        I piloti restano sempre piloti, anche dopo il loro ritiro e Manuel Poggiali, dopo una carriera fulminea e vittoriosa, sfrutta alcune delle sue doti da pilota per aiutare il team Ducati e Gresini in MotoGP. La sua &egrave; stata un traiettoria sportiva singolare, con due titoli vinti molto presto, uno in 125 e l&rsquo;altro in 250, e poi il ritiro avvenuto a soli 25 anni, quando avrebbe ancora potuto fare grandi cose. Appuntamento al parco chiuso con Manuel Poggiali  Classe 1983, di San Marino, Manuel mi ha raccontato tutta la sua storia. A partire dagli inizi, quando scopr&igrave; per la prima volta le minimoto, passando per gli avversari e le soddisfazioni, fino al momento sofferto del ritiro e alla sua attuale nuova vita nel paddock. Questo e molto altro lo potete ascoltare nel mio podcast &ldquo;Appuntamento al parco chiuso&rdquo; che trovate qui sotto: strapi:podcast:8 Calendario MotoGP 2024       

Il sammarinese lo troviamo anche quest&rsquo;anno nel Mondiale, coach di Ducati e Gresini, e ha rivissuto la sua storia dal suo unico punto di vista

Podcast, Manuel Poggiali ci racconta la sua storia

        Non &egrave; solo il mercato di piloti e capotecnici ad evolversi in queste settimane, perch&eacute; in MotoGP &ndash; e non solo &ndash; un altro ruolo molto importante &egrave; quello del coach, con alcune figure pronte &ndash; o quasi a cambiare casacca in vista della prossima stagione.&nbsp;E&rsquo; il caso ad esempio di Manuel Poggiali, il cui ruolo di coach all&rsquo;interno del team Gresini ha assunto maggiore valore gara dopo gara, tanto che gi&agrave; al termine della stagione scorsa Enea Bastianini lo avrebbe voluto con s&eacute; nel team ufficiale. Un trasferimento non andato in porto, che potrebbe per&ograve; concretizzarsi in vista della prossima stagione. Sabbatani nuova risorsa Pramac  Il team Ducati ufficiali infatti ha ribadito il proprio interesse nei confronti del due volte campione del mondo, che questa volta sembra molto pi&ugrave; propenso ad accettare, spinto anche dalla forte volont&agrave; di Gigi Dall&rsquo;Igna di averlo con s&eacute;. In caso l&rsquo;operazione si concretizzasse Poggiali cambierebbe dunque casacca, pur continuando a lavorare parzialmente anche per Gresini.&nbsp;Restando in orbita Ducati anche il team Pramac &egrave; pronto a munirsi di un nuovo coach, gi&agrave; presente nel paddock MotoGP. Parliamo di Max Sabbatani, attualmente colonna portante del team Snipers dopo una carriera trascorsa soprattutto in 125. Un uomo di esperienza al servizio di Franco Morbidelli e Jorge Martin, in attesa di capire quale sar&agrave; l&rsquo;esito della stagione in corso. GP Thailandia, Marquez: "Non ho la fiducia che serve per andare al limite"       

Manuel Poggiali vicini al passaggio nel team ufficiale, per assistere nel 2024 Bagnaia e Bastianini, mentre Jorge Martin e Franco Morbidelli potranno contare su Max Sabbatani

MotoGP: valzer di coach tra Gresini, Ducati Factory e Pramac

        Joseph Conrad sta alla letteratura come Manuel Poggiali sta al motociclismo. Anche se affermarlo pu&ograve; suonare un&rsquo;eresia, un azzardo che impone mille cautele. Si chiedeva l&rsquo;autore di Cuore di tenebra: &ldquo;Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?&rdquo;. MotoGP: Gran Premio d'Italia, gli orari tv Manuel Poggiali: nuova vita, nuovo ruolo  Ed &egrave; proprio questo quesito, appartenuto a un uomo affamato d&rsquo;ispirazione, a sovrapporsi al mestiere del sammarinese ora in forza al Team Gresini, dopo essere salito sull&rsquo;Olimpo del motociclismo nella prima met&agrave; degli anni 2000 con due titoli iridati in 125 e 250. Perch&eacute; il quarantenne, quando se ne sta a bordo pista a osservare le schegge del Mondiale, vede cose che la maggior parte dei comuni mortali non noter&agrave; mai. Di fatto, lavora. Ed &egrave; difficile stabilire se in ci&ograve; ci sia qualcosa di divino o creativo, oppure se sia pura analisi. Cos&igrave; come &egrave; complesso stabilire se la sua sia una dote naturale e in quale modo questa si intrecci con l&rsquo;esperienza che ha maturato nei suoi anni da pilota. Conrad che scruta il paesaggio a pochi metri dalla sua scrivania &egrave; Poggiali che si sostiene con le mani sul muretto mentre cerca di capire perch&eacute; la GP22 di Alex Marquez si scompone nella staccata della Curva 3 di Portimao? E come pu&ograve;, facendolo, contribuire agli eventuali capolavori concretizzati dai piloti che segue in MotoGP, Moto2 e MotoE? Le risposte vengono proprio da lui.  Manuel Poggiali: l'intervista esclusiva  In sostanza, di cosa ti occupi? &ldquo;Il mio ruolo ha mille sfumature, per farla breve cerco di capire cosa accade in pista e come intervenire per ottimizzarlo e renderlo pi&ugrave; produttivo. Da bordo pista analizzo sia aspetti legati alla guida, quindi al pilota, che al mezzo, coinvolgendo quindi la messa a punto. Riesco a capire cosa accade e a dare supporto alla squadra. Allo stesso tempo sono in grado di vedere cosa fa la concorrenza. Il mio &egrave; un occhio vicino alla realt&agrave;&rdquo;. In uno schiocco di dita riesci a capire, per esempio, se un pilota sta compensando un problema tecnico? &ldquo;Pensiamo a una situazione legata all&rsquo;elettronica, visto che buona parte del lavoro si concentra l&igrave;. Se noto che la moto &lsquo;spinna&rsquo; pi&ugrave; del dovuto rispetto alle altre, perdendo aderenza dietro in accelerazione, ho chiaro il messaggio. Quando guidano, i piloti cercano di ottenere il massimo e di sopperire ai problemi. Si adattano. E io lo capisco subito. In generale, ci sono due grandi situazioni in cui ci possiamo trovare: quando stiamo performando per essere performanti e quando invece guidiamo sopra i problemi. Il mio lavoro &egrave; concentrato sulla soluzione delle cose che non vanno. Migliorare per andare pi&ugrave; forte&rdquo;.&nbsp; La tua attivit&agrave; &egrave; pianificata? &ldquo;Nella prima sessione di libere decido in quale punto della pista piazzarmi e cosa osservare, in base allo storico degli anni precedenti e ai feedback gi&agrave; espressi dai piloti, soprattutto da chi non &egrave; al primo anno con noi. Si parte da l&igrave; e si va avanti. Lavoriamo su piccoli dettagli, che a livelli altissimi come la MotoGP fanno comunque un&rsquo;enorme differenza. Con un pilota magari mi concentro su un singolo aspetto di un determinato settore&rdquo;. Oltre a riportare ci&ograve; che succede, riesci anche a interpretare e proporre soluzioni? &ldquo;Ho l&rsquo;esperienza che serve per individuare il problema e avere chiara l&rsquo;origine. Dicendolo subito al capotecnico, direttamente in cuffia, si accorciano i tempi con cui lui verifica nel dettaglio la situazione. Questo ci avvantaggia&rdquo;. Hai detto che il tuo lavoro si dirige da una parte verso il pilota, dall&rsquo;altra nei confronti del mezzo e della messa a punto: in quale delle due aree, potenzialmente, c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; margine? &ldquo;Oggi le moto sono tutte super performanti e tanti problemi nascono dall&rsquo;interpretazione della guida. Quindi direi che, modificando lo stile, il pilota pu&ograve; guadagnare tanto. A livello tecnico, i mezzi vanno personalizzati e adattati al proprio modo di guidare, ognuno ha caratteristiche che comportano pro e contro. Io lavoro per ottimizzare i punti negativi&rdquo;. Passa alla prossima pagina per leggere l'ultima parte dell'intervista &nbsp; Manuel Poggiali si racconta  Ti rivolgi a tutti i piloti nello stesso modo? &ldquo;Alcuni vanno spronati maggiormente, quindi con loro sono pi&ugrave; deciso in quello che dico. Con altri prendo le cose pi&ugrave; alla larga e magari uso la videoacquisizione, cercando di spiegarmi con il supporto visivo, che aiuta a comprendere meglio tante cose&rdquo;. La videometria: te ne occupi tu nel Team Gresini? &ldquo;S&igrave;, dalle riprese all&rsquo;editing, che a volte mi fa stare al lavoro fino a tarda sera. Ma &egrave; molto utile&rdquo;. Hai vinto con le due tempi e ti trovi a lavorare nell&rsquo;era delle quattro, in un mondo molto diverso a livello tecnico: in cosa lo sport di oggi assomiglia a quello che hai vissuto con la tuta di pelle addosso? &ldquo;Nel modo di affrontare la gara, forse, cio&egrave; con il massimo spirito e sapendo di dover gestire, perch&eacute; i giri sono tanti. Per&ograve; oggi c&rsquo;&egrave; l&rsquo;elettronica che aiuta. Noi, nell&rsquo;arco di un GP, per assecondare il degrado delle gomme dovevamo cambiare lo stile di guida diverse volte. A essere davvero bravi in questo aspetto magari eravamo in due o tre, poi la griglia iniziava ad allungarsi. Cambiavano anche i distacchi: se prendevi cinque decimi in qualifica magari partivi secondo, oggi scatti in seconda o terza fila. I piloti ora cambiano mappatura e intervengono su potenza e freno motore. Cercano di ottimizzare la performance con parametri diversi, non soltanto con la guida. Per noi, invece, il mezzo rimaneva sempre lo stesso durante la gara&rdquo;. Credi ci sia meno selezione? &ldquo;Le cose sono pi&ugrave; livellate. Ma attenzione, non significa che guidare sia pi&ugrave; semplice. L&rsquo;energia che spendi &egrave; comunque tanta, ma &egrave; concentrata in altri particolari. I piloti, al di l&agrave; delle epoche, non si risparmiano mai. Oggi le forze di accelerazione e decelerazione sono maggiori, si frena pi&ugrave; a ridosso delle curve e ci sono meno momenti &lsquo;liberi&rsquo;. Lo sviluppo va avanti e la guida &egrave; pi&ugrave; estrema. &Egrave; normale&rdquo;.       

!L&rsquo;osservazione a bordo pista e la videometria sono il mio nuovo mondo": l'ex pilota ci racconta in esclusiva il suo nuovo ruolo da coach

MotoGP: Manuel Poggiali, la sua nuova vita da "occhio di lince"

        Nato a San Marino il 14 febbraio del 1983 Manuel Poggiali compie oggi 40 anni. Lui &egrave; stato un pilota motociclistico che ha partecipato dal 1998 al 2008 al campionato del mondo, tra la categoria 125 e quella 250. Ha conquistato due titoli mondiali, prima nel 2001 nella categoria minore e nel 2003 in quella 250.  Aveva molto talento, tanto che lo chiamavano il nuovo Valentino Rossi, ma purtroppo arrivato ad un certo punto della carriera non ha avuto la forza mentale per continuare ad alto livello.  Gli inizi  Manuel si avvicin&ograve; alle moto per caso dopo aver visto una gara in un circuito di Rimini, decidendo di iscriversi nel 1994 al campionato italiano di mini moto dove chiuse secondo in classifica generale. Questo risultato gli fece guadagnare il posto su una Pasini, mini moto di livello, con cui vinse l&rsquo;anno successivo la sua prima gara di una carriera piena di successi. Il passo dalle moto &ldquo;piccole&rdquo; a quelle vere &egrave; breve: nel &rsquo;98 decide di partecipare al campionato italiano 125, al trofeo Honda e a due prove del campionato europeo. Nello stesso anno esord&igrave; nel motomondiale pur non ricavandone una bella esperienza. Partecip&ograve; al gran premio di Imola e sotto la pioggia del venerd&igrave; cadde fratturandosi una clavicola, rimandando la partecipazione al mondiale. Nel 1999 concluse la sua prima stagione completa su una Aprilia 125. Per vederlo trionfare per&ograve; dobbiamo aspettare il 2001 dove con tre gare vinte trionf&ograve; in sella alla Gilera il titolo mondiale 125, riportando dopo 44 anni la casa italiana sul tetto del mondo. Fu il primo Sammarinese a vincere una gara nel motomondiale e di conseguenza anche il primo a coronarsi campione. Nel 2003 al primo anno nella categoria 250 conquista il titolo in sella alla Aprilia RSV260 del team MS. Il 2008 &egrave; l&rsquo;anno del ritiro per Manuel.  La Superbike e gli anni da Coach  Dopo aver abbandonato le corse decise nel 2013 di tornare in pista, ma questa volta su una Ducati 1199 Panigale nel campionato italiano velocit&agrave;.  Sei anni dopo diventa coach del team Gresini Racing dove, nella stagione di esordio nel nuovo ruolo dietro le quinte, porta al trionfo Matteo Ferrari nel campionato di MotoE.  Curiosit&agrave;  Pochi sanno che Manuel Poggiali &egrave; stato anche un calciatore: ha partecipato al campionato di calcio a 5 nella squadra Pennarossa e conquistandosi la presenza nella nazionale di San Marino e e di recente &egrave; stato premiato nella serata dei Caschi d&rsquo;Oro di Motosprint. .       

Conquist&ograve; due mondiali ma soprattutto, con il suo talento, i cuori degli italiani: festeggiamo oggi il campione Sammarinese&nbsp;

Buon compleanno Manuel Poggiali, il pilota e calciatore

Quale appassionato di motociclismo non ha mai sognato di compiere un tour, in sella alla propria moto, insieme ad un campione del mondo? Probabilmente nessuno, e l&rsquo;iniziativa ideata dal due volte campione del mondo &ndash; 125 nel 2001, 250 nel 2003 &ndash; Manuel Poggiali segue propria questo pensiero intrinseco di passione. &nbsp; Stiamo parlando del progetto &ldquo;Tour Road &ndash; Track Experience&rdquo; che, come suggerito dal nome, racchiude al suo interno sia la serenit&agrave; di un&rsquo;uscita in strada che l&rsquo;emozione del percorrere le curve dei pi&ugrave; importanti tracciati italiani. In base al differente pacchetto scelto infatti vi &egrave; la possibilit&agrave; &ndash; con partenza da San Marino &ndash; di esplorare, insieme alla propria moto e con Manuel come guida d&rsquo;eccezione, i luoghi pi&ugrave; belli di Emilia &ndash; Romagna e Toscana, con tanto di tappa in alcuni luoghi simbolo per qualsiasi motociclista, come ad esempio il museo dedicato a Marco Simoncelli a Coriano.  Strada, pista e... tavola    Una volta completato il giro in strada ecco arrivare la parte &ndash; ancora &ndash; pi&ugrave; adrenalinica, ossia l&rsquo;ingresso &ndash; a passo turistico &ndash; all&rsquo;interno di un tracciato tra Mugello, Imola e Misano, per percorrere qualche giro &ndash; sempre insieme a Poggiali &ndash; all&rsquo;interno della storia. &nbsp; Non &egrave; abbastanza? C&rsquo;&egrave; di pi&ugrave;. Tra i possibili eventi a cui partecipare vi &egrave; infatti anche la &ldquo;Cena con il Campione&rdquo;, ossia una cena insieme a Poggiali ed un altro grande campione. Insomma un solo progetto ma tante emozioni a misura di motociclista, che ripartiranno sabato 8 aprile 2023, data del primo evento del nuovo anno, al quale &egrave; possibile iscriversi visitando il sito ufficiale - www.manuelpoggiali54.com &ndash; del pilota sammarinese.  Manuel Poggiali, l&#39;intervista ai Caschi d&#39;Oro 2022 

Il Tour Road - Track Experience &egrave; la brillante iniziativa&nbsp;del sammarinese, deciso a portare con s&egrave; gli appassionati tra le colline tosco - romagnole ed i circuiti pi&ugrave; iconici d&#39;Italia

In moto con un campione? Ecco l&#39;Experience con Manuel Poggiali, tra strada e pista

        In occasione dei Caschi d'oro 2022, il tanto atteso evento targato Motosprint, Manuel Poggiali &egrave; stato premiato alla carriera. Il due volte campione del mondo, nel 2001 in 125 e nel 2003 in 250 ha concluso prematuramente la sua carriera da pilota, avendo disputato "solo" dieci stagioni. Poggiali fece il suo debutto in 125 nel 1998, mentre il podio arriv&ograve; nel 2000 in sella alla Derbi. L'anno successivo il sanmarinese sbocci&ograve; definitivamente e con dieci podi e tre vittorie si port&ograve; a casa il titolo della classe minore ai danni di Yoichi Ui. Nel 2002 Poggiali rest&ograve; in 125, non riuscendo per&ograve; a bissare il successo iridato, fermandosi a 19 punti da Arnaud Vincent, precedendo di nove lunghezze un giovanissimo Daniel Pedrosa. Nel 2003 Poggiali esord&igrave; nella classe intermedia del motomondiale, riuscendo a vincere subito sebbene fosse un rookie, e con quattro vittorie all'attivo ebbe la meglio su Roberto Rolfo e Toni Elias. Manuel Poggiali: "Non cambierei nulla nella mia carriera"  Il sanmarinese ha sottolineato l'importanza e l'emozione nel ricevere il premio e nell'essere presente all'evento targato Motosprint: "Essere qui oggi &egrave; un onore, oltre che un motivo d'orgoglio, vuol dire che in passato &egrave; stato fatto qualcosa di importante. Quando ho iniziato la mia carriera non pensavo di vincere un titolo n&egrave; tantomeno di replicarlo e di fare degli anni importanti. Sono orgoglioso e contento. Tutti i volti che vedo qui ai Caschi D'oro, sia dal vivo che raffigurati, sono importantissimi, &egrave; bello essere presente.&nbsp;Forse l'unico che non vedo e che avrebbe meritato di essere qui presente &egrave; Marco Simoncelli".&nbsp; Dopo aver omaggiato il "SIC", Poggiali si &egrave; soffermato sulla sua nuova vita da coach, essendo dal 2019 riders coach per il Team Gresini: "Mi piace il ruolo di coach dei piloti, &egrave; un ruolo che va gestito, dev'essere un supporto al pilota stesso e ai tecnici. Tutto questo mi d&agrave; forza ed emozioni belle. Il consiglio che voglio dare ai ragazzi &egrave; quello di credere nei loro sogni e di non mollare mai. Per tutti c'&egrave; un momento in cui si tocca il fondo ed &egrave; difficile risalire, ma la spinta pi&ugrave; forte viene da se stessi e dai propri obiettivi, da quello che si vuole aggiungere". Infine, il due volte campione del mondo ha voluto esprimere un'ultima considerazione sul suo percorso sportivo: "Per quanto mi riguarda, durante il mio percorso sono cambiate alcune priorit&agrave;, questo ha modificato un po' gli equilibri e mi ha fatto chiudere anticipatamente la mia carriera. Per&ograve; tornassi indietro, rifarei tutto". Guarda l'intervista completa qui -&nbsp;Manuel Poggiali: "Simoncelli avrebbe meritato di essere qui" IL VIDEO        

Il due volte campione del mondo ha sottolineato l'importanza di ricevere il meritato premio, focalizzandosi anche sul suo attuale ruolo da riders coach

Manuel Poggiali, l'intervista ai Caschi d'oro 2022

In occasione dei Caschi d'oro 2022, il due volte campione del mondo Manuel Poggiali ha omaggiato il compianto pilota di Coriano

Manuel Poggiali: "Simoncelli avrebbe meritato di essere qui" IL VIDEO

        Classe 250, casa nostra. Nelle 61 edizioni della cilindrata di mezzo, il tricolore &egrave; stato padrone in 22 casi, a cui si aggiunge un titolo del sammarinese Manuel Poggiali. Nessuno, inglesi, tedeschi e in tempi recenti spagnoli, &egrave; riuscito ad avvicinare tale predominio, se &egrave; vero che la seconda scuola pi&ugrave; titolata - quella britannica - non raggiunge la doppia cifra di titoli. Un dominio che porta impressi i nomi di Bruno Ruffo, Dario Ambrosini, Enrico Lorenzetti, Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini, Walter Villa, Mario Lega, nel passato pi&ugrave; lontano. E poi Luca Cadalora, Max Biaggi, Loris Capirossi, Valentino Rossi, Marco Melandri e Marco Simoncelli. &ldquo;Macio&rdquo; e il SIC, assieme a Poggiali, hanno consentito alla 250 di parlare italiano anche nel Terzo Millennio, negli ultimi anni della categoria a due tempi, prima del passaggio alla Moto2 del 2010. Il 2002 di Marco Melandri   &ldquo;La 250 era una moto bellissima e difficile da guidare &ndash; dice un nostalgico Marco Melandri, campione con l&rsquo;Aprilia nel 2002 &ndash; 100 cavalli per 100 kg erano tanta roba, era molto delicata e dovevi essere molto preciso&rdquo;. &ldquo;Era il giusto compromesso tra agilit&agrave; e potenza &ndash; spiega Manuel Poggiali, successore di Melandri sull&rsquo;Aprilia e al vertice della categoria &ndash; ai tempi il regolamento prevedeva la possibilit&agrave; di sviluppare liberamente. Rispetto alle tante limitazioni di adesso era tutto aperto&rdquo;. Non sempre, per&ograve;, nell&rsquo;ultimo decennio di storia della 250 la situazione per gli italiani era stata rosea. Dopo il titolo di Rossi nel 1999, il sesto consecutivo per l&rsquo;Italia in una serie iniziata da Biaggi e proseguita da Capirossi, sono arrivati due anni di stallo: nel 2000 a svettare fu il francese Olivier Jacque davanti a uno stuolo di giapponesi, cio&egrave; il compagno di team Shinya Nakano, il compianto Daijiro Kato e Toro Ukawa, con il rookie Melandri quinto. Nel 2001, invece, a vincere il titolo iridato fu lo straordinario Kato in sella alla Honda del Team Gresini, seguito dai due compagni di squadra in Aprilia, Tetsuya Harada e Melandri, con Roberto Locatelli quarto. In quello stesso anno, il giovane e rampante Melandri, alla seconda stagione nella quarto di litro, ottenne la prima vittoria di categoria nel GP Germania, conquistando anche quattro secondi posti e quattro terzi posti. Un bel modo per preparare l&rsquo;assalto al titolo nel 2002. Quando, ancora in sella all&rsquo;Aprilia del Team MS Racing, Melandri lasci&ograve; poco spazio ai rivali, andando a conquistare nove vittorie (sei consecutive) e tre secondi posti. Un totale di 298 punti, 57 pi&ugrave; di Fonsi Nieto, secondo. La gara decisiva della stagione fu quella di Phillip Island, la penultima in calendario, con lo scontro diretto tra Melandri e Nieto: tra i due, al traguardo, ci fu uno scarto di sette millesimi, sufficienti al pilota italiano per conquistare il titolo a soltanto 20 anni e due mesi. Meglio anche di Rossi, ma quel record sarebbe stato infranto due stagioni pi&ugrave; tardi dal diciannovenne Dani Pedrosa. &ldquo;Fu il coronamento di un sogno &ndash; ricorda Melandri &ndash; mettere al sicuro un titolo vincendo la gara e lottando fino all&rsquo;ultimo giro con il proprio rivale... non poteva esserci finale migliore&rdquo;. Loris Reggiani e la 250: "Il 1992 fu un dominio tricolore" Il passaggio del testimone a Manuel Poggiali   L&rsquo;enfant prodige, soprannome che Melandri si merit&ograve; grazie al primo successo in un GP iridato a meno di 16 anni, pass&ograve; la moto e il testimone di campione del Mondo a Poggiali. Il quale non attese per conquistare il titolo della classe di mezzo, due anni dopo aver prevalso in 125. Melandri e Poggiali non si sono mai confrontati nella quarto di litro, ma entrambi concordano sul ruolo di questa categoria: un trampolino di lancio per la classe regina, seppure il sammarinese non comp&igrave; mai il salto: &ldquo;Era una categoria molto istruttiva &ndash; spiega Manuel &ndash; c&rsquo;erano mille soluzioni ed era possibile lavorare in modo maniacale per poter rendere tutto veramente estremo&rdquo;. Poggiali, ripensando al titolo ottenuto nel 2003, ricorda il supporto del grande team che ebbe alle spalle, ovvero l&rsquo;MS Aprilia: &ldquo;Quello che ha fatto la differenza &egrave; stato avere un&rsquo;azienda che credeva in me. Questo mi ha dato una spinta in pi&ugrave;, sono aspetti emotivi che fanno un&rsquo;enorme differenza&rdquo;. Dopo un inverno di test che lo vide adattarsi benissimo alla nuova moto e alla nuova cilindrata, Poggiali piazz&ograve; subito una vittoria nella prima gara in Giappone, anche se a Suzuka non erano mancati gli inconvenienti: nelle qualifiche, che furono bagnate, sbagli&ograve; gomme e riusc&igrave; a piazzarsi soltanto 23&deg; in griglia. Domenica mattina la gara fu per&ograve; asciutta e pur scattando dalle retrovie, Manuel riusc&igrave; a salire sul gradino pi&ugrave; alto del podio. Gli avversari erano avvertiti. Quell&rsquo;anno Poggiali ottenne quattro successi, tre secondi e altrettanti terzi posti: il suo rivale principale fu Roberto Rolfo in sella alla Honda (unico pilota sulla moto di Tokyo a chiudere tra i primi sette classificati, in mezzo al contingente Aprilia). Il torinese, grazie alla costanza, riusc&igrave; a tenere aperta la corsa al titolo fino al GP conclusivo Rolfo, in 250 dal 1998, nel 2002 era riuscito a chiudere con il terzo posto in classifica generale mentre nel 2003 sfid&ograve; Poggiali ottenendo due vittorie, tre secondi posti e un terzo posto. Il sammarinese chiuse la partita a Valencia, l&rsquo;ultimo GP. A dividerli furono 14 punti (249 per Manuel e 235 per Roberto). Come Harada nel 1993, anche Poggiali conquist&ograve; il Mondiale 250 al primo tentativo. Un risultato poi eguagliato da Pedrosa nel 2004. L&rsquo;invasione spagnola, prima di Marco Simoncelli   Un titolo, quello del catalano, che fu l&rsquo;apertura di una nuova era, con cui la 250 anticip&ograve; quanto si sarebbe visto nel Motomondiale: l&rsquo;invasione spagnola. Tra 2004 e 2007, il Paese iberico vinse sempre la 250 con i due rivali storici Pedrosa e Jorge Lorenzo a dividersi equamente la posta. Il maiorchino si ritrov&ograve; a duellare con Andrea Dovizioso, uno debig che non riuscirono a vincere il titolo: come lui, per esempio, Casey Stoner vice campione nel 2005, davanti a Dovi. Il forlivese ci riprov&ograve; nei due anni successivi, ma dovette arrendersi all&rsquo;egemonia di Lorenzo e dell&rsquo;Aprilia. In entrambi i casi, Andrea chiuse secondo davanti al sammarinese Alex De Angelis. Dove non riusc&igrave; Dovizioso, a compiere l&rsquo;impresa fu l&rsquo;allora alter ego &ndash; suo rivale sin dalle Minimoto e caratterialmente agli antipodi &ndash; Marco Simoncelli. Il ventunenne di Coriano, in sella alla Gilera RSA 250 non ufficiale cominci&ograve; la sua stagione d&rsquo;oro, il 2008, con due &ldquo;zero&rdquo; causati da due cadute. Poi, per&ograve;, le porte verso il gradino pi&ugrave; alto del podio si spalancarono al Mugello, dove il rivale Hector Barbera fin&igrave; a terra in modo spaventoso sul rettilineo, mentre era in scia al SIC. Marco seppe ripetersi a Barcellona, al Sachsenring e a Phillip Island, anche perch&eacute; nel frattempo l&rsquo;Aprilia, proprietaria del marchio Gilera, aveva deciso di fornire al romagnolo la versione factory della RSA. E 51 anni dopo Libero Liberati, Simoncelli fu il pilota italiano che riport&ograve; la Gilera all&rsquo;iride (nel mezzo ci riusc&igrave; in 125 Poggiali, sammarinese). Il SIC si fece spazio andando a vincere il titolo su Alvaro Bautista e Mika Kallio con una gara d&rsquo;anticipo, in Malesia, dove tre anni dopo sarebbe scomparso. Indimenticabile resta l&rsquo;immagine del giro d&rsquo;onore senza casco, con la maglietta bianca celebrativa e il gesto delle braccia aperte. "Come un angelo" disse Paolo Simoncelli. Quell&rsquo;immagine simbolica rappresenta idealmente l&rsquo;ultimo capitolo della storia d&rsquo;amore tra l&rsquo;Italia e la 250. Il SIC l&rsquo;anno successivo non riusc&igrave; a ripetersi, pur essendo il pilota pi&ugrave; veloce della categoria, e il titolo and&ograve; a Hiroshi Aoyama. Ma a Phillip Island, Marco firm&ograve; non soltanto la sua ultima vittoria, ma anche l&rsquo;ultimo successo italiano nella categoria. &Egrave; stata l&rsquo;ultima medaglia per un Paese che si &egrave; dimostrato padrone della categoria, come e pi&ugrave; degli Stati Uniti nell&rsquo;era delle 500 due tempi. "I numeri parlano chiaro, non c&rsquo;&egrave; altro da aggiungere" sentenzia Melandri. &ldquo;Abbiamo avuto degli anni pazzeschi &ndash; conclude Poggiali, 'straniero' di passaporto ma non di lingua e soprattutto di estrazione sportiva &ndash; in 250 la nostra scuola ha fatto veramente la differenza creando tanti talenti competitivi e vincenti in ambito mondiale. Bisogna essere fieri del lavoro che &egrave; stato compiuto&rdquo;. Marcellino Lucchi, il super collaudatore della 250       

Dopo il dominio degli anni Novanta, la scuola italiana non si &egrave; fermata, trionfando in 250 con Melandri, il sanmarinese Poggiali e l'indimenticato SIC

Melandri-Poggiali-Simoncelli, trionfatori nella 250 degli anni Duemila

        Singolare che, prima del recente trionfo di Enea Bastianini, nel Terzo Millennio l&rsquo;unico pilota di lingua italiana a vincere un titolo nelle tre grandi classi del Motomondiale soltanto all&rsquo;ultima gara non avesse fatto suonare l&rsquo;Inno di Mameli. Gi&agrave;, perch&eacute; si tratta di Manuel Poggiali, sammarinese iridato in 125 all&rsquo;ultimo GP nel 2001, precedendo Youichi Ui (anche se il trionfo era gi&agrave; stato ipotecato nella penultima gara), e poi nel 2003 in 250. Battendo Roberto Rolfo. Quel duello nella 250, vera &ldquo;scuola&rdquo; per i piloti appartenenti al paddock dei prototipi e non soltanto, fu tra due piloti che oggi si sono incontrati spesso negli studi televisivi. Entrambi ricordano quel campionato ricco di sfide, di tensione e di sportivit&agrave;: "Il mio avversario era tenace, ma corretto. Misurarsi con lui fu un vero piacere&rdquo; &egrave; l&rsquo;opinione unanime. E ripercorrendo le 16 tappe della stagione conclusasi a favore di Poggiali, emerge un sentimento di sorpresa.  Misano 1984: Fausto Ricci, buona la prima Poggiali: "Adattarsi alla 250 non fu semplice"  Perch&eacute; tale sensazione? I motivi sono differenti e validi. Come detto, Manuel aveva vinto due anni prima il titolo della ottavo di litro, portando la Gilera in vetta alle classifiche iridate, e nel 2002 sfior&ograve; il bis in 125. Per lui, l&rsquo;esordio nella quarto di litro del 2003 proponeva incognite, poich&eacute; affrontato con la super competitiva ma non facile Aprilia, moto che esprimeva un grande potenziale, ma che richiedeva un perfetto lavoro di set up e una guida &ldquo;particolare&rdquo;: &ldquo;&Egrave; vero &ndash; conferma l&rsquo;unico iridato del Monte Titano &ndash; la RSV 250 era veramente potente, per&ograve; altrettanto sensibile alle modifiche e ai cambiamenti del meteo. Da debuttante, la cosa pi&ugrave; difficile fu abituarsi allo stile di guida della categoria. Se con la 125 potevo rimanere piegato quanto e come desideravo, con la 250 no, perch&eacute; aprendo il gas, l&rsquo;erogazione appuntita e la botta di potenza facevano partire in derapata il posteriore. Poi le gomme si consumavano parecchio e a met&agrave; gara ero costretto a cambiare linee&rdquo;. Difficolt&agrave; superate egregiamente sin da Giappone e Sud Africa, con due successi ai primi due tentativi: &ldquo;Ne uscii sorpreso &ndash; Poggiali spiega il suo fantastico inizio &ndash; per me tutto era nuovo, avevo svolto eccellenti test, ma le gare erano una situazione pi&ugrave; dura. Cominciai nel migliore dei modi a Suzuka e Welkom, vincendo entrambi i Gran Premi, mentre Rolfo accus&ograve; qualche difficolt&agrave;&rdquo;. Roberto non part&igrave; benissimo. Un grosso cambiamento tecnico apportato alla NSR spiazz&ograve; momentaneamente i piloti Honda: &ldquo;Il passaggio da bialbero a monoalbero rese il motore meno potente &ndash; svela l&rsquo;attuale campione del mondo Endurance classe Superstock &ndash; perci&ograve; pativo in accelerazione e velocit&agrave; di punta. Nelle prime due uscite portai a casa punti, ma non ero soddisfatto. I successivi podi di Jerez e Le Mans mi diedero morale, facendomi capire che la strada intrapresa era in salita ma buona&rdquo;.  Pochi punti a separare i due contendenti  Al Mugello, dopo due successi di Toni Elias, Poggiali torn&ograve; a vincere, Rolfo giunse quarto e, con il nono posto di Barcellona, approfitt&ograve; dello &ldquo;zero&rdquo; rimediato dall&rsquo;avversario. Dopo Assen e Donington &ndash; nella gara britannica and&ograve; meglio il portacolori del Team Aprilia MS &ndash; arriv&ograve; il tortuosissimo Sachsenring, teatro dell&rsquo;affermazione firmata dal pilota di Gresini: "In Germania guidai veramente bene. Sebbene la NSR avesse poca potenza, potevo essere efficace in staccata e ingresso curva. Ricordo quel giorno con emozione, dato che parliamo della mia prima vittoria nel Motomondiale. Oltretutto, Manuel concluse ottavo e io gli soffiavo ancora sul collo&rdquo;. A Brno e all&rsquo;Estoril, risultati abbastanza in linea tra i due contendenti alla corona, fino al Brasile. A Rio de Janeiro, Poggiali sal&igrave; per la quarta volta sul gradino pi&ugrave; alto del podio, Rolfo si posizion&ograve; pochi centimetri pi&ugrave; sotto. I reciproci complimenti lanciarono la fase finale di quel caldo 2003: &ldquo;Eravamo divisi da pochi punti &ndash; ricordano all&rsquo;unisono &ndash; e ci preparavamo alla lunga trasferta oceanica: Motegi, Sepang e Phillip Island, tre piste differenti, con climi variegati&rdquo;. Rolfo: "A Phillip Island la pioggia mi esalt&ograve;"  Lontani da casa, i protagonisti del duello badarono poco alle strategie e, se queste furono studiate, non furono impostate su ragionamenti generati dal risparmio dei rischi. Certo, Manuel e Roberto fecero i conti con i propri staff (calcoli relativi a piazzamenti e punti di ogni tappa) e con i rivali della Top 10. C&rsquo;era Elias, che in seguito sarebbe diventato campione di Moto2 e MotoAmerica. Per lui e la sua Aprilia, grandi traguardi, con tre successi, ma anche qualche battuta d&rsquo;arresto. Per nulla appagato e ancora in corsa per il titolo, lo spagnolo si impose nei GP Pacifico e Malesia. Ma in Australia il diluvio bagn&ograve; le speranze di Elias, che naufrag&ograve; all&rsquo;undicesimo posto. Anche Poggiali ebbe noie, con una deludente nona posizione. Chi vol&ograve; sotto e sopra l&rsquo;acqua, fu proprio Rolfo, vero mago del bagnato: &ldquo;Quanto mi piaceva correre in quelle condizioni &ndash; le parole dell&rsquo;anfibio torinese &ndash; la mia sensibilit&agrave; fu premiata a Phillip Island e la NSR lavor&ograve; al meglio L&rsquo;erogazione dolce non offriva molta potenza, per&ograve; io la gestivo tutta con il polso destro. La situazione del campionato si deline&ograve; ulteriormente: Elias poteva essere considerato fuori dai giochi, De Puniet anche. Randy era forte, tuttavia incostante. Fonsi Nieto rappresentava una mina vagante e, se consultiamo la classifica, troviamo quasi tutte Aprilia, io ero il pilota Honda meglio piazzato. Sebastian Porto and&ograve; bene, non benissimo. In vetta c&rsquo;eravamo io e Poggiali, i pi&ugrave; forti della griglia. Lui con la RSV io con la NSR. Due moto dalle filosofie differenti, due avversari con lo stesso spirito corsaiolo: poche parole, tanti fatti&rdquo;.  I fatti dicono che a Valencia si consum&ograve; l&rsquo;atto conclusivo di una competizione tirata ai massimi livelli. Nella 250 ogni dettaglio doveva essere curato: &ldquo;Metodo di lavoro, strategia nella prove libere e in qualifica, carburazione, stile di guida, scelta delle gomme, attenzione alle mosse altrui, psicologia, alimentazione, allenamento&rdquo; la lista di voci stilata da Poggiali e Rolfo. Vi sembra poco? Valencia incoron&ograve; Manuel  Sette erano le lunghezze a separare il sammarinese, in vetta dal primo metro del campionato e a cui sarebbe bastato un secondo posto, e il piemontese. Al Ricardo Tormo ci si aspettava il confronto diretto che fu, invece, &ldquo;differito&rdquo;. In quasi tre quarti d&rsquo;ora di gara, De Puniet ed Elias lottarono per la vittoria, andata a Randy. Per soltanto 72 millesimi, un fotofinish, l&rsquo;Aprilia del francese beff&ograve; quella dello spagnolo. Con i due imprendibili l&agrave; davanti, Rolfo avrebbe dovuto chiudere terzo e sperare in un Poggiali ottavo o peggio. E invece a completare il podio fu proprio la RSV del sammarinese, che fece meglio di Rolfo, 7&deg;. Giunto nel proprio garage, il vincitore del secondo titolo della carriera a soltanto 20 anni &ndash; uno dei soli due rookie dell&rsquo;era moderna a vincere in 250, l&rsquo;altro &egrave; stato Dani Pedrosa, l&rsquo;anno seguente &ndash; prov&ograve; le stesse emozioni descritte oggi: &ldquo;Non potevo crederci, ero felice e distrutto &ndash; ricorda &ndash; perch&eacute; la gioia fu tanta e pure la tensione pre-gara. Le ambizioni dell&rsquo;Aprilia furono soddisfatte e pure le mie, vincere in due classi cos&igrave; diverse tra loro mi sembr&ograve; una cosa irreale&rdquo;. Rolfo non port&ograve; alla Honda il titolo, ma non pot&eacute; considerarsi sconfitto: &ldquo;Ero comunque contento. La mia NSR si rivel&ograve; la migliore del lotto, in una stagione iniziata in salita e continuata cogliendo grossi risultati. La sfida tra me e Poggiali rester&agrave; per sempre nel mio cuore e, quando ci incontriamo, ci scambiamo complimenti e l&rsquo;ammirazione &egrave; reciproca&rdquo;. Duelli da leggenda: il duello Bianchi-Gresini datato 1985       

Pur essendo al debutto nella 250, nel 2003 il ventenne Poggiali vinse d&rsquo;autorit&agrave;, guidando la classifica dal primo all&rsquo;ultimo metro della stagione. A insidiare il sammarinese fu l&rsquo;amico Rolfo

Duelli da leggenda: la vittoria del baby prodigio Poggiali su Rolfo

Il D-Day (inteso come il giorno di Dovizioso sull&rsquo;Aprilia) &egrave; ormai vicino. Settimana prossima sulla pista di Jerez Andrea prover&agrave; la RS-GP21 in una tre giorni molto importante da ambo le parti per capire se ci pu&ograve; essere un punto di contatto e proseguire anche durante l&rsquo;anno con altri test.  Nella marcia di avvicinamento a luned&igrave; 12, primo dei tre giorni andalusi del tre volte vice campione della MotoGP, abbiamo interpellato un pilota che il mondo Aprilia lo conosce molto bene e proprio con la Casa di Noale ha centrato il titolo in 250 nel 2003, ovvero Manuel Poggiali.  &ldquo;Vedere un pilota di un certo calibro su una moto italiana &egrave; qualcosa di caratteristico&rdquo;   &ldquo;E&rsquo; una bella cosa e per il Made in Italy &egrave; una bella soddisfazione - esordisce Poggiali - Vedere un pilota italiano di un certo calibro su una moto italiana &egrave; sempre qualcosa di caratteristico e di &#39;figo&#39;. Poi oltretutto il suo valore l&rsquo;ha dimostrato in particolare negli ultimi anni in MotoGP a stretto contatto con Marquez e non ce l&rsquo;ha mai fatta a scamparla sul finale ma ha combattuto come un leone ad ogni singola gara&rdquo;.  L&rsquo;ex campione 2003 aggiunge: &ldquo;Credo che negli ultimi anni sia stato il pilota pi&ugrave; importante che Ducati abbia mai avuto e vederlo su una Aprilia in crescita e partita molto bene sin dai test e nelle due prime gare a Doha &egrave; qualcosa che d&agrave; grandissimo valore alla bandiera italiana&quot;.  &ldquo;Aprilia credo che abbia bisogno e necessit&agrave; di un pilota di tanta esperienza come Andrea che possa dare delle indicazioni per lo sviluppo della moto. Secondo me quello sar&agrave; importante e credo di reale valore. Poi vedremo in corso d&rsquo;opera cosa decideranno di fare perch&eacute; i programmi precisi ancora non si sanno, decideranno loro dopo questo test. Una bella storia&rdquo;, dice Poggiali chiudendo l&#39;intervista.  MotoGP: le reazioni social al ritorno di Marc Marquez 

L&rsquo;ex iridato 250 del 2003 ci ha dato il suo parere sul test del forlivese in sella alla RS-GP21 della prossima settimana sulla pista andalusa

Dovizioso-Aprilia a Jerez: l&rsquo;opinione di Manuel Poggiali

Nei primi anni 2000 chi disputava le classi minori del Mondiale ha dovuto fare i conti con un ragazzino terribile che rispondeva al nome di Manuel Poggiali (qui i suoi consigli da coach), che ha dominato e ha portato a casa un titolo in 125 cc e un altro in 250 cc. Poco meno di vent&rsquo;anni dopo il sammarinese lo troviamo di nuovo nel paddock &ndash; sia del Mondiale sia del CIV &ndash; impegnato a far crescere i giovani talenti nel team Gresini. E non sono poche le differenze che trova rispetto ai suoi tempi, dal paddock all&rsquo;esposizione mediatica dei piloti, per non parlare dei GP stessi e in veste di tifoso dice: &laquo;Sono meno passionali rispetto ad una volta&raquo;.  Quanto &egrave; cambiato il mestiere del pilota dai tuoi tempi ad oggi?  &quot;In maniera pi&ugrave; importante &egrave; cambiato tutto l&rsquo;aspetto preparatorio alle gare. La preparazione fisica in particolar modo. Oggi il pilota &egrave; veramente un atleta, mentre vent&rsquo;anni fa lo era in maniera molto diversa. E poi sono cambiati anche altri aspetti perch&eacute; legati alle moto che negli anni sono cambiate&quot;.  L&rsquo;immagine del pilota invece?  &quot;Ha poco a che fare con il risultato. Oggi c&rsquo;&egrave; questo aspetto mediatico che fa apprezzare un pilota anche per aspetti che vanno al di l&agrave; delle gesta sportive. Valentino Rossi vive di rendita per certe cose e ora che non vince, ha pi&ugrave; importanza a livello mediatico di Joan Mir che &egrave; il Campione del Mondo in carica&quot;.    Qual &egrave; il pilota che secondo te poteva essere competitivo anche ai tuoi tempi?  &quot;Queste sono moto diverse, ma un pilota che andava forte allora sarebbe capace anche adesso o viceversa. Anche uno come Giacomo Agostini se avesse gareggiato attualmente, avrebbe fatto il suo in questi anni. Il pilota veloce non ha ere e non ha anni&quot;.  C&rsquo;&egrave; un pilota in cui ti rivedi?  &quot;Ci sono piccoli sprazzi da certi punti di vista. Sono stato un pilota molto metodico, ero molto avanti nella preparazione in funzione delle gare, poi quando ero in pista ero puro talento. Nei ragazzini giovani vedo un po&rsquo; meno fuoco nel fare il lavoro a casa, rispetto a quella che &egrave; stata la mia esperienza. Kevin Zannoni, con cui ho vinto il Campionato Italiano in Moto3 l&rsquo;anno scorso, penso abbia delle caratteristiche molto simili a me&quot;.  Chi sono invece gli italiani in attivit&agrave; che pi&ugrave; ti emozionano?  &quot;In Moto3 mi ha entusiasmato molto Celestino Vietti, lo vedo un ragazzo molto semplice, buono, sincero e ha una cattiveria agonistica pazzesca. Ha fatto una stagione incredibile. Ma anche Tony Arbolino, che ha fatto una super stagione, con alti e bassi, e in qualche occasione anche Romano Fenati mi ha emozionato&quot;.  Esclusiva, Poggiali: &quot;In Moto3 serve il giro secco&quot;  A proposito di Moto3, pensi che insegni a correre in modo un po&rsquo; troppo garibaldino?  &quot;Difficile da dire. Vengo, come molti ragazzini, dalle minimoto e l&igrave; ci sono contatti continui, anche se il rischio &egrave; diverso. Il pericolo c&rsquo;&egrave; nel nostro sport, ma sono stati fatti tanti passi in avanti se pensiamo a qualche anno fa&quot;.    Cosa pensi che i piloti di oggi abbiano di troppo?  &quot;Ci sono un po&rsquo; troppe comodit&agrave; a 360&deg; e tutto &egrave; un po&rsquo; troppo semplice. Questo comporta che manchi un po&rsquo; di &ldquo;fuoco&rdquo; in certe situazioni. Una cosa che ti sudi e che conquisti ti fa capire il suo vero valore. Ci sono piloti nel Mondiale con molto meno talento di altri che invece sono a casa o non hanno avuto le potenzialit&agrave; di altri. Guarda Dovizioso che rimane a casa, &egrave; qualcosa di inspiegabile&quot;.  Oggi pi&ugrave; di un tempo ci sono tanti sponsor nel Mondiale.  &quot;Penso che la Formula 1 abbia un po&rsquo; rovinato l&rsquo;ambiente del motorsport, perlomeno ha dato il via a un principio meno meritocratico e pi&ugrave; legato ad un aspetto economico. Spero che negli anni ci possa essere un&rsquo;inversione&quot;.  E che peso pu&ograve; sentire il pilota di tutto ci&ograve;?  &quot;Per la mia esperienza, non sentivo il peso degli sponsor, ma lo sentivo di pi&ugrave; da pilota ufficiale per la Casa costruttrice rispetto a quando ero in un team privato. C&rsquo;&egrave; una enorme differenza. In quel caso arriva la tensione, si percepiscono le responsabilit&agrave; e se non arriva il risultato: largo ad un altro. Gli sponsor personali penso siano prima di tutto amici, persone che credono in te e con cui hai un certo tipo di rapporto&quot;.  Rispetto ai tuoi tempi com&rsquo;&egrave; cambiato il rapporto tra pilota e tifoso?  &quot;Prima il tifoso alle gare era molto pi&ugrave; vicino al pilota, il contatto era pi&ugrave; ravvicinato. Era molto semplice vivere il contesto e fare una foto con il tuo idolo. Oggi non &egrave; pi&ugrave; possibile e a tutto questo ha preso il sopravvento il social. Sta diventando tutto pi&ugrave; virtuale&quot;.  6 aprile 2003: Poggiali vince in Giappone al suo esordio in 250cc    Approfondendo il tema della preparazione fisica, pensi che il motocross sia importante?  &quot;In termini di attivit&agrave; bisogna fare tutto quello che &egrave; funzionale a un determinato risultato, cercando di contenere il pi&ugrave; possibile i rischi, anche se si sa che il motociclismo comporta dei rischi. Non penso che la tecnica e la gestione che ci vuole nei salti siano funzionali alla velocit&agrave;. Un altro aspetto sfavorevole &egrave; l&rsquo;ottica, non &egrave; la stessa che si utilizza nella velocit&agrave;. Il cross &egrave;, a livello di sforzo fisico, forse la massima espressione del motociclismo e pu&ograve; aiutare a gestire l&rsquo;imprevisto. Ha pro e contro come ogni sport, va cercato un compromesso nel trovare quello che serve in funzione dei propri punti deboli che bisogna riconoscersi, che vanno capiti e quindi migliorati&quot;.  Quanto &egrave; cambiato il paddock in questi anni?  &quot;Quello di una volta, visto da appassionato, &egrave; sicuramente molto pi&ugrave; figo. Ricordo che nel 2003 al Mugello il mio motorhome era a fianco di quello di Valentino Rossi e nella notte del sabato c&rsquo;era gente che gli bussava alla porta per l&rsquo;autografo. Questo fa capire quanto fosse aperto l&rsquo;ambiente, faceva sentire l&rsquo;appassionato pi&ugrave; partecipe del contesto. Oggi questa atmosfera &egrave; nel libro dei sogni. Per gli addetti ai lavori &egrave; favorevole, &egrave; tutto pi&ugrave; controllato e gestibile&quot;.  In MotoGP le moto di oggi hanno tanta elettronica e c&rsquo;&egrave; anche molta aerodinamica, cosa ne pensi?  &quot;Tutto fa parte di un normale processo evolutivo. Credo che la tecnologia deve andare avanti se in funzione di una performance, che pu&ograve; essere sia di velocit&agrave; che di sicurezza. Dal punto di vista del pilota &egrave; chiaro che viene agevolato e non poco. Cos&igrave; si pu&ograve; concentrare di pi&ugrave; nel lavorare su altri aspetti&quot;.    Se consideriamo il motociclismo, qual &egrave; un aspetto che se potessi vorresti migliorare?  &quot;Tantissimi limiti sono imposti da un rispetto dei costi. Da una parte si ragiona in una certa maniera, dall&rsquo;altra tra un po&rsquo; arriviamo a correre tutte le domeniche, e con un infortunio si butta via una stagione. &Egrave; sempre un equilibrio che va trovato e ora siamo ad un punto abbastanza estremo. Farei meno gare distribuite un po&rsquo; tutto l&rsquo;anno&quot;.  Qual &egrave; il tuo pensiero sulla Direzione Gara?  &quot;Quello che non andrebbe mai tralasciato &egrave; che le regole devono essere esattamente uguali per tutti. Ci dev&rsquo;essere una grande democrazia, per non creare condizioni di serie A e serie C all&rsquo;interno dello stesso ambiente, tra situazioni similari che possono accadere negli anni. Ci vogliono regole corrette, etiche, precise. Se non lo sono abbastanza si miglioreranno, per mettere a parit&agrave; tutti i piloti e tutte le situazioni nella stessa maniera. Questo &egrave; il principio che non dovrebbe mai mancare&quot;.  Rossi, Stoner, Poggiali e quel magico incrocio targato Valencia 

Nel 2003 Manuel Poggiali vinceva il suo ultimo titolo e da quegli anni di cose nel motociclismo ne sono cambiate. Ecco il suo racconto, ora che &egrave; tornato nel paddock da coach

MotoGP, Poggiali: &ldquo;Dovizioso che rimane a casa? Qualcosa di inspiegabile&rdquo;

Il Campionato del Mondo MotoGP &egrave; ormai giunto a conclusione: domenica a Portimao si svolger&agrave; l&#39;ultima gara di questo 2020, ma ancora restano in ballo due titoli da assegnare, quello della Moto3 e quello della Moto2.  Cosa passer&agrave; nella mente dei piloti in un momento tanto delicato? Ma soprattutto, quali aspetti dovranno tenere di pi&ugrave; in considerazione? Per risolvere questi dubbi abbiamo chiesto ad un coach d&#39;eccezione come il due volte campione del mondo Manuel Poggiali.  Il ruolo del coach   Per iniziare, Poggiali ha fornito un&#39;idea di quello che &egrave; il ruolo del coach: &ldquo;Ha diverse sfaccettature - ha spiegato -. Il suo ruolo &egrave; quello di confrontarsi con il pilota, &egrave; necessario essere molto lucidi in quello che si vede e nel trasferire al pilota quello che realmente serve. Per fare questo &egrave; importante aver fatto il pilota perch&egrave; in questo modo si ha un vissuto che aiuta a capire determinate situazioni. In pi&ugrave; il coach deve essere bravo a gestire l&#39;emotivit&agrave;, visto che &egrave; proprio il pilota quello pi&ugrave; colpito da questo effetto. Il lavoro va fatto in pista ma anche a casa per capire cosa ha funzionato di meno. Ad essere importante &egrave; anche la figura dell&#39;assistente di pista che riporta al box determinati elementi utili ad un risultato&rdquo;.  L&#39;emotivit&agrave;, il fattore pi&ugrave; importante   Quindi cosa consiglieresti ad un pilota che si sta giocando il titolo, come ad esempio Tony Arbolino?  &ldquo;Ci sono tanti aspetti che vanno tenuti in considerazione, sia dal punto di vista tecnico e lavorativo che emotivo. C&#39;&egrave; da dire che i piloti che sono in lotta per il titolo di solito hanno un pacchetto che funziona, ma ci sono gli aspetti emotivi da non sottovalutare. Ad esempio quando mi sono giocato il mondiale facevo molta fatica a dormire. La squadra e il pilota devono essere bravi a gestire la tensione e l&#39;emotivit&agrave; cercando di vivere il tutto il pi&ugrave; normale possibile&rdquo;.  Parola d&#39;ordine: costanza   Un coach, per&ograve;, pu&ograve; essere utile anche in casi in cui, come per Celestino Vietti Ramus, il sogno del Mondiale &egrave; andato in fumo: &ldquo;A vincere il titolo &egrave; sempre e solo uno -&nbsp;ha spiegato Poggiali -. Quando inizi ad assaporare la possibilit&agrave; di giocarti il Mondiale ci sono tante emozioni che si scatenano. Certe volte l&#39;emotivit&agrave; gioca brutti scherzi ma certe volte non &egrave; neppure questo il problema e incappi in una caduta per situazioni che non dipendono da te. Quello che bisogna essere bravi a fare &egrave; accettare la sconfitta, riflettere su ci&ograve; che ha funzionato di meno e da l&igrave; iniziare di nuovo. Ci&ograve; che alla fine porta alla conquista del titolo &egrave; la costanza, essere riusciti a sbagliare meno degli altri, in un campionato &egrave; un elemento determinante. Se vogliamo fare un esempio possiamo prendere quanto accaduto a Marc Marquez: nella prima gara ha dimostrato senza dubbio di essere velocissimo per&ograve; alla fine &egrave; bastato un piccolo errore, forse neppure causato dalla sua irruenza, forse un problema tecnico che gli ha rovinato una stagione, speriamo non di pi&ugrave;&rdquo;.  Carriera a rischio per Marquez? Dr. Costa: &ldquo;Non voglio pensarci, ma...&rdquo;  &ldquo;Bagnaia &egrave; un campione del mondo, sa cosa serve&rdquo;   Infine abbiamo chiesto a Manuel se nel caso di due piloti come Fabio Quartararo e Francesco Bagnaia, la forte pressione che si sono trovati a gestire possa averli influenzati: &ldquo;Penso che per quanto riguarda Quartararo, il pilota si sia ritrovato a dover gestire una pressione a cui non era abituato&nbsp;- ha concluso -, mentre per Francesco Bagnaia non &egrave; stato cos&igrave;. Francesco &egrave; un campione del mondo e sa benissimo cosa serve per vincere. Credo che per questi due piloti siano nati diversi problemi in questa stagione. Sono passati da gare esaltanti ad altre molto meno performanti. In parte il problema &egrave; legato ad una strada sbagliata o a qualcosa che non ha funzionato adeguatamente e mi riferisco soprattutto a Quartararo. E&#39; determinante quindi riuscire ad essere sempre performanti anche con condizioni diverse&rdquo;.  MotoGP: Fabio Quartararo, il diavolo che ha frustato s&eacute; stesso 

Il due volte iridato ha fatto l&#39;esempio di Marc Marquez: &ldquo;Nella prima gara ha dimostrato di essere velocissimo ma &egrave; bastato un piccolo errore per rovinargli la stagione&rdquo;

Coach Poggiali e i consigli per vincere un Mondiale: &ldquo;L&#39;importante &egrave; la costanza&rdquo;

L&#39;avanzata della seconda ondata del Covid-19 non accenna a fermarsi e colpisce anche il mondo dei motori. Tra gli ultimi a risultare positivo al Coronavirus c&#39;&egrave; Manuel Poggiali, ex pilota del Motomondiale e attuale commentatore della Moto2 e Moto3 su DAZN fianco di Matteo Pittaccio.  MotoGP, Rivola: &ldquo;Aprilia non &egrave; pentita di essere rimasta vicina ad Andrea&rdquo;  &quot;Fortunatamente stiamo bene&quot;   &quot;Purtroppo, come parte della mia famiglia, anche per me &egrave; arrivata la conferma della positivit&agrave; al Covid-19. Fortunatamente stiamo bene. Non vedo l&#39;ora di tornare presto a vivere sport e praticare ci&ograve; che amo&quot;, &egrave; il messaggio postato dal due volte campione del mondo attraverso il suo profilo Instagram.  Manuel Poggiali, iridato nella classe 125 nel 2001 e nella 250 nel 2003, si &egrave; recentemente dedicato alle telecronache, rimanendo attivo nel mondo delle corse. Dal 2019,infatti, ricopre il ruolo di coach per i giovani talenti del Team Gresini, partendo dal CIV fino al Mondiale.  Diversi i casi che vedono coinvolti personaggi nel Motomondiale incappati nel Covid-19: dai piloti - Valentino Rossi e Iker Lecuona i casi pi&ugrave; recenti - fino ai giornalisti come Guido Meda.  MotoGP, Dovizioso chiarisce: &ldquo;Ecco cosa far&ograve; nel 2021&rdquo;  &nbsp; 

La notizia &egrave; stata data dallo stesso sanmarinese attraverso il suo profilo Instagram: &quot;Non vedo l&#39;ora di tornare presto a vivere sport e praticare ci&ograve; che amo

Manuel Poggiali: &quot;Sono positivo al Covid-19&quot;

Il mese di novembre nel Motociclismo coincide sempre con il finale di stagione. Il 2 novembre del 2003 &egrave; una data particolare che accomuna tre piloti: Valentino Rossi, Casey Stoner e Manuel Poggiali.  Il Dottore vince la gara finale a Valencia e d&agrave; l&rsquo;addio a suo modo alla Honda dopo 4 anni e 3 titoli Mondiali tra 500 e MotoGP, l&rsquo;australiano centra la sua prima vittoria in carriera ed il sanmarinese vince il Mondiale della 250.  Valentino Rossi, MotoGP   &nbsp;  Il 2003 &egrave; una stagione pazzesca per Valentino Rossi. Il Dottore vince 9 gare e si produce in alcune prestazioni da capogiro come a Barcellona con una rimonta furiosa dopo un suo errore in battaglia con Capirossi e in Australia dove annulla lo stop&amp;go per sorpasso con bandiera gialla con giri da qualifica e vincendo la gara davanti allo stesso Capirossi. In Malesia centra il titolo vincendo la gara e dopo l&rsquo;Australia annuncia il suo addio alla Honda. A Valencia, ultima gara della stagione, decide di presentarsi con una livrea alquanto bizzarra e studiata dal suo &ldquo;team creativo&rdquo; della Drudi Performance: tuta, casco e carene della moto in stile hippie, parruccone nero al parco chiuso dopo aver vinto la gara davanti a Gibernau. E&rsquo; l&rsquo;ultima immagine di Valentino Rossi in sella alla Honda visto che dal 2004 avrebbe riscritto la storia di Yamaha.  Casey Stoner, 125   &nbsp;  Nel 2001 in Inghilterra si presenta al via, tra gli altri, anche un giovane australiano di belle speranze, tal Casey Stoner. L&rsquo;anno successivo disputa una stagione in 250 raccogliendo 68 punti in 16 gare. Nel 2003 Casey decide di ripartire dalla 125 e la scelta si rivela azzeccata. Arrivano i primi podi (Germania, Brasile, Pacifico) ma anche alcuni ritiri piuttosto deludenti come nella sua Australia. L&rsquo;ultima gara del 2003 &egrave; Valencia. Casey si qualifica in ottava posizione con la sua Aprilia del team LCR (ha come compagno Lucio Cecchinello) e la domenica taglia il traguardo in prima posizione in volata sul tedesco Jenkner per la sua prima vittoria in carriera.  Manuel Poggiali, 250   &nbsp;  La stagione 2003 della 250 &egrave; caratterizzata dal debutto del sanmarinese dopo 4 anni in 125 conditi dal titolo conquistato nel 2001 con la Gilera ed il secondo posto finale nel 2002. Da rookie della categoria si distingue per regolarit&agrave; dei risultati conquistati: 4 vittorie e 10 podi in 16 gare. Manuel, con il terzo posto di Valencia dietro ad Elias e De Puniet, centra il titolo al primo anno nella quarto di litro. A fine anno sono 249 punti, 14 pi&ugrave; di Rolfo e 23 pi&ugrave; dello spagnolo Elias, autore di 5 successi contro i 4 di Poggiali ma penalizzato dai risultati rispetto al sanmarinese.  Il Motociclismo &egrave; anche questo, eventi che si incastrano nella stessa data e sullo stesso circuito.  MotoGP, GP Europa: gli orari TV di Sky, DAZN e TV8 

Il 2 novembre 2003 &egrave; una data che accomuna Vale, Casey e Manuel, che quel giorno, al Riccardo Tormo, festeggiarono vittorie, mondiali e un addio

Rossi, Stoner, Poggiali e quel magico incrocio targato Valencia

Venti anni fa, anzi per essere precisi 17, uno straordinario Manuel Poggiali faceva il suo debutto nella classe 250cc del Motomondiale, dopo un 2001 in 125cc in cui era riuscito a vincere il titolo iridato e un 2002 in cui era arrivato secondo. &ldquo;In 125cc - racconta Poggiali a Motosprint - mi sentivo di aver consapevolezza totale di quello che stavo facendo quindi non avevo tanto di pi&ugrave; da imparare avevo bisogno di una nuova sfida&rdquo;.  L&#39;arrivo in Aprilia   Ecco quindi che nell&#39;inverno del 2002, arriv&ograve; la tanto attesa proposta da parte della Casa di Noale: &rdquo;Mi arriv&ograve; la proposta da parte di Aprilia - va avanti il due volte Campione del Mondo - di passare al team come pilota ufficiale. Naturalmente era un po&#39; il mio sogno. Arrivato al team, fu un inverno molto produttivo dove per me era tutto nuovo, dalla cilindrata alla squadra. I test andarono molto bene, ricordo che a Jerez durante il terzo giorno di prove avevo gi&agrave; fatto il record della pista quindi fu un esordio ottimo con la squadra e con la moto&rdquo;.  Il weekend di Suzuka   Arriv&ograve; quindi la prima gara della stagione 2003, la prima per Poggiali nella classe 250cc. Si correva a Suzuka, fu l&#39;ultimo anno, quello che purtroppo vide il gravissimo incidente e la morte di Daijiro Kato in MotoGP. Dall&#39;anno successivo, proprio per motivi di sicurezza, il Granpremio del Giappone sarebbe stato spostato a Motegi.  Per il pilota sanmarinese tutto il weekend di gara &egrave; ancora vivido nella mente, a partire dalle prove libere del venerd&igrave;: &rdquo;In Giappone partii bene &ndash; spiega - ma poi nelle Qualifiche 1 feci l&#39;errore delle gomme. C&#39;era la possibilit&agrave; di pioggia ma io entrai in pista con due minuti di ritardo rispetto all&#39;apertura della pit lane. Rimasi fregato, perch&egrave; mi lanciai per il primo giro che subito inizi&ograve; a diluviare. Cos&igrave; dovetti rientrare ai box senza essere qualificato. Il giorno dopo fu ancora peggio, non smise mai di piovere quindi dovetti fare le Qualifiche 2 sotto l&#39;acqua incappando anche in una caduta&rdquo;.  La prima vittoria   Il risultato fu che Manuel, la domenica, dovette partire dalla 23esima posizione: &rdquo;La domenica, inverosimilmente - va avanti - la pista era asciutta. Facemmo qualche piccola modifica alla moto e partimmo per la gara. Anche sulla scelta delle gomme ci facemmo consigliare da Dunlop&rdquo;.  Una volta partiti, Poggiali inizi&ograve; la sua rimonta e gi&agrave; a met&agrave; gara era arrivato in testa: &rdquo;Sapevo che avevo potenzialit&agrave; migliori rispetto alle 23esima posizione ma quando parti indietro, davanti nessuno ti aspetta e soprattutto nelle prime fasi di gara hai tanti sorpassi da fare. Fu una gara incredibile, da met&agrave; ero gi&agrave; primo e da l&igrave; iniziai a guadagnare sul secondo, e a gestire la situazione&rdquo;.  Poggiali vinse, al suo esordio in 250cc, arrivando davanti a Aoyama e Takahashi. In quell&#39;anno riusc&igrave; a conquistare anche il titolo iridato della categoria ottenendo quattro vittorie, tre secondi posti e tre terzi posti.  On board: Marc Marquez sulla Honda CBR1000RR-R - VIDEO 

Il racconto del due volte Campione del mondo che ancora oggi ricorda con entusiasmo la sua prima vittoria in 250

6 aprile 2003: Poggiali vince in Giappone al suo esordio in 250cc

  Classe&nbsp;1983, Manuel Poggiali &egrave; il coach del Team Gresini a cui porta tutta la sua esperienza maturata in pista. L&rsquo;esperienza di un due volte campione del Mondo: in 125 nel 2001, nella 250 nel 2003. E sulla Moto3, la sua opinione &egrave; particolarmente interessante. &quot;Credo sia una categoria molto formativa dal punto di vista della gestione della gara, perch&eacute; insegna dei valori. Mi piace meno se parliamo delle qualifiche: anche se quest&rsquo;anno &egrave; cambiata la formula, con Q1 e Q2, la sostanza &egrave; la stessa e ci sono state situazioni anche imbarazzanti&quot;.&nbsp;  Per&nbsp;evitarle, cosa consiglieresti?&nbsp; &quot;Opterei per la formula del giro secco, come in MotoE. Credo sia molto bella dal punto di vista dello spettacolo, con 40 minuti di emozioni e ognuno &egrave; chiamato a dare il massimo, senza sbagliare. Insegna a prendersi delle responsabilit&agrave; e a metterci del proprio, senza aiuti di nessun tipo. Cos&igrave; emerge la personalit&agrave;&quot;.&nbsp;   Nel 2019 abbiamo visto soltanto due moto: Honda e KTM.&nbsp;&nbsp; &quot;Anche se le prestazioni sono abbastanza simili, sono moto opposte. Richiedono stili di guida diversi e una differente interpretazione, sta nella bravura del pilota adattarsi e trovare la soluzione migliore. La Honda &egrave; molto equilibrata, il suo punto forte &egrave; la scorrevolezza, la percorrenza nelle curve ad ampio raggio. La KTM richiede una guida spigolata, &egrave; pi&ugrave; forte nelle ripartenze e va guidata in maniera pi&ugrave; aggressiva in frenata e nelle curve lente&quot;.&nbsp;&nbsp;  Come vedi il ritorno dell&rsquo;Husqvarna, che rientra nell&rsquo;orbita KTM?&nbsp; &quot;Dalle informazioni emerse finora, al di l&agrave; del pacchetto aerodinamico che rappresenta forse la novit&agrave; maggiore, &egrave; effettivamente molto simile alla KTM. La Casa austriaca investir&agrave; molto in vista del 2020, &egrave; vogliosa di rivincita e ha anche azzerato l&rsquo;impegno in Moto2 proprio per concentrarsi maggiormente su Moto3 e ovviamente MotoGP&quot;.&nbsp;&nbsp;  A guidare l&rsquo;Husqvarna ci saranno Fenati e Lopez, nel Max Racing Team.&nbsp;  &quot;Romano &egrave; un pilota di esperienza nella categoria ed &egrave; molto forte. Cambia struttura e avr&agrave; dalla sua l&rsquo;esperienza di Biaggi, che ha scritto pagine di storia del motociclismo e gli dar&agrave; input importanti. Alonso &egrave; un giovane molto interessante, e dopo il suo bel finale del 2019 credo possa fare bene&quot;.   &nbsp;    Quali saranno i valori in campo nel 2020?   &quot;Bisogna tenere d&rsquo;occhio Arbolino, che gi&agrave; quest&rsquo;anno ha lottato per il titolo e conosce molto bene sia la Honda che il Team Snipers. Vietti Ramus si &egrave; gi&agrave; dimostrato competitivo e ha un anno completo di Mondiale alle spalle. Sono curioso di vedere cosa far&agrave; Foggia nel team campione del Mondo, Leopard, e di fianco a lui Masia sar&agrave; interessante. E poi non dimentichiamoci Rodrigo, che &egrave; un veterano della classe, ha un grande potenziale che non &egrave; ancora riuscito a esprimere. Con lui ci sar&agrave; Alcoba, campione del CEV che ha disputato tre GP in sostituzione proprio di Rodrigo infortunato e che ha fatto vedere cose buone&quot;.&nbsp;   C&rsquo;&egrave; tanta Italia nelle tue previsioni. Dopo il successo di Dalla Porta, il titolo pu&ograve; restare nel nostro Paese?   &quot;Io sono sammarinese, ma le mie basi motociclistiche le ho costruite in Italia, dove sono stato in competizione con tanti piloti che hanno fatto la storia del motociclismo: Marco Simoncelli, Mattia Pasini e Andrea Dovizioso per dirne alcuni. Credo che ci sia bisogno di valorizzare il marchio Made in Italy, perch&eacute; se ci sono tanti piloti italiani in pista &egrave; anche grazie al lavoro dietro le quinte della FederMoto. &Egrave; un valore da sottolineare&quot;.&nbsp;   Da Foggia a Nepa: ecco tutti gli italiani al via della Moto3  Quali sono i consigli per i piloti della classe inferiore?&nbsp;  &quot;L&rsquo;aspetto pi&ugrave; importante &egrave; il giusto approccio. Il talento porta a tanti risultati, ma saper usare la testa fa la differenza. Ti d&agrave; quella voglia e quella grinta in pi&ugrave; per andare alla ricerca della vittoria. Non bisogna mai sentirsi arrivati, bisogna mettersi sempre in gioco e lavorare su quegli aspetti che sono da migliorare. Soltanto cos&igrave; si arriva prima degli altri&quot;.   Qual &egrave; il vero salto per un pilota che arriva nel Mondiale?   &quot;Questo penso che non sia mai cambiato, ed &egrave; il discorso dell&rsquo;approccio. Serve saper interpretare e gestire una sessione o una gara al 110%, all&rsquo;inizio io stesso non sapevo cosa volesse dire, pensavo di saperlo gi&agrave; fare, ma non era cos&igrave;. La consapevolezza dei tuoi mezzi ti aiuta a farlo&quot;.  Quali sono le differenze principali tra 125 e Moto3?   &quot;La 125 era ancora pi&ugrave; formativa, avevamo molti pi&ugrave; ingranaggi nel cambio ed era possibile personalizzare di pi&ugrave; le curve in maniera dettagliata. Oggi non &egrave; possibile lavorare in maniera cos&igrave; approfondita, perch&eacute; ci si concentra sugli aspetti dell&rsquo;elettronica, il motore a due tempi era completamente diverso. Le moto odierne sono cambiate: gomme, struttura, performance, oggi la velocit&agrave; in curva &egrave; superiore e i piloti riescono a fare degli angoli di piega che una volta erano impossibili&quot;.  Moto3, da Arbolino a Vietti Ramus: l&#39;era dei Millennials 

&quot;Le gare sono formative, ma per le qualifiche serve il giro secco. Per il titolo, vedo bene Arbolino e Vietti Ramus, e attendo Foggia con Leopard&quot; dice il due volte campione del Mondo

Esclusiva, Poggiali: &ldquo;In Moto3 serve il giro secco&rdquo;

        L'annuncio &egrave; arrivato in mattinata: Manuel Poggiali, due volte campione del mondo nel 2001 (classe 125) e 2003 (classe 250) , entra nel team Gresini come Riders Coach e supervisioner&agrave; tutte le categorie della squadra. COMMENTI - &laquo;Non vogliamo lasciare nulla al caso e credo che Manuel sia la persona giusta per aiutarci sotto molti punti di vista -  ha detto Fausto Gresini - Da ex Campione del Mondo porter&agrave; mentalit&agrave; vincente e potr&agrave; consigliare a dovere i nostri piloti, a partire dai giovanissimi del CIV passando per tutte le categorie del mondiale. L&rsquo;idea &egrave; che lui formi i nostri piloti, ma voglio che segua anche un po&rsquo; le mie orme di Team Manager e mi aiuti a gestire un team che cresce ogni anno di pi&ugrave;&raquo;. NUOVA VITA - Felice della scelta anche il sanmarinese: &laquo;Sono molto contento e orgoglioso di entrare a far parte della Gresini Racing ufficialmente. Lo scorso anno ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti e da quest&rsquo;anno sar&ograve; parte della famiglia. &Egrave; una bella opportunit&agrave; e ringrazio Fausto di questo. Il mio ruolo sar&agrave; quello di portare un po&rsquo; la mia esperienza ai nostri piloti fuori e dentro dai circuiti&raquo;. GIOVANI - Poggiali ha parlato anche dei piloti su cui il Team Gresini sta lavorando: &laquo;Nel mondiale Moto3 conteremo su Gabri, che ha gi&agrave; grande esperienza e credo possa aspirare al titolo fin da subito. Per Rossi sar&agrave; un anno di apprendistato, non conosce molti circuiti e sar&agrave; importante aiutarlo anche da casa, studiando curva per curva. Ha la voglia giusta e sappiamo che pu&ograve; fare bene gi&agrave; al suo primo anno. Sam (Lowes, ndr) &egrave; un pilota che non ha bisogno di presentazioni e con Gresini ha gi&agrave; fatto bene in passato, pu&ograve; essere un buon ritorno con obiettivi importanti in mente. E poi c&rsquo;&egrave; la MotoE tutta da scoprire con Savadori e Ferrari, due piloti velocissimi che proveranno a stupire&raquo;. Poggiali ha corso nel Motomondiale dal 1998 al 2008 con 12 vittorie, 35 podi e 2 titoli mondiali. Ora per lui inizia ufficialmente una nuova vita.       

"Studier&agrave; anche da team manager, per aiutarmi nella gestione della squadra". L'ex pilota: "Una grande opportunit&agrave;, porter&ograve; la mia esperienza".

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