Quella non era una gara come le altre. Sulla griglia di partenza Jon Ekerold dondolava la moto tra le gambe per scaricare il nervosismo. Sandy cercava di tranquillizzarlo: lui guard&ograve; la moglie negli occhi e per tutta risposta sibil&ograve;: &quot;O vinco o non torno!&quot;. Iniziava cos&igrave; quel GP Germania Ovest classe 350 ad alta tensione, ultima prova del Mondiale 1980. Il sudafricano e la sua Yamaha-Bimota contro Toni Mang e la sua Kawasaki ribattezzata con il nome dello sponsor, Krauser. Affiancati a parit&agrave; di punti e di vittorie: chi arriva davanti &egrave; campione. Sfida all&rsquo;ultimo sangue sul terribile tracciato del Nordschleife, il N&uuml;rburgring vecchio: quasi 21 chilometri di curve da ricordare. Ce n&rsquo;erano 73, molte di esse erano pericolose. Fu l&rsquo;ultima volta del Motomondiale su quel teatro affascinante: successivamente, si sarebbe corso soltanto sul circuito corto.    Misano 1984: Fausto Ricci, buona la prima  Ekerold senza paura   Mang giocava in casa e le conosceva bene, quelle curve, ma Ekerold non aveva paura nemmeno del demonio. Ed era molto arrabbiato. Alla gara precedente, il GP Cecoslovacchia, si era presentato con parecchi punti di vantaggio e sperava di chiudere i giochi in anticipo, ma i suoi meccanici Gregg Irvine e Keith Petersen si erano visti rifiutare l&rsquo;ingresso nel Paese perch&eacute; sudafricani, e lui stesso aveva potuto passare la frontiera soltanto grazie al passaporto norvegese, ottenuto per via del padre. Orfana di meccanici, la sua moto a met&agrave; gara aveva cominciato a perdere potenza e Jon era sceso dalla prima alla decima posizione; Mang aveva vinto e adesso si trovavano alla pari. Con la differenza che la Kawasaki-Krauser ufficiale del tedesco aveva pi&ugrave; motore della Yamaha-Bimota privata.  Non esistono pi&ugrave; piloti come Ekerold, ex pugile arrivato al Motomondiale alla non tenera et&agrave; di 28 anni, ma sostenuto da una forza di volont&agrave; mostruosa. Per le Case ufficiali era troppo vecchio e per giunta proveniva da un Paese reso impopolare dall&rsquo;apartheid; ma lui, correndo da privato, in quell&rsquo;agosto del 1980 era a un soffio dal tetto del Mondo. Quando era andato in Bimota a comprare la sua ciclistica, Giuseppe Morri, il socio che si occupava della parte commerciale, gli aveva proposto di acquistare anche il kit allestito da Massimo Tamburini per preparare il motore: cilindri, pistoni e tubi di scarico. Jon non lo aveva voluto ma nel primo Gran Premio della stagione, a Misano, era arrivato soltanto sesto. Il luned&igrave; mattina era di nuovo nell&rsquo;ufficio di Morri, aveva messo i piedi sul tavolo ed era stato mandato fuori. Poi la discussione era ripresa. &ldquo;Dammi un motore!&rdquo;. &ldquo;No, non l&rsquo;hai voluto e non te lo do pi&ugrave;!&rdquo;. Figurarsi&hellip;  I pezzi erano stati realizzati in fretta e furia per il secondo Gran Premio della stagione, in Francia; erano stati portati a Le Castellet in tempo per montarli nella notte tra venerd&igrave; e sabato, ed era arrivata la vittoria. Era stato lo stesso Ekerold a rifiutarli all&rsquo;inizio, ma in sala stampa aveva preso Morri per il collo e ridendo gli aveva detto: &quot;Devi augurarti che non mi manchino i punti di Misano&quot;. Al N&uuml;rburgring mancavano proprio quelli. E non c&rsquo;era da sperare che Mang si sentisse appagato per aver gi&agrave; vinto con abbondante anticipo il titolo 250. Certo, c&rsquo;erano anche gli altri: una prima fila da paura con Johnny Cecotto in pole position davanti a Jean-Francois Bald&eacute;, e poi Ekerold, Greg Hansford e Mang. Ma i duellanti non avrebbero tollerato interferenze nella resa dei conti, tant&rsquo;&egrave; vero che al primo giro li avevano gi&agrave; staccati di una quindicina di secondi. Ekerold e Mang li lasciarono a litigare per il terzo posto mentre davanti loro se le davano di santa ragione. Ci fu un momento in cui il sudafricano era riuscito a racimolare un vantaggio di tre secondi.    Un epilogo da brividi   Incredibilmente Mang faticava a tenere il passo nell&rsquo;inferno verde chiamato Nordschleife. Jon aveva il fiato corto al pensiero di avercela fatta, ma il batticuore si trasform&ograve; in un brivido lungo la schiena: la leva del freno anteriore diventava sempre pi&ugrave; morbida, e arrivava vicina alla manopola. Un regalo insperato per il tedesco, che si rifece sotto, torn&ograve; al comando, cominci&ograve; ad allungare. &ldquo;In quei momenti mi sono sentito cadere il mondo addosso &ndash; ha raccontato poi Ekerold &ndash; ho cominciato a pinzare freneticamente sulla leva pi&ugrave; per rabbia che per ragionamento, nella confusione devo avere anche dato qualche calcio al freno posteriore. Ma dopo qualche curva il freno anteriore ha ricominciato a funzionare bene&rdquo;.  Probabilmente una banalissima bolla d&rsquo;aria nel circuito idraulico, che a forza di pompare se n&rsquo;era andata. Ekerold era indiavolato. &ldquo;Mang non era lontano e sono riuscito a riprenderlo. L&rsquo;ho affiancato, l&rsquo;ho guardato negli occhi, e in quel momento ha capito non sarebbe mai diventato campione del Mondo&rdquo;. Anche perch&eacute; si era accorto che il suo avversario non faceva attenzione alle curve, ma soltanto al momento in cui lui afferrava la leva del freno; soltanto dopo Jon iniziava la sua staccata. Quando nei giorni precedenti andava ripetendo che dall&rsquo;ultima curva sarebbe uscito primo, o non sarebbe uscito proprio, non scherzava. Mang lo lasci&ograve; andare. Ekerold tagli&ograve; il traguardo con un vantaggio di 1&rdquo;25, vincitore della gara e del titolo, e fece appena in tempo a togliersi il casco. &ldquo;Dopo l&rsquo;arrivo ho vomitato i rospi!&rdquo;. La bile, la rabbia che aveva covato dentro per quel GP, erano state la sua forza.  Morri ricevette la notizia dalla radio. &ldquo;Non ero andato al N&uuml;rburgring perch&eacute; ero convinto che in Germania, contro Mang e la Kawasaki, non avrebbe potuto farcela. Ero in macchina quando l&rsquo;ho saputo, e mi sono messo a suonare il clacson per festeggiare. Avranno pensato che ero matto. Ekerold era un caratteraccio ma gli sono molto grato, per la Bimota fu una svolta. Ricordo quando ci venne a trovare dopo il titolo: in mezzo al ristorante si mise in ginocchio davanti a Tamburini pregandolo di fargli un telaio per la 500. Una scena incredibile per uno poco espansivo come lui&rdquo;. Uno che due anni dopo, finalmente diventato pilota ufficiale, conquist&ograve; il primo punto in 500 GP per la Cagiva.  Misano World Circuit, la perla dell&#39;Adriatico 

<p>Con la Bimota, Ekerold sconfisse il padrone di casa Mang nell&rsquo;ultimo GP corso sulla versione tradizionale del N&uuml;rburgring. Il sudafricano si conferm&ograve; un vero duro, viaggiando oltre il limite e mantenendo la promessa della vigilia: &quot;O vinco o non torno&quot;</p> 

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Duelli da leggenda: Ekerold contro Mang al Nürburgring