        Pratice makes perfect. La pratica rende perfetti. Lo affermava Bruce Lee, aggiungendo che dopo un lungo periodo di pratica i nostri gesti diventano naturali, rapidi e costanti. EWC: la vittoria Yamaha | Quella (S)Volta Che MotoGP, nuovo format  Il termine Practice &egrave; tornato in auge pochi giorni fa, quando la Grand Prix Commission ha cambiato il format del weekend della MotoGP con effetto immediato. Dal GP Gran Bretagna, il primo turno del venerd&igrave; dura sempre 45 minuti e si chiamer&agrave; FP1. Non cambia nemmeno la durata del secondo turno, di un&rsquo;ora, ma adesso &egrave; ribattezzato semplicemente Practice e resta l&rsquo;unico valido per stabilire i 10 piloti che accedono direttamente alla Q2. Fino ad Assen, invece, per decretare i promossi e i &ldquo;rimandati&rdquo; in Q1 si prendeva in considerazione la classifica combinata di Practice 1 e 2. Pertanto i piazzamenti e i crono del primo turno, del venerd&igrave; mattina, non avranno pi&ugrave; alcuna valenza ufficiale, cos&igrave; come continuer&agrave; a non averlo il primo turno del sabato, da mezz&rsquo;ora, d&rsquo;ora in poi etichettato come FP2. Nel comunicato si evidenzia come l&rsquo;accordo tra i team della MotoGP sia stato unanime e d&rsquo;altra parte non poteva essere altrimenti per cambiare in corsa il regolamento. In tal modo i piloti non devono pi&ugrave; spendere una gomma soft e soprattutto alzare l&rsquo;asticella, assumendosi ulteriori rischi, nei minuti finali del primo turno per mettersi al riparo da inconvenienti in caso di una seconda sessione bagnata. Fino all&rsquo;anno scorso invece la classifica che premiava i primi dieci con l&rsquo;approdo in Q2 era costruita sui tempi dei primi tre turni di prove, i due del venerd&igrave; e il primo del sabato (l&rsquo;unico turno escluso era quello del sabato all&rsquo;ora di pranzo). Assistiamo quindi alla seconda modifica nell&rsquo;arco di otto mesi dopo che per un decennio non ce n&rsquo;erano state. Dal 2013 sono infatti in vigore le due sessioni da 15 minuti che vanno sotto il nome di Q1 e Q2. Per compensare il minor tempo in pista, visto che fino al 2012 il turno che stabiliva la griglia di partenza era di un&rsquo;ora, fu introdotta una quarta sessione di prove, ininfluente per decretare il passaggio in Q1 e Q2. Fino a una decade fa infatti i piloti utilizzavano i primi 40&rsquo; della sessione di qualifica per &ldquo;settare&rdquo; la moto e i restanti 20 per conquistare la migliore posizione al semaforo. La pole di Sete Gibernau  I tifosi lo sapevano e pertanto gli ascolti TV della prima parte della sessione erano scarsi, per poi moltiplicarsi con l&rsquo;avvicinarsi dello scadere del tempo. L&rsquo;ora di qualificazione era entrata in vigore nel 2005: prima ancora ci si serviva di due sessioni, la QP1 del venerd&igrave; e la QP2 del sabato. L&rsquo;ultimo a realizzare la pole grazie al miglior tempo del venerd&igrave; fu Sete Gibernau (nella foto di copertina) al GP Italia 2004: nella QP1 lo spagnolo rifil&ograve; 408 millesimi a Valentino Rossi e oltre 1&rdquo;2 a tutti gli altri. Anche il sabato il pilota del Team Gresini fu primo con due millesimi su Nicky Hayden e sei millesimi sul pesarese. Curiosamente soltanto il primo e l&rsquo;ultimo in pista, Chris Burns con la WCM &ndash; nemmeno qualificato in quanto attardato di 8&rdquo;6 &ndash; non riuscirono a migliorare il proprio tempo al sabato. Nel 2009, Burns fu compagno di squadra di Michael Schumacher nel Team Holzhauer Honda nel campionato tedesco (IDM) Superbike. L&rsquo;esperienza gli permise di conoscere il sette volte iridato di Formula 1, tanto da raccontare in seguito: &ldquo;Quando lo incontrai, restai scioccato. Era un ragazzo davvero in gamba. Dopo la mia prima sessione in pista mi fece un milione di domande, cercava di scoprire come andare pi&ugrave; veloce. Tutto quello che ha sempre voluto fare era migliorare se stesso&rdquo;. Anche sulle due ruote la pratica rende perfetti. I fratelli Birchall, un record di famiglia | Quella (S)Volta Che       

Practice &egrave; il nome del nuovo secondo turno di libere, l&rsquo;ultima evoluzione del format della classe raegina che andiamo a ripercorrere

MotoGP: Sete Gibernau e la pole al venerdì | Quella (S)volta Che

        La fama planetaria delle imprese sulle due ruote, gli stessi guadagni e persino l&rsquo;identico numero di titoli: per una congiunzione astrale che non si sarebbe pi&ugrave; ripetuta, nel 2005 Valentino Rossi e Lance Armstrong erano accomunati da vari traguardi. A giugno la rivista Forbes li colloc&ograve; entrambi al nono posto nella classifica degli sportivi pi&ugrave; pagati al Mondo, con un reddito annuo di 28 milioni di dollari (23 milioni di Euro). Oltre a essere il primo motociclista di sempre nella Top 10, quell&rsquo;anno il pesarese era il terzo atleta europeo, dietro Michael Schumacher e David Beckham. Il 24 luglio a Parigi lo statunitense conquist&ograve; il suo settimo Tour de France, imitato due mesi dopo a Sepang da Rossi, campione del Mondo per la settima volta a soltanto 26 anni. Sulla carta, l&rsquo;avversario pi&ugrave; duro per Valentino, affiancato questa volta dall&rsquo;amico Colin Edwards, con cui nel 2001 si era preso la 8 Ore di Suzuka, avrebbe dovuto essere Sete Gibernau, sia perch&eacute; il catalano era reduce da due campionati chiusi in seconda posizione che perch&eacute; era stato l&rsquo;unico dei rivali, a parte l&rsquo;inesperto Nicky Hayden, a non aver cambiato team, moto n&eacute; tantomeno pneumatici. Anche Max Biaggi si trov&ograve; nuovamente in sella alla RC211V ma dopo due stagioni con Pons pass&ograve; in HRC, mentre Alex Barros fece il percorso inverso, trovandosi come compagno Troy Bayliss, scaricato dalla Ducati che gli imputava i pochi podi (quattro) in un biennio. Misano 1982: Franco Uncini, in volo verso l'iride Tra novit&agrave; e addii   Al suo posto, a Borgo Panigale arriv&ograve; Carlos Checa, a fianco del riconfermato Loris Capirossi che per&ograve; dovette adattarsi al passaggio dalle Michelin alle Bridgestone. La Ducati, infatti, divenne la squadra di riferimento per lo sviluppo dei giapponesi che divorziarono dalla Honda. Una mossa inattesa perch&eacute; nel 2004, grazie ai pneumatici nipponici, Makoto Tamada vinse due GP e nelle ultime dieci gare totalizz&ograve; 131 punti, lo stesso bottino di Gibernau, meno soltanto del campione del Mondo Rossi. Nel 2005, infatti, tutte e sette le Honda in pista furono gommate Michelin, cos&igrave; come le quattro Yamaha, la Proton e la Moriwaki. Alle Bridgestone si affidarono, oltre alle Ducati ufficiali, anche le Kawasaki e le Suzuki, mentre Blata WCM e la Ducati dell&rsquo;anno precedente portata in pista dal Team D&rsquo;Antin montavano le Dunlop. Tra i big, uno degli ultimi a firmare fu Marco Melandri, reduce da una seconda parte di stagione deficitaria. Ci&ograve; nonostante Fausto Gresini, che lo ingaggi&ograve;, non aveva dubbi: &ldquo;Sono convinto che Marco ha un grandissimo potenziale. Lo abbiamo cercato perch&eacute; &egrave; un pilota italiano e perch&eacute; crediamo nel suo valore. Per la nostra squadra &egrave; un momento impor tante, visto che non avevamo un italiano dal 1999, quando con noi correva Loris&rdquo;. Chi invece salut&ograve; la compagnia fu l&rsquo;Aprilia, perch&eacute; come spieg&ograve; Rocco Sabelli, amministratore delegato della Piaggio che acquis&igrave; la Casa di Noale &ldquo;Rimanere in MotoGP ci costerebbe soltanto soldi e brutte figure. La presenza &egrave; anti-economica, non competitiva e senza influssi positivi&rdquo;. In salita fu, fin da subito, la stagione di Biaggi, fratturatosi il malleolo e l&rsquo;astragalo del piede sinistro mentre si allenava con un Motard il 6 novembre. Operato a Lione, il romano ironizz&ograve;: &ldquo;Mi hanno messo tre viti dell&rsquo;HRC, una fa andare pi&ugrave; forte in rettilineo, l&rsquo;altra mi da pi&ugrave; stabilit&agrave; in curva, la terza toglie il chattering&rdquo;. L&rsquo;unico problema di Valentino fu invece uno scontro sulle nevi di Madonna di Campiglio con uno sciatore romano, che oltre a rompersi l&rsquo;omero lo denunci&ograve; per lesioni colpose. L&rsquo;inverno serv&igrave; alla Honda per rivoluzionare il reparto corse: Koji Nakajima usc&igrave; di scena, rimpiazzato come direttore generale HRC da Tsutomu Ishii, che riport&ograve; ai box Erv Kanemoto, assente nel team ufficiale Honda dal lontano 1988. Un&rsquo;operazione che sembr&ograve; dare i suoi frutti perch&eacute; nel GP inaugurale, a Jerez, la Casa di Tokyo piazz&ograve; sei moto ai primi otto posti. Peccato che davanti a tutti fosse arrivato Rossi, autore di un sorpasso frutto di una sportellata all&rsquo;ultima curva ai danni di Gibernau. Valentino dominatore assoluto  Un segnale inequivocabile che il pesarese volle lanciare dopo che nei test invernali il nemico aveva girato spesso con tempi spaventosi. Sette giorni dopo, in Portogallo, la Honda conferm&ograve; due moto sul podio e si prese pure il successo con Barros. Morale sotto i tacchi invece per Gibernau, che in 16 giri aveva accumulato un secondo e due decimi di vantaggio sul brasiliano e 12 secondi su tutti gli altri prima di scivolare sull&rsquo;asfalto umido. Il debutto in Cina, caratterizzato dal diluvio, vide prevalere nuovamente Rossi: &ldquo;Sulla lavagna dei box leggevo la O e mi chiedevo chi fosse. Sar&agrave; mica un cinese?&rdquo;. Era Olivier Jacque, splendido secondo al debutto con la Kawasaki, con cui firm&ograve; a &ldquo;gettone&rdquo; per i continui problemi fisici di Alex Hofmann. Il dominio del figlio di Graziano continu&ograve; a Le Mans e al Mugello, dove l&rsquo;Italia torn&ograve; a realizzare dopo 37 anni una quaterna in classe regina, al termine di una gara tra le pi&ugrave; spettacolari di quel periodo. Alla premiazione Rossi si present&ograve; con il tocco in testa perch&eacute; in settimana l&rsquo;Universit&agrave; di Urbino gli aveva attribuito la laurea Honoris Causa in Comunicazione e Pubblicit&agrave; per le organizzazioni. La serie vincente del Dottore prosegu&igrave; al Montmel&oacute; e ad Assen, malgrado un sempre pi&ugrave; convincente Melandri, in testa in Olanda per met&agrave; gara e piegato per un secondo e mezzo. Di tutti i piloti Honda, il ravennate risultava fino a quel punto il pi&ugrave; costante: un secondo posto, tre terzi e altrettanti quarti gli valevano 107 punti, a fronte degli 87 di Biaggi e degli 84 di Gibernau. I festeggiamenti di Sepang   Con Valentino a quota 170 punti, non restava che sperare in una rimonta come quella compiuta il mese prima a Istanbul dal Liverpool ai danni del Milan. La Honda torn&ograve; a vincere a Laguna Seca ma, in ottica titolo, fu con il pilota &ldquo;sbagliato&rdquo;, Hayden, appena 60 punti, e ancora una volta Rossi and&ograve; a podio. Non ne approfitt&ograve; Melandri, a terra al primo giro negli USA e al terzo a Donington, con il bagnato che mand&ograve; KO cinque piloti Honda, a beneficio della Suzuki, seconda con Kenny Roberts Jr dietro al Dottore, che al Sachsenring eguagli&ograve; i 76 GP vinti da Mike Hailwood e lo omaggi&ograve; con la bandiera &ldquo;I&rsquo;m sorry Mike&rdquo; (scusa Mike). A Brno, il tricolore torn&ograve; a monopolizzare il podio, ma soltanto per il ritiro di Gibernau, rimasto a secco all&rsquo;ultimo giro dopo essersi alternato al comando con Rossi, vincitore per la nona volta in 11 GP (con un secondo e un terzo posto). In quell&rsquo;istante aveva pi&ugrave; punti (261) rispetto alla somma del secondo (Biaggi) e del terzo (Melandri) nel Mondiale. Il primo match-point, per&ograve;, Rossi lo gett&ograve; alle ortiche tamponando proprio Marco a Motegi. Non fall&igrave; il secondo, con la piazza d&rsquo;onore in Malesia, dietro a Capirex, che dopo essersi sbloccato in Giappone (dopo oltre due anni di digiuno) regal&ograve; a Ducati e Bridgestone le prime vittorie back-to-back. Nemmeno i festeggiamenti con Biancaneve e i Sette Nani placarono la sete di successo del campione, trionfatore pure in Qatar e in Australia prima degli ultimi due podi che gli valsero il nuovo record di punti, 367. Duelli da leggenda: la vittoria del privatissimo Tournadre       

Il quinto titolo consecutivo di Valentino arriv&ograve; dopo una stagione di dominio assoluto: 11 successi e 16 podi in 17 GP e persino una&hellip; laurea. Gibernau, distrutto nel morale dopo la &ldquo;spallata&rdquo; del Dottore a Jerez, lasci&ograve; il ruolo di riferimento Honda ai giovani Hayden e Melandri

MotoGP Story: Valentino Rossi, un 2005 da schiacciasassi

        Mentre la pecora Dolly, emblema della clonazione animale, incappava in un&rsquo;infezione polmonare che l&rsquo;avrebbe portata alla morte, and&ograve; in scena una delle pi&ugrave; grandi riproduzioni nella storia della Honda. Alle due RC211V del 2002, raddoppiate nel finale di stagione, si aggiunsero ulteriori tre esemplari in inverno. Tutti volevano le moto dell&rsquo;Ala Dorata dopo che all&rsquo;esordio avevano mancato soltanto due GP, vincendo non soltanto con Valentino Rossi, ma anche con Tohru Ukawa e Alex Barros. I tre successi di Fausto Gresini a Misano Le ambizioni di Biaggi e Barros   Cos&igrave;, accanto alle due Honda ufficiali, affidate al campione in carica Valentino e a Nicky Hayden, reduce dalla conquista del titolo AMA Superbike a 21 anni &ndash; et&agrave; record per gli standard statunitensi &ndash; si aggiunsero le due del Team Pons per Max Biaggi e Ukawa, quella di Pramac per Makoto Takada (unica gommata Bridgestone) e le due di Gresini Racing per Daijiro Kato e Sete Gibernau che lasci&ograve; la Suzuki portandosi dietro il munifico sponsor Telefonica. Uno schieramento che fece dire a Biaggi: &ldquo;Sar&agrave; uno dei campionati pi&ugrave; belli degli ultimi tempi, pieno di colpi di scena e senza un dominatore. Stavolta ci sar&agrave; pi&ugrave; di un italiano a lottare per il titolo, credetemi!&rdquo;. Non meno battagliera la sfidante Yamaha, convertitasi all&rsquo;iniezione elettronica, grazie a un organico composto da Carlos Checa, Norifumi Abe e dall&rsquo;iridato della 250, Marco Melandri, con il grande acquisto Alex Barros (Tech 3) che negli ultimi quattro GP del 2002 aveva colto due successi, totalizzando un punto in pi&ugrave; di Rossi. Un&rsquo;impennata che gli fece lanciare il guanto di sfida: "Punterei su di me, voglio approfittare di questa occasione". Ma pi&ugrave; che le minacce sportive dei pretendenti allo scettro, a preoccupare Rossi per settimane furono quelle fisi che indirizzategli da un gruppo anarcoinsurrezionalista spagnolo contrassegnato dalle cinque C sotto forma di volantini inviati all&rsquo;Iberia a Malpensa e Fiumicino, e alla Rai. La sua colpa? Avere a che fare con il marchio petrolifero Repsol, dal quale si sarebbe dovuto liberare. Decisamente risentito fu anche l&rsquo;universo Superbike, ai tempi della britannica Octagon, perch&eacute; in un colpo solo tre dei primi quattro della classifica del Mondiale 2002 passarono dall&rsquo;altra parte della barricata: Colin Edwards, campione uscente, e Noriyuki Haga firmarono con l&rsquo;Aprilia che mise a capo del progetto il trentaseienne Gigi Dall&rsquo;Igna, mentre Troy Bayliss re st&ograve; fedele alla Ducati, pur cambiando campionato. A fargli da compagno sulla Desmosedici dello storico debutto di Borgo Panigale fu Loris Capirossi, che nei test IRTA di Barcellona lasci&ograve; tutti di sale, aggiudicandosi la prima BMW messa in palio per il pi&ugrave; veloce, toccando pure i 328 km/h. La morte di Kato e la sfida Rossi-Gibernau   Il primo atto del Mondiale 2003, a Suzuka, fu caratterizzato dal podio interamente tricolore, un&rsquo;impresa riuscita laggi&ugrave; in 500 soltanto agli statunitensi nel 1989. Vincitore ancora una volta Rossi su Biaggi e Capirossi, che riport&ograve; la Ducati sul podio, dove mancava dal GP Nazioni 1972. La tragedia di Kato, per il quale non fu nemmeno esposta la bandiera rossa, oscur&ograve; per&ograve; l&rsquo;aspetto sportivo. Due settimane dopo l&rsquo;incidente avvenuto ad altissima velocit&agrave; alla staccata della variante, il cuore dello sfortunato giapponese cess&ograve; di battere ma a 14mila km di distanza il suo ricordo diede un&rsquo;energia particolare a Gibernau, che riusc&igrave; a resistere alla rimonta di Rossi, per met&agrave; del GP Sud Africa confinato al 4&deg; posto. Il successo garant&igrave; al nipote del fondatore della Bultaco la promozione sul campo al rango di ufficiale al cento percento. A Jerez invece sal&igrave; in cattedra il desmodromico, con le prime due posizioni in griglia, ma nel giro di allineamento Capirossi tampon&ograve; Bayliss: &ldquo;Avevo sette piloti davanti. Troy, il primo, ha rallentato di colpo, gli altri si sono aperti a ventaglio e me lo sono trovato davanti all&rsquo;improvviso&rdquo; disse Loris. Il manubrio storto e il braccio contuso costarono al poleman la caduta dopo 12 giri ma l&rsquo;inno di Mamel&igrave; suon&ograve; ugualmente grazie a Rossi. Non volendo perdere davanti a 128.423 connazionali, Gibernau esager&ograve; e fin&igrave; a terra, rimediando un pesante &ldquo;zero&rdquo;. Sete si riscatt&ograve; subito in Francia, aiutato dalla nuova norma per la pioggia, che stabiliva la ripartenza senza distacchi, preferita dai piloti alla neutralizzazione con Safety Car. Valentino, che conduceva con tre secondi di margine si ritrov&ograve; con un pugno di mosche in mano, se cos&igrave; si pu&ograve; definire il secondo posto. Quel giorno, per la prima volta nel Mondiale, i piloti spagnoli vinsero in tutte e tre le classi ma nessuno immaginava che nel giro di un decennio sarebbero diventati la Nazione di riferimento. Festeggi&ograve; anche la Yamaha con il terzo posto di Barros ma rappresent&ograve; un fuoco di paglia: fu l&rsquo;unico podio stagionale. La serie vincente della Honda continu&ograve; al Mugello con Rossi, che in precedenza aveva dato &ldquo;buca&rdquo; al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, davanti a Loris e Max, loro s&igrave; presenti al Quirinale assieme a Giacomo Agostini e altri. La prima vittoria della Ducati   Una settimana dopo, al Montmel&ograve;, Capirossi regal&ograve; il primo trionfo alla Ducati dopo un duello con Rossi, impossibilitato a lottare fino al traguardo da un lungo nella ghiaia dopo aver rischiato il tamponamento. Ad Assen, sotto il diluvio, e a Donington Gibernau e Biaggi si spartirono primo e secondo posto con Rossi sempre terzo, anche se in realt&agrave; in Inghilterra tagli&ograve; il traguardo davanti a tutti. Al secondo giro aveva per&ograve; infilato Capirossi in regime di bandiere gialle e cos&igrave; a fine gara le proteste della Ducati e del Team Pons portarono a dieci secondi di penalit&agrave;. Una delusione cocente che fece il paio con quella del Sachsenring: alla penultima curva il figlio di Graziano pass&ograve; Gibernau ma in quella dopo si difese con una traiettoria interna che gli cost&ograve; l&rsquo;incrocio e il sorpasso sul traguardo. Quattro GP di fila senza vincere fecero scattare un campanello d&rsquo;allarme, troncato dal successo di Brno, ultimo GP con in pista una 500 due tempi (Chris Burns con una ROC-Yamaha) in volata sul rivale spagnolo. Sentendosi condannato a vincere Rossi festeggi&ograve; con la palla al piede e il berretto da ergastolano (numero 111-46). Trionfando pure all&rsquo;Estoril (un altro 1-2-3 dell&rsquo;Italia) e Rio, Valentino super&ograve; i 50 punti di vantaggio. Il titolo divenne suo il 12 ottobre, con la vittoria in Malesia, nel giorno in cui la Ferrari conquist&ograve; il Mondiale con Michael Schumacher. Valentino verso la Yamaha   Non contento, Rossi domin&ograve; pure in Australia, vanificando dieci secondi di penalit&agrave; per un altro sorpasso con le bandiere gialle, e a Valencia. Nove vittorie, 16 podi e 357 punti: leggendo i risultati, non si direbbe che nella seconda met&agrave; della stagione fosse maturato l&rsquo;addio alla Honda, con l&rsquo;autentico salto nel buio rappresentato dalla Yamaha (reduce da un&rsquo;annata fallimentare). Per tutti, forse, non per Valentino, intenzionato a mostrare il predominio dell&rsquo;uomo sul mezzo tecnologico. Duelli da leggenda: Ekerold contro Mang al N&uuml;rburgring       

Nella prima stagione monopolizzata dalle quattro tempi, e con una griglia ricca di campioni, al consueto dominio Rossi un&igrave; la rottura con la matrigna Honda. Il 2003 pass&ograve; alla storia anche per la tragedia di Kato e il primo successo della Ducati

MotoGP Story: il 2003 e quel Valentino Rossi "condannato a vincere"

Ecco tutte le immagini del contatto tra Valentino e Sete, all'ultimo giro della gara a Jerez del 2005

La sequenza del contatto tra Rossi e Gibernau a Jerez 2005

Oggi vive in Svizzera e si divide tra ciclismo e sci nautico ma negli ultimi anni di carriera &egrave; stato al fianco di Dani Pedrosa come data analyst prima di disputare il primo campionato MotoE in assoluto con il team Pons. Nella sua vita precedente &egrave; stato due volte runner up di Valentino Rossi in MotoGP (2003 e 2004), ha guidato pressoch&egrave; tutte le moto guidabili nel Motomondiale conquistando 9 successi.  Stiamo parlando naturalmente del meno spagnolo degli spagnoli, o il pi&ugrave; romagnolo degli spagnoli&hellip;Sete Gibernau  Gli inizi   Nato a Barcellona il 15 dicembre 1972, Sete Gibernau &egrave; il nipote di Francisco Bult&ograve;, il fondatore di Montesa e Bultaco. Nel 1991 vince il campionato spagnolo juniores 125 con una Cagiva per poi passare direttamente alla 250 nel Motomondiale nel ruolo di collaudatore di Yamaha prima ed Honda poi.&nbsp;  I 48 anni di Sete Gibernau, il pi&ugrave; romagnolo degli spagnoli  Il Motomondiale - la 250   La vittoria del titolo juniores spagnolo 125 spalanca le porte del Motomondiale al giovane Gibernau, ma non dalla porta principale ma quella di servizio, il ruolo di collaudatore. Dal 92 al 94 ricopre il ruolo di collaudatore della Yamaha disputando una gara ogni anno, soprattutto quelle spagnole senza per&ograve; ottenere punti: 27&deg; nel 92 a Jerez, 21&deg; nel 94 a Barcellona, in mezzo un ritiro a Jarama, la gara finale del 93.  Nel 95 passa in Honda sempre come collaudatore: disputa la gara finale dell&rsquo;anno, nella sua Barcellona senza peraltro vedere il traguardo.  La stagione 96 &egrave; l&rsquo;unica disputata interamente nella quarto di litro: inizia con Honda per poi terminare in Yamaha nel team di Wayne Rainey. Chiude l&rsquo;esperienza in 250 con il 21&deg; posto in campionato e 20 punti, miglior risultato in gara l&rsquo;8&deg; posto in Brasile.&nbsp;  La 500   Debutta in 500 sempre con il team di Rainey nel 1997. Chiude la sua prima stagione al 13&deg; posto con 56 punti ed un 6&deg; posto in Australia come miglior risultato in gara.  Nel 1998 entra nella famiglia Repsol Honda, in sella per&ograve; alla NSR500 V2. Termina il primo anno in Honda all&rsquo;11&deg; posto con 72 punti ed il primo podio di carriera, terzo al GP di Madrid.  La stagione 99 inizia ancora con la V2 ma, complice l&rsquo;infortunio di Doohan, gli viene affidata la NSR500 a quattro cilindri. Coglie 4 podi e chiude al quinto posto con 165 punti.  Nel 2000 &egrave; ancora in Repsol Honda ma i risultati non sono quelli dell&rsquo;anno prima. Centra una pole ed un sesto posto a Brno come miglior risultato in gara. Chiude 15&deg; con 72 punti. A fine stagione lascia Honda per passare in Suzuki per il 2001.  La Suzuki lo accoglie a braccia aperte per l&rsquo;ultimo anno di vita della 500. Stagione che lo vede centrare il primo successo in carriera a Valencia e chiudere la stagione al nono posto con 119 punti.  La MotoGP   Nel 2002 la Top Class del Motomondiale cambia totalmente fisionomia: entrano in campo le 990 4T, dapprima per i team factory e successivamente consegnate ai team clienti nella seconda parte di stagione. La stagione &egrave; abbastanza travagliata per Sete, complice una moto, la Suzuki GSV-R, non certo semplice da mettere a punto e domare. 16&deg; posto finale con 51 punti ed un quarto posto a Brno come miglior risultato in gara. A fine stagione lascia Suzuki per fare ritorno in Honda per il 2003.  Nel 2003 ad accoglierlo &egrave; il team di Fausto Gresini. La stagione inizia subito nel peggiore dei modi per il team con la tragedia di Kato. Gibernau coglie la prima vittoria in MotoGP in Sudafrica dedicandola al compagno di squadra perito alla vigilia della gara. La stagione prosegue con altre tre vittorie e 9 podi complessivi per 277 punti e la seconda posizione in campionato alle spalle di Valentino Rossi.  Nel 2004 sono ancora 4 le vittorie e 10 i podi complessivi conquistati. Termina ancora la secondo posto in campionato alle spalle di Rossi dopo l&rsquo;epica gara di Phillip Island.  Losail 2004 e Jerez 2005: i due episodi chiave della rivalit&agrave; Rossi-Gibernau  Per il 2005 rimane nel team Gresini con al fianco Marco Melandri. La stagione inizia con la famosa spallata all&rsquo;ultimo giro di Jerez e prosegue con altri tre secondi posti. Sete chiude la sua seconda vita in Honda con una settima posizione in campionato e 150 punti.  Nel 2006 passa in Ducati al fianco di Loris Capirossi. L&rsquo;avventura in Rosso dello spagnolo &egrave; piuttosto positiva: coglie 3 quarti posti per una 13^ posizione finale con 95 punti. Rimarr&agrave; per&ograve; la macchia dell&rsquo;incidente al via della gara di Barcellona: coinvolti Capirossi, Pedrosa e Melandri oltre allo stesso Gibernau.  A fine stagione annuncia il primo ritiro dalle competizioni.  Nel 2009 per&ograve; torna in sella in MotoGP con la Ducati del team Grupo Francisco Hernando. L&rsquo;avventura dura soltanto met&agrave; stagione perch&eacute; lo sponsor si ritira. In 8 gare raccoglie solo 12 punti per una 19^ posizione finale. Annuncia un secondo ritiro dalle competizioni.  Gli ultimi anni   Dopo un lungo periodo lontano dalle corse, nel 2017 lo spagnolo torna in MotoGP nel team Repsol Honda in qualit&agrave; di data analyst di Dani Pedrosa.  A novembre del 2018 si rimette tuta e casco per farsi trovare pronto nel 2019 per tornare in pista a 10 anni dal suo secondo ritiro.  Nel 2019 disputa il primo campionato di MotoE con la Energica Ego Corsa del team di Sito Pons. Centra un sesto posto in Austria come miglior risultato e termina 11&deg; con 38 punti. A fine stagione annuncia il terzo e definitivo ritiro dalle competizioni.  La sua carriera dice: 191 gare disputate tra 250, 500, MotoGP e MotoE, 9 vittorie (1 in 500, 8 in MotoGP), 30 podi (6 in 500, 24 in MotoGP), 13 pole, 8 giri veloci e 1384 punti conquistati. 

Dagli USA torniamo in Europa e pi&ugrave; precisamente in Spagna per un altro protagonista della nostra rubrica &ldquo;Che fine ha fatto&rdquo;: uno spagnolo molto romagnolo, due volte runner up di Valentino Rossi in MotoGP, che ha ciuso la carriera in MotoE

Che fine ha fatto: Sete Gibernau

Il pilota del team ufficiale Yamaha ha svelato attraverso i suoi social il suo primo ricordo legato alle gare, ovvero la discussa gara che vide protagonisti Valentino e Sete

MotoGP: il duello Rossi/Gibernau e i ricordi di Fabio Quartararo

        Rather than the Rossi-Biaggi rivalry, from 2003 to mid-2005 MotoGP was all about the competition between the Doctor and Sete Gibernau, two episodes in particular standing out in history, or rather Losail 2004 and Jerez 2005. While Losail 2004 damaged relations between the Gresini riders, who had been cordial up until that point, it was Jerez and that famous last gasp tussle that really put a wall between the pair, who didn&rsquo;t speak again after that day. But first things first, let&rsquo;s look at what happened at the race sixteen years ago. Losail, 2004 - the starting grid scandal and Sete&rsquo;s win   In 2004, MotoGP took to the Losail track for the first time, racing during the day. What set things off was Valentino&rsquo;s grid spot. The Doctor finished qualifying in eighth place and after the session, his crew, perhaps unbeknowst to the Italian rider, went out on track to &lsquo;lay rubber down&rsquo; in his starting spot, ahead of the next day&rsquo;s race. Somebody talked and in the end both Rossi and Biaggi (who appeared to have done the same thing as Vale) had to start from the back of the grid, in 23rd and 24th. Pole position went to the other Yamaha, Checa, while Sete qualified on the front row. Gibernau won the race on Sunday while Rossi crashed out after just five laps, also injuring the little finger on his right hand. It all finished &ldquo;there&rdquo; with Valentino&rsquo;s usual lightheartedness after the race and gags with his fan club involving a broom and bucket to &lsquo;clean the track&rsquo; and a shirt with the words &ldquo;la rapida&rdquo;. Jerez, 2005 - the walls come up   In 2005 the title fight between Valentino Rossi, factory Yamaha rider, and Sete Gibernau, factory Honda rider with team Gresini, was relaunched. Jerez was the first race of the season. Valentino and Sete battled it out from start to finish, trying to get the better of each other through every turn. It all came down to the final lap. Rossa went long at turn 6, Dry Sac, and Gibernau moved back into the lead. Valentino didn't give in and remained glued to the Spaniard until the final turn, or &lsquo;last chance&rsquo; corner. Gibernau closed the door but left a tiny hole which Rossi, coming off the brakes, was able to find a way into. The pair connected and it was the Spaniard who came off worse, ending up in the gravel outside the last turn. He was able to stay on the bike though and crossed the line second. In parc ferm&eacute; he refused to speak to Valentino, holding the arm that had been involved in the contact.  Translated by Heather Watson MotoGP: Valentino Rossi&rsquo;s gift to Razlan Razali       

Just after the Spaniard&rsquo;s 48th birthday, we look back at two of the episodes that symbolise the pair's MotoGP rivalry between 2003 and mid-2005

Losail 2004 and Jerez 2005: the Rossi-Gibernau rivalry

Pi&ugrave; della rivalit&agrave; Rossi-Biaggi, quella che ha tenuto banco in MotoGP dal 2003 a met&agrave; del 2005 &egrave; stata quella tra il Dottore e Sete Gibernau, sfociata con i due episodi simbolo di quell&rsquo;epoca: Losail 2004 e Jerez 2005.&nbsp;  Se Losail 2004 ha incrinato i rapporti tra l&rsquo;italiano e lo spagnolo del team Gresini, cordiali fino a quell&rsquo;episodio, Jerez con la famosa sportellata dell&rsquo;ultima curva ha messo proprio un muro tra i due piloti, che da quel giorno non si sono pi&ugrave; parlati.&nbsp;  Ma andiamo per gradi, ricordando ci&ograve; che &egrave; successo proprio a partire da quel GP di 16 anni fa.  Losail, 2004 - la piazzola incriminata e la vittoria di Sete     Nel 2004 la MotoGP scende in pista per la prima volta sul tracciato di Losail, edizione diurna. Il fatto che innesca la bomba &egrave; la piazzola di partenza di Valentino Rossi: il Dottore chiude le qualifiche in ottava posizione in griglia e dopo il turno la crew di Valentino, forse all&rsquo;insaputa dello stesso campione di Tavullia, scende in pista per &ldquo;gommare&rdquo; la piazzola di partenza, in vista della gara del giorno dopo.  Spionaggi e controspionaggi sul fatto portano sia Rossi che Biaggi (anche la piazzola del romano &ldquo;lavata&rdquo; prima della partenza) a partire dal fondo della griglia, posizioni 23 e 24. La pole va clamorosamente all&rsquo;altra Yamaha, quella di Checa, mentre Sete si qualifica in prima fila.  Gibernau la domenica vince la gara mentre Rossi esce di scena dopo appena 5 giri, procurandosi anche una escoriazione al dito mignolo della mano destra.  Tutto finisce &ldquo;l&igrave;&rdquo; con la solita goliardia di Valentino in Malesia dopo la gara: gag con i membri del suo fan club con scopa e secchio per &ldquo;pulire la pista&rdquo; e la maglia con la scritta &ldquo;la rapida&rdquo;.  MotoGP: i festeggiamenti pi&ugrave; memorabili di Valentino Rossi - FOTO  Jerez, 2005 - cala il vero freddo     Ma ecco che nel 2005 si rinnova la sfida mondiale tra Valentino Rossi, Yamaha factory, e Sete Gibernau, Honda ufficiale nel team Gresini. Jerez, Andalusia, prima gara stagionale. Valentino e Sete fanno il bello e cattivo tempo per tutta la corsa dandosele di santa ragione ad ogni giro e ad ogni curva.  Nell&rsquo;ultimo passaggio la resa dei conti effettiva tra i due. Rossi arriva lungo alla Dry Sac, la curva 6, e Gibernau torna in testa. Valentino non molla e rimane incollato allo spagnolo fino all&rsquo;ultima curva, la curva Lorenzo, o quella della last chance.  Gibernau chiude s&igrave; la porta ma lascia quel piccolo pertugio nel quale Rossi, mollando i freni, si inserisce. I due si toccano e ad averne la peggio &egrave; lo spagnolo che finisce nel ghiaione esterno dell&rsquo;ultima curva ma riesce a rimanere in piedi. Sete taglia il traguardo in seconda posizione ed al parco chiuso neanche saluta Valentino tenendosi il braccio colpito dalla sportellata.  &nbsp;  I 48 anni di Sete Gibernau, il pi&ugrave; romagnolo degli spagnoli 

All&#39;indomani del 48&deg; compleanno dello spagnolo, ripercorriamo i due episodi simbolo della rivalit&agrave; che ha caratterizzato gli anni della MotoGP dal 2003 a met&agrave; 2005

Losail 2004 e Jerez 2005: i due episodi chiave della rivalit&agrave; Rossi-Gibernau

Un anno fa, dopo la fine della seconda gara di Valencia della MotoE, ufficializzava il suo terzo addio alle gare dopo quelli del 2006 e del 2009. In mezzo tanti anni in 500/MotoGP e tanti infortuni, soprattutto alle spalle, il punto debole dei piloti di moto.&nbsp;  Stiamo parlando ovviamente del pi&ugrave; romagnolo (per i suoi trascorsi nel team di Fausto Gresini) degli spagnoli, ovvero Sete Gibernau. Sono 48 le candeline che spegne oggi il nativo di Barcellona, nipote di Francisco Bult&ograve;, fondatore di Montesa e Bultaco.&nbsp;  Un pilota che, diversamente da altri suoi colleghi, ha esordito direttamente in 250 e ha avuto moto di guidare le due versioni della Honda 500, quella bicilindrica e quella a quattro cilindri nello stesso anno, il 98.&nbsp;  Viene ricordato per i suoi tanti duelli in MotoGP con Valentino Rossi tra il 2003 e la prima met&agrave; del 2005, la famosa spallata di Jerez 2005, prima gara della stagione ed &egrave; lo sfortunato protagonista della carambola di Barcellona 2006 con la Ducati.&nbsp;  Gli inizi: Juniores 125 e gli anni in 250   La carriera del pilota catalano, diversamente da alcuni suoi colleghi, parte direttamente dalla 250 dopo aver vinto il campionato Juniores 125 in sella alla Cagiva. Nel 92 esordisce nel Motomondiale classe 250 in casa sua (Spagna) con una Yamaha senza per&ograve; collezionare punti. Nel biennio 93-94 &egrave; collaudatore Yamaha disputando sempre la gara finale della stagione, a Jarama, senza prendere punti.  Passa in Honda nel 95 disputando anche in questa occasione la gara finale di Jarama, non raccogliendo punti. Nel 96 inizia con Honda per poi terminare la stagione con la Yamaha del team di Wayne Rainey. Colleziona 20 punti con un 8&deg; posto in Brasile come miglior risultato&nbsp;  La 500: Yamaha, Honda e Suzuki     Nel 97 Rainey lo porta in 500 con la Yamaha. Colleziona 56 punti ed un sesto posto finale come miglior risultato in gara a Phillip Island, gara finale della stagione.  Honda HRC lo chiama l&rsquo;anno seguente e gli affida la NSR500 V2. A Jarama sale per la prima volta sul podio in top class con la terza posizione. A fine anno chiude 11&deg; con 72 punti.  L&rsquo;anno seguente, il 99, inizia con la V2 ma complice il grave infortunio di Doohan ne prende il posto in sella alla V4. Sale 4 volte sul podio con un secondo posto in Sudafrica come miglior risultato e a fine stagione &egrave; 5&deg; con 165 punti.  La stagione 2000 purtroppo per Gibernau non &egrave; la fotocopia della precedente. Lo spagnolo non riesce a salire sul podio in nessuna gara, cogliendo solo un sesto posto in gara come miglior risultato. Chiude 15&deg; con 72 punti.  Nel 2001, ultimo anno della 500 prima dell&rsquo;avvento della MotoGP, passa a Suzuki in coppia con Kenny Roberts Jr. A Valencia arriva la prima vittoria in carriera in una stagione molto regolare a livello di piazzamenti, salvo due soli ritiri. 9&deg; a fine stagione con 119 punti.&nbsp;  La MotoGP, i duelli con Valentino Rossi ed il primo ritiro     Il 2002 &egrave; l&rsquo;anno Zero della top class del Motomondiale. Arrivano le moto a 4 tempi che sovrastano le 2T in termini di prestazioni assolute, ma non su tutti i tracciati (Assen e Sachsenring sono due esempi). 16&deg; a fine stagione con 51 punti ed un 4&deg; posto in gara come miglior risultato.  Nel 2003 torna in Honda grazie a Fausto Gresini. In Sudafrica centra la prima vittoria in MotoGP dedicandola a Kato, morto nella settimana della gara in seguito all&rsquo;incidente di Suzuka. Si ripete altre tre volte chiudendo il campionato al secondo posto dietro a Rossi con 277 punti e 10 podi totali.  Nel 2004 &egrave; ancora con il team Gresini ed ha come compagno di box Colin Edwards. La stagione &egrave; vissuta tutta sul duello con Valentino Rossi (come peraltro l&rsquo;anno scorso). La rivalit&agrave; assume toni molto accesi soprattutto nel finale di stagione con le gare di Qatar, Malesia ed Australia. A fine stagione &egrave; ancora vice campione del mondo dietro a Rossi con 257 punti e sempre 10 podi.  La stagione 2005 &egrave; l&rsquo;ultima in sella alla Honda del team Gresini. In squadra arriva Marco Melandri che ben presto si rivela una spina nel fianco dello spagnolo. Pochi sono gli acuti di Gibernau durante l&rsquo;anno (4 podi soltanto) e tante cadute.  Per il 2006 Gibernau si sposta di pochi chilometri. Da Faenza, sede del team Gresini, a Borgo Panigale, sede della Ducati, per affiancare Loris Capirossi. Nonostante il ritiro a Jerez, l&rsquo;inizio &egrave; abbastanza promettente con un quarto posto in Qatar, a punti anche in Turchia, Cina, Francia e Mugello. Catalunya, gara di casa. Il via &egrave; catastrofico: &egrave; Sete ad innescare la carambola che coinvolge anche Capirossi, Melandri e Pedrosa. Nessuno dei quattro prender&agrave; parte alla seconda partenza. Salta le successive gare di Assen, Donington e Brno per i postumi dell&rsquo;infortunio. Va poi a punti nelle 5 gare finali collezionando due quarti posti in Australia e Giappone. Chiude 13&deg; con 95 punti ed annuncia il primo ritiro.&nbsp;    Ducati 2009, secondo ritiro, consulente HRC nel box di Pedrosa e MotoE 2019     Tre anni dopo essersi ritirato, sposa di nuovo il progetto Ducati grazie ad un team spagnolo (Grupo Francisco Hernando). La sua stagione dura appena 8 gare, dopo gli USA infatti lo sponsor principale molla il colpo e Sete &egrave; costretto a chiudere anzitempo l&rsquo;annata. Si ritira una seconda volta, sembra quella definitiva. E&#39; stato lontano dai campi di gara fino al 2017 quando ha ricoperto il ruolo di analista tecnico nel box HRC per Dani Pedrosa  Nel 2018 per&ograve; annuncia di voler tornare in pista per essere protagonista nella MotoE del 2019. Con la Energica del team di Sito Pons disputa tutte le sei gare della prima stagione senza peraltro riuscire ad incidere pi&ugrave; di tanto, anche per l&rsquo;et&agrave; che dimostra, 47 anni. Chiude 11&deg; con 38 punti e la sesta posizione in gara come miglior risultato.&nbsp;  Tanti auguri Sete, il pi&ugrave; romagnolo degli spagnoli! 

Compie oggi gli anni il meno spagnolo degli spagnoli o, se vogliamo, il pi&ugrave; romagnolo degli spagnoli, Sete Gibernau

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