; davvero dura e dopo continue discussioni con Sylvain decisi che non avrei continuato con loro, era il secondo anno che mancavo il titolo e quello fu il mio ultimo anno con Suzuki: a met&agrave; stagione 1993 parlai con il team manager Alec Wright e optai per il passaggio alla Kawasaki per l&rsquo;anno successivo&rdquo;. Nel frattempo in quel 1993 la Suzuki vinse il titolo con l&rsquo;olandese Tragter in 125 e nel Team Suzuki di Sylvain Geboers, nel 1994, arriv&ograve; il titolo 250 con il sudafricano Albertyn, al terzo trionfo iridato. Resta nella storia di Stefan Everts quel 1991 in Suzuki con il proprio primo titolo mondiale. &ldquo;Vincere il primo titolo &egrave; sempre qualcosa di speciale. Il mio apprezzamento per la chance che Sylvain mi diede &egrave; sempre altissimo. &Egrave; lui che mi vide girare quel giorno e mi port&ograve; al Mondiale, e la Suzuki &egrave; una parte speciale della mia storia: ho visto mio padre vincere l&rsquo;ultimo suo titolo (nel 1981) con la Suzuki e io dieci anni dopo ho vinto con la stessa Casa! Una splendida storia. Nel team di Sylvain ero come un figlio, per loro, ma a un certo punto era giusto trovare la mia strada&rdquo;.  Anni dopo, con dieci Mondiali da pilota e sette come manager del team KTM ufficiale MX2 (dal 2008 al 2015) sei tornato in Suzuki. &ldquo;A fine anno 2015 con Sylvain ci siamo riavvicinati nel paddock. La relazione con la KTM non era al top, certo non c&rsquo;era niente contro Pit (Beirer) o la dirigenza ma a un certo momento con il team e il pilota non c&rsquo;era pi&ugrave; il feeling. Parlai a lungo con Sylvain e lui aveva bisogno di un team manager, eravamo felici di fare questa avventura insieme. &Egrave; durata soltanto due anni e poi la Suzuki ha deciso di smettere. S&igrave;, &egrave; stata una cosa praticamente improvvisa. La mia visione di guidare un team e di arrivare i risultati era piuttosto diversa rispetto al management giapponese; noi volevamo i risultati, e non essere l&igrave; soltanto fare presenza. Nello sviluppo della moto in Giappone erano molto conservativi, ma nelle corse devi prenderti dei rischi, devi provarci e in quegli anni non lo hanno fatto. Quando hai una sfida devi combattere e spingere per il risultato&hellip; forse in quel momento non era il loro obiettivo&rdquo;. &Egrave; certo che si sente la mancanza di Suzuki nel Mondiale Motocross. &ldquo;Quello che so &egrave; che gi&agrave; a fine 1983 avevano smesso di correre senza preavviso e io ero l&igrave;, vidi la reazione di mio padre, che si ritrov&ograve; a piedi. Poi a me &egrave; capitato lo stesso e ho vissuto un periodo molto difficile. Avevamo lavorato giorno e notte per il team. Non so se e quando rientreranno... negli anni &rsquo;90 tornarono ma adesso non so cosa accadr&agrave;&rdquo;. In quei due anni c&rsquo;erano stati anche ottimi risultati con Jeremy Seewer in MX2 (due volte secondo nella classifica finale MX2 con cinque vittorie di GP), e in MXGP il GP Belgio vinto da Kevin Strijbos. &ldquo;Aggiungerei anche il primo podio di Jasikonis in Portogallo nel 2017, perch&eacute; Arminas non lo conosceva nessuno, per me &egrave; stata una grande soddisfazione. Nel giorno del successo di Strijbos a Lommel, Seewer fu secondo sul podio MX2 e Bas Vaessen primo nella gara dell&rsquo;europeo EMX2. Tre categorie e tre podi, un weekend fantastico... quel giorno avevamo il &lsquo;retro look 1992&rsquo; la livrea striata delle Suzuki di quell&rsquo;anno. Per me il lavoro stava soltanto partendo, con l&rsquo;obiettivo dei risultati, per il team qualcosa stava cambiando...&rdquo;. La storia della Suzuki, tra tradizione e famiglia       

Dieci anni dopo l&rsquo;ultimo titolo di pap&agrave; Harry, Stefan Everts conquist&ograve; il Mondiale della 125 con la Suzuki. Per l&rsquo;allora diciottenne belga fu l&rsquo;inizio dell&rsquo;epopea da record dei dieci trionfi iridati: "A loro devo tantissimo: quando Sylvain Geboers mi segnal&ograve; che avevo 14 anni, dal Giappone mi presero immediatamente e poco dopo mi lanciarono sul palcoscenico pi&ugrave; importante"

Motocross: Stefan Everts, nel nome del padre

Il quarto round del Campionato Britannico di Motocross ha visto scendere in pista, per la prima volta da tre a anni a questa parte, il dieci volte campione del mondo Stefan Everts che per l&rsquo;occasione &egrave; tornato a guidare una moto da cross dopo la grave infezione da malaria contratta nel 2018 e che per l&rsquo;occasione ha fatto un giro d&#39;onore sul mitico tracciato di Foxhill.  Una bella emozione   Raggiunto al telefono il mito del motocross belga ci ha confidato l&rsquo;emozione per il ritorno in sella: &ldquo;Sono davvero contento di essere tornato ufficialmente di nuovo in moto. Per me &egrave; stata una bella emozione, anche se si &egrave; trattato solo di fare un giro d&rsquo;onore, spero comunque di poter tornare a guidare sul serio in autunno.&rdquo;     A seguito degli strascichi della malattia contratta in Africa tre anni fa, durante un evento di beneficenza, ad Everts sono state amputate otto dita dei piedi dopo l&#39;infezione. La lotta contro la malaria &egrave; stata la sfida pi&ugrave; dura della sua vita, che ha comportato una lunga riabilitazione, non ancora portata comopletamente a termine ed una decina di interventi chirurgici che lo hanno salvato dal rischio di morire a causa della cancrena che si stava diffondendo in tutto il corpo. &ldquo;Quando tornai in Belgio la malattia prese il sopravvento velocemente ed io andai in coma. Al risveglio non ricordavo nulla ed il percorso fatto da quel giorno &egrave; stato lento e doloroso. In SIDI hanno fatto un paio di stivali adattati alla nuova forma dei miei piedi e cos&igrave; sono potuto tornare in sella.&rdquo;    Gioia di essere davanti ad un pubblico   Sabato, il figlio di Stefan, Liam, ha gareggiato a Foxhill in MX2, nella serie britannica, riportando un ottimo terzo posto in gara due ed il quarto posto di giornata, su una pista che ha visto il padre imporsi dal 1995 al 1997 nel mondiale e nel 1998 nel Motocross delle Nazioni. Stefan ha guidato la KTM250F che suo figlio Liam ha usato in gara e che schierer&agrave; nelle prove del primo round della EMX250 tra qualche giorno, sempre in Inghilterra ma questa volta a Matterley Basin. &quot;L&#39;organizzatore mi ha chiesto se potevo fare un giro d&rsquo;onore ed io ho accettato, perch&eacute; ho un legame speciale con questa pista e anche con i tifosi britannici. Non ero pi&ugrave; stato a Foxhill dal 1998 e poter tornare a guidare proprio l&igrave; &egrave; stato bellissimo. Non era la prima volta che risalivo in moto ma era la prima volta davanti al pubblico ed &egrave; stato emozionante, ora so che posso ritornare a divertirmi su due ruote.&rdquo;  Al via in Inghilterra EMX125 ed EMX250 

Tre anni dopo la malaria Stefan Everts &egrave; tornato a calcare una pista di motocross in sella ad una moto

Il ritorno in moto di Stefan Everts

        Vi avevamo dato la notizia prima prima delle vacanze di Natale: Stefan Everts, il pluricampione del mondo di motocross aveva contratto la malattia della malaria in un viaggio in Congo per una missione di beneficenza (leggi qui). La famiglia aveva chiesto il massimo riserbo, per concentrarsi sulle condizioni di Stefan Everts, e non si sono avute pi&ugrave; notizie. Fino a quando &egrave; arrivata la comunicazione che tutti aspettavamo: Stefan Everts ce l&rsquo;ha fatta. Ha vinto la sua gara pi&ugrave; impegnativa e importante, Stefan Everts, uscendo dal coma farmacologico, nel quale &egrave; stato indotto per dare al suo fisico la possibilit&agrave; di reagire. Dopo 14 giorni di come, il 46enne &egrave; stato risvegliato e dopo un breve periodo di ripresa, Stedan Everts ha raccontato la sua terribile vicenda. EVERTS: NON RIESCO A MUOVERE LE DITA - &ldquo;Il virus ha attaccato i miei organi come fegato e reni", ha detto Everts a MXLarge.com. "Con l&rsquo;aiuto dei farmaci, il sangue &lsquo;pulito&rsquo; doveva arrivare al curoe, quindi gli arti sono stati appena alimentati dal sangue. Non riesco ancora a muovere le dita, &egrave; ci&ograve; su cui devo lavorare ora. &nbsp;&ldquo;Ho pochi ricordi del mio risveglio&rdquo;, continua a spiegare Stefan Everts. &ldquo;Ho visto mio figlio con uno strano travestimento e sulle prime non ho nemmeno riconosciuto mia figlia piccola Miley in foto. Penso che siano state tutte le medicine che mi avevano dato per mettermi in coma&rdquo;. I postumi sono ancora presenti. Sembra che nell&rsquo;ospedale del Congo Stefan Everts abbia ricevuto i primi trattamenti, e che l&igrave; sia stato ferito alle corde vocali durante un intervento, motivo per il quale parla con difficolt&agrave;. &ldquo;I medici dicono che forse mi amputeranno i mignoli dei piedi, perch&eacute; sono virtualmente senza vita e non hanno ricevuto sangue per tutto il tempo della malattia. La decisione richieder&agrave; comunque dei mesi&rdquo;, conclude Everts. &nbsp;       

"Il virus ha attaccato i miei organi come fegato e reni. Forse mi amputeranno i mignoli dei piedi, perch&eacute; non hanno ricevuto sangue per tutto il tempo della malattia", spiega Everts

Stefan Everts ha vinto contro la malaria

        Stefan Everts, che con i suoi dieci titoli mondiali &egrave; il pilota pi&ugrave; titolato di sempre nella storia del Motocross, sta disputando la sua gara pi&ugrave; impegnativa. Attualmente &egrave; in coma farmacologico, all&rsquo;ospedale di Hasselt, in Belgio e le sue condizioni sono gravi: Everts, infatti, ha contratto la malaria lo scorso novembre, durante un evento benefico nella Repubblica del Congo. Il campione belga aveva partecipato alla "4 Ore di Lubumbashi&rdquo;, e aveva postato una sua foto che lo ritraeva felice, promuovendo il progetto. PER BENEFICENZA - &ldquo;Sono felice di dire che con la mia maglietta da gara abbiamo ottenuto 5.672 dollari in beneficenza per costruire scuole con il programma di Mikembo&rdquo;, scriveva Everts il 21 novembre sul suo profilo social. &ldquo;L&rsquo;Educazione, la Salute e la Protezione (tutte scritte con l&rsquo;iniziale maiuscola, ndr) dell&rsquo;ambiente sono i punti centrali&rdquo;, concludeva Everts, indicando il sito www.mikembo-mukini.org&rdquo;, che si occupa del programma umanitario. Purtroppo, per&ograve;, in quei giorni Everts ha contratto la malaria. E per contrastarla i medici dell&rsquo;ospedale belga hanno indotto il coma artificiale. La famiglia ha chiesto il massimo riserbo, per concentrarsi a pieno su Stefan, promettendo di fornire notizie non appena ve ne saranno. COME FAUSTO COPPI - L&rsquo;episodio ricorda quello che avvenne, nel lontano 1960, al campionissimo di ciclismo Fausto Coppi, che si era recato nell&rsquo;Alto Volta, attuale Burkina Faso, per partecipare ad una corsa e, rientrato in Italia, si ammal&ograve; di malaria. Com'&egrave; noto, Coppi mor&igrave; pochi giorni dopo. Quasi sessant&rsquo;anni dopo, in Africa si contrae ancora la malaria. Le ultime statistiche riportate dall&rsquo;OMS, relative al 2017, parlano di 91 Paesi in cui &egrave; ancora presente la malaria, con 216 milioni di casi e circa 445.000 decessi. L&rsquo;auspicio &egrave; che Stefan Everts non entri mai a far parte di queste statistiche. &nbsp;       

Il pluricampione del mondo di Motocross era andato in Congo per una missione di beneficenza. "Abbiamo raccolto 5.672 dollari per costruire nuove scuole", ha detto con orgoglio

Stefan Everts in coma: ha la malaria

Il rapporto tra Stefan Everts e Suzuki &egrave; iniziato nel 2016. Dopo appena due stagioni disputate, non si sa bene cosa succeder&agrave; alla squadra belga nel 2018. Perch&eacute; salvo improvvisi ripensamenti, sembra destinato a terminare l&rsquo;impegno ufficiale della Suzuki nel mondiale Motocross.&nbsp;&nbsp; Si chiude, quindi, una storia lunghissima: Everts aveva acquisito la squadra da Sylvain Geboers, leggendario manager delle RM ufficiali sin dagli anni &lsquo;80; dopo essere stato anche lui, pilota ufficiale della Suzuki. Questa squadra con sede in Belgio, e guidata quindi da stelle belghe del Cross, ha rappresentato la Suzuki nel Mondo per una trentina d&rsquo;anni. E ora ci si domanda se Everts riuscir&agrave; a portare avanti un team praticamente privato, considerando l&rsquo;enorme problema rappresentato dalla ricerca di sponsor disposti a suppprtare programmi di questo livello?&nbsp;&nbsp; &nbsp; L&rsquo;INIZIO - Era la fine del 2006, quando Stefan Everts dopo aver vinto il decimo titolo iridato (il sesto di fila con la Yamaha), aveva appena conquistato anche entrambe le manche del suo ultimo Nazioni, a Matterley Basin (Gran Bretagna): nella press conference di fine giornata annunci&ograve; il suo passaggio&nbsp;alla KTM come team manager della squadra ufficiale nel Mondiale. Fu un annuncio che fece scalpore, e fu anche l&rsquo;inizio della carriera di Everts come manager. Niente scrivania, ma tanto lavoro sul campo: a volte, anche in sella per i test. In quel ruolo Stefan Everts ha seguito piloti del calibro di Rattray, Musquin, Roczen e Herlings. E proprio il rapporto con Herlings ha forse indebolito il suo ruolo nella squadra KTM per la MX2 (dal 2010 il team MX1, poi MXGP, era gestito da Claudio De Carli). A fine 2014 Everts non era pi&ugrave; a capo della MX2, ma aveva assunto un ruolo di &ldquo;direttore&rdquo; del settore Cross sempre per conto della KTM, con particolare attenzione alle giovani leve. Fu un ruolo di ripiego, infatti gi&agrave; a met&agrave; 2015 si inizi&ograve; ad accostare il suo nome alla Suzuki. E in novembre arriv&ograve; l&rsquo;annuncio ufficiale: Everts, 42 anni, aveva raggiunto un accordo con Sylvain Geboers (lo storico manager Suzuki nel Cross andava in pensione) e rilev&ograve; il team ufficiale nel Mondiale. La squadra era diventata di sua propriet&agrave;. C&rsquo;era anche una bella storia da celebrare: Stefan tornava in Suzuki a 25 anni dal 1991, anno del suo primo titolo mondiale, in sella alla RM 125.&nbsp; &nbsp; SOSTEGNO GIAP - Il team Suzuki nel 2016 aveva perso gli sponsor Rockstar e Teka, ma con il pieno appoggio della Suzuki, quindi con il sostegno dal Giappone, Stefan ingaggi&ograve; il neozelandese Ben Townley (iridato MX2 nel 2004) di ritorno dagli USA per sostituire Clement Desalle che era passato in Kawasaki. Al suo fianco Everts piazz&ograve; l&rsquo;esperto belga Kevin Strijbos. C&rsquo;era anche un giovane spilungone lituano, voluto da Everts: Arminas Jasikonis.&nbsp;&nbsp; La stagione non fu esaltante, alla fine il migliore fu Strijbos, undicesimo in classifica finale (assente in quattro GP per infortunio) e vincitore a Lommel; Townley dopo due infortuni interruppe la carriera: chiuse diciottesimo, con sette GP disputati. Jasikonis inizi&ograve; a fare esperienza e chiuse ventiquattresimo. Nella MX2, Jeremy Seewer divenne la rivelazione della stagione, ma Herlings si rivel&ograve; imbattibile.&nbsp;&nbsp; Everts ha continuato a sperare in un main sponsor che non &egrave; arrivato neanche per la stagione appena conclusa. Stefan aveva puntato su Strijbos e Jasikonis. Ma il primo si &egrave; infortunato e ha saltato ben otto GP (classificandosi quattordicesimo) mentre Jasikonis ha dato spettacolo ma ha raccolto soltanto un podio (con il terzo posto ad Agueda); in classifica ha chiuso tredicesimo. Nella MX2 &egrave; andata molto meglio, con Seewer che ha lottato per il titolo con Jonass, ma alla fine &egrave; stato secondo (con cinque vittorie di GP). Il nuovo arrivato, l&rsquo;australiano Hunter Lawrence, &egrave; cresciuto molto nel corso della stagione al punto da vincere l&rsquo;ultimo GP, in Francia; in classifica finale ha chiuso nono, con tre podi. Poi &egrave; stato il migliore della 250 al Nazioni.&nbsp;&nbsp; &nbsp; QUALCOSA DI BUONO C&rsquo;E&rsquo; - Quindi le due stagioni di Stefan Everts alla guida del Team ufficiale Suzuki non sono state esaltanti, ma sono tutt&rsquo;altro che negative: gli va dato merito di aver portato giovani di talento come Jasikonis e Lawrence, per esempio. In pista e nel paddock la squadra si &egrave; sempre presentata ad altissimo livello, e c&rsquo;era un ottimo &ldquo;progetto giovani&rdquo; (vedi Zachary Pichon, il figlio di Mickael) seguito dal pap&agrave; di Stefan, il leggendario Harry, da tutti riconosciuto come uno dei migliori preparatori al mondo (basta pensare alla carriera fatta da Stefan). Ora &egrave; difficile capire che ne sar&agrave; di questa squadra professionale, con una struttura importante e un bagaglio di esperienza invidiabile. In un primo momento sembrava certo che Everts potesse continuare, almeno in MXGP, gestendo il team senza l&rsquo;appoggio ufficiale della casa (sempre la Suzuki), e forse c&rsquo;&egrave; ancora una speranza che questo possa accadere. Ma al momento non c&rsquo;&egrave; nessuna notizia da Lommel, dove il team ha la sua sede.&nbsp;&nbsp; Qualche notizia certa riguarda i piloti, cio&egrave; gli ex piloti del team di Everts: Jasikonis sembra destinato a salire su una Honda 450 (team Assomotor), mentre Lawrence ha annunciato un accordo con Geico Honda e sar&agrave; schierato nel nuovo team Honda (MX2) gestito da Livia Lancelot e supportato da Gariboldi. Il giovane Pichon dovrebbe essersi accasato in un team KTM.&nbsp;&nbsp; Per quanto riguarda Jeremy Seewer (vicecampione MX2 e destinato alla MXGP nel 2018 per limiti d&rsquo;et&agrave;) &egrave; in cerca di un team, anche se in tasca ha un contratto con Suzuki fino al 2019...  &nbsp; 

Senza supporto ufficiale il futuro del team &egrave; in dubbio. i piloti sono gi&agrave; in fuga &nbsp;

Suzuki, l&rsquo;enigma continua

Il top management della Suzuki, ad Hamamatsu, ha deciso di fermare il programma ufficiale nel Mondiale Motocross. Questa decisione ha riflessi immediati sull&rsquo;attivit&agrave; del suo team di riferimento, di propriet&agrave; della leggenda Stefan Everts, e del resto ha gi&agrave; avuto ripercussioni anche nell&rsquo;ambito americano dove a inizio settembre era cessata l&rsquo;attivit&agrave; del Team RCH di Ricky Carmichael e Carey Hart (non hanno trovato sponsor, e senza l&rsquo;appoggio della Casa &egrave; dura). Stefan Everts sta valutando se proseguire comunque l&rsquo;attivit&agrave; con la Suzuki, con un diverso trattamento tecnico, o magari cambiando marca. Ma potrebbe anche fermarsi del tutto. Vedremo. Intanto ha per&ograve; liberato i suoi piloti, gi&agrave; contrattualizzati per il 2018. E sono state proprio queste manovre, a far emergere i primi segnali della situazione.&nbsp;&nbsp; Nel weekend del Nazioni nel paddock si era parlato parecchio di uno strano fenomeno: i piloti del team &ndash; Arminas Jasikonis, Hunter Lawrence, Zachary Pichon, Jeremy Seewer &ndash; pur se gi&agrave; sotto contratto per il 2018, avevano iniziato a rivolgersi altrove. Questa fuga dal team di Everts era un segnale inequivocabile, in ogni caso sul finire della scorsa settimana sono arrivate dal Giappone le prime indiscrezioni, che sono poi le conferme a quanto si sospettava: la Suzuki intende fermare il progetto Mondiale Cross, almeno quello in forma ufficiale. La nuovissima 450 &egrave; comunque a disposizione dei team privati.&nbsp;&nbsp; Tra le due leggende del Motocross che la Suzuki aveva come rappresentanti delle proprie attivit&agrave; in USA e nel Mondiale, Ricky Carmichael ha scelto di chiudere e ora Stefan Everts deve decidere cosa fare.&nbsp;&nbsp; &nbsp; SE LA MOTO E LE CORSE SONO MARGINALI - La decisione del vertice dell&rsquo;azienda va messa in relazione a un cambio di strategie e di investimenti deciso ad Hamamatsu. Bisogna affrontare il problema del calo delle vendite di moto (sui mercati internazionali, pi&ugrave; che in Giappone), di conseguenza &egrave; in atto una riorganizzazione dei reparti strategici. C&rsquo;&egrave; la necessit&agrave; di riequilibrare i conti del comparto moto, e in Suzuki c&rsquo;&egrave; l&rsquo;abitudine di fermarsi e ripianificare, quando scattano segnali di allarme. Questa azienda ha fatto cos&igrave; spesso, in passato. Del resto basta valutare un passaggio del discorso programmatico per il 2017, con proiezioni verso il 2018, divulgato dal presidente di Suzuki Corporation, Toshihiro Suzuki, riguardo al comparto &ldquo;moto&rdquo;. Il passaggio &egrave; questo: &laquo;Nel corso dell&rsquo;anno il Gruppo &egrave; concentrato sulla riduzione delle spese e dei costi di produzione. Nel prosieguo, oltre a promuovere le vendite dei nuovi modelli, il Gruppo dovr&agrave; raggiungere una struttura redditizia attraverso delle riforme nella gestione&raquo;. Ecco: se non proprio tutto, qui ci sono molti dati su cui riflettere.&nbsp;&nbsp; Bisogna sottolineare la particolarit&agrave; della Suzuki: ad Hamamatsu si cerca di prevenire i problemi (cio&egrave; i conti che non quadrano pi&ugrave;) e non si aspetta che si presentino, magari in forme gravi. Perch&eacute; la caratteristica della Suzuki, da sempre, &egrave; l&rsquo;attenzione dei suoi manager a quanto riguarda bilanci e investimenti, ottimizzazione dei costi di produzione.&nbsp;&nbsp; Si dir&agrave; che questo accade in ogni azienda, ed &egrave; vero, per&ograve; la Suzuki &egrave; diversa; lo &egrave;, per esempio, anche dalle sue tre &ldquo;sorelle&rdquo; nipponiche, cos&igrave; come rispetto alle aziende italiane. E c&rsquo;&egrave; un perch&eacute;, riassumibile in quattro punti.&nbsp;&nbsp; Per prima cosa, Suzuki Corporation &egrave; un gigante (cio&egrave; una multinazionale da oltre 15.000 dipendenti, con sedi e impianti produttivi sparsi in varie zone del mondo) che viene gestito in modo quasi familiare.&nbsp;&nbsp;  CHI DECIDE - A capo di tutto non c&rsquo;&egrave; un vero e proprio consiglio, ma la famiglia Suzuki. Ci sono gli azionisti, certo; ci sono anche i consiglieri. Ma a gestire l&rsquo;azienda c&rsquo;&egrave; stato sempre un uomo che porta il nome del fondatore, cio&egrave; Suzuki. Non soltanto: il consigliere di riferimento, che ad Hamamatsu definiscono &ldquo;supremo&rdquo;, &egrave; l&rsquo;ottuagenario e carismatico Osamu Suzuki, che ha lasciato l&rsquo;incarico di presidente a Toshihiro Suzuki, suo figlio, ma per carisma e competenza &egrave; ancora presente in ogni aspetto dell&rsquo;azienda. Osamu Suzuki &egrave; una leggenda nel mondo industriale giapponese, per la maniera in cui ha rilanciato l&rsquo;azienda negli anni &lsquo;90, ristrutturando il comparto auto.&nbsp;&nbsp; Il secondo punto riguarda le priorit&agrave;: Suzuki Corporation produce molte cose, ma &egrave; fondamentalmente un&rsquo;azienda di automobili. Questo va sempre tenuto bene a mente.&nbsp;&nbsp; Il terzo punto &egrave; che ad Hamamatsu non viene trasmessa ai manager la cultura del racing motociclistico, ma quella della finanza. Anche se pu&ograve; sembrare strano, vista la lunga e gloriosa storia della Suzuki nel mondo delle corse, gli uomini che prendono le decisioni non vengono formati nelle corse, non sono ingegneri motoristi o telaisti. Sono manager, economisti, esperti di finanza: si occupano di bilanci e di ottimizzazione del lavoro dei reparti produttivi, e il top management &ndash; cio&egrave; la famiglia Suzuki &ndash; chiede loro di produrre con la migliore qualit&agrave; possibile ma al minor costo possibile. Quindi questi manager agiscono in modo pi&ugrave; distaccato, rispetto per esempio a quanto non accada in Honda e Yamaha, ma anche in Ducati, Aprilia e KTM, dove al vertice lavorano ingegneri che amano le corse, e quasi sempre vi hanno vissuto, in questo ambito.&nbsp;&nbsp; Il quarto punto &egrave; legato al terzo: il reparto corse della Suzuki non &egrave; enorme, e l&rsquo;attivit&agrave; non &egrave; ben strutturata, come accade nelle aziende rivali, sopracitate. In Suzuki il reparto corse motociclistico &egrave; un ambiente quasi carbonaro, infatti si lavora all&rsquo;ombra del settore produzione; nel racing viene quindi impiegato un numero di persone ridotto, rispetto ad altre aziende concorrenti: spesso questi tecnici vengono poi dalla produzione. Gli ingegneri appassionati di corse sono pochi, anche se sono irriducibili fanatici che si inventano di tutto per combattere con ogni energia, e ogni Yen disponibile. Va da s&eacute;, quindi, che il racing &ldquo;moto&rdquo; non possa permettersi certi budget.&nbsp;&nbsp; &nbsp; IL SISTEMA DELLE CORSE APPALTATE - Il comparto auto della Suzuki &egrave; in attivo, questa &egrave; la cosa che conta per l&rsquo;azienda. E lo &egrave; grazie alle ristrutturazioni e alle ottimizzazioni, volute e gestite dal leggendario Osamu Suzuki. Il comparto moto resta forte e prestigioso, ma adesso necessita di qualche correzione: bisogna dare una nuova proporzione agli investimenti nelle corse, insomma. La vetrina pi&ugrave; importante &egrave; la MotoGP, settore in cui la Suzuki corre con le sue sole forze: non ha, perch&eacute; non li vuole, grandi sponsor. Suzuki vuole che emerga l&rsquo;immagine dell&rsquo;azienda, per promuovere il suo marchio e la sua tecnologia. Questo dimostra la solidit&agrave; dell&rsquo;azienda, anche se contrasta con la decisione di fermare il progetto Motocross. Il costo per il Motocross &egrave; una goccia, nel mare rappresentato dalle spese necessarie per il progetto MotoGP. E se un management pu&ograve; permettersi di affrontare, con le sue sole forze, le spese pazze (ed enormi) della MotoGP, come pu&ograve; preoccuparsi dei budget richiesti dal Motocross?&nbsp;&nbsp; In attesa di scoprire la risposta, va aggiunto che la struttura logistica &egrave; esterna, essendo di Stefan Everts, quindi i costi sono ancora minori. E a questo punto &egrave; utile sottolineare il sistema Suzuki, per quanto riguarda le corse.&nbsp;&nbsp; La MotoGP &egrave; la sola categoria in cui la Suzuki corre in prima persona, cio&egrave; con la sua struttura interna. Per tutto il resto, si affida a strutture esterne (ma sempre strettamente legate alla fabbrica) a cui affida il materiale pi&ugrave; ingegneri del reparto corse. &Egrave; il caso del Team Everts nel mondiale Cross, il Team di Carmichael in USA, il Team Yoshimura nella 8 Ore di Suzuka e in gare della SBK, il Team SERT nell&rsquo;Endurance, oppure la struttura inglese per il BSB Superbike.&nbsp;&nbsp; I motivi per cui &egrave; stato fermato il programma nel Motocross possono essere cos&igrave; tanti, e cos&igrave; vari, che &egrave; difficile capire veramente la logica. &Egrave; possibile che l&rsquo;azienda voglia investire in altri settori, come per esempio la Superbike o l&rsquo;Endurance. O semplicemente, il comparto moto deve fare quadrare i conti e cos&igrave; viene fermato tutto ci&ograve; che non &egrave; MotoGP.&nbsp;&nbsp; &nbsp; LA SUZUKI, OGNI TANTO, LO FA&hellip; - E&rsquo; probabile che lo stop sia temporaneo. Lo dice la storia della Suzuki. La Casa di Hamamatsu ha gi&agrave; preso decisioni simili, in passato, anche in modo clamoroso. Valgono due esempi, su tutti: uno riguardo al Motocross datato 1983, l&rsquo;altro coinvolge la MotoGP e risale al 2012.&nbsp;&nbsp; Nel 1983 venne fermato il programma del Mondiale Motocross, e la sorpresa fu grande perch&eacute; in quel periodo la Suzuki stava dominando. Cos&igrave; Michele Rinaldi si trov&ograve; a piedi: decise di fare un team in proprio, us&ograve; nel 1984 le moto dell&rsquo;anno precedente, e vinse il titolo! Il motivo? Nei dieci anni precedenti la Suzuki, avendo dominato, aveva costruito una moto cos&igrave; buona che era rimasta all&rsquo;avanguardia anche quando l&rsquo;azienda ha smesso di svilupparla.&nbsp;&nbsp; &nbsp;Nel 2012 il vertice della Suzuki, all&rsquo;improvviso, blocc&ograve; l&rsquo;attivit&agrave; nella MotoGP. Categoria di cui la Suzuki aveva fatto parte sin dall&rsquo;esordio, cio&egrave; dal 2002, dopo che aveva corso per 30 anni in 500. Va detto che per&ograve; in quel caso venne mantenuto ci&ograve; che venne annunciato: cio&egrave; un ritorno in grande stile e in tempi brevi, dopo una necessaria riorganizzazione. Ed &egrave; stato cos&igrave;: la Suzuki &egrave; tornata nella classe regina nel 2015, con un progetto completamente nuovo, sia dal punto di vista tecnico che dell&rsquo;organizzazione e della logistica.&nbsp;&nbsp; &nbsp; 

Con una decisione improvvisa, la Suzuki ha fermato il programma nel mondiale. Carmichael ha gi&agrave; chiuso il suo team. ora si attende la mossa di Everts &nbsp;

Suzuki shock: l&rsquo;ultimo salto

        Stefan Everts ha vinto dieci titoli mondiali e 101 Gran Premi e si &egrave; affermato per cinque volte nel Motocross delle Nazioni. Nel Supercross americano, invece, la leggenda &egrave; Ricky Carmichael, che non a caso &egrave; stato soprannominato &ldquo;The GOAT&rdquo;, ovvero The Greatest of All Times: il pi&ugrave; grande di tutti i tempi. Del resto, ha conquistato sette volte il titolo AMA Motocross 450 e 5 volte l&rsquo;AMA Supercross 450, e ha vinto il Motocross delle nazioni nel 2000, nel 2005 e nel 2007. E proprio alla prossima edizione del Motocross delle Nazioni Carmichael e Everts saranno presenti insieme. Questa volta come spettatori. Ad annunciarlo &egrave; Youthstream, che organizza l&rsquo;evento internazionale, oltre a tutto il Mondiale di Motocross. Il Motocross delle Nazioni sar&agrave; nel weekend del 30 settembre/1&deg; ottobre sul circuito inglese di Matterley Basin. &ldquo;Quando ho corso l&igrave; nel 2006, mi sono trovato davanti al pubblico pi&ugrave; numeroso che avessi mai visto in Europa&rdquo;, ha detto Everts. &ldquo;E&rsquo; sempre bello tornare a Matterley Basin perch&eacute; &egrave; uno dei circuiti pi&ugrave; belli, insieme a quello dell&rsquo;Argentina. Vedi tutta la pista, che &egrave; spettacolare per il pubblico ma anche per i team. Sar&agrave; interessante vedere come andr&agrave;. Abbiamo piloti completamente diversi rispetto al mio ultimo round, e sono curioso di vedere anche il pubblico, speriamo che sia numeroso come allora&rdquo;. ATTESI GLI HOT LAP - Per Carmichael sar&agrave; il primo Motocross delle Nazioni degli ultimi dieci anni. &ldquo;Sono molto emozionato di tornare. La mia ultima gara al Nazioni &egrave; stata nel 2007&rdquo;, dice Carmichael. &ldquo;E mi fa piacere tornare nel Regno Unito. E&rsquo; sempre molto divertente. Sono molto emozionato all&rsquo;idea di vedere tutti i fan e di passare del tempo con loro, e forse fare qualche hot lap con Stefan Everts per tutti i fan. Dovrebbe essere molto divertente. Non vedo l&rsquo;ora&rdquo;. Se avete in programma di andare al Motocross delle Nazioni, dunque, non meravigliatevi se vi imbatterete in migliaia di spettatori, e se vedrete l&rsquo;americano Carmichael e il belga Everts insieme: staranno sicuramente chiacchierando dei vecchi tempi mentre guarderanno le gare, proprio come tutti gli altri appassionati.       

Le due leggende delle ruote artigliate saranno spettatori d'eccezione nel weekend del 1&deg; ottobre a Matterley Basin. Attesa un'esibizione in pista dei due campioni

Everts e Carmichael al Motocross delle Nazioni

Antonio Cairoli mostra l&rsquo;orgoglio che pu&ograve; e deve legittimamente sfoggiare, dopo una stagione come quella del nono Mondiale. E dopo essere riemerso, mettendosi alle spalle i guai delle ultime due stagioni. Ha faticato, lavorato. E dopo aver messo al sicuro il risultato, parla da campione. Non si nasconde, dice quello che pensa. &nbsp; &nbsp; &laquo;Quest&rsquo;anno certo non partivo come favorito, anzi tanti dicevano che non avrei pi&ugrave; vinto, perch&eacute; comincio a essere vecchio. Questa vittoria &egrave; anche per loro. Le parole degli scettici non hanno fatto che motivarci ancora di pi&ugrave;. Io e la mia squadra. Per me contava soltanto che KTM e la mia squadra credessero in me, e abbiamo lavorato come non mai, tutti assieme, per tornare a vincere&raquo;. &nbsp;  Che bilancio si pu&ograve; fare?&nbsp; &laquo;E&rsquo; stata la mia prima stagione intera con la 450, e siamo crsciuti molto: sono molto contento per la maniera in cui abbiamo sviluppato la moto. Questa &egrave; stata una delle mie migliori annate. Dopo circa 15 anni di Gran Premi sono molto orgoglioso e sono convinto che possiamo ancora progredire. Non si vince un Mondiale soltanto perch&eacute; sei fortunato: vinci soltanto se lo meriti. Una stagione di motocross non &egrave; affatto semplice, anzi, &egrave; molto difficile essere regolari; ma essere consistenti &egrave; proprio quello che conta, ed &egrave; quello che paga in ottica campionato&raquo;. &nbsp;  Leggi l&rsquo;articolo completo sulle pagine dedicate al campione siciliano pubblicato sull&rsquo;ultimo numero di Motosprint, in edicola fino al 18 settembre. 

Il siciliano, al nono titolo mondiale, scrive un&rsquo;altra pagina di storia del motociclismo italiano. Ora &egrave; come Valentino Rossi e non vuole fermarsi: &ldquo;Il prossimo obiettivo &egrave; fare dieci, proprio come Stefan Everts&rdquo;

Tony Cairoli non finisce mai: ora &ldquo;punta&rdquo; Stefan Everts

Sabato scorso a Balen, in Belgio, si &egrave; svolta la quarta edizione della "Tree Planting Action", ovvero l'iniziativa di piantagione di nuovi alberi fortemente voluta dagli ex campioni del mondo di Motocross Eric Geboers, Joel Smets e Stefan Everts, con il sostegno della Federazione Motociclistica Belga e della Comunit&agrave; di Motocross delle Fiandre, per dare vita alla quarta "Motocross CO2 Forest".  Con questa iniziativa la community del Motocross intende compensare le emissioni di CO2 causate dall'attivit&agrave; sportiva, a conferma della loro preoccupazione per l'impatto ambientale del Motocross sul cambiamento climatico.    Attraverso questa messa a dimora di alberi, la community del Motocross vuole anche ricordare ai politici fiamminghi le promesse di trovare nuove location per sviluppare altri circuiti di motocross. Nonostante il gran numero di campioni di questa disciplina che vivono nelle Fiandre, infatti, qui ci sono soltanto quattro piste per l'allenamento.  Nella citt&agrave; di Balen gli ex campioni del mondo hanno potuto consegnare al Ministro dell'Ambiente fiammingo, signora Joke Schauvliege, un assegno che rappresenta simbolicamente i 30.089 alberi piantati negli ultimi quattro anni. Queste piantagioni sono avvenuti in collaborazione con l'associazione ambientale delle Fiandre "Bos+".  Presenti anche diversi politici di tutti i partiti, che hanno partecipato insieme ai piloti e agli appassionati di motocross alla piantagione dei nuovi alberi.  Fiammetta La Guidara

In Belgio, la piantagione di nuovi alberi con gli iridati di Motocross Geboers, Smets e Everts. Ben 30.089 alberi piantati negli ultimi quattro anni

Le foreste del Motocross

Il dieci volte iridato nel motocross Stefan Everts &egrave; il&nbsp; nuovo Team Principal della squadra ufficiale di Motocross 2016. Per celebrare il momento Suzuki ha realizzato un video, girato al quartier generale del Geboers Racing di Lommel, in Belgio. Nel video c'&egrave; l'intervista con Everts, con Geboers e con il padre di Everts, che pure si &egrave; laureato campione del mondo con Suzuki.    Stefan Everts, 42 anni, ha rilevato il suo attuale ruolo da Sylvain Geboers la settimana scorsa e guider&agrave; il team ufficiale di MXGP e MX2 nei prossimi mondiali di motocross.  Stefan Everts &egrave; il pilota pi&ugrave; vittorioso al mondo nel Motocross, con dieci titoli conquistati nelle classi 125, 250, 500 e MX1. Ha iniziato a correre all'et&agrave; di quattro anni ed &egrave; stata la seconda persona, dopo Eric Geboers, a diventare "Mr 875 c" vincendo il titolo in tutte e tre le classi. Nella sua carriera, che &egrave; durata 15 anni (si &egrave; ritirato el 2006) ha accumulato un totale di 101 vittorie nei GP. Il suo primo titolo &egrave; arrivato nel 1991, con Suzuki, a 18 anni.

Il pilota di Motocross pi&ugrave; vittorioso al mondo con i suoi 10 titoli mondiali &egrave; diventato il Team Principal di Suzuki. Succede a Sylvain Geboers

Stefan Everts Team Principal Suzuki

Per gli appassionati delle ruote artigliate - e non solo - un video d'annata: correva il 1991 e il regista TV Mauro Valentinuzzi, allora nelle vesti di videoperatore, seguiva il mondiale di motocross.  Quell'anno nella classe 125 vinse un "certo" Stefan Everts. Era solo l'inizio di una lunga striscia vincente: nelle stagioni successive Everts pass&ograve; anche di categoria e continu&ograve; a vincere e tuttora &egrave; imbattuto, con il record di dieci titoli mondiali e 101 vittorie nei Gran Premi.  Ecco il video che ripercorre la prima stagione d'oro di Stefan Everts.   Stefan Everts - 125 World Motocross Championships 1991 from VM News on Vimeo.

Il video con le immagini inedite del mondiale di Motocross 1991: quell'anno in 125 Stefan Everts vinse il primo dei suoi dieci titoli mondiali

Amarcord: Stefan Everts

Con un&rsquo;incredibile caduta in sella ad un minicross di 85cc in una manifestazione di beneficenza si conclude anzitempo e amaramente la stagione 2014 di Jeffrey Herlings. Si parla di una frattura di un femore. Per Herlings, due volte iridato MX2, e leader della classifica provvisoria MX2 con ben 145 punti di vantaggio sul secondo (il suo compagno di squadra Tixier), anche se al momento non sono noti i dettagli dell&rsquo;infortunio e i possibili tempi di recupero, se sar&agrave; confermata una lesione alla gamba, c'&egrave; il rischio di dover rinviare la conquista del terzo mondiale.  Il suo infortunio nella MX2 scatener&agrave; la lotta per un titolo che sembrava gi&agrave; assegnato.  Con quattro GP al termine del campionato i punti in palio sono 200 e si riaprono le possibilit&agrave; per tre francesi: Jordi Tixier, Romain Febvre e Dylan Ferrandis, attualmente secondo, terzo e quarto in classifica, chiusi in cinquanta punti. Paradossalmente, togliendosi punti a vicenda, potrebbero favorire lo stesso Herlings.  Ironia della sorte, Herlings era ospite nell&rsquo;evento organizzato per beneficenza ogni anno dal suo team manager Stefan Everts, la &lsquo;Everts &amp; Friends&rsquo;, che alla sua nona edizione, si tiene nel luned&igrave;, festivo in Belgio, 21 luglio, e non in sella alla &lsquo;sua&rsquo; KTM 250 ma ad una piccola KTM 85.  Nella stessa manifestazione, infortunio anche per il bulgaro Petar Petrov, attualmente undicesimo in classifica di campionato mondiale MX2: frattura di una clavicola. A Jeffrey e Petar gli auguri di Motosprint per una pronta guarigione.  Nella foto Jeffrey Herlings con il team manager Stefan Everts  Stefano Taglioni

Il due volte iridato si &egrave; procurato la frattura di un femore all'evento di beneficenza organizzato dal suo team manager Stefan Everts

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