Che si girasse in senso orario o antiorario, Misano negli anni ha regalato sempre delle gare spettacolari e talvolta con finali imprevisti (esempio Sykes nel 2017 dopo il contatto Rea-Davies) che hanno mandato in visibilio i tifosi. L&rsquo;edizione 2022 del Pirelli Emilia-Romagna Round in programma questo fine settimana promette di non essere da meno delle precedenti, con i tre fenomeni Bautista, Rea e Razgatlioglu pronti a regalare ulteriore spettacolo.  Vediamo quindi gli episodi del passato, pi&ugrave; alcuni ricordi bonus che sono scritti nell&rsquo;album del tracciato sulla Riviera Romagnola  &nbsp;  Testa a testa in casa, parte 1: Fogarty vs Corser, 1999   &nbsp;  Gara 1 del round del 1999 &egrave; affare tra i due piloti del team ufficiale Ducati, Carl Fogarty e Troy Corser. All&rsquo;ultimo giro della gara Foggy &egrave; in testa con Corser che le prova tutte per togliere la vittoria al suo compagno di squadra. L&rsquo;australiano ci prova all&rsquo;esterno al Tramonto senza per&ograve; riuscirci. Fogarty si mette sulla difensiva nell&rsquo;ultimo tratto del giro finale e chiude davanti all&rsquo;australiano.  &nbsp;  A Noale si fa festa: Troy Corser, 2000   &nbsp;  Nel 2000 Troy Corser cambia marca restando per&ograve; in Italia ma spostandosi da Borgo Panigale a Noale: l&rsquo;australiano &egrave; un nuovo pilota Aprilia per il 2000 e le successive stagioni. Il round di Misano per Aprilia &egrave; trionfale: doppietta  &nbsp;  Testa a testa in casa, parte 2: Bayliss vs Bostrom, 2001     Come due anni prima, sono ancora due Ducati a contendersi le due manche del round di Misano: le factory di Bayliss e di Bostrom, quest&rsquo;ultimo nel team L&amp;M. Bostrom &egrave; in testa ma a tre giri dalla fine Bayliss prova l&rsquo;attacco al Tramonto finendo lungo. Il pubblico impazzisce per questo duello. Bayliss passa in testa all&rsquo;ultimo giro, Bostrom ci prova all&rsquo;ultima chicane ma &egrave; l&rsquo;australiano a chiudere gara-1 al comando. Bostrom dal canto suo si rif&agrave; vincendo Gara 2  &nbsp;  La doppietta di Xaus, 2003   &nbsp;  Lo spagnolo, in sella alla Ducati 999F03 ufficiale, sbanca il round di Misano grazie ad una straordinaria Gara 1 partendo dalla dodicesima casella e ripetendosi nella seconda gara.  &nbsp;  L&rsquo;ultima di Chili, 2004   &nbsp;  Quale modo migliore per vincere l&rsquo;ultima gara in carriera se non facendolo sulla pista di casa? Questo ha fatto la &ldquo;Tigre di Bologna&rdquo;, al secolo Pierfrancesco Chili nel round del 2004. Dopo aver iniziato la stagione con la 999, il bolognese &egrave; ritornato con la 998 e con quella moto ha centrato l&rsquo;ultima vittoria della sua straordinaria carriera. Come? In grande stile, rimontando gli 11&rdquo; che lo separavano da Laconi con la pista che andava via via asciugandosi e sorpassando il francese al Tramonto all&rsquo;ultimo giro.  &nbsp;  La prima vittoria non si scorda mai: Jonathan Rea, 2009   &nbsp;  Debutto a fine 2008 e prima vittoria gi&agrave; nel 2009 per il nordirlandese di Honda, davanti alle due velocissime 1098F09 di Fabrizio ed Haga, entrambi in lotta per il titolo con il rookie texano Ben Spies, poi campione a fine stagione. L&rsquo;attacco vincente di Rea su Fabrizio arriva alla prima chicane dell&rsquo;ultimo giro.  &nbsp;  Colpi di scena a non finire: Sykes e Melandri, 2017   &nbsp;  Che round pazzesco quello del 2017. In Gara 1 sono quattro i piloti a contendersi la vittoria ed il podio: Van Der Mark, Rea, Davies e Melandri. L&rsquo;olandese di Yamaha vola via a sette giri dalla fine tradito dalla gomma posteriore. A tre giri dalla fine Davies e Melandri si portano in testa alla gara con Rea scivolato in terza posizione. All&rsquo;ultimo giro succede di tutto: Melandri scivola alla curva 4 mentre era ormai certo del podio, alla seconda curva del Carro Davies scivola e viene investito da Rea che cade a sua volta. A vincere incredibilmente &egrave; Sykes con Loews secondo e Rea terzo, riuscito poi a ripartire. Davies invece esce con le ossa rotte in tutti i sensi: frattura delle vertebre toraciche e addio sogni di gloria. Nella seconda gara &egrave; invece Melandri a centrare il primo successo con la Ducati davanti ad una folla in visibilio  &nbsp;  Testa a testa in casa, parte 3: Rea vs Razgatlioglu, 2019   &nbsp;  Prima che la 8h di Suzuka dello stesso anno li separasse (il turco dopo quella gara firmer&agrave; per Yamaha), i due alfieri Kawasaki se le sono date di santa ragione in alcune gare. Misano &egrave; stata una di queste. Gara 2: Razgatlioglu &egrave; in testa fino ai quattro giri dalla fine quando iniziano a darsi battaglia per la testa della gara. Il turco ritenta l&rsquo;attacco alla Quercia all&rsquo;ultimo giro ma finisce lungo permettendo a Rea di ripassare davanti e chiudere per primo la gara.  &nbsp;  Un 21 davanti a tutti: Michael Rinaldi, Misano 2021   &nbsp;  Le vittorie italiane a Misano si contano sulle dita di una mano (Falappa 93, Lucchiari 95, Chili 2004, Melandri 2017). Rinaldi nello stesso weekend vince sia Gara 1 che la Superpole Race e riporta il numero 21 al successo a Misano dopo 14 anni (la doppietta di Bayliss nel 2007)  &nbsp;  Menzioni d&rsquo;onore   Nel biennio 1993-1994 Giancarlo Falappa vince tre gare di fila a Misano, l&rsquo;ultima proprio nel 1994 prima del secondo grave incidente che pone fine alla sua carriera. Nel 1995 Mauro Lucchiari centra le uniche due vittorie in carriera proprio a Misano mentre nel 2006 Andrew Pitt firma quella che &egrave; la sua unica vittoria in Superbike. 

Le derivate di serie sono tornate sul tracciato Santamonica, che negli anni ha visto duelli epici, vittorie incredibili ed episodi rocamboleschi

SBK: quanti ricordi indelebili a Misano!

A 10 anni dalla morte, avvenuta il 23 ottobre 2011 a Sepang, ricordiamo Marco Simoncelli attraverso le sue frasi più celebri, tra genio e sregolatezza

Marco Simoncelli: la vita e le moto secondo il SIC

Lutto nel mondo dei motori, per la scomparsa di Giorgio Nada, il &quot;pap&agrave;&quot; dell&rsquo;omonima Casa Editrice specializzata nel motorismo e che dal 1988 ad oggi ha pubblicato oltre 1.000 titoli: monografie dedicate a Case automobilistiche e motociclistiche o ai singoli modelli che hanno fatto la storia, e poi tanti libri che narrano le gesta di grandi campioni, volumi e collane sui massimi campionati, compreso il libro ufficiale del mondiale Superbike, raccontato dai puntuali testi di Claudio Porrozzi - il padre del nostro Direttore - con le foto del fratello Fabrizio Porrozzi.  Un gentleman con la passione dei motori   Giorgio Nada se n&rsquo;&egrave; andato all&rsquo;et&agrave; di 77 anni per una polmonite batterica, dopo essere sopravvissuto al Coronavirus. La notizia della sua scomparsa ha suscitato nel giro di poche ore centinaia di messaggi e di testimonianze di affetto sul suo profilo social.  Il suo sorriso gentile, la sua voce pacata, i suoi modi da gentleman hanno costruito in chi lo ha conosciuto un ricordo indelebile. Viveva fra i suoi libri, che curava con cuore e sentimento, sapendo di realizzare opere preziose e destinate a durare nel tempo. Curava ogni edizione con amore, come se ciascuno dei suoi libri avesse la missione di tramandare e alimentare la passione per i motori, e di divulgarla in chi ancora non l&rsquo;avesse scoperta dentro di s&eacute;.  Le pubblicazioni di Giorgio Nada editore raccontano storie di sport, di personaggi, di aziende, di design, di costume: un archivio di sapere immenso.  Amava l&rsquo;editoria e amava i motori, Giorgio Nada, e di questo connubio &egrave; stato tanto bravo da farne un lavoro. Cos&igrave; da potercisi dedicare in ogni momento della sua giornata. La sede della sua casa editrice, a Vimodrone, in provincia di Milano, &egrave; come un parco giochi per chi ama i libri e le corse: ci sono titoli sugli argomenti pi&ugrave; disparati e nel suo magazzino le opere sono catalogate e archiviate con la cura necessaria per poterle inviare celermente a chi le richieda. E si respira l&rsquo;aria buona della carta stampata, quell&rsquo;odore di libro nuovo, di carta patinata intrisa di inchiostro che ci riporta indietro nel tempo.    La storia   &Egrave; il 1973 quando Giorgio Nada acquisisce nel centro di Milano, in corso Venezia al n. 43, nello storico palazzo dell&#39;ACI a pochi passi da piazza San Babila e dal Duomo, la &quot;Libreria dell&#39;Automobile&quot;. Un piccolo negozio, gi&agrave; noto agli appassionati di auto e di motori, che importa, acquista e vende volumi italiani e stranieri, legati al mondo delle quattro e delle due ruote.  Vendere libri &egrave; bello ma ancor pi&ugrave; &egrave; produrli con un proprio marchio: nel 1977 appare sul mercato un volume destinato a diventare quello di maggior successo della futura Casa editrice. Si intitola &quot;Moto Guzzi&rdquo; e sul frontespizio figura la scritta &quot;Edizioni La Libreria dell&#39;Automobile&quot;.  Alla fine del 1987 Giorgio Nada scorpora l&#39;attivit&agrave; della Libreria dell&#39;Automobile da quella prettamente editoriale. Nasce l&#39;omonima Casa Editrice. Dal 1988 ad oggi sono oltre 1000 i titoli pubblicati in ambito motoristico. Dal 2006 &egrave; nata una partnership editoriale e commerciale tra Giorgio Nada Editore e Giunti, storico editore italiano.    &ldquo;Il motorismo &egrave; arte&rdquo;   &ldquo;Gli appassionati di storia dell&rsquo;automobile e i collezionisti ci saranno sempre, anche perch&eacute; per certi aspetti alcuni ambiti legati alla storia del motorismo possono essere considerati come una forma d&rsquo;arte. Non dimentichiamo che l&rsquo;Italia ha avuto alcuni tra i pi&ugrave; grandi designer e tra i migliori tecnici, sia per quanto riguarda le auto stradali che quelle da corsa&rdquo;, diceva Giorgio Nada meno di tre mesi fa in un&rsquo;intervista con il portale Raccontaunlibraio.com  &ldquo;Il nostro compito &egrave; di proporre sempre argomenti interessanti con particolare attenzione all&rsquo;estro e all&rsquo;intelligenza italiana. Per concludere, posso dire che il successo della mia professione lo devo molto anche alla mia famiglia con la quale condivido le diverse attivit&agrave;: mia moglie Silvia si occupa della libreria e degli ordini online cos&igrave; come del sito della societ&agrave;, mentre mio figlio Sergio &egrave; responsabile del negozio di corso Venezia ed &egrave; diventato un ottimo libraio. Infine c&rsquo;&egrave; mio figlio Stefano che, oltre a seguire la parte commerciale della casa editrice, si occupa di tutte le fiere di settore, nonch&eacute;, insieme a Sergio, della ricerca e acquisto di libri rari o da collezione&rdquo;.  Alla famiglia di Giorgio Nada, le condoglianze di Motosprint.  Cagiva Ferrari F4: il sogno in Rosso 

Il fondatore della casa editrice motoristica &egrave; mancato a 77 anni. In trent&rsquo;anni di attivit&agrave; ha pubblicato oltre 1.000 titoli, compreso il libro ufficiale del mondiale Superbike

Addio a Giorgio Nada

Il mondo del motociclismo italiano piange la scomparsa di un altro grande uomo che ha fatto la suo storia: Riccardo Pierobon ci ha lasciati nella giornata di ieri, domenica 05 aprile, all&#39;et&agrave; di 85 anni.  &quot;Una persona genuina, uno di quelli che, con una semplicit&agrave; disarmante, &egrave; in grado di farti capire quanto sono importanti la seriet&agrave;, la professionalit&agrave;, la voglia di fare e i sacrifici. &Egrave; in grado di farti capire perch&eacute;, partendo da zero, &egrave; riuscito a costruire un&rsquo;azienda, che ora viene gestita dal figlio, Massimo. Nessuna agevolazione; solo lavoro, lavoro e lavoro. E voglia di faticare e di superare gli ostacoli. Questa &egrave; la ricetta per emergere e restare a galla. Ricky One non ha solo visto nascere il motociclismo moderno: lui ha addirittura contribuito a farlo crescere&quot;.   Scriveva Riccardo Piergentili nel 2016 parlando di Pierobon, l&#39;imprenditore che nel 1952 fond&ograve; l&#39;omonima azienda &quot;Pierobon&quot;, diventata indipendente dopo aver mosso i primi passi all&#39;interno della Verlicchi.  Nato il 15 luglio del 1934, nel corso della sua carriera, Riccardo Pierobon ha sviluppato telai per protipi da corsa e moto stradali, collaborando con diversi team di Superbike e Motomondiale, e piloti del calibro di Ben Bostrom e Troy Bayliss. Contribuendo a reallizare i telai di due delle Ducati pi&ugrave; vincenti: la 998 e la 999.  Con l&#39;aiuto del figlio Massimo, che lo ha affiancato in azienda a partire dal 1987, Riccardo ha costruito una realt&agrave; che esiste ancora oggi e offre ciclistiche complete per i motori Ducati e oltre a progettare e produrre telai e forcelloni e moto complete su richiesta.  Del resto, Riccardo non si &egrave; mai tirato indietro davanti al lavoro, come ha voluto ricordare anche il Team Manager di Barni Racing, Marco Barnab&oacute;, affidando ai social il suo personale ricordo di Pierobon: &quot;Oggi il mondo del motociclismo perde un uomo disponibile, allegro, umile, lavoratore instancabile - scrive Marco-. Anche l&rsquo;ultima volta che sono andato a trovarlo in officina qualche settimana fa, Riccardo era l&igrave; al suo posto, al banco di lavoro.   Il mio saluto a un grande uomo prima che un grande professionista. R.I.P. Riccardo&quot;&nbsp;     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Oggi il mondo del motociclismo perde un uomo disponibile, allegro, umile, lavoratore instancabile. Anche l&rsquo;ultima volta che sono andato a trovarlo in officina qualche settimana fa - quando ci siamo fatti questa foto - Riccardo era l&igrave; al suo posto, al banco di lavoro. Il mio saluto a un grande uomo prima che un grande professionista. R.I.P. Riccardo. Marco Barnab&oacute;  Un post condiviso da  Barni Racing Team Ducati (@barniracingteam) in data: 6 Apr 2020 alle ore 7:48 PDT      Alla famiglia Pierobon vanno le condoglianze di tutta la redazione di Motosprint. 

Il telaista e fondatore dell&#39;omonima azienda a conduzione familiare &quot;Pierobon&quot;, si &egrave; spento all&#39;et&agrave; di 85 anni

Motociclismo in lutto: &egrave; morto Riccardo Pierobon

Ecco alcuni degli scatti pi&ugrave; belli della carriera di&nbsp;Stefano Bianco, che ha visto il pilota torinese impegnato nel Motomondiale&nbsp;e in Superstock 1000

La carriera di Stefano Bianco - FOTO

Definirlo semplicemente il &ldquo;Re di Monza&rdquo; sarebbe riduttivo, perch&eacute; Fabrizio Pirovano era il Sovrano delle persone normali, anche se la parola &ldquo;normalit&agrave;&rdquo; risulta troppo astratta ed indefinibile, sicuramente non adatta ad un tipo originale come lui, per nulla dotato di opulenza ostentata e senso di superiorit&agrave;.    Il Piro era speciale, in sella e nella vita quotidiana. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, pu&ograve; ricordarne imprese, parole, aneddoti e grandi sane follie, mixate ad una maturit&agrave; intellettuale difficile da replicare.  Oggi, Fabrizio avrebbe compiuto 60 anni. O meglio, oggi Pirovano compie 60 anni, in una presenza eterea impossibile da rimuovere.  Scrivendo di getto, ci sovvengono momenti unici. Eravamo poco nella met&agrave; degli Anni Ottanta o poco pi&ugrave; in l&agrave;, il circuito brianzolo ospitava la sfida Italia - Svizzera, dedicata a moto derivate dalla produzione di serie.  Il &ldquo;fantino&rdquo; lombardo, lasciato - agonisticamente - il cross, iniziava a fare sul serio su terreni bitumati, &ldquo;asfaltando&rdquo; la compagine elvetica, che comment&ograve;: &ldquo;Questo &egrave; di un altro pianeta&rdquo;, infatti, di l&igrave; a poco, Pirovano pass&ograve; in SBK, diventandone negli anni una vera e propria icona, nel paddock pi&ugrave; fantasioso che si possa raccontare.  Nella sua carriera si contano 10 vittorie in SBK - totalizzate con Yamaha e Ducati - 47 podi e due piazzamenti da vice campione del mondo. Il titolo &egrave; stato centrato nel 1998, nella Supersport, con la Suzuki GSX-R del team Alstare Corona.  Un successo meritato, anche se l&rsquo;episodio che ancora lascia tutti senza parole, risale all&rsquo;anno prima: una Monza allagata - ancora - ed il pilota con entrambe le gambe martoriate, con piedi rotti e messi male.  Nessun problema. Due bestioni del team Alstare sollevano Fabrizio e lo incastonano nella Ducati 748 gialloblu. Insensibile o quasi dalla cintola in gi&ugrave;, il numero 1 fa sua la corsa, annichilendo gli avversari anche nel parco chiuso: &ldquo;Non sentivo quasi niente, mi sono affidato a mani e chiappe&rdquo;.  Il picco di umilt&agrave; umana lo raggiungeva quando si recava a bordo pista ad ammirare gli amatori, in azione nei turni a pagamento. Pirovano sembrava uno di loro, perch&eacute; amava stare in mezzo a ragazzi e motori, dove le coppe ed i titoli nemmeno si nominavano.  Le notti trascorse nella sua officina erano magiche, come le foto che ne illustrano la carriera. Lui era senza et&agrave;: quando ras&ograve; a zero il figlio di Pierfrancesco Chili lo fece di nascosto e con naturalezza, come quando ebbe il coraggio di protestare contro i gestori di circuiti poco sicuri,  Pirovano non era un pilota. Fabrizio era un corridore. Stile di guida avvitato, come suggerivano gomme e telai di un tempo. Stile di vita scevro da mode, perch&eacute; lui non seguiva la massa,  &Egrave; stata la folla a seguire lui, nel suo ultimo giro di pista a Monza, di quel giugno del 2016. Il Piro oggi compie gli anni ed il suo ricordo non si fermer&agrave; a questo breve articolo.  Fabrizio &ldquo;Piro&rdquo; Pirovano: addio a un mito della Superbike 

Oggi &egrave; il giorno del Piro, il Re di Monza e beniamino degli appassionati

Buon Compleanno Fabrizio Pirovano

Marco Simoncelli non &egrave; pi&ugrave; tra noi, ma rimane e rester&agrave; sempre con noi e ci sembra giusto e doveroso ricordarlo, celebrando il suo trentatreesimo compleanno.  MotoGP: otto anni senza il SIC  Il fanciullo di Cattolica si fece conoscere dal pubblico delle due ruote come il pilota di Coriano, sorprendendo agli esordi in 125, vincendo pi&ugrave; avanti il titolo della dueemmezzo con la Gilera, marchio mitico, riportato in auge da Aprilia.    Anche in MotoGP il SIC era forte, davvero. Per lui, l&rsquo;avventura nella Top Class non inizi&ograve; nei modi pi&ugrave; facili, poi, piega dopo piega, i primi risultati incoraggianti, che lo lanciarono nella stagione 2011. L&rsquo;ultima della sua breve ma intensa vita.    In pista e al di fuori delle competizioni, Marco era proprio come lo avete visto: spontaneo, diretto, senza maschere. Piaceva o non piaceva, ma nessuno poteva pensare: &ldquo;&Egrave; falso, recita una parte&rdquo;. Macch&eacute;, tutt&rsquo;altro: il suo numero 58 non ha e non fa (ancora) storia a tempo perso.  A Phillip Island, Marco tocc&ograve; il cielo con un dito. Il secondo posto colto appena dietro l&rsquo;idolo di casa Stoner, confer&igrave; a Simoncelli i giusti riconoscimenti: il pilota del team Honda Gresini diventava finalmente e meritatamente un top rider della categoria.  Non &egrave; il caso di ricordare cosa sia accaduto a Sepang, perch&eacute; tanto tutti lo ricordiamo a cuore infranto. Del riccioluto campione teniamo le imprese in sella ed i valori lasciati, non perduti. &Eacute; proprio vero che di assi ne nascano uno ogni tanto ed &egrave; ancor pi&ugrave; vero che di persone cos&igrave; non ne potremmo fare a meno. Specialmente nel mondo delle corse. Buon Compleanno SIC.  Esclusivo, Simoncelli: &quot;L&#39;obiettivo &egrave; vincere. A Misano risultati falsati&quot; 

Passano gli anni, ma tutto il Motomondiale ricorda sempre con affetto Simoncelli, a cui rendiamo omaggio nel giorno in cui Marco avrebbe festeggiato 33 anni

Buon Compleanno SIC, sei sempre con noi

        E' di questa mattina presto, la notizia della scomparsa di un campione di tutti i tempi, Niki Lauda, leggenda e tre volte iridato in Formula 1. Niki, aveva 70 anni e da alcuni giorni si trovava in Svizzera in una clinica, dopo che otto mesi fa aveva sub&igrave;to un trapianto di polmone.E in questo giorno di grande lutto, anche i piloti della Motogp si sono voluti unire al dolore di tutti i tifosi del mondo per ricordare un grande campione. NELLA STORIA PER SEMPRE &ndash; Dopo il grave incidente al Norburgring nel 1976 nel quale Lauda rimase gravemente ustionato e con poche speranze di tornare in pista, la sua lotta e il suo coraggio per ricominciare a correre fecero il giro del mondo, tanto da far diventare Niki non solo una leggenda per il suo talento in pista, ma anche un &ldquo;immortale&rdquo;. E oggi, pi&ugrave; che mai, sapere della sua scomparsa ha dell'inverosimile. LACRIME SOCIAL - Il primo, a volergi lasciare un saluto &egrave; stato il due volte iridato Casey Stoner che dall'Australia ha voluto pubblicare sul suo profilo Instagram due foto di Niki, uno giovanissimo mentre indossava la tuta della Ferrari, e uno pi&ugrave; anziano:&rdquo;Niki Lauda &ndash; ha scritto Stoner &ndash; una vera icona e una leggenda del Motorsport. Il mio pensiero, in questo momento, &egrave; rivolto alla sua famiglia e a tutte le persone care. Riposa in pace.&rdquo;Ad unirsi al dolore di Casey, &egrave; stato anche il sette volte iridato Marc Marquez che, sempre su Instagram, ha postato una foto in cui &egrave; ritratto insieme a Lauda:&rdquo;non dimenticher&ograve; mai il giorno in cui ti ho incontrato &ndash; scrive &ndash; e tutti i consigli che mi hai dato.&rdquo;E poi ancora Joan Mir che ha ricordato i suoi successi:&rdquo;sei stato campione del mondo di Formula 1 per tre volte che sintetizzano il tuo coraggio e il tuo splendore. Una leggenda vera del motorsport.&rdquo;A loro si &egrave; poi unito il saluto del pilota Yamaha Maverick Vinales e anche quello dell'intero Team Estrella Galicia, nonch&eacute; il profilo stesso della Motogp in veste della Dorna.       

I piloti della Motogp hanno voluto ricordare la leggenda della Formula 1 venuto a mancare nella notte di luned&igrave;

Niki Lauda: il saluto dei campioni della MotoGP

        C'&egrave; un poster gigante appeso proprio in fondo alla parete che raffigura Marco Simoncelli in sella alla sua Honda con il 58 rosso che spicca sul cupolino. Questo d&agrave; nell'occhio non appena si entra nell'aula magna dell'Istituto Alberti di Rimini, scuola dove Marco nell'anno 2005-2006 si diplom&ograve; e dove, a distanza di anni, con il ricordo sempre vivo nel cuore, hanno voluto dedicargli l'aula pi&ugrave; importante, luogo di ritrovo per tutti gli sudenti. L'INTITOLAZIONE E IL RICORDO - Cos&igrave;, nel corso della ceriomonia d'intitolazione avvenuta il 5 dicembre a Rimini, &egrave; stato consegnato al pap&agrave; di Marco, Paolo Simoncelli, il diploma di maturit&agrave; del figlio scomparso il 23 ottobre 2011 a Sepang . &ldquo;L'istituto &ndash; si legge in una foto pubblicata sui social &ndash; ha scelto di dedicare a questo suo straordinario ex studente un ricordo importante, perch&egrave; il suo entusiasmo, la sua determinazione e il suo impegno non siano mai dimenticati.&rdquo; TANTI PILOTI AMICI - Alla cerimonia erano presenti molti motociclisti amici del Sic tra cui Michele Pirro, Alex DE Angelis, Enea Bastianini, Mattia Pasini, Massimilano Spedale, Manuel Poggiali, William De Angelis, Massimo Roccoli, Stefano Manzi e Matteo Ferrari.Durante la cerimonia sono intervenuti, oltre alle istituzioni locali, anche l'ex pilota di Formula 1 Siegfried Stohr e Livio Lodi curatore del museo Ducati.       

L'Istituto dove Marco si &egrave; diplomato nel 2006 gli ha intitolato l'aula pi&ugrave; importante della scuola

Il ricordo del Sic resta vivo negli studenti dell'Istituto Alberti di Rimini

Quasi 4 mila motociclisti hanno ricordato Marco Simoncelli nell&rsquo;evento annuale di Brno, formando una "catena rombante" di 2 km lungo il tracciato  Sono state oltre 800 presenze in pi&ugrave; rispetto allo scorso anno: una folla entusiasta ha partecipato all&rsquo;evento dell&rsquo;Automotodrom di Brno. Erano ben 3795 i motociclisti che hanno formato una catena rombante di quasi 2 km lungo il tracciato.  Gli appassionati della Repubblica Ceca hanno voluto onorare in questo modo la memoria di Marco Simoncelli,&nbsp; scomparso nel Gran Premio della Malesia nell&rsquo;ottobre 2011. Quest&rsquo;anno al Mugello, il pilota di Coriano &egrave; entrato nella Hall of Fame come MotoGP Legend.  

Quasi 4 mila motociclisti hanno ricordato Marco Simoncelli nell&rsquo;evento annuale di Brno, formando una "catena rombante" di 2 km lungo il tracciato 

Il SIC ricordato a Brno

Romano Fenati &egrave; tornato dal Texas molto felice. Ha riportato l&rsquo;Italia sul podio della Moto3, chiudendo al secondo posto, battuto da Jack Miller per appena 69 millesimi.  A distanza di due anni un pilota italiano torna tra i primi tre nella categoria cadetta e quel pilota che a Misano 2012 aveva raggiunto il terzo posto era stato sempre Romano Fenati. In Texas, il terzetto di testa composto da Miller, Vazquez e Marquez &egrave; stato stravolto a quattro giri dal termine, con Fenati che ha dato vita a una volata strepitosa, tagliando il traguardo da secondo.  &ldquo;All&rsquo;ultimo giro pensavo che gli altri avrebbero staccato prima di me, ma lo hanno fatto troppo tardi - ha spiegato Fenati - poi Miller ha lasciato un po&rsquo; i freni&rdquo;.  Sul podio, Romano non dimenticato che quello stesso giorno il motociclismo piangeva una vittima. Emanuele Cassani, il pilota travolto al via del Trofeo Bridgestone e che purtroppo non ce l&rsquo;ha fatta.  &ldquo;Questo podio ha un gusto amaro - ha scritto Romano su twitter - Ciao Emanuele&rdquo;.

&ldquo;Questo podio ha un gusto amaro&rdquo;

Fenati non dimentica Emanuele Cassani

Una chiamata sul cellulare. Sul display appare &ldquo;Massimo Tamburini&rdquo;. Premo per ricevere, spero di sentire la sua voce, ma temo anche che non sia lui. &Egrave; suo figlio Andrea; ascolto intuendo cosa sta per dirmi: &ldquo;Purtroppo mio padre questa volta non ce l&rsquo;ha fatta...&rdquo;.  Non &egrave; semplicemente una notizia triste: &egrave; un colpo durissimo per i suoi cari, per me e per il motociclismo internazionale. Non esagero. Come ho scritto altre volte, io non ho miti: il massimo che posso attribuire ad una persona &egrave; la mia sincera stima e ammirazione, e probabilmente in questo senso Tamburini era al primo posto fra i personaggi che ho avuto modo di conoscere in quarant&rsquo;anni di questo mestiere. Per genio e per umanit&agrave;.  Con lui scompare il pi&ugrave; grande fra i designer italiani di moto, un romagnolo con la stessa passione di tanti altri suoi conterranei, ma nato per progettare motociclette bellissime e velocissime in strada e in pista.  Non aveva fatto studi particolari che lo indirizzassero su questa difficile via: era un bravo tecnico montatore di caldaie per impianti di riscaldamento, ma le sue vere doti si manifestavano quando metteva le mani su moto da trasformare secondo le sue personali idee in materia. Aveva cominciato con una MV 600 4 cilindri, non limitandosi all&rsquo;estetica, ma intervenendo sul motore e soprattutto sulla trasmissione: eliminato l&rsquo;albero cardanico, che giudicava inaccettabile su una moto discendente da quella guidata da Agostini e Hailwood, l&rsquo;aveva sostituito con una trasmissione a catena di sua esclusiva ideazione e realizzazione.Aveva poi realizzato una magnifica Honda 750 special e il successo colto lo aveva convinto a fondare nel 1973, con Giuseppe Morri, la Bimota Meccanica.  L&rsquo;articolo completo del nostro Luigi Rivola lo potete leggere nel numero di Motosprint in edicola da marted&igrave; mattina&nbsp;

Il grande designer visto da chi lo conosceva bene

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