        Uno dei grandi protagonisti del Gran Premio delle Americhe della Moto2 andato in scena lo scorso fine settimana sul tracciato texano di Austin &egrave; stato Joe Roberts, nelle posizione di vertice in buona parte delle sessioni di prove ed altamente competitivo in gara con la Kalex del team American Racing, al via del GP di casa con una livrea speciale a stelle e strisce. Un weekend che potrebbe rivelarsi decisivo in vista di un eventuale passaggio in MotoGP per il 2025: andiamo a vedere perch&eacute;. Moto3, Angel Piqueras gi&agrave; sul podio ad Austin: porter&agrave; Leopard al top? Un Roberts di livello mondiale  Quello visto in Texas &egrave; stato un Roberts solido, in grado di tenere testa ai migliori della categoria sia in prova che, soprattutto, in gara. Il secondo posto sotto la bandiera a scacchi &egrave; arrivato al termine di una corsa in cui sono state davvero poche le sbavature commesse, nonostante le numerose insidie del Circuit of the Americas che hanno messo in difficolt&agrave; diversi big, ma non solo: Joe &egrave; stato anche l'unico pilota Kalex sul podio, visto che sia Garcia che Aldeguer erano invece alla guida delle Boscoscuro, ormai divenute le moto da battere nell'era Pirelli. Il centauro di Malib&ugrave; ha cos&igrave; dato continuit&agrave; all'ottimo inizio di stagione, visto che dopo una incoraggiante settima piazza in Qatar (alla prima gara con l'American Racing, in cui &egrave; tornato dopo la parentesi in Italtrans) &egrave; salito per due volte di fila sul secondo gradino del podio tra Portimao ed Austin ritrovandosi a soli due punti dalla leadership in campionato occupata al momento da Sergio Garcia.  CF Moto: la "cinese" della famiglia KTM che vince in Moto3 Un pilota americano di nuovo in MotoGP?  Certamente queste prestazioni, soprattutto quella &ldquo;in casa&rdquo; sotto agli occhi di fan e addetti ai lavori, potrebbero favorire l'approdo di Roberts nella classe regina per il 2025, ma non solo. Con l'arrivo di un team statunitense come Trackhouse, avere in MotoGP l'unico pilota americano presente nel paddock a tempo pieno sarebbe un bel colpo, soprattutto ora che &egrave; arrivata Liberty Media a gestire il tutto. La &ldquo;sliding door&rdquo; del 2020, con il passaggio in Aprilia rifiutato per restare in Moto2, sembrava aver chiuso le porte a Joe, che ora &egrave; tornato ad essere un pezzo pregiato del mercato piloti. Tourist Trophy 2024, l'ordine di partenza dei big: Bonetti con il 12 tra le Twins       

Lo statunitense ha sfiorato il successo ad Austin con i colori a stelle e strisce dell'American Racing, confermandosi in gran forma e, forse, pronto per la classe regina

Moto2, Joe Roberts: il podio “in casa” gli aprirà le porte della MotoGP?

        Malib&ugrave; &egrave; un paradiso, ma la MotoGP attira come se lo fosse. Joe Roberts, californiano delle "zone giuste"&nbsp; &egrave; tornato sul podio mondiale, centrando il secondo posto nella Moto2 di Portimao. Grande festa nel box American Racing e, rimanendo in ambito a stelle e strisce, proprio un componente nel team promuove il suo pilota. Vedremo se John Hopkins ha ragione. Roberts, cognome che scotta nelle due ruote Kenny Roberts e Kenny Roberts. Anzi, Kenny Roberts Senior e Kenny Roberts Junior. O meglio, Kenny Roberts e Kenny Roberts Junior. Insomma, decidetevi: come chiamare padre &amp; figlio di una dinasta americana vincente nel Motomondiale? Per facilitare le cose, vi diciamo che entrambi hanno lasciato il segno, specialmente King Kenny, sia da pilota che da manager. Quando arriv&ograve; nel paddock Joe Roberts, ecco i commenti del tempo: "Dannazione, con quel cognome puoi fare due cose: vincere. O vincere. Se solo sei discreto, vieni vessato". Fu come profanare una divinit&agrave;, per certi versi, e il giovane originario di Malib&ugrave; che vanta amicizie hollywoodiane se ne accorse ma, dopo un paio di parole, se ne infischi&ograve;. Troppo bello il suo stile di vita, costituito da una base invidiabile in California, amici pronti a seguirlo nei viaggi di lavoro - e lo fanno, tra cui il fratello musicista, assieme al quale &egrave; solito esibirsi - residenza in Algarve dove trovare onde simile alle sue native, possibilit&agrave; di correre ad alto livello. Ecco,&nbsp; l'ultimo punto &egrave; da analizzare.  Roberts e il "no" ad Aprilia: potrebbe tramutarsi in un "s&igrave;" Se fosse un segreto, non lo sveleremmo. Di fatto, (quasi) tutti sanno che l'Aprilia vedeva di buon grado il passaggio di Joe in MotoGP, esattamente su una RS-GP di Noale. In sintesi, &egrave; successo che, seppur lusingato della proposta, Joe l'abbia declinata.&nbsp; Non si sentiva pronto e, in parte, lo capiamo: corre in Moto2 dal 2017, i contatti sono esplosi tra il 2021 e il 2022, quando al suo attivo si contava un solo podio. Poco, il californiano voleva almeno una vittoria, centrata a Portimao. Guarda caso, posto in cui domenica scorsa ha fatto una delle gare migliori. Stanno arrivando gli americani, anzi, gi&agrave; ci sono. Oltre all'American Racing &egrave; oggi il Trackhouse Racing la bandiera USA nella serie che, tuttavia, non schiera uno statunitense di grido. Chi pensa in un ravvicinamento tra Aprilia e Roberts, mica &egrave; fuori strada: il campionato, in caso di promozione, prenderebbe pi&ugrave; piccioni con singola fava.&nbsp;        

Joe sventola bandiera a stelle e strisce: la classe regina necessita di un americano, che potrebbe essere proprio lui nel Trackhouse Racing&nbsp;

Podio ritrovato e porte riaperte: Roberts e il futuro in MotoGP

        Durante quest'inverno, il Motomondiale ha acquisito certamente un maggior interesse negli Stati Uniti grazie all'arrivo in MotoGP del team Trackhouse, subentrato ad RNF come team clienti Aprilia. La squadra a stelle e strisce (&egrave; proprio il caso di dirlo, vista la livrea) sar&agrave; al via con Miguel Oliveira e Raul Fernandez, ma in un futuro non troppo lontano potrebbe arrivare in top class un pilota americano. Stiamo chiaramente parlando di Joe Roberts, unico statunitense attualmente impegnato nel Motomondiale, che si appresta a disputare la sua settima stagione completa in Moto2. Dopo una parentesi di tre anni in Italtrans, il centauro di Malib&ugrave; ha fatto ritorno al team American Racing, compagine con cui ha vissuto una stagione 2020 da protagonista, ma il suo futuro potrebbe essere in MotoGP, come ha spiegato il coach della squadra ed ex pilota John Hopkins.  Hopkins: &ldquo;La MotoGP ha bisogno di un pilota americano&rdquo;  &ldquo;Sicuramente per gli Stati Uniti &egrave; un bene avere un team come Trackhouse anche in MotoGP, perch&eacute; ci&ograve; comporter&agrave; un aumento dell'interesse da parte degli appassionati americani del motorsport&rdquo;, ha detto John, parlando poi di Joe Roberts. &ldquo;Da parte nostra, cercheremo di fare il possibile per permettere al nostro pilota di vivere una stagione da protagonista e passare nella classe regina il prossimo anno, magari proprio con Trackhouse&rdquo;. &ldquo;Penso sinceramente che Joe Roberts abbia tutte le carte in regola per giocarsi il mondiale, visto che &egrave; sia talentuoso che esperto. L'unica cosa che deve fare &egrave; credere maggiormente in s&eacute; stesso e, se ci riuscisse, potrebbe arrivare tranquillamente nelle prime tre posizioni. Un risultato che gli garantirebbe un posto in top class, anche perch&eacute; la MotoGP ha bisogno di un pilota americano in griglia a tempo pieno ed &egrave; ora di rimediare&rdquo;, ha aggiunto Hopkins, puntando in alto per l'imminente stagione 2024 della Moto2 e guardando con ottimismo al futuro del proprio pilota. Leonardo Taccini riparte dal CIV: al via della SSP con il Cecchini Racing       

L'ex pilota, ora coach del team American Racing, non ha dubbi sul potenziale di Joe: &ldquo;Se quest'anno dovesse vincere in Moto2, si assicurerebbe una sella in top class&rdquo;

John Hopkins è sicuro: Roberts può arrivare in MotoGP nel 2025

        Si &egrave; spento all'et&agrave; di 74 anni Garry Taylor, manager storico del team Suzuki, capace di vincere due mondiali della classe 500, condivisi assieme a nomi quali Kevin Schwantz e Kenny Roberts. Col texano l'impresa fu firmata nel 1993, il figlio di Kenny "padre" gli port&ograve; il successo nel 2000. Ad annunciare la notizia della scomparsa&nbsp; &egrave; Phoebe, figlia dell'esperto inglese, appartenente alla categoria di autentici personaggi da paddock che oggi non si incontrano pi&ugrave;. Garry Taylor: due volte iridato da dirigente Suzuki Parlava per ore, descrivendo il perch&eacute; e per come il rotore dell'elicottero emanasse tale suono, spiegandone nei minimi dettagli dinamica e tecnica. Si soffermava anche con gli estranei, raccontando le peripezie attraversate nel viaggio da Londra a Shah Alam. Allacciava rapporti proficui con sponsor e Case, realizzando accordi commerciali e sportivi di alto livello. Voleva correre in auto, Garry Taylor, ma non aveva i soldi per farlo. Peccato, Brands Hatch si trovava a due passi da casa, e il Regno Unito offriva opportunit&agrave; a quattro ruote per (quasi) ogni tasca. Decise cos&igrave; di intraprendere il percorso di Marshall, strada ritenuta bislacca dai pi&ugrave;, che lo port&ograve; invece nel Motomondiale dell'epoca, fatto di opportunit&agrave; scaturite dai rapporti umani. Entrato in Suzuki, divenne dirigente del team che, con base Oltremanica, si aggiudic&ograve; i titoli della classe 500 in due edizioni simili ma diverse: gli americani Kevin Schwantz e Kenny Roberts, rispettivamente nel 1993 e 2000. La soddisfazione palesata dal professionista sempre elegante, barbuto, e talvolta simil-hawaiano fu tale, da archiviare la delusione di non aver mai corso gare di alto livello iridato. Garry Taylor 1949-2024 Quando decise di ritirarsi, dal principio di met&agrave; anni 80 al 20004, lo fece per vari motivi. Tra cui, la voglia di trascorrere tempo in famiglia a casa, in Inghilterra. Sebbene fosse sempre attento alle azioni dei suoi ex colleghi, si limitava a guardarli davanti alla TV, comprando giornali di settore, leggendone gli approfondimenti. Ma Kate, la moglie, e Phoebe, la figlia, rappresentavano la priorit&agrave;.&nbsp; Le gare, per lui erano finite,&nbsp; per&ograve; cominci&ograve; la corsa pi&ugrave; difficile. Problemi di salute cominciarono ad attanagliarlo, per&ograve; mai scoraggiarlo. Il carattere sempre positivo, il desiderio di esperienza, il desiderio di vita sono valori trasmessi dal post Facebook divulgato dalla figlia: "Pap&agrave;, hai lottato con forza e a lungo. Riposa, sdraiato sul divano, in pace e protetto da cani che adoravi.&nbsp; Sei stato amato da tanti, perch&eacute; significavi molto per molte persone. Grazie per essere stato il mio miglior amico, capace di portare il buonumore anche nei momenti bui"        

Era il manager del team Suzuki, che ha condiviso i successi della mezzo litro insieme ai due americani. L'inglese aveva 74 anni

Addio Garry Taylor, titolato 500 con Schwantz e Roberts

        Non sono mancate le sorprese nel turno di qualifica della middle class, in cui i protagonisti sono stati i giri record fatti siglare sin dalla Q1, in virt&ugrave; di un Celestino Vietti in grande spolvero capace di infrangere subito il record della pista. Il gran grip offerto dal nuovo asfalto di Doha ha messo in scena una delle qualifiche pi&ugrave; veloci della stagione in cui a beneficiarne &egrave; stato Joe Roberts, gi&agrave; velocissimo nella FP3 e confermatosi candidato principale di Fermin Aldeguer in ottica gara. Con il tempo di 1:57.305 Roberts si &egrave; preso la pole position, stampando il nuovo record della pista precedendo di soli sette millesimi un velocissimo Vietti. Il pilota Fantic, come pi&ugrave; volte accaduto in stagione, in qualifica &egrave; rinato, mostrando un feeling ancora mai visto durante il week-end. L'italiano precede Aron Canet, sempre veloce sul giro secco e Fermin Aldeguer. Il gran favorito della vigilia ha mancato l'appuntamento con la pole position sebbene resti il favorito per la vittoria grazie ad un passo gara al momento da primato. Fuori dalla top ten Tony Arbolino, solo undicesimo. MotoGP, Bastianini: "Senza infortuni avrei lottato per il mondiale" Quarta pole in carriera per Roberts; settimo Pedro Acosta Pole position dunque per Joe Roberts, la quarta della sua avventura in Moto2 che segna un'importante segnale anche per la sua fin qui deludente stagione. L'americano sembra essere attrezzato per ostacolare la fuga di Fermin Aldeguer ma dovr&agrave; fare i conti anche con Celestino Vietti, secondo e apparso in una forma davvero incoraggiante. L'italiano precede Aron Canet, distante solamente 28 millesimi e Fermin Aldeguer, a 127. A differenza delle prove disputate dal venerd&igrave; ad oggi, lo spagnolo non &egrave; riuscito a imporsi nel giro secco, ma ha nel suo arsenale tutto il necessario per sperare nel gradino pi&ugrave; alto del podio. I distacchi si alzano notevolmente dalla quinta casella di Sam Lowes, in poi; L'inglese completa la top five e dista 436 millesimi dal poleman. La seconda fila &egrave; chiusa dal connazionale Jake Dixon, a 499 millesimi. Si conferma non al top della forma Pedro Acosta, poco brillante nella realizzazione del giro secco migliore e autore del settimo crono a 541 millesimi. I connazionali Marcos Ramirez (644 millesimi di ritardo) e Manuel Gonzalez (a 728 millesimi) occupano rispettivamente l'ottava e la nona casella mentre Alonso Lopez completa la top ten a meno di otto decimi da Roberts. Tony Arbolino si piazza appena fuori dai primi dieci pagando un gap di 804 millesimi; il pilota del team Marc VDS precede Ai Ogura e Somkiat Chantra, a loro volta davanti a Zonta van den Goorbergh e Alex Escrig. 23esimo un Dennis Foggia in costante difficolt&agrave; in Qatar mentre termina in 27esima casella Mattia Casadei.  MotoGP, Salucci: "Non solo aldeguer, valutiamo anche Arbolino"        

L'americano conquista la prima casella davanti al pilota Fantic e ad Aron Canet. Quarto Fermin Aldeguer

Qualifiche Moto2: solo Joe Roberts più veloce di Celestino Vietti

        Fermin Aldeguer continua ad impressionare per velocit&agrave; e stile di guida, prendendosi ancora una volta la scena della middle class, anche nelle terze prove libere del week-end. Record della pista e primato per lo spagnolo classe 2005 che sta mostrando un controllo della situazione che lascia ipotizzare ad una supremazia difficile da contrastare. Sebbene al momento il pilota del team di Boscoscuro non sembri avere punti deboli, dovr&agrave; guardarsi le spalle da un filotto di piloti che hanno il potenziale per ostacolarlo nella realizzazione della terza vittoria consecutiva. Uno su tutti Joe Roberts, mostratosi molto veloce in special modo sulla lunga distanza ed in grado di avvicinarsi allo spagnolo anche sul giro secco. Salgono le quotazioni anche di Manuel Gonzalez, in crescita rispetto al difficile venerd&igrave; che l'ha visto protagonista in negativo. Continuano le difficolt&agrave; del neo campione del mondo Pedro Acosta, solo ottavo e non particolarmente brillante sul layout di Doha, e dei piloti italiani, con Tony Arbolino, undicesimo. MotoGP, Salucci: "Non solo Aldeguer, valutiamo anche Arbolino" Solo ottavo Pedro Acosta, undicesimo Tony Arbolino Con il tempo di 1:57.895, Fermin Aldeguer &egrave; riuscito ad abbassare ulteriormente il giro record stampato nella giornata di ieri, andando cos&igrave; a siglare il nuovo record della pista. L'estrema competitivit&agrave; dello spagnolo &egrave; stata messa parzialmente in discussione solamente da Joe Roberts, secondo a 192 millesimi. L'americano al momeno sembra essere il rivale pi&ugrave; credibile di Aldeguer e precede Jake Dixon, terzo a 308 millesimi da Aldeguer, e Manuel Gonzalez, ai piedi del podio e distante 368 millesimi dal connazionale. La sorpresa di giornata Lukas Tulovic chiude la top five, essendosi fermato a 478 millesimi da Aldeguer. Il tedesco si &egrave; piazzato per soli due millesimi davanti ad Ai Ogura mentre Zonta van den Goorbergh occupa la settima casella finale a 614 millesimi da Aldeguer. L'olandese ha espresso una buona competitivit&agrave; e potr&agrave; dire la sua nel resto del week-end, allo stesso modo delle altre due sorprese di giornata, Alex Escrig, nono, e Barry Baltus, decimo. Solo ottavo Pedro Acosta, il campione del mondo della middle class non sembra avere tra le mani la velocit&agrave; mostrata durante l'anno, patendo, al momento, sia il ritmo che il giro secco. Undicesimo, come detto, Tony Arbolino, ancora una volta in difficolt&agrave; soprattutto in relazione alla prestazione secca, mentre Dennis Foggia e Celestino Vietti non vanno oltre la 21esima e 24esima casella.  GP Qatar, Aprilia in grande spolvero: arriver&agrave; il riscatto immediato?        

Lo spagnolo si conferma il pi&ugrave; forte sul tracciato di Losail e precede Joe Roberts e Jake Dixon. Solo ottavo Pedro Acosta

Moto2 FP3: altro record per un inarrestabile Aldeguer, undicesimo Arbolino

        Joe Roberts sta vivendo la personale settima stagione di Moto2, raccogliendo meno di quanto sperato da s&eacute; stesso e dal team Italtrans. Paragonando l'attuale rendimento a vittoria e podio conquistati l'anno scorso, possiamo capire quanto l'americano di Malib&ugrave; stia faticando, nella spiegazione dei migliori risultati 2023 costituiti dai dodicesimi posti di Le Mans e Mugello. Per un pilota che ha assaporato il gusto della vittoria e per una squadra che sa cosa voglia dire titolarsi, si prevede un reciproco cambio di rotta. Attaccati alla TV e ammira le azioni del mondiale SBK! Pilota-attore-modello: ecco a Voi Joe Roberts Quando scriviamo di lui, ci viene in mente una situazione (teoricamente) invidiabile. Nato in California, bello come il Sole che illuna i cieli di Malib&ugrave;, "abituato" a trascorrere ore tra spiagge, onde del mare e relative situazioni. Un "Point Break" bravo anche sulle due ruote, infatti, per fare carriera decise di lasciare la patria, arrivando in Europa. Affrontando viaggi assurdi, per chi &egrave; predilige il divano di casa. Quando correva nel CEV Moto2, spesso tornava a casa, dove lo attendevano set pubblicitati e cinematografici. La connessione della famiglia con la fantastica Hollywood e le caratteristiche estetiche di Roberts lo votavano a rotocalchi e TV.&nbsp; Visita a Imola garibaldina per Roberts: Superbike o Supersport? Durante la lunga pausa estiva, Joe si &egrave; recato all'Enzo e Dino Ferrari. In uno dei weekend agonistici pi&ugrave; caldi della stagione, cosa ci faceva al Santerno un ragazzo che, teoricamente, avrebbe potuto spendere tempo nella sua amata California? L visita era di piacere, perch&egrave; vi correvano le derivate di serie. E pure di lavoro. Roberts cercava una sella, si questa una Superbike o Supersport. Lo statunitense, presumibilmente, &egrave; consapevole che il futuro in Moto2 si prospetti pi&ugrave; complicato del presente, sicch&eacute; meglio crearsi una valida alternativa di carriera. Imola era l'occasione buona per instaurare contatti.        

L'americano si &egrave; recato alla SBK di Imola per piacere e per... lavoro: lo vedremo l'anno prossimo su una 1000 o nella media cilindrata

Poca gloria in Moto2: Joe Roberts cerca sella nelle derivate di serie

           La vittoria di Pecco Bagnaia a Jerez ha sancito la redenzione del campione del mondo dopo i due errori consecutivi in Argentina e in America. Il pilota di Chivasso ha dimostrato un aspetto del quale si parla probabilmente poco, ovvero la sua forza mentale. Nonostante potesse accontentarsi di una posizione da podio per rilanciare la sua classifica, Bagnaia ha voluto sfruttare appieno la sua competitivit&agrave; andandosi a prendere la vittoria dopo una battaglia sofferta con il tenace Brad Binder. Un segno di autorit&agrave; per un pilota che al momento &egrave; l'unico in grado di presenziare costantemente nelle prime cinque posizioni in ogni sessione del week-end di gara.  Ad essere cresciuti nel tempo non sono solamente la consapevolezza della sua velocit&agrave; e lo status sempre pi&ugrave; visibile all'interno della griglia ma anche i numeri, che lo pongono sempre pi&ugrave; saldamente come uno dei riferimenti dell'era moderna della top class. Dal momento della sua prima vittoria in Motogp (a fine 2021) il rullino di marcia del pilota Ducati &egrave; stato sintomatico di un campione, dall'alto dei suoi tredici successi in trenta gare. Numeri che parlano chiaro e che lo ergono a secondo pilota pi&ugrave; vincente in termini di vittorie nell'attuale parco piloti in attivit&agrave;, dopo Marc Marquez.&nbsp;&nbsp;   Bagnaia eguaglia Barry Sheene Il successo maturato in Spagna ha restituito a Bagnaia la leadership della classifica, il piemontese ha superato Marco Bezzecchi in un metaforico sorpasso che assomiglia ad una manovra importante di rilancio di un inizio di stagione che con i due errori consecutivi in gara stava iniziando a prendere una brutta piega. Quello su Bezzecchi per&ograve; non &egrave; l'unico sorpasso compiuto dall'italiano, che con la seconda vittoria dell'anno ha completato il sorpasso su Marco Melandri nella classifica dei piloti pi&ugrave; vittoriosi di sempre nel motomondiale in termini di GP se considerate tutte le classi. Bagnaia ha infatti colto la sua 23esima vittoria in carriera, superando di una lunghezza l'ex pilota di MotoGP e Superbike. Inoltre, questo risultato permette al campione del mondo in carica di eguagliare una leggenda del motociclismo, ferma a quota 23 successi, ovvero il bicampione del mondo della classe regina Barry Sheene.   Vincendo a Le Mans nel prossimo appuntamento stagionale, Bagnaia potrebbe dunque staccare lo storico pilota della Suzuki per poi eguagliare altri quattro fenomeni che hanno fatto la storia del motomondiale: il quattro volte iridato Walter Villa, il tre volte campione mondiale Kenny Roberts, il tre volte iridato&nbsp;Wayne Rainey ed il campione del mondo della 125 nel 2004 Andrea Dovizioso, predecessore di Bagnaia proprio sulla Ducati.  Nel caso in cui Bagnaia continui a dimostrare il suo valore durante l'arco della stagione non &egrave; impossibile prevedere fin dove pu&ograve; spingersi nella classifica all-time dei pi&ugrave; vincenti di sempre. A tal proposito si vedono insidiare la loro posizione, Maverick Vinales a quota 25 (lo spagnolo pu&ograve; ritoccare la sua classifica), Kevin Schwantz a 25, Freddie Spencer, Eugenio Lazzarini e Pierpaolo Bianchi a 27, Loris Capirossi a 29 ed Eddie Lawson a 31.  SBK Barcellona: Bautista punta Haga, Rea sempre pi&ugrave; re dei podi                 

C'&egrave; anche Walter Villa tra gli illustri piloti messi nel mirino dal campione del mondo in termini di vittorie nel motomondiale&nbsp;

MotoGP: Bagnaia punta Roberts, Rainey e Dovizioso

        Italtrans Racing Team ha svelato la livrea delle due Kalex motorizzate Triumph che prenderanno parte alla stagione 2023 della Moto2, categoria in cui la formazione lombarda occupa da anni una posizione di assoluto rilievo.&nbsp; Italtrans punta su Foggia e Roberts   La squadra guidata da Laura Bertulessi si affider&agrave; anche quest'anno a due piloti di grande talento: riconfermato Joe Roberts, al fianco del pilota statunitense ci sar&agrave; il rookie Dennis Foggia, pronto al grande salto dopo una lunga esperienza in Moto3. &ldquo;Sono molto felice di essere entrato a far parte della famiglia Italtrans Racing Team" ha dichiarato lo stesso Foggia nel corso della presentazione avvenuta sabato 4 marzo nella sede di Calcinate (BG). "Mi sono trovato bene fin dai primi test e non vedo l&rsquo;ora di scendere nuovamente in pista per mettermi al lavoro con la squadra. Sar&agrave; importante trovare il feeling giusto sia con la moto che con i ragazzi, con l&rsquo;obiettivo di crescere insieme. La squadra metter&agrave; in gioco tutta la sua esperienza per supportarmi e aiutarmi a crescere in Moto2&rdquo;.  Parole a cui hanno fatto eco le dichiarazioni di Roberts: "Sono molto contento di iniziare una nuova stagione con Italtrans. L'anno scorso abbiamo fatto delle belle gare e so che posso migliorare ancora&rdquo;. Laura Bertulessi fissa gli obiettivi Italtrans  Il team bergamasco, campione del mondo 2020 con Enea Bastianini, punta a tornare stabilmente nelle posizioni che contano, ambizione confermata dalle parole di Laura Bertulessi: "Quest'anno ci aspetta una doppia sfida. Quella di Joe, che speriamo si confermi tra i migliori, e quella di Dennis, che come altri piloti prima di lui ci ha scelto per il salto dalla Moto3 alla Moto2 e vestir&agrave; i panni del rookie in una classe totalmente nuova. Siamo molto contenti della sua scelta e dalla fiducia che ha nella nostra squadra. Abbiamo tutte le carte in regola per essere protagonisti e anche questa stagione saremo in pista con l&rsquo;obiettivo di dimostrare tutto il nostro talento". Calendario Moto2 2023: date, orari tv, dove vederla       

La presentazione del team bergamasco &egrave; avvenuta presso la sede di Calcinate (BG): ecco le parole dei piloti e di Laura Bertulessi (team owner)

Moto2: Italtrans presenta il 2023 con Dennis Foggia e Joe Roberts

        Questo non &egrave; un articolo di motomercato. Meglio precisarlo, onde evitare di farvi pensare che i nomi qui sotto elencati siano papapibili di salto certo da Moto2 a MotoGP. Oddio, alcuni dei citati si trovano in contatto con squadre della classe regina o hanno gi&agrave; definito il passaggio, mentre altri vorrebbero affrontare il grande salto. Vedremo chi lo far&agrave;, nel frattempo leggete cosa pensiamo dei primi dieci classificati, dopo undici Gran Premi. Celestino Vietti Ramus - IL PROFESSIONISTA   Ci&ograve; non significa che gli altri siano da considerarsi sfaccendati e senza piego. Macch&eacute;. Semplicemente, Celestino ha qualcosa in pi&ugrave; in termini di professionalit&agrave;. Sar&agrave; per la "scuola" in cui &egrave; cresciuto - Academy VR46 - vuoi anche per mentalit&agrave; maturata nel tempo: il trasferimento dal suo alto Piemonte a Tavullia spiega come Vietti Ramus faccia sul serio, e le tre vittorie conquistate negli undici Gran Premi disputati lo confermano. Oltre alla leadershi iridata, vetta che lo porta verso il titolo della Moto2. Riuscir&agrave; a farlo suo? Indipendentemente da ci&ograve;, il ventunenne di Ciri&egrave; &egrave; un pezzo pregiato per presente e futuro. Augusto Fernandez - IL RIBELLE   Ribelle, e a chi e cosa, santi lumi?! In teoria, a nessuno. In pratica, nei confronti di addetti ai lavori e critici. Quante volte avete sentito dire: "Ah, quanti sono i talenti spagnoli papabili di MotoGP!". Tante, giusto? In questi talenti, avete mai trovato nome e cognome di Augusto Fernandez? Poco e niente. Questo perch&eacute; - per un motivo e per l'altro - nelle recenti stagioni il madrileno si era un po' "perso". Dall'ottima annata 2019 all'eccellente 2022, infortuni patiti, passaggi di squadra affrontati e scarsa fiducia ricevuta. Oggi, inserito nel KTM Ajo detentore dell'iride Moto2, il secondo classificato della lista sta facendo vedere di che pasta sia fatto. In barba ai contestatori. &nbsp; Ai Ogura - IL PRESCELTO   Prescelto, ovvero, scelto prima. Prima di chi, cosa, come e quando? Prima ancora che la stagione della Moto2 finisca, Honda ha deciso per lui, e lui si &egrave; trovato d'accordo: lasciare a fine anno la middle class, per saltare sulla RC213 V dipinta dai colori LCR. O meglio, dai colori Asia-Idemitsu, fazione che supporta in MotoGP la squadra di Lucio Cecchinello. Ai &egrave; forte, parla poco, si impegna tantissimo. In pi&ugrave;, &egrave; giapponese. Quanto piace a HRC, colosso racing alla ricerca della competitivit&agrave; e, da sempre, di un connazionale in grado di rappresentare il marchio degnamente. Ovvero, vincendo. Ogura, ti tocca tutto questo. Aron Canet - L'IMPREVEDIBILE   Esatto, Aron non si pu&ograve; prevedere. N&egrave; in pista, tantomeno per modi di fare, costumi e stile di vita. Meglio cos&igrave;, abbiamo un buon personaggio che, tuttavia, deve trovare costanza per essere pi&ugrave; credibile a livello di moto-mercato. Canet corre in Moto2 da diverse stagioni, questa &egrave; la quarta. E viaggia spedito, mica parliamo di un paracarro. Ma cosa gli manca all'ottenimento del primo successo della categoria di mezzo?! Nel 2022 ci &egrave; andato vicino in numerose occasioni, per&ograve; invano. Il pilota pi&ugrave; tatuato del paddock vanta doti interessanti, con qualche episodio particolare fuori dalle corse. L'incidente stradale che lo ha visto protagonista, &egrave; per fortuna da lui raccontabile. L'emorragia al naso patita ad Assen, pi&ugrave; unica che rara. Insomma, sembra di vedere un talento non ancora indirizzato, espresso in toto del suo potenziale. Questa, ovviamente, &egrave; una impressione. Speriamo passeggera. &nbsp; Tony Arbolino - IL CAVALLO PAZZO  Ehi, pazzo mica perch&eacute; matto. Pazzo perch&eacute; &egrave; davvero forte e scalpitante. Tony &egrave; cos&igrave;: un pilota che vuole arrivare il pi&ugrave; in alto possibile, il prima possibile. Lo spiega la classifica Moto2: vittoria ad Austin, terzo posto a Jerez. Senza criticare troppo il team Intact GP, Arbolino ha per&ograve; cambiato passo da quando veste gli abiti Marc VDS, formazione belga "abituata" alla MotoGP. E il milanese ha cominciato ad abituarsi al ruolo di punta principale, relegando l'esperto Sam Lowes a seconda guida. Chi prender&agrave; "Arbo" sa che trover&agrave; un ragazzo in costante crescita, intimorito da niente e nessuno. Joe Roberts - L'OMONIMO   Cognome pesante e, probabilmente, a volte scomodo. Signori, Roberts &egrave; un cognome che ha scritto la storia del Motomondiale, in primis per atto di Kenny, detentore di tre titoli della 500, poi diventato team manager potente e di successo. Pi&ugrave; avanti, Kenny Junior si &egrave; imposto con la Suzuki, sempre nella mezzo litro. Ci rendiamo conto di quanto l'omonimia possa creare al forte Joe problemi o, chiss&agrave;, addirittura vantaggi? In quanto a manetta, il californiano ne ha da vendere e, pensate, anni fa ricevette proposte dalla MotoGP, declinate. Peccato, gli auguriamo di riceverne ulteriori. Il personaggio piace: bello come un divo di Hollywood, semplice nei modi, spettacolare in sella. In effetti, &egrave; un buonissimo acquisto.&nbsp; &nbsp; Marcel Schrotter - L'INCOMPRESO   Incompreso o incomprensibile? No, perch&eacute; qui ci sono differenze di significato notevoli, comunque collimanti nel caso del tedesco. Per Marcel il treno MotoGP sembra perso, avendo il nativo di Vilgersthofen avendo compiuto 29 anni lo scorso 2 gennaio. Bell'et&agrave; per uno sportivo, poich&eacute; nel pieno potenziale. Appunto, i manager della top class lo comprenderanno? No, saranno consultate classifiche e ordini di arrivo. L'involuzione di Marcel &egrave; dettata da diversi fattori, forse la "noia" di partecipare sempre alla stessa categoria. Eppure, un passaporto tedesco farebbe comodo in qualche campionato, magari in quello SBK. Nelle derivate di serie, Schrotter troverebbe qualcuno pronto ad ascoltarlo. Jake Dixon - MIND THE GAP   Mantenete la distanza nei confronti di Jake, perch&eacute; lui la MotoGP gi&agrave; l'ha guidata. E quando? L'anno scorso, in sostituzione di Franco Morbidelli nel team RNF Petronas, squadra che lo ha schierato a Silverstone e Arag&ograve;n. Diciannoesimo nel "suo" Gran Premio di Gran Bretagna, ritirato al Motorland. Mmm, quindi, come giudicare il rendimento offerto da Dixon sulla M1 satellite? Difficile farlo, avrebbe avuto - onestamente parlando - bisogno di maggior tempo e attenzioni. Il gap sofferto dal gruppo degli esperti &egrave; stato importante, tuttavia non il peggiore registrato nelle due gare a cui ha preso parte. Nel 2022 ha negato l'interessamento dell'eventuale "switch" di Andrea Dovizioso. Gli crediamo, adesso per&ograve; deve tirare fuori tutto in Moto2. La top class ha bisogno di piloti proveniente da Oltremanica, sicch&eacute; Dio salvi la Regina.&nbsp; &nbsp; Pedro Acosta - IL PREDESTINATO   Eh, addirittura! Ebbene s&igrave;, e vale il discorso fatto per Ogura. Pedrito &egrave; "destinato prima", nel senso che - ancora prima di iniziare l'avventura in Moto2 - Acosta era gi&agrave; dato in MotoGP. Mar&ograve;, ma ha compiuto a maggio 18 anni. E allora? Sappiamo come lo sport abbia fame di talenti freschissimi, lui lo &egrave;. Quando hanno cominciato a vessarlo, ha risposto capendo i segreti della middle class, affermandosi con un record. Peccato per l'infortunio avvenuto in allenamento, altrimenti lo avremmo rivisto pi&ugrave; volte sul podio. Augurandogli di tornare presto e in forma, il titolato in carica della Moto3 &egrave; stato cercato da quasi tutte le Case: Honda su tutti, ancor pi&ugrave; di KTM. S&igrave;, il futuro lo vedr&agrave; nella massima categoria a due ruote. Somkiat Chantra - L'IMPERFETTO   E perci&ograve; piace: quando ha sfoggiato un look da pescegatto biondo (baffetti da sparviero e capello ossigenato come solo Billy Idol poteva fare) ha ricevuto critiche di ogni sorta, ma il thailandese ha reagito come una rockstar: compiacendosene. Carattere menefreghista alle esigenze di apparante perfezionismo, Somkiat deve per&ograve; migliorare in termini di piazzamenti. Fantastica la vittoria di Mandalika, strepitosi i podi calcati in Argentina e Le Mans, dove &egrave; finito nei restanti Gran Premi? La MotoGP, soprattutto, richiede rookie capaci di essere costanti. Chantra, attenzione, matricola della middle class non &egrave;. Questo fa pensare come debba compiere il gradino prestazionale decisivo.       

Da Celestino Vietti a Somkiat Chantra: la top ten della middle class, con profili pi&ugrave; o meno ideali al passaggio nella classe regina

Moto2, i primi dieci della classifica: chi è da MotoGP?

        Non &egrave; certamente una novit&agrave; vedere Wayne Rainey nel &ldquo;suo&rdquo; MotoAmerica, ma in occasione dell'appuntamento sullo spettacolare circuito di Laguna Seca, teatro in questo weekend del sesto round stagionale per la Superbike americana, sono tante le special guest presenti nel paddock per uno degli eventi pi&ugrave; sentiti dell'anno. Oltre all'organizzatore del campionato, infatti, sul tracciato californiano sono presenti anche il quattro volte iridato della 500 Eddie Lawson, il tre volte campione Kenny Roberts e l'icona dell'AMA Superbike Wayne &ldquo;Bubba&rdquo; Shobert, vincitore della massima serie a stelle e strisce nel 1988 ed ex pilota del Motomondiale. I road racers tornano sull'Isola di Man: tutto pronto per la Southern 100 Grande successo per la &ldquo;Rainey Ride to the Races&rdquo;  Oltre alle quattro leggende che hanno dato vita ad un divertente siparietto effettuando un giro di pista con un golf kart rispondendo alle domande dei fan, nella giornata di venerd&igrave; si &egrave; svolta anche la Rainey Ride to the Races. Si &egrave; trattato di un giro in moto a Monterey concluso con due giri del circuito di Laguna Seca, a cui hanno partecipato 35 centauri e il cui ricavato &egrave; andato alla Roadracing World Action Fund, associazione no-profit che si occupa della promozione della sicurezza nelle gare in moto. Un ottimo modo per iniziare un weekend ricco di gare, che vedr&agrave; impegnati anche gli italiani Danilo Petrucci ed Edoardo Mazzuoli, rispettivamente in Superbike e Twins Cup. Sondaggio: come potrebbe trovarsi Razgatlioglu su una MotoGP?       

Rainey, Lawson, Roberts e "Bubba" Shobert sono presenti sul celebre tracciato californiano, teatro anche della seconda edizione della "Rainey Ride to the Races"

MotoAmerica: grandi leggende nel paddock di Laguna Seca

In questi giorni nell&rsquo;isola oltre Manica si sta svolgendo il Festival di Goodwood, forse l&rsquo;evento pi&ugrave; straordinario nel mondo dei motori. Wayne Rainey, leggenda del motociclismo, &egrave; l&igrave; e ha fatto il giro del circuito in sella alla mitica Yamaha 500 due tempi,&nbsp;ritrovata dopo diverso tempo.  Purtroppo il campionissimo, a causa di una caduta a Misano, &egrave; diventato paraplegico e da quel giorno smise di correre. Ma Rainey non &egrave; un uomo che si tira indietro e per festeggiare i 30 anni dal terzo titolo mondiale celebra questa data in modo speciale, proprio insieme a quella moto che lo vide coinvolte del brutale incidente.    Tornati insieme dal &lsquo;93   Infatti, il pilota statunitense non saliva su questa Yamaha proprio da quell&rsquo;incidente del 1993. Un momento unico questo per lui e per il motociclismo. La moto, inoltre, &egrave; stata adattata ovviamente alle esigenze del pilota che vista l&rsquo;impossibilit&agrave; di muovere gambe comanda tutto dal manubrio.  Un giro sul circuito di Goodwood che ha reso felice molti appassionati, molti amici e campioni che erano l&igrave; con lui. Tra questi, personaggi come Kevin Schwantz, Mick Doohan, Eddy Lawson, Giacomo Agostini e Kenny Roberts che lo ha aiutato personalmente nella partenza. La rivalit&agrave; che vedeva questi piloti nemici in pista li vede ora, a distanza di tanto tempo, compagni di avventure che hanno reso unico, e continuano a farlo, questo sport.    La parata   Dopo il giro in solitaria di Rainey tutti gli ex piloti del mondiale sono saliti in moto con le rispettive due tempi per completare il giro. Schwantz con la Suzuki RGV 500. Doohan con la Honda NSR 500 e Roberts. Con loro anche un &ldquo;recente&rdquo; campione del motociclismo, Dani Pedrosa che ha chiuso il gruppo in sella alla KTM da MotoGP di cui &egrave; collaudatore.    L&#39;evento di Goodwood di quest&#39;anno &egrave; stato molto probabilmente per il settore moto il pi&ugrave; importante e affascinate. Sicuramente una giornata che verr&agrave; ricordata. 

Il tre volte campione del mondo ritrova una vecchia amica all&rsquo;evento motoristico inglese. Insieme a lui altri miti delle due ruote

Rainey a Goodwood risale in sella alla sua Yamaha 500 dopo l&#39;incidente del 1993

        Le FP2 rischiano di essere l'unica sessione sull'asciutto dell'intero weekend di gara, a causa di un meteo che non promette troppo bene. In questo contesto tecnico, sul tecnico circuito olandese a svettare &egrave; stato Joe Roberts, il pi&ugrave; rapido sul giro secco, sebbene la pista non fosse tra le pi&ugrave; veloci (best lap distante circa un secondo dal recordo del circuito). Secondo miglior tempo per Augusto Fernandez, apparso il pi&ugrave; competitivo in ottica gara. Lo spagnolo sembra aver dato continuit&agrave; alle ottime sensazioni del Sachsenring ed al momento sembra essere l'uomo da battere. Terzo tempo per Albert Arenas, ad oggi il pilota pi&ugrave; accreditato per impensierire Fernandez. Celestino Vietti in sordina, Tony Arbolino fatica  La seconda fila virtuale &egrave; aperta da Ai Ogura, bravo a risalire la classifica nel finale ma al momento poco pericoloso sotto il profilo del ritmo gara. Il giapponese precede Fermin Aldeguer, tornato finalmente nelle zone alte della classifica dopo un periodo d'anonimato; lo spagnolo si &egrave; fermato a 447 millesimi da Roberts e precede il compagno di squadra Alonso Lopez, sesto davanti ad Aron Canet. Ottavo tempo per Celestino Vietti, apparso veloce ma deficitario al momento di una seconda parte di pista in cui perde tanto rispetto ai primissimi. L'impressione, comunque, &egrave; che il leader della classifica possa migliorare turno dopo turno fino a giocarsi il podio, meteo permettendo. Jorge Navarro e Filip Salac completano la top ten con Tony Arbolino (in difficolt&agrave; per quasi tutta la sessione) e Alessandro Zaccone che raggiungono la zona per l'accesso in Q2, fondamentale dal momento che le FP3 di domani mattina potrebbero essere condizionate dalla pioggia.&nbsp; Classifica della FP2   MotoGP Olanda, arriva l'asciutto: Bagnaia si prende le FP2, 3&deg; Quartararo        

Prima sessione sull'asciutto per la classe di mezzo nella quale svetta l'americano davanti ad Augusto Fernandez

Moto2, GP Assen: Joe Roberts s'impone nelle FP2, 8° Celestino Vietti

        L'edizione del 1974 della "classica" di Daytona, la 200 miglia, &egrave; passata alla storia per l'impresa di Giacomo Agostini, che con la sua Yamaha (aveva da poco firmato il contratto che lo avrebbe legato alla casa giapponese) sfid&ograve; i piloti americani in una delle loro gare pi&ugrave; rinomate e prestigiose. C'era molta attesa attorno ad Ago, sia per il solito alone mediatico che distingueva il primo vero divo delle due ruote, nonch&eacute; uno dei primi divi in generale dello sport italiano, sia per il debutto con la Yamaha, una moto che rappresentava una nuova sfida per il pilota bresciano, che per la prima volta passava da un motore a 4 tempi ad uno a 2 tempi. Tanto da richiamare la curiosit&agrave; di fan e addetti ai lavori riguardo al modo di guidare la moto, e cio&egrave; se avrebbe mantenuto il solito stile di guida fluido e pulito che lo aveva segnato negli anni in MV Agusta. Da Ago-Dago ad Ago-Daisy: la prova di forza di Agostini contro gli americani  Come ama definire lo stesso Agostini, la vittoria ottenuta a Daytona rappresenta l'impresa pi&ugrave; bella della sua carriera, sebbene riguardi un evento non compreso nel calendario del mondiale. Questa pi&ugrave; che condivisibile considerazione nasce da una serie di fattori che hanno impreziosito il successo del pilota italiano, aiutando l'impresa ad entrare nella leggenda, nel mito del motociclismo. L'annuncio della partecipazione del 15 volte iridato alla 200 miglia di Daytona gener&ograve; una grande attesa, condita dal fatto che l'italiano non aveva mai corso negli Stati Uniti, n&egrave; aveva mai corso con una moto 2 tempi.  Serviva dunque un'impresa per un pilota che in Europa deteneva in maniera incondizionata ed incontrastata, lo scettro di pilota pi&ugrave; forte, ma che negli Usa non riscontrava lo stresso trattamento. La stampa americana non tard&ograve; nel mostrare un forte malumore, apostrofando Agostini con appellativi come Ago-Dago, (un dispregiativo richiamo alle origine latine), al quale si aggiunse Ago-Daisy, nomignolo dato da Kenny Roberts per sottolineare quanto Agostini, per quanto fosse forte in Europa, non fosse altrettanto pronto per le gare americane, essendo troppo "soft". Il giovane americano (futuro tre volte campione del mondo della 500) infiamm&ograve; la sfida e aggiunse successivamente: "Agostini non conosce il circuito e non conosce la sua moto. Me lo manger&ograve; tutto crudo.&rdquo; La resa di Roberts: "Agostini non &egrave; umano"  Al trash talking dei piloti di casa, ovvero l'attitudine (ravvisabile in molti sport americani) di provocare l'avversario tramite la violenza verbale, Agostini rispose nel modo a lui pi&ugrave; congeniale ed efficace, ovvero applicando il suo metodo meticoloso e preciso nella preparazione della corsa, unita ad una preparazione fisica di gran lunga migliore rispetto a quella dei rivali. La differenza mentale, fisica e tecnica, si vide in gara. Agostini, uno dei pochi ad essere dotati di gomme non completamente lisce, part&igrave; quinto, ma prese subito la leadership della corsa mettendo in mostra tutte le sue abilit&agrave; di guida. Lo stile fluido e scorrevole ebbe la felice e voluta conseguenza di preservare gomme, carburante ed energie, in una gara straziante dal punto di vista fisico tanto da "cercare le gocce di sudore con la lingua per bagnarsi", come lui stesso ci ha raccontato. Basti pensare che al termine della gara il pilota bresciano fu costretto alle flebo a causa dello sforzo fisico importante.  La regolarit&agrave; di guida e la prestazione mostrata furono la miglior risposta allo scetticismo degli americani che dovettero fare un passo indietro di fronte al pilota pi&ugrave; vincente di tutti i tempi. Lo dimostrarono le parole dello stesso Kenny Roberts, che al termine della corsa elogi&ograve; il rivale italiano, fino a quel momento schernito: "Non posso credere che Agostini sia umano". Le differenze tra il Tourist Trophy e la 200 miglia di Daytona  Il 15 volte iridato fu uno dei pionieri relativamente alla preprarazione fisica legata alle gare, un vero e proprio punto di forza di cui aveva gi&agrave; imparato ad apprezzare i pregi nelle gare del Tourist Trophy. Lo stesso Agostini ha evidenziato una comunanza tra la difficolt&agrave; fisica della 200 miglia di Daytona e la corsa dell'Isola di Man, spiegando alcune importanti e peculiari differenze: "La fatica era differente, al TT ero stanco per la tensione, i salti, gli occhi fuori dalle orbite, ma ero ancora forte. A Daytona ero diventato debole e soltanto il pensiero di quanti erano venuti a vedermi mi diede la spinta per continuare. Con l&rsquo;orgoglio continuai, ma poi mi fecero una flebo. I rischi delle due corse non sono paragonabili, anche a Daytona hai i muri vicini ma soltanto per tre curve, mentre all&rsquo;Isola di Man &egrave; un continuo, hai una percentuale superiore di pericolo. Inoltre a Daytona se c&rsquo;era dell&rsquo;olio ti veniva subito segnalato, mentre il TT durava 60 km, chi poteva avvisarti?". Un'impresa che entr&ograve; nella leggenda e che mostr&ograve; una volta di pi&ugrave; la velocit&agrave; e la forza di una pilota senza eguali. Di questo, e molto altro, parliamo nel libro&nbsp;&ldquo;Giacomo Agostini, un mito lungo 80 anni&rdquo;&nbsp;scritto dalla redazione di Motosprint in edicola da marted&igrave; 14 giugno. Non perdetelo. Ago Day, 5 curiosit&agrave; che forse non conoscevi sulla leggenda delle moto        

Nel 1974 Agostini comp&igrave; una delle imprese pi&ugrave; importanti della storia del motociclismo, andando a vincere la rinomata corsa americana battendo i piloti di casa

AGO DAY: l'impresa di Daytona nel 1974 e l'ingresso nella leggenda

        Dopo aver firmato le seconde libere di ieri, Joe Roberts si prende anche le FP3 appena concluse con il tempo di 1&rsquo;44&rdquo;154, che gli vale l&rsquo;accesso diretto alla Q2 delle Qualifiche. Un tempo, quello dell&rsquo;americano di Italtrans, che non &egrave; stato pi&ugrave; attaccato nonostante i vari tentativi dei vari Dixon, Acosta, Canet.&nbsp; La sessione pi&ugrave; veloce che mai per la Moto2  Roberts, Dixon ed Acosta separati di soli 3 millesimi, Bendsneyder, quarto, ne prende solo 20 di millesimi dall&rsquo;americano di Italtrans. Arenas e Baltus si prendono meno di un decimo dalla prima posizione e Dalla Porta, settimo, &egrave; il primo ad andare oltre il decimo di distacco (136 millesimi per la precisione) dal suo compagno di squadra. Poi Canet, Salac e Sam Lowes chiudono l&rsquo;ideale top 10. VR46 Mastercamp meglio di Mooney VR46  Marcel Schrotter si qualifica alla Q2 con l&rsquo;undicesima posizione mentre Manuel Gonzalez, del team VR46 Mastercamp, si prende la sua seconda Q2 stagionale con la dodicesima posizione con Celestino Vietti che deve partire dal Q1 Celestino Vietti per Mooney VR46, il team principale di Valentino Rossi nella Moto2. In mezzo a loro Ogura ed Augusto Fernandez, che non ha migliorato il tempo di ieri, gli ultimi qualificati. Manzi si fa trovare sempre pronto, Arbolino in difficolt&agrave;  Fuori dal Q2 delle qualifiche incredibilmente anche Jorge Navarro su una pista che gli &egrave; sempre piaciuta. Lo spagnolo di Pons precede Manzi (VR46 Mastercamp), chiamato a sostituire Kubo per questa gara causa lutto famigliare del thailandese, Arbolino, solo diciottesimo, Chantra, vincitore di una gara quest&rsquo;anno, ed Alonso Lopez che, come Fernandez, non ha migliorato il crono di ieri (1&rsquo;44&rdquo;862&rdquo;) Seguono Aldeguer, Beaubier, Antonelli, Zaccone, Alcoba, Ramirez, Toledo (sostituto di Rodrigo), Corsi, Van Den Goorbergh, Kelly, Biesiekirski&nbsp; La classifica combinata dopo le FP3          

L&rsquo;americano di Italtrans firma anche le terze libere accedendo direttamente al Q2 delle qualifiche. Il leader del Mondiale insieme ad Ogura costretto a partire dal Q1

Moto2, GP Catalunya: Joe Roberts si conferma al top nelle FP3, Vietti in Q1

        La classe di mezzo &egrave; tornata in pista per la FP2, un turno importante per iniziare a sistemare le moto in vista della gara. Le alte temperature climatiche e dell'asfalto hanno condizionato in parte le prestazioni, quantomeno per quanto riguarda il time-attack. Infatti la maggior parte dei piloti non &egrave; riuscita a migliorare i tempi fatti registrare al mattino; pertanto resta leader della combinata Aron Canet, davanti ad Augusto Fernandez e Jake Dixon. Come detto per&ograve;, le FP2 sono state importanti per iniziare a capire quali possono essere i valori in campo. In tal senso pu&ograve; sorridere Joe Roberts, il pi&ugrave; veloce davanti ad Aron Canet e Pedro Acosta. Acosta il migliore sul passo, ancora in difficolt&agrave; Vietti  Joe Roberts, complice un turno sempre in crescendo, si &egrave; preso la leadership del turno, piazzando la sua moto davanti a quella di Canet e Acosta. La prima vittoria in Moto2 sembra aver sbloccato il campione del mondo in carica della piccola cilindrata, apparso tra i pi&ugrave; veloci non solo sul giro secco ma anche sul passo gara. Per il rookie spagnolo resta da migliorare ancora qualcosa, in particolar modo nell'ultimo settore di pista, ma la sensazione &egrave; che la velocit&agrave; espressa al Mugello pu&ograve; essere riproposta. Buon quarto tempo per Lorenzo Dalla Porta, che per&ograve; al momento resta ancora indietro nella classifica combinata dove occupa la 13esima posizione davanti a Celestino Vietti, in difficolt&agrave; e fuori dalla top ten nelle FP2. Quinto crono per Alonso Lopez, ancora una volta pi&ugrave; veloce del compagno di squadra Fermin Aldeguer. Alle spalle si piazza il connazionale Augusto Fernandez, che come detto, resta in seconda posizione nella combinata grazia al tempo della FP1. Si conferma veloce la sorpresa del mattino, Bo Bendsneyder, settimo davanti a Jake Dixon, Albert Arenas e Ai Ogura, quest'ultimo ancora alla ricerca del miglior feeling su una pista che al momento non lo esalta. 15esimo tempo in combinata per Tony Arbolino, 22esimo Stefano Manzi e poi in fondo allo schieramento Niccol&ograve; Antonelli, 27esimo e Simone Corsi, 30esimo. Classifica combinata del venerd&igrave;   MotoGP: Aprilia e Ducati volano nelle FP2 di Brcellona, con Espargaro 1&deg;        

L'americano svetta su tutti nella seconda sessione di giornata, precedendo il pilota spagnolo e Pedro Acosta, il pi&ugrave; veloce sul passo

Moto2 GP Catalunya: Roberts si prende le FP2, Canet resta leader

Grande paura a Portimao, dove la Moto2 ha concluso il weekend di gare del Motomondiale. Una gara, quella della classe intermedia, che stava scorrendo via serena, fino a quando una caduta multipla provocata dalla pioggia ha gelato pubblico e addetti ai lavori: crash che ha coinvolto i primi classificati, ovvero Canet, Beaubier, Ogura, Arbolino, Fernandez, Chantra e Lowes.    GP Portogallo: Quartararo trascina la Yamaha al successo  Roberts &quot;erede&quot; di Kocinski   Bandiera rossa inevitabile e gara poi ripresa sulla distanza di 7 giri e griglia ridotta a 17 piloti: una sorta di Sprint Race che ha sorriso a Joe Roberts, al primo successo in carriera nel Motomondiale, primo americano a vincere nella classe di mezzo dopo John Kocinski (1990). Ma a gioire &egrave; Celestino Vietti, secondo al traguardo al termine di un weekend da dimenticare almeno fino all&rsquo;interruzione del GP. Il piemontese incamera cos&igrave; 20 punti che gli consentono di allungare nel Mondiale, anche grazie agli &ldquo;zeri&rdquo; accusati dai suoi avversari.  Navarro a podio   Il podio &egrave; completato da Jorge Navarro, mentre Marcel Schrotter deve accontentarsi del quarto posto dopo aver sognato un piazzamento tra i primi tre. Quinta piazza per Manuel Gonzalez, seguito da Fermin Aldeguer e Jeremy Alcoba.  Altra giornata no per Nicol&ograve; Antonelli, caduto, mentre lasciano l&rsquo;Algarve con qualche punticino sia Romano Fenati, 11esimo, che Alessandro Zaccone, 15esimo e ultimo dei classificati.  Non classificato Jake Dixon, caduto mentre era al comando della seconda parte della corsa.  La classifica    

L&#39;americano vince una gara spezzata in due dalla bandiera rossa esposta dopo una caduta che ha coinvolto molti big. Vietti, secondo, allunga nel Mondiale

Moto2 Portogallo: Joe Roberts vince dopo la paura, Vietti sul podio

        In ogni dimora da lui abitata, Kenny Roberts ha allestito un&rsquo;ampia stanza, totalmente dedicata alle diverse vesti professionali interpretate. Trofei, coppe, targhe celebrative e divise, quasi tutte marcate Yamaha, azienda rappresentata con successo nella sua lunga carriera agonistica. Tutt&rsquo;oggi &egrave; difficile per il californiano decidere quale indumento da lavoro (s&igrave;, lavoro, poich&eacute; il nativo di Modesto introdusse i primi veri concetti di professionismo a due ruote) sia stato indossato con maggior piacere. Tuta da corridore o camicia da team manager? Sull&rsquo;elemento protettivo di pelle, per&ograve;, vi &egrave; un particolare a ricordargli come e quanto egli stesso cambi&ograve; la storia del Motomondiale e lo stile di guida in sella: le saponette, in passato chiamate &ldquo;ginocchiere&rdquo; poich&eacute;, di fatto, servivano a proteggere proprio l&rsquo;articolazione, messa a terra subito nel suo arrivo dagli Stati Uniti all&rsquo;Europa. Misano 1984: Fausto Ricci, buona la prima Da cowboy a pilota   Tali doti, unite all&rsquo;indole da impennatore vero, costituirono il frutto di un mix delle diverse attivit&agrave; gradite dal biondissimo e talentuoso pilota, nato come cowboy, cresciuto nel Dirt Track, e finito tra asfalto e motorhome. Era pi&ugrave; difficile domare un cavallo, derapare su terra o dominare una 500 da Gran Premio? Durante una rievocazione storica della 200 Miglia di Imola, Kenny rispose laconico: &ldquo;Dipende da quanti soldi ti danno. &Egrave; semplice scegliere, se si &egrave; ben pagati&rdquo;. Ecco la sintesi del concetto formulato a fine 1977, momento cruciale di un progetto stilato dai vertici Yamaha, determinati a riconquistare l&rsquo;alloro nella regina delle classi del Motomondiale. Ovvero, la serie articolata per lo pi&ugrave; nel Vecchio Continente, dove l&rsquo;incremento dei pezzi venduti sul mercato esigevano un&rsquo;immagine sportiva adeguata, che rispecchiasse gli obiettivi stessi della Casa. Magari, raffigurati nell&rsquo;ambito numero 1, sfoggiato da Roberts in tre stagioni consecutive, a suggellare altrettante affermazioni Mondiali ottenute nella mezzo litro (1978, 1979 e 1980), preferita a 250 e settemmezzo. Compresa l&rsquo;esigenza di ben figurare specialmente nella 500, il &ldquo;marziano&rdquo; &ndash; nickname meritato grazie proprio all&rsquo;uso degli arti inferiori nel far voltare pi&ugrave; velocemente di chiunque la moto &ndash; lasci&ograve; perdere le altre classi nonostante i successi di tappa conseguiti, impegnandosi al massimo soltanto in quella che rest&ograve; sino all&rsquo;avvento della MotoGP a quattro tempi la regina del motociclismo. Per merito del tris di re centrati con la testa dentro al casco e grazie a ulteriori soddisfazioni conseguite guardando le azioni dal box, con il tris di Wayne Rainey, KR ha lasciato nell&rsquo;ambiente segni indelebili. Innanzitutto, in Yamaha, Casa con la quale ha vinto titoli da pilota, certo, ma pure da dirigente ha brillato di gran luce (trionfando anche con John Kocinski nella 250). Nell&rsquo;orbita di Iwata, l&rsquo;americano ha fatto meglio anche di Agostini: in sella alla Yamaha 500, Ago sal&igrave; sul tetto del Mondo per l&rsquo;ultima volta, per&ograve; King Kenny scal&ograve; ancora di pi&ugrave; le liste preferenziali degli addetti ai lavori dell&rsquo;azienda. Forse perch&eacute; il coinvolgimento dei giapponesi era sempre in crescendo, forse per il numero di forti rivali battuti su altrettanto competitive cavalcature nipponiche, con la Suzuki che veniva dai due titoli di Barry Sheene. Rispetto a Mino, suo rivale anche da manager, Roberts parlava, dicendo tutto ci&ograve; che pensava, senza filtri n&eacute; peli sulla lingua. Le vittorie, l'autorevolezza dentro e fuori la pista   I successi della pista erano accompagnati dal carisma nel paddock. Un carisma alimentato dal pilota giallo-nero, previo camion posteggiati a formare un quadrato, dove entrava soltanto chi poteva. Il fido meccanico e amico Kel Carruthers era uno dei pochi. Gli altri, rimanevano fuori. Il simbolo del Circus auspicava, anzi, pretendeva circuiti pi&ugrave; sicuri, ingaggi pi&ugrave; corposi, copertura televisiva degli eventi e unione tra i protagonisti del campionato. O meglio, avrebbe voluto unirli nelle World Series, forte delle spiccate capacit&agrave; oratorie, sindacali e gestionali: &ldquo;Mi parve presto chiaro un aspetto: per crescere, si doveva collaborare. Ognuno invece faceva i propri interessi, per una coperta sempre corta, da una parte o dall&rsquo;altra. Per ottenere qualcosa, dovevano rimanere uniti. Altrimenti, saremmo andati a correre ancora in posti schifosi come Imatra&rdquo;. Infatti, il detestato GP Finlandia usc&igrave; dal calendario iridato e fu soltanto l&rsquo;anticipo di un fenomeno in costante crescita. Il dado era tratto, come l&rsquo;idea del ranch, varata ben presto: &ldquo;Se l&igrave; attorno ci galoppano i cavalli, possono farlo pure le moto&rdquo;. Ecco qui una delle tante iniziative poi &lsquo;copiate&rsquo; e perfezionate anni dopo: una grande fattoria, adibita all&rsquo;allenamento totale su sterrato, con mezzi nella piena filosofia USA, dove le manovre si effettuano praticamente sempre di traverso: &ldquo;Esaltiamo controllo e sensibilit&agrave;, per risultare veloci anche sull&rsquo;asfalto. Un giorno di tanti anni fa, David De Gea mi chiese se volessi diventare suo manager. Voleva vincere le gare, mi disse. Gli proposi di venire da me al ranch. Dopo avrei deciso&rdquo;. Lo spagnolo si present&ograve; di buon mattino in loco, una struttura appositamente realizzata nei pressi di Barcellona, replica di quella californiana. Kenny era gi&agrave; l&igrave; e, guardandolo bene, era evidente la faccia di uno in piedi da qualche ora. Roberts fece scegliere a David la miglior moto del lotto, prendendo per s&eacute;, invece, la pi&ugrave; lenta. Non ci fu storia: l&rsquo;esperto superava il giovane all&rsquo;interno e all&rsquo;esterno, in staccata e accelerazione. A sessione conclusa, il commento: &ldquo;Ragazzo, non sei pronto per il titolo della 500. Ripassa quando lo sarai. Io torno a dormire&rdquo;. Il racconto aiuta a capire come al marziano non fosse bastato aver battuto avversari del calibro di Barry Sheene, Johnny Cecotto, Pat Hennen, Marco Lucchinelli e Virginio Ferrari. Lui voleva creare e gestire talenti, dato che da loro e con loro poteva attingere proventi. Per&ograve; voleva gente forte, preparata, tenace e capace di guidare sopra i problemi. Nomi come Eddie Lawson, Randy Mamola, Wayne Rainey, John Kocinski e, perch&eacute; no, Luca Cadalora, tutti motorizzati Yamaha, tutti appoggiati dai marchi Philip Morris, il tabaccaio con cui l&rsquo;astuto californiano fece affari d&rsquo;oro e incetta di trofei. Misano World Circuit, la perla dell'Adriatico       

I tre titoli di King Kenny non raccontano tutto del suo impatto: apr&igrave; un'era vincente per Iwata rivoluzionando lo stile di guida e aumentando il valore sindacale dei piloti. I suoi successi continuarono anche nelle vesti di manager

Yamaha Mondiale: Kenny Roberts, il marziano

        From favourite to &ldquo;desaparecido&rdquo;, the start of the new 2022 Moto2 season has not exactly been a bed of roses for Joe Roberts, a veteran of the intermediate class who should have been up at the sharp end from race one. But perhaps there is something of a &ldquo;curse&rdquo; attached to those who are labelled favourites before the season even gets underway, only to find they then fail to live up to expectation. A below-par season start  The Miami rider is not short on experience, having spent four full seasons in Moto2 prior to&nbsp;this one. He was already a favourite in 2021, but the approach to the new team and bike proved more difficult than expected. And yet the Italtrans team is supporting him in every way, betting on the American as a title contender&nbsp;following Enea Bastianini&rsquo;s win in 2020. And yet Joe failed to meet with expectation last year, closing thirteenth with a total of 59 points. This year, everyone thought that he&rsquo;d be off to a flying start, considering his experience with both the Italtrans team and the bike, but he finished the Qatari race eighth and the Indonesian round eleventh. Less than inspiring results, which only got worse in Argentina, where the American crossed the line in thirteenth place. Having started from fifteenth on the grid after a disappointing qualifying on Saturday, Joe Roberts ran a race in which there were no real highlights, good or bad. The right choice for the Italtrans team?  &ldquo;It was a difficult weekend&rdquo;, he commented after the Argentina GP, &ldquo;We&rsquo;re having problems and don&rsquo;t have the answers right now. We need to remain focused, because I&rsquo;m sure things will get better. I can&rsquo;t wait to get to Austin to race in front of my home crowd&rdquo;. Yes, because the Austin race is fast approaching, a track at which Roberts will have a great opportunity to do well, considering he&rsquo;s racing &lsquo;at home&rsquo; in front of his fans. It will be an important test bench for him, although the US track hasn&rsquo;t smiled on him in the past, the American having never reached the points zone. Will this be his year? And from here, might he be able to kick start a season that has clearly begun in the wrong gear? We hope so, also because the Italtrans rider has what he needs to be running top five. But it seems so difficult to get there&hellip; perhaps too difficult! Might the Italian team have miscalculated this time? The mood is definitely not the best: &ldquo;Joe didn&rsquo;t show the right determination in Argentina&rdquo;, commented his crew chief Giovanni Sandi, &ldquo;and we weren&rsquo;t competitive. It&rsquo;s not a result that represents us, but we&rsquo;ll do our best to do better&rdquo;. Translated by Heather Watson MotoGP: Vi&ntilde;ales-Quartararo role reversal - who&rsquo;s smiling now?       

In his second season with the Italtrans team and his fifth in Moto2, the American should have been one of the favourites for 2022. But things are not going to plan

Moto2: what has happened to Joe Roberts?

        Da favorito a &ldquo;desaparecido&rdquo;: si pu&ograve; dire che l'inizio della nuova stagione Moto2 2022 non sia stato dei migliori per Joe Roberts, veterano della classe di mezzo che avrebbe dovuto spiccare sugli avversari fin dalle prime battute. Ma forse, la sua, &egrave; un po' la &ldquo;maledizione&rdquo; di coloro che vengono etichettati come favoriti ancor prima che il campionato inizi, ma che poi non si rivelano al pari delle aspettative. L'inizio di stagione al di sotto delle aspettative  L'esperienza al pilota di Miami di certo non manca, quattro anni pieni in Moto2 con il quinto iniziato da soltanto tre gare. Gi&agrave; nel 2021 era uno dei favoriti, ma poi l'approccio alla nuova squadra e moto si &egrave; rivelato pi&ugrave; difficile del previsto. La squadra Italtrans, eppure, lo sta sostenendo in ogni modo e anzi, aveva proprio puntato su di lui per giocarsi ancora una volta l'iride, dopo la vittoria del titolo di Enea Bastianini nel 2020. Joe, si &egrave; rivelato un pilota al di sotto di quelle che erano le aspettative su di lui, chiudendo tredicesimo con un totale di 59 punti. Quest'anno, tutti si aspettavano che la sua sarebbe stata una partenza pi&ugrave; sprint: l'esperienza con la squadra Italtrans l'aveva, con la moto pure, ma l'esordio in Qatar lo ha visto chiudere ottavo, mentre in Indonesia &egrave; arrivato undicesimo. Risultati non brillanti, ma che sono andati peggiornando nel GP di Argentina dove il pilota americano ha portato a casa un tredicesimo posto. Partito dalla quindicesima casella, dopo una qualifica non buona il sabato, Joe Roberts ha condotto una gara in cui non ci sono stati colpi di scena n&eacute; in positivo n&eacute; in negativo. E' stata la scelta giusta per la squadra Italtrans?  &ldquo;E' stata una gara e un weekend difficile - ha commentato la domenica sera dall'Argentina -. Stiamo affrontando problemi a cui non abbiamo le risposte al momento. Dobbiamo rimanere concentrati, perch&eacute; sono certo presto andr&agrave; meglio. Non vedo l'ora arrivi il prossimo weekend ad Austin per correre davanti al pubblico di casa&rdquo;. Ebbene si, il GP di Austin si sta avvicinando (qui tutti gli orari) e proprio qui Roberts avr&agrave; la sua grande opportunit&agrave; di fare bene dato che giocher&agrave; &ldquo;in casa&rdquo; davanti al suo pubblico. Per lui sar&agrave; un banco di prova importante, anche se in passato questo tracciato non gli ha mai portato bene, non facendolo mai andare a punti. Quest'anno sar&agrave; la volta buona? E da qui, potrebbe risollevare le sorti di questa stagione partita con la marcia sbagliata? Ci auguriamo di si, anche perch&egrave; il portacolori Italtrans ha tutte le carte in regola per riuscire a stare nella top 5. Ma che difficolt&agrave; per arrivarci...forse troppa! Che la squadra italiana abbia fatto male i conti questa volta? Di certo l'umore non &egrave; dei migliori: &ldquo;Joe in Argentina non ha tirato fuori la giusta grinta &ndash; ha commentato il suo capotecnico Giovanni Sandi - e non siamo stati competitivi. Non &egrave; il risultato che ci rappresenta: ce la metteremo tutta per fare meglio&rdquo;. Vietti Ramus: "guido il Mondiale Moto2 ma non ci penso troppo"       

Il pilota di Miami, alla sua seconda stagione con la squadra Italtrans e alla quinta in Moto2, avrebbe dovuto essere uno dei favoriti per il 2022. Qualcosa non sta per&ograve; andando come previsto

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