        Sul circuito di Brands Hatch, questo fine settimana &egrave; andato in scena un atto conclusivo del British Superbike a dir poco memorabile. Oltre a quelli della classe regina, per&ograve;, sono scesi in pista anche i piloti delle altre classi, tra cui quelli della BMW F900R Cup, categoria riservata alla naked della Casa tedesca che per l'occasione ha avuto in griglia una wild card d'eccezione: Troy Corser. ESBK, Jerez: Ivo Lopes campione per la seconda volta, caos in SSP In gara a Brands Hatch, 15 anni dopo  Il pilota di Wollongong, la cui ultima stagione completa &egrave; stata nel 2011 proprio con BMW, ha partecipato al round conclusivo della prima edizione del monomarca come special guest, tornando a correre sul tracciato alle porte di Londra a quindici anni di distanza dall'ultima volta. Pur essendosi ritirato da tempo dall'attivit&agrave; agonistica, per&ograve;, il 51enne australiano ha dimostrato di essere ancora veloce. Visto il gran numero di piloti al via del trofeo, per accedere alla gara principale i protagonisti sono stati suddivisi in due batterie denominate &ldquo;Heat 1&rdquo; e &ldquo;Heat 2&rdquo;, con i migliori tredici di ognuna automaticamente qualificati per la Main Race. Corser ha preso parte alla Heat 2, chiudendo in quinta posizione e qualificandosi per la gara principale della domenica nonostante le condizioni climatiche decisamente avverse. Nel Main Event, Troy &egrave; riuscito a confermarsi su ottimi livelli centrando la Top 10 contro i migliori della categoria. Nella gara vinta da Richard Cooper (campione di quest'anno con nove successi in altrettante manche) ha infatti tagliato il traguardo in ottava piazza: niente male per un pilota ritiratosi dodici anni fa. A dimostrazione di come il talento e la velocit&agrave; non svaniscano con l'et&agrave;. MotoGP, Joan Mir out (anche) in Indonesia: peggio di cos&igrave;...       

Il pilota australiano, leggenda della SBK con due mondiali vinti in carriera, ha gareggiato come wild card nella BMW F900R Cup: ecco com'&egrave; andato

51 anni e non sentirli: il ritorno in gara di Troy Corser a Brands Hatch

        Il 2023 del Mondiale Superbike &egrave; stato scosso da due clamorosi movimenti di mercato per il 2024: Toprak Razgatlioglu da Yamaha a BMW e il freschissimo addio di Rea a Kawasaki, accasatosi in Yamaha proprio al posto del turco. La Storia del Mondiale Superbike, per&ograve;, &egrave; piena di colpi ad effetto inaspettati: basti pensare a Fogarty, Corser, Bautista, Melandri e gli stessi Rea e Razgatlioglu prima delle recenti mosse Carl Fogarty da Ducati&hellip;a Ducati   Dopo aver centrato la doppietta 1994-1995, &ldquo;King&rdquo; Carl nel 1996 intraprende una nuova sfida trasferendosi al team Castrol Honda. L&rsquo;accoppiata non funzioner&agrave;, l&rsquo;inglese vincer&agrave; soltanto quattro gare con il titolo che andr&agrave; al suo ex compagno di squadra Troy Corser. Foggy a fine 1996 abbandoner&agrave; la Honda per far ritorno in Ducati, vincer&agrave; nuovamente il titolo nel 1998 per poi bissarlo nel 1999, prima dell&rsquo;incidente di Phillip Island del 2000 che ha posto fine alla sua carriera. Tornando su quel trasferimento da Ducati ad Honda Foggy ha dichiarato: &ldquo;Non avrei mai dovuto rompere un pacchetto vincente. Nel 1995 avevo la moto migliore di sempre e ho rovinato tutto per duecentomila sterline in pi&ugrave;; sono stato davvero stupido. Mi &egrave; costato il titolo nel 1996 e nel 1997; mi ci sono voluti due anni per tornare a vincere il titolo. Onestamente si tratta di un qualcosa di cui ho rimpianti ma Ducati mi ha ripreso.&rdquo;&nbsp; Troy Corser da Borgo Panigale a Noale  &nbsp; Da una bicilindrica bolognese ad una veneta, Troy Corser sorprende tutti a fine 1999 annunciando il suo passaggio all&rsquo;Aprilia per la stagione 2000 sulla bellissima RSV1000. Cinque vittorie e tanti podi nella prima stagione, chiusa al terzo posto alle spalle di Edwards ed Haga. Le prime due vittorie nel 2001 facevano ben sperare ma poi l&rsquo;australiano ha chiuso al quarto posto. La sua carriera proseguir&agrave; con Petronas, Suzuki, Yamaha e BMW prima di appendere il casco al chiodo a fine 2011. Marco Melandri da Yamaha a BMW  &nbsp; La stagione di debutto del ravennate &egrave; assolutamente stellare: titolo di vice campione alle spalle di Checa, 4 vittorie ed altri 11 podi. A fine 2011 passa nella struttura ufficiale di BMW per il 2012: lotter&agrave; per il titolo fino al round in Russia, poi una serie di ritiri nelle successive gare e l&rsquo;unico podio a Magny-Cours gli fanno chiudere la stagione solamente in terza posizione. Rester&agrave; in BMW anche nel 2013 per poi passare in Aprilia l&rsquo;anno successivo; dopo una seconda (breve, soltanto mezza stagione 2015) parentesi in MotoGP sempre con Aprilia, rientrer&agrave; in SBK con Ducati Aruba nel biennio 2017-2018, passando poi in GRT Yamaha nel 2019 ed infine chiude la carriera nel 2020 con alcune gare sempre su Ducati con il team Barni.&nbsp; Jonathan Rea da Honda a Kawasaki a Yamaha  &nbsp; La &ldquo;big move&rdquo; del mercato SBK della fine del 2014 &egrave; sicuramente il passaggio di Jonathan Rea da Honda a Kawasaki per il 2015 in coppia con Tom Sykes. Il resto ovviamente &egrave; Storia: sei titoli consecutivi dal 2015 al 2020, 119 vittorie (l&rsquo;ultima a Most quest&rsquo;anno), 256 podi, 41 pole position, 102 giri veloci in 401 gare. Nel 2023 arriva un&rsquo;altra &ldquo;big move&rdquo; per il nordirlandese, che annuncia la separazione da Kawasaki a fine stagione (uscendo un anno prima dal contratto) per accasarsi in Yamaha in cerca di nuovi stimoli e provare a vincere un settimo ed ultimo (forse) titolo mondiale. Alvaro Bautista da Ducati&hellip;a Ducati  &nbsp; Lo spagnolo &egrave; stato il grande rookie della stagione 2019 del Mondiale ed un'accoppiata formidabile con la nuova Panigale V4R ufficiale, tanto da riuscire a vincere le prime 11 gare di fila. Alvaro, un po&rsquo; come Fogarty nel 1995, lascer&agrave; Ducati a fine 2019 per accasarsi in Honda nel biennio 2020-2021 risultando spesso la migliore CBR in pista ma capace di raccogliere soltanto tre podi. Nel 2022 lo spagnolo ritorna a far coppia con la sua V4R ed insieme vincono il titolo a fine stagione al termine di un duello esaltante con Toprak Razgatlioglu. Toprak Razgatlioglu da Kawasaki a Yamaha a BMW  &nbsp; A fine 2019 un&rsquo;altra &ldquo;big move&rdquo; che smuove le acque del Mondiale Superbike: si tratta di Toprak Razgatlioglu che passa da Kawasaki (Puccetti Racing) a Yamaha. Causa scatenante della rottura con Akashi la 8h di Suzuka di quell&rsquo;anno, con il turco mai sceso in pista in gara ma soltanto nei turni di prove. Sofuoglu e Razgatlioglu dimostreranno che la scelta si riveler&agrave; pi&ugrave; che mai azzeccata: dopo un primo anno di assestamento, nel 2021 Toprak vince il titolo battendo Rea e nel 2022 lo contende fino alla fine con Alvaro Bautista. Toprak sente per&ograve; che con questa Yamaha non pu&ograve; lottare ad armi pari con Bautista; pertanto, saluta Yamaha per accasarsi dal 2024 con BMW. Riuscir&agrave; il turco a portare la M1000RR sul trono del Mondiale Superbike gi&agrave; nel 2024?       

Se Razgatlioglu in BMW e Rea in Yamaha sono i colpi clamorosi di questo 2023, ce ne sono altri che hanno fatto la storia del Mondiale Superbike

SBK: i più grandi trasferimenti di mercato

        La stagione 2022 della Superbike sta per terminare, ma come risaputo le statistiche sono in continuo mutamento, tanto che anche un singolo round pu&ograve; portare a nuovi traguardi e nuovi record abbattuti. Lo sanno bene ad esempio Alvaro Bautista e Toprak Razgatlioglu, che sul finale di stagione puntano dritti ad entrare nella top six dei piloti pi&ugrave; vincenti nella storia del WorldSBK.&nbsp;Attualmente infatti il turco &egrave; a quota 32 successi, contro i 30 dello spagnolo. Per entrambi il primo obiettivo si chiama Troy Corser, che occupa la sesta piazza con 33 vittorie: Razgatlioglu potrebbe puntare ancora pi&ugrave; in alto, dato che con una tripletta salirebbe addirittura al quinto posto in solitaria, scavalcando anche Tom Sykes fermo a 34. Sia il pilota Ducati che quello Yamaha, gi&agrave; vincitori 14 volte in stagione, potrebbero tra l&rsquo;altro pareggiare il record ogni epoca di vittorie in una stagione, attualmente di propriet&agrave; &ndash; 17 successi &ndash; di Doug Polen e Jonathan Rea. Italia forza 400  Restando su Corser, un altro suo record sta per essere eguagliato nel fine settimana di Phillip Island: in Gara 2 infatti Jonathan Rea toccher&agrave; quota 377 partenze, lo stesso numero raggiunto 11 anni fa in Portogallo dalla leggenda australiana. In quel di Mandalika Rea ha regalato tra a Kawasaki il podio numero 400, nonch&eacute; il suo 200&deg; con la casa di Akashi, mentre l&rsquo;Italia ha toccato &ndash; grazie al 3&deg; posto di Andrea Locatelli &ndash; quota 400 podi.&nbsp;Tornando a quello che pu&ograve; accadere in Australia, Alvaro Bautista potrebbe &ndash; con un solo podio &ndash; divenire il secondo pilota nella storia a conquistare 30 podi in una singola stagione, aggiungendo il suo nome a quello di Rea, capace di fare 34 nel 2019 e 30 nel 2021.&nbsp;Cosa aspettarsi infine dal weekend? Certamente una prestazione di livello della Ducati, dato che la casa di Borgo Panigale ha trionfato ben 27 volte e, Bautista permettendo, delle gare a dir poco equilibrate: 18 volte nella storia infatti il vincitore ed il secondo sono stati divisi sul traguardo da meno di un decimo. Orari TV SBK Phillip Island: la programmazione SKY e TV8       

LE STATISTICHE - Johnny pronto a diventare insieme a Troy il pilota con pi&ugrave; partenze, Alvaro e Toprak vogliono scalare la classifica dei pi&ugrave; vincenti

SBK Phillip Island: Rea, Bautista e Razgatlioglu sulla scia di... Corser

        Ma quanto bello &egrave; sentirsi, ogni tanto, malinconici?! Parecchio, soprattutto se certi momenti sono stati vissuti di persona. La macchina del tempo oggi ci riporta al 1996, datato 27 ottobre. Esattamente 26 anni orsono, a Phillip Island un australiano veniva incoronato campione del mondo SBK. Lui era - ed &egrave; -Troy Corser. Doppietta di Gobert, ma titolo di classe a Corser. Slight a bocca asciutta  Tra i curvoni veloci e insidiosi di Phillip Island, la Siberia. Il nome spiega quanto, a volte, l&igrave; sia facile perdere l'avantreno in percorrenza, perch&egrave; la temperatura dell'asfalto &egrave; spesso fredda, comunque al di sotto dei valori registrati nelle altre pieghe. Chiedetelo ad Aaron Slight, scivolato malamente mentre provata il tutto per tutto. Il neozelandese e la Honda RC45 super ufficiale, con tanto di adesivo HRC in bella vista, si sono ritrovati nelle vie di fuga, anche perch&eacute; sollecitati da un certo Anthony Gobert, fenomenale e pazzo come un cavallo, a bordo della Kawasaki Ninja. A proposito, sul podio sal&igrave; due volte un ulteriore tipino rock and roll: Colind Edwards. Invece, tinto di rosso nei capelli, il conduttore della Verdona sigl&ograve; doppietta, Slight arriv&ograve; una volta al traguardo su due manche disputate, Corser ebbe altrettanti problemi: Troy centr&ograve; un gabbiano in Gara Uno, rompendo iil plexiglass della sua Ducati e rimanendo a quota zero. Meglio per lui il terzo posto del pomeriggio, con relativi punti pesantissimi. Troy e Ducati in primis, Troy e Suzuki in seconda istanza  Gi&agrave; che ci siamo, vi deliziamo con ulteriori brevi ricordi e bellissime foto accessorie. Come sapete, Corser corse (Ops, non &egrave; colpa nostra, giuriamo) in SBK con diversi Marchi. Ducati, Aprilia, Petronas, Suzuki e Yamaha, Anzi,&nbsp; Troy ha guidato pure la BMW, casa di cui &egrave; oggi testimonial. Fantastico, ma soffermiamoci su due punti, passando un attimo dalla parentesi 500 Grand Prix: l'esperienza 1997 fu breve, giusto qualche gara, poi basta. Il rapporto con i due tempi, la YZR e la squadra dur&ograve; pochissimo, per motivi di adattamento - non ebbe tempo di crescere - ed economici. L'australiano torn&ograve; all'ovile, e fece bene: podi e vittorie qua e l&agrave;, Superpole spesso e volentieri, per&ograve; lo scatto in cui &egrave; raffigurato qui sopra dice che in sella alla GSX-R della squadra Alstare Corona capitanata da Francis Batta costituiva un tutt'uno. Infatti, biss&ograve; la corona gi&agrave; calzata 9 anni prima.       

L'australiano vinse con la 916 nella pista di casa, per un primo alloro personale ad anticipare il mondiale vinto con Suzuki nel 2005

Phillip Island, 27 ottobre 1996: il titolo di Corser con Ducati

        Al pari di James Toseland, Troy Corser &egrave; uno dei due piloti nella storia della Superbike ad aver vinto il titolo con due differenti Marche. Mentre l&rsquo;inglese trionf&ograve; con la Ducati nel 2004 e riusc&igrave; a ripetersi in Honda nel 2007, l&rsquo;australiano conquist&ograve; il primo alloro nel 1996 in sella a una rossa 916 e, nove anni pi&ugrave; tardi (un record nella distanza tra due titoli in SBK), centr&ograve; il bis con una Suzuki K5. Bicilindrico o quattro in linea? Ducati o GSX-R? Guardandosi indietro, Corser non appare per nulla indeciso, se chiamato a scegliere l&rsquo;impresa preferita: &ldquo;Ovviamente, il primo Mondiale vinto sar&agrave; sempre indimenticabile &ndash; svela il quarantanovenne di Wollongong &ndash; tuttavia ricordo con maggiore piacere il successo ottenuto la seconda volta. Il motivo &egrave; semplice: nel 1996, correndo con una Ducati, sapevo di avere la moto migliore della griglia e confermai quel pensiero affermandomi con una 916 gi&agrave; pronta al successo. Invece, pensando alla vittoria con la Suzuki, mi viene in mente che nessuno prima di me era riuscito a realizzare ci&ograve; che concretizzai io. Perci&ograve;, dico che vincere con la GSX-R 1000 &egrave; stato davvero speciale. Per me quel 2005 resta la soddisfazione pi&ugrave; grande di tutta la mia carriera, inoltre correvo per il miglior team della SBK. Dopo l&rsquo;esperienza vissuta in Petronas, la Suzuki mi diede l&rsquo;opportunit&agrave; di gareggiare per le posizioni importanti e io la sfruttai al meglio&rdquo;.  MotoGP, Capirossi: &ldquo;Nel 2007 faticavo con la Ducati, la Suzuki &egrave; pi&ugrave; facile&rdquo; "Correre per il Team Alstare era sempre stato un mio sogno"  Gli anni in Petronas avevano un po&rsquo; inficiato le tue quotazioni. &ldquo;Correndo con la Suzuki, &egrave; stato bello ritrovare la sensazione di poter essere competitivi. Avevo sempre sognato di correre per il Team Alstare Corona, una squadra presente in Superbike da tanti anni. Ho potuto beneficiare della loro esperienza professionale, con il supporto di Francis Batta e della moglie Patricia. Ammetto che desideravo entrare in Alstare gi&agrave; dai tempi in cui vinsi il titolo con la Ducati. Stiamo parlando, addirittura, del 1996&rdquo;. &Egrave; stato pi&ugrave; difficile realizzare la prima impresa oppure ripetersi? &ldquo;La 916 e la GSX-R erano moto piuttosto simili in termini di competitivit&agrave;, per&ograve; bisogna notare che nel 2005 il Team Alstare non era veramente ufficiale. Con la Ducati, invece, avevo uno status &ldquo;factory&rdquo; vero e proprio. Assieme alla Suzuki ho lavorato a stretto contatto con gli ingegneri nella squadra e con il supporto della Casa; abbiamo avuto l&rsquo;opportunit&agrave; di provare parti nuove per la nostra moto e svilupparle bene. Secondo me, la Suzuki GSX-R &egrave; stata la moto con cui ho creato la maggiore simbiosi. Potevo derapare, impennare, fare quello che volevo in gara, anzi, farlo come volevo. Soltanto in un paio di tracciati non mi sono ritrovato contento al 100%. Il pacchetto Suzuki &egrave; stato quello pi&ugrave; completo che io abbia avuto&rdquo;.  Si dice che tu utilizzassi poca elettronica, forse pochissima. &ldquo;Lo confermo al 100%. La mia GSX-R 1000 aveva a disposizione un grande pacchetto elettronico, per&ograve; Massimo Neri &ndash; il mio elettronico &ndash; aveva gi&agrave; lavorato con me e sapeva di quanta poca elettronica io avessi bisogno. Non abbiamo mai usato tutto il potenziale offerto, anzi, ne abbiamo sfruttato soltanto una piccola parte, il minimo indispensabile, principalmente per conservare le gomme in alcuni particolari tracciati. Mi piaceva avere il controllo totale dal mio polso destro perch&eacute;, da buon australiano, sono cresciuto nel Cross, nel Dirt Track e nel Flat Track. Proprio come hanno fatto Wayne Gardner, Mick Doohan, Garry Mc Coy e Casey Stoner. Per loro e per me, imparare a guidare in quel modo, cio&egrave; di polso, risult&ograve; naturale&rdquo;. La sfida con Vermeulen  Cosa ha significato per l&rsquo;azienda Suzuki vincere il titolo in SBK? &ldquo;Ha significato tantissimo: chi correva con la Ducati, andava &lsquo;sul sicuro&rsquo;, poich&eacute; c&rsquo;erano stati numerosi piloti campioni del Mondo. Con la Suzuki, invece, nessuno ci era mai riuscito. Farcela con la GSX-R mi ha lasciato una soddisfazione immensa. Una soddisfazione ancora pi&ugrave; importante per i Batta, al meritato trionfo dopo anni di gare. Il rapporto che abbiamo costruito per vincere &egrave; l&rsquo;emozione pi&ugrave; grande che io possa ricordare. Per me il Team Alstare era paragonabile a una grande famiglia. Dai meccanici agli ingegneri, sino ai piloti, andavamo d&rsquo;accordo e ci divertivamo. Con Yukio Kagayama il rapporto era perfetto, non avevo mai avuto una squadra cos&igrave; valida e corretta. Per noi il risultato complessivo era pi&ugrave; importante di quello individuale e questo caricava tutti allo stesso modo&rdquo;.  Nel 2005, grazie a otto vittorie, cinque secondi posti e cinque terzi, hai relegato il connazionale Chris Vermeulen, con la Honda, a pi&ugrave; miti consigli. &ldquo;Chris era veloce e forte ma, soprattutto, molto pi&ugrave; giovane di me. Aveva quasi 11 anni in meno, ed &egrave; stato uno degli avversari pi&ugrave; competitivi e talentuosi che io abbia sfidato e battuto; senza l&rsquo;infortunio che ne ha segnato la carriera, avrebbe potuto ottenere anche di pi&ugrave;. Vermeulen faceva parte di quel gruppo di australiani davvero forti venuti in Europa&rdquo;. Quando vedremo in SBK il prossimo Troy Corser? &ldquo;In Australia il campionato nazionale sta crescendo. Per tanti anni le corse erano con moto di serie, i piloti avevano poco supporto dalle Case. Adesso c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; coinvolgimento, ci sono ragazzi interessanti con buone squadre e opportunit&agrave;. Non tanti piloti hanno pi&ugrave; di una o due stagioni per mettersi in luce, quindi ci vorr&agrave; pi&ugrave; tempo per vedere australiani al top. Non c&rsquo;&egrave; tempo oggi per costruire una carriera di 15 anni come la mia, forse tre o quattro stagioni rappresentano la chance attuale, poi arriva qualcun altro. Il denaro conta parecchio, nel passato era pi&ugrave; importante la velocit&agrave;&rdquo;. Tra Motomondiale e SBK, nell&rsquo;era moderna la Suzuki non ha raccolto tantissimo. Perch&eacute;? &ldquo;Onestamente non saprei dirlo. Forse le altre Case hanno messo pi&ugrave; supporto nel racing, inserendo quella voce come priorit&agrave; della sezione business. Al Team Alstare, il marchio Corona aveva offerto un buon budget: se prima, in SBK, la Suzuki non aveva uno sponsor del genere, con i finanziamenti di Corona abbiamo fatto promozione, sessioni di test, avevamo una bellissima hospitality, presentazioni di livello e lo sviluppo della moto. Tutto il resto &egrave; arrivato di conseguenza: e ovviamente parlo del titolo del 2005 (ride)&rdquo; Bayliss, Fogarty e la loro esperienza nel Motomondiale       

L&rsquo;australiano &egrave; stato il solo a portare la Suzuki sul trono della Superbike: "E questa 'unicit&agrave;' mi ha fatto gustare il titolo del 2005 pi&ugrave; di quello vinto nove anni prima con la Ducati. Con Batta avevo trovato il mio team ideale, e con la GSX-R in gara potevo fare quello che volevo, e proprio come volevo"

SBK, Troy Corser: "Vincere con la Suzuki è stato speciale"

        In previous features, we have looked at Karel Abraham and Alex Barros, world championship riders who made brief forays into Superbike. Today, we do the opposite, talking about a Superbike legend with a less than rosy past in the world championship. Make yourselves comfortable as you&rsquo;re about to hear the story of Mr Crocodile/Mr Superpole Troy Corser, the first Australian Superbike champion. The early days: MX and dirt track  Troy Corser was born on 27 November 1971 in Wollongong, Australia. Unlike other riders &lsquo;born&rsquo; on track, Troy&rsquo;s early career involved MX and dirt track. He took part in his first race (MX) at the age of 10, before moving on to the dirt track a few years later. WorldSBK and the AMA (part one) - Yamaha and Ducati  Corser made his world championship debut in 1992, competing in the final rounds of the season, in Australia and New Zealand. Riding a Yamaha, he scored 14 points in all. In late &lsquo;92 he received the call from Ducati by way of the Fast by Ferracci team. From 1993 to 1994 he competed in the AMA Superbike (what is now MotoAmerica), winning the title in 1994. 1994 saw him alternate between the AMA and WorldSBK. Taking part in four international rounds, he reached the podium in five of the eight races to close the season in eleventh place, with 90 points. In 1995 he became a Ducati factory rider alongside then champion Carl Fogarty. He finished the season as runner-up with 339 points, four wins and 15 podiums in all. When Fogarty moved to Honda in 1996, Troy took over the reins as first rider at Ducati. The Australian was more than up to the task and secured his first career title in what was only his second full-time season in Superbike, scoring 369 points, seven wins and 13 podiums. The 500 - RedBull Yamaha, disappointment  Troy attempted a move to the world championship in 1997, competing in the 500 class with the Yamaha YZR500 of team RedBull WCM. But his adventure lasted just seven races. After the Dutch GP, the team let him go due to contractual issues. During his time in the championship, he attained just 11 points, having finished only four races. WorldSBK (part two) - Ducati, Aprilia, Petronas, Suzuki, Yamaha, BMW  The disappoint of the 500 class behind him, Troy returned to Ducati with Virginio Ferrari&rsquo;s team. His team-mate for the 1998 season was Pierfrancesco Chili. It didn&rsquo;t take Corser long to get back into his rhythm, and he was leading the championship going into the final round at Sugo. That Sunday at Sugo turned out to be a dramatic one, Troy suffering a crash during warm-up that ruled him out of the rest of the day&rsquo;s action. He nevertheless finished the season third with 328.5 points and just two race wins (race 1 at Laguna Seca and race 2 at Brands Hatch). In 1999, his final season with Ducati, Troy opened with a double podium in South Africa and a double win on home turf in Australia, ahead of his team-mate Fogarty. The season essentially involved a two-way battle between Fogarty and Corser, and the arrival of a young Colin Edwards. Carl went on to win his fourth and final title that season, while Troy again finished third. At the end of &lsquo;99 Corser accepted an offer from Aprilia to ride the RSV1000 in 2000. The Australian had a spectacular season and finished third with five wins, eight podiums and 310 points. The following year proved rather problematic for the Aprilia team. Just two race wins, at the Valencia season-opener, saw Corser finish fourth overall. Between 2001 and 2002 Corser&rsquo;s former team-mate called him to propose a project: the Foggy Petronas. Fogarty was convinced that Corser could help with development and Troy gladly accepted. They spent 2002 developing the FP1, ready for its debut in 2003. But the 2003 season proved quite problematic and the bike was as beautiful as it was plagued with issues. Corser did what he could, a fifth-place finish in race 1 in Australia his best result, but he ended the season 12th with just 107 points. He did better the following year, finishing second in race 1 at Misano and closing the championship in ninth place with 146 points. In late 2004 Italian-Belgian manager Francesco Batta called Corser to offer him a ride with Suzuki, aboard the new GSX-R K5. Troy quickly accepted and immediately won at Losail in 2005. The Australian went on to dominate that season, winning eight races and scoring a total of 18 podiums and 433 points (a career best), as well as his second world title. The following year, 2006, Corser set out to defend his title but his Suzuki was no match for the Ducati 999F06 of Troy Bayliss and the Honda CBR1000RR of James Toseland. While his fellow-countryman went on to lift the title trophy, Corser finished fourth with 254 points and two wins. In 2007, fifteen years after his SBK debut, Troy returned to Yamaha alongside Haga. He finished the season fifth, with 296 points but no wins and just nine podiums. He continued with Yamaha in 2008 and went on to battle it out with Bayliss for the title. It was a dream scenario for the Australians, with two of their riders fighting for the trophy. Bayliss ultimately won, with Corser scoring 342 points and 13 podiums to finish second, despite having won no races. The final three years of Corser&rsquo;s career were spent with BMW, developing the S1000RR. Mr Crocodile&rsquo;s results began to drop off during this period, 2010 bringing his final podiums, at Monza and Misano. Mr Superpole  Throughout his career, Troy Corser came to be known as Mr Superpole, due to his obvious skills over the flying lap. During his career, the Australian scored 43 pole positions in all, the first in Germany in 1995 and the last in Misano in 2008. Troy Corser today  We are often asked what Corser is doing now. At the tender age of 49, the Australian is still linked to BMW and organises riding courses at some of the world&rsquo;s best tracks. He can be found riding not only the S1000RR but also the new M1000RR, the bike that will be used by teams in both the world and national championships. Translated by Heather Watson Whatever happened to: Alex Barros       

Our journey to discover &lsquo;forgotten&rsquo; riders continues with a WorldSBK legend and the first Australian to win the title. It's Mr Superpole himself, Troy Corser

Whatever happened to… Troy Corser

Nelle due puntate precedenti abbiamo ripercorso le storie di Karel Abraham ed Alex Barros, una vita nel Motomondiale ed una &ldquo;scappatella&rdquo; in Superbike. Oggi facciamo il contrario parlando di una Leggenda della Superbike che ha un passato poco felice nel Motomondiale. Mettetevi comodi, state per leggere la storia di Mr Crocodile/Mr Superpole Troy Corser, il primo australiano campione del mondo in Superbike.  Gli inizi: motocross e dirt track   Troy Corser nasce il 27 novembre 1971 a Wollongong, in Australia. A differenza di altri piloti &ldquo;nati&rdquo; gi&agrave; in pista, la carriera del giovane Troy si sviluppa tra Motocross e Dirt Track. Disputa la prima gara in assoluto all&rsquo;et&agrave; di 10 anni proprio in Motocross per poi passare qualche anno pi&ugrave; tardi al dirt track.&nbsp;  La Superbike Mondiale e l&rsquo;AMA (prima parte) - Yamaha e Ducati   Corser debutta nel Mondiale nel 1992 disputando gli ultimi due round stagionali in Australia e Nuova Zelanda in sella ad una Yamaha ottenendo complessivamente 14 punti.  A fine 92 arriva la chiamata di Ducati grazie al team Fast by Ferracci. Nel biennio 1993-1994 disputa l&rsquo;AMA Superbike (quello che oggi &egrave; il MotoAmerica) vincendolo proprio nel 1994.  Sempre nel 1994 si alterna tra AMA e Mondiale Superbike disputando 4 round nei quali va a podio in 5 delle 8 gare disputate chiudendo la stagione con 90 punti in 11^ posizione.  Nel 1995 diventa pilota titolare Ducati accanto al campione in carica Carl Fogarty. A fine stagione centra il titolo platonico di vice campione del mondo con 339 punti, 4 successi e complessivamente 15 podi.  Con Carl Fogarty passato in Honda nel 1996, i gradi di capitano in Ducati passando proprio a Troy. L&rsquo;australiano non si fa trovare impreparato ed alla sua seconda stagione full time in Superbike centra il primo titolo della carriera con 369 punti, 7 vittorie e 13 podi complessivi.  La 500 - RedBull Yamaha, fallimento   Nella stagione 1997 Troy tenta l&rsquo;avventura nel Motomondiale in classe 500 con la Yamaha YZR500 del team RedBull WCM. La sua avventura dura per&ograve; solamente 7 gare. Dopo il Gran Premio d&rsquo;Olanda infatti viene appiedato dal team per problemi contrattuali. Il bilancio di quella sciagurata mezza stagione in 500 parla di solamente 11 punti conquistati con 4 gare portate a termine.  La Superbike Mondiale (seconda parte) - Ducati, Aprilia, Petronas, Suzuki, Yamaha, BMW   Archiviata la delusione della 500, la Ducati offre a Troy un posto nel team di Virginio Ferrari in coppia con Pierfrancesco Chili per la stagione 1998. Corser ci mette poco a rimettersi in forma per lottare per il titolo e fino alla gara finale di Sugo &egrave; in testa al campionato. Quello che succede poi la domenica di Sugo &egrave; storia: rovinosa caduta nel warm up alla prima curva e fuori gioco per il resto della giornata. Troy sar&agrave; comunque terzo con 328,5 punti e due sole vittorie (gara-1 a Laguna Seca e gara-2 di Brands Hatch)  SBK: Fogarty, Chili, Corser, Slight in &quot;Una Poltrona per 4&quot;, edizione 1998  La stagione 1999, l&rsquo;ultima con Ducati, si apre con un doppio podio in Sudafrica ed una grandissima doppietta nella sua Australia davanti al compagno di box Fogarty. La stagione &egrave; vissuta quasi tutta sul duello tra Fogarty e Corser con l&rsquo;ingresso anche del giovane Colin Edwards. A fine 99 Carl vince il suo quarto ed ultimo titolo piloti mentre Troy chiude ancora al terzo posto.  A fine 99 Corser accetta l&rsquo;offerta di Aprilia per portare in pista la RSV1000 nel 2000. Stagione spettacolare quella dell&rsquo;Australiano e della bicilindrica di Noale: terzo posto con 5 successi, 8 podi e 310 punti.  L&rsquo;anno successivo, il 2001, &egrave; invece piuttosto problematico per il team Aprilia. Arrivano soltanto 2 successi (round di apertura a Valencia) con Corser che chiude al quarto posto.  Tra il 2001 ed il 2002 l&rsquo;ex compagno di squadra Fogarty lo chiama per proporgli il suo progetto: la Foggy Petronas. Fogarty &egrave; convinto che Corser possa dare una grande mano allo sviluppo e Troy accetta. Passa tutto il 2002 a sviluppare la FP1 per prepararsi al debutto nel 2003.  La stagione 2003 &egrave; piuttosto problematica: la moto &egrave; tanto bella quanto terribilmente piena di problemi. Corser ci mette del suo regalandosi un quinto posto in gara-1 nella sua Australia ma &egrave; un fuoco di paglia. 12&deg; a fine stagione con soli 107 punti  Meglio la stagione successiva nella quale Corser riesce a centrare il secondo posto a Misano in gara-1 chiudendo il campionato in 9^ posizione con 146 punti.  Petronas FP1: pochi risultati, ma tanta bellezza  A fine 2004 il manager italo-belga Francesco Batta chiama Corser per offrirgli di passare in Suzuki con la nuova GSX-R K5. Troy accetta al volo e a Losail 2005 si presenta subito con un successo. La stagione 2005 &egrave; letteralmente dominata dall&rsquo;australiano: 8 successi, 18 podi, 433 punti (massimo in carriera) ed il secondo titolo mondiale.  L&rsquo;anno successivo, il 2006, parte per riconfermarsi campione ma durante la stagione la sua Suzuki non riesce a reggere il confronto con la Ducati 999F06 di Troy Bayliss e la Honda CBR1000RR di James Toseland. Corser abdica con onore in favore del suo connazionale chiudendo al quarto posto con 254 punti e due vittorie.  Nel 2007, a 15 anni di distanza dal debutto in Superbike, torna in Yamaha con al fianco il funambolico Haga. Stagione chiusa al quinto posto con 296 punti ma nessuna vittoria e solo 9 podi.  L&rsquo;anno successivo, il 2008, &egrave; ancora in Yamaha a contendere il titolo al suo connazionale Bayliss. Per l&rsquo;Australia &egrave; un sogno vedere due piloti che si giocano il Mondiale. A fine anno Troy chiude proprio alle spalle di Bayliss con 342 punti, nessuna vittoria ma ben 13 podi.  Gli ultimi tre anni della carriera Corser li spende in BMW per sviluppare la nuova S1000RR. E&rsquo; la fase calante della fantastica carriera di Mr Crocodile, che ha come ultimi due lampi i podi a Monza e Misano del 2010.  Mr Superpole   Uno dei vari soprannomi di Troy Corser &egrave; anche quello di Mr Superpole, soprannome che gli calzava a pennello in quanto maestro delle Superpole. In carriera l&rsquo;australiano ne ha messe a segno ben 43: la prima in Germania nel 95, l&rsquo;ultima a Misano nel 2008.&nbsp;  Troy Corser oggi   Tutti si chiedono, che cosa fa Corser oggi? Ebbene, alla tenera et&agrave; di 49 anni l&rsquo;australiano &egrave; legato al marchio BMW con il quale organizza corsi di guida in pista sui pi&ugrave; bei circuiti europei e non ed ogni tanto lo si vede portare al limite la S1000RR ma anche la nuova M1000RR, la moto che verr&agrave; utilizzata dalle squadre del Mondiale e dei campionati nazionali.  Accadde oggi: 24 anni fa, il primo titolo SBK di Troy Corser 

Il nostro viaggio alla scoperta dei piloti &ldquo;dimenticati&rdquo; continua con una Leggenda del Mondiale Superbike nonch&eacute; primo australiano ad averne vinto il titolo, ovvero Mr Superpole (prima dell&rsquo;arrivo di Tom Sykes) Troy Corser

Che fine ha fatto: Troy Corser

        It had a turbulent history on track and the results were sorely lacking, but the Petronas FP1 is a bike that still holds a special place in the heart of fans. And to think that it should never have raced in Superbike! Originally known as Petronas GP1, the bike was designed together with Sauber Engineering for competition in the MotoGP championship. The aim was to have it go up against the world championship prototypes, but the reality was quite different. From MotoGP to Superbike   After the first track tests following the bike&rsquo;s presentation in 2001, the MotoGP project was aborted. Considering its lack of experience in the two-wheeled world, Petronas decided to entrust development to Suter and compete in the production-derived series instead. Production of the 150 units required for homologation quickly got underway. The first batch of 75 units achieved FIM homologation in London on 30 January 2003, while the second was assembled by Petronas using the resources and factories of the Malaysian firm Modenas, thanks to an agreement signed in April 2003. The selected engine was a three-cylinder 899 cc, a configuration that didn&rsquo;t prove advantageous. The FP1 suffered in terms of speed compared to its Japanese four-cylinder competition, a gap that was hard to make up through the mixed sections despite the Petronas&rsquo; significant agility. Troy Corser's flashes of brilliance   The bike's adventure on track was fairly short-lived, beginning in 2003 with a team managed by legend Carl Fogarty and finishing in 2006 due to a lack of results and sponsors. The best season was that of 2004, when the unstoppable Troy Corser was able to score two poles and a total of two podiums along with team-mate Chris Walker. In 2005 Corser moved to Suzuki where he won his second world title, while the Petronas began its slow decline. It was never a particularly competitive bike, but it&rsquo;s beauty was enough to secure its place in the history books. Translated by Heather Watson Australia and Superbike, a long love story       

The Malaysian bike didn&rsquo;t stand out for its results but is still remembered today for its beauty

Petronas and its brief SBK adventure

La sua storia &egrave; stata turbolenta e in pista i suoi risultati sono stati davvero scarsi, ma la Petronas FP1 &egrave; una moto che conserva ancora oggi un posto speciale nel cuore degli appassionati.  E pensare che non avrebbe nemmeno dovuto gareggiare in Superbike: il suo nome originario era Petronas GP1 e fu progettata assieme alla Sauber Engineering per prendere parte al Mondiale MotoGP. L&#39;ambizione era quella di gareggiare contro i prototipi del Motomondiale, ma la realt&agrave; fu ben diversa.    Dalla MotoGP alla Superbike   Dopo la presentazione avvenuta nel 2001 e i primi test in pista, il progetto MotoGP venne abortito. La Petronas affid&ograve; successivamente lo sviluppo alla Suter, vista la poca esperienza nel mondo delle due ruote, arrivando alla decisione di passare nel mondo delle derivate di serie.  Venne cos&igrave; avviata la produzione delle 150 unit&agrave; richieste per l&#39;omologazione. Il primo lotto di 75 unit&agrave; pass&ograve; l&#39;omologazione richiesta dalla FIM a Londra il 30 gennaio 2003, il secondo fu assemblato da Petronas utilizzando le risorse e gli stabilimenti della fabbrica malese Modenas grazie ad un accordo firmato nell&#39;aprile del 2003.  Il motore scelto fu un 899 cc 3 cilindri, configurazione che si rivel&ograve; poco fruttuosa. La FP1 soffriva in velocit&agrave; rispetto alle concorrenti giapponesi a 4 cilindri, gap difficile da compensare nei trattati guidati nonostante la grande agilit&agrave; di cui la Petronas era dotata.  Bimota-SBK, storia di un binomio leggendario  I lampi di Troy Corser   L&#39;avventura in pista fu relativamente breve: iniziata nel 2003 con un team gestito dalla leggenda Carl Fogarty, termin&ograve; nel 2006 per mancanza di risultati e sponsor.  La miglior stagione fu quella del 2004, quando il mai domo Troy Corser riusc&igrave; a ottenere due pole e un totale di due podi assieme al compagno Chris Walker.  Nel 2005 Corser pass&ograve; alla Suzuki andando a vincere il suo secondo titolo mondiale, mentre la Petronas inizi&ograve; il suo lento declino. Non fu mai una particolarmente competitiva, ma &egrave; bastata la sua bellezza per permetterle di non finire nel dimenticatoio.&nbsp;    SBK, da tifoso della moto, a fan del personaggio: cos&igrave; &egrave; cambiato l&#39;appassionato 

La moto malese non spicc&ograve; per i risultati ottenuti ma &egrave; ricordata ancora oggi per la sua bellezza

La breve storia della Petronas in SBK

Nella storia della Superbike merita il suo spazio la Petronas, moto bellissima ma che ottenne pochi risultati degni di nota

Petronas FP1: pochi risultati, ma tanta bellezza

Prima ancora che Troy Bayliss facesse impazzire i tifosi di Borgo Panigale con i suoi numeri e le sue imprese nel Mondiale Superbike, un altro australiano mandava in visibilio i ducatisti sparsi per il globo. Troy Corser, primo australiano campione del mondo con Ducati, spegne oggi 49 candeline.&nbsp;  Si avvicina alla cifra tonda il grande australiano, detentore del record di Superpole (43) prima che Tom Sykes glielo spazzasse via. Troy detiene anche il record per aver vinto mondiali con moto bicilindriche (Ducati) e a 4 cilindri (Suzuki), oltre ad aver corso per 6 costruttori diversi (Ducati, Aprilia, Foggy, Suzuki, Yamaha, BMW).  I freddi numeri non dicono tutto della carriera pazzesca dell&rsquo;australiano: 2 titoli mondiali (Ducati 1996, Suzuki 2005), 377 gare disputate, 33 vittorie, 130 podi, 43 Superpole e 45 giri veloci in 17 anni di carriera.  Corser appartiene a quella ristretta cerchia di piloti che hanno vinto sia il Campionato americano che il Mondiale Superbike. Insieme a lui ci sono Fred Merkel (primo campione Superbike), Doug Polen, Scott Russell e Ben Spies.&nbsp;  Gli inizi   A differenza di tanti altri piloti che partono con le minimoto per poi passare alla pista, Troy ha iniziato con il motocross (come Falappa) per poi dedicarsi al dirt track. Il debutto in pista arriva nel 1992 in Superbike, proprio come il suo connazionale Doohan quattro anni prima. Disputa i round di Australia e Nuova Zelanda raccogliendo 14 punti in 4 gare.&nbsp;  L&rsquo;eroe dei due mondi con Ducati, 1994-1999   Nel 1994 risponde alla chiamata di Ducati e del team Fast by Ferracci. Alterna gli impegni nel Mondiale (4 round per un totale di 90 punti e 5 podi su 8 gare) al campionato americano che riesce a vincere.  L&rsquo;anno successivo diventa pilota full time del Mondiale chiudendo al secondo posto dietro al compagno di marca Fogarty con 339 punti e le prime 4 vittorie in carriera.  Con Fogarty in Honda, il 96 di Corser assume un sapore particolare: pilota di punta di casa Ducati contro la corazzata Honda di Fogarty e Slight. 369 punti totali con 7 vittorie, 13 podi complessivi ed il primo titolo mondiale in carriera.  Accadde oggi: 24 anni fa, il primo titolo SBK di Troy Corser  Dopo una breve parentesi in 500 nel 97, nel 98 rientra nel Mondiale ancora con Ducati e con Fogarty compagno di squadra.  Sfiora il titolo concludendo al terzo posto, 2 vittorie ed un infortunio importante nel round finale di Sugo durante il warm up della domenica mattina.  Chiude la sua avventura in Ducati nel 1999 con un altro terzo posto Mondiale, 361 punti e 3 vittorie.  Da Borgo Panigale a Noale, 2000-2001   Nel biennio 2000-2001 rimane in Italia ma spostandosi da Borgo Panigale a Noale per correre con Aprilia e la RSV1000 e provare ancora a giocarsi il titolo mondiale. A fine 2000 &egrave; ancora terzo a 90 punti dal campione Edwards ma regala le prime 5 vittorie all&rsquo;Aprilia nel mondiale delle derivate.  Venti anni fa: Aprilia con Corser vincente in SBK per la prima volta  La stagione 2001 invece si chiude con un quarto posto per l&rsquo;australiano a quota 284 punti ma con sole 2 vittorie all&rsquo;attivo.  L&rsquo;avventura Foggy-Petronas, 2002-2004   Nel 2002 il suo ex compagno di squadra Carl Fogarty, ritiratosi nel 2000 a seguito dell&rsquo;incidente di Phillip Island, lo convince ad accettare un nuovo progetto, la Foggy-Petronas. Fogarty era convinto che con Corser in squadra la FP1 potesse ottenere ottimi risultati ma il progetto si rivel&ograve; un buco nell&rsquo;acqua. In due anni, 2003-2004, con la compagine anglo-malese Troy raccoglie la miseria di un solo podio, a Misano in gara-1.  Il secondo alloro Mondiale: Suzuki Alstare Corona, 2005-2006   A fine 2004 accetta la corte del manager italo-belga Francesco Batta e firma per il team Suzuki Alstare. Il binomio Corser-Suzuki del 2005 &egrave; qualcosa di semplicemente devastante, la moto &egrave; una lama nelle mani dell&rsquo;australiano e Troy ci mette tutto il suo talento per portarsi a casa il titolo.  Con 6 vittorie nei primi quattro round ed una costanza di risultati impressionante, Corser centra il suo secondo mondiale con 433 punti, 8 vittorie e 18 podi complessivi.  Nel 2006 il binomio Corser-Suzuki deve alzare bandiera bianca nei confronti del suo connazionale Bayliss e della Ducati 999F06. Il nativo di Wollongong chiude al quarto posto con 254 punti e due vittorie.  Ritorno alle origini, Yamaha 2007-2008   Il biennio successivo Corser torna a correre per la casa che gli ha permesso di disputare gli ultimi due round del 92, la Yamaha. L&rsquo;avventura con la Casa di Iwata &egrave; comunque positiva nonostante le zero vittorie in due anni, ma tanti piazzamenti sul podio. Nel 2008 &egrave; di nuovo vice campione, stavolta dietro al connazionale Bayliss con 342 punti e 13 podi.  L&rsquo;ultima sfida, la BMW 2009-2011   A fine 2008 risponde alla chiamata di Monaco di Baviera per sviluppare un progetto totalmente nuovo al suo debutto l&rsquo;anno successivo nel Mondiale, la BMW S1000RR. BMW conta sulle doti di grande sviluppatore dell&rsquo;australiano firmandolo per due anni. A fine 2009 &egrave; 13&deg; con 96 punti e 11 volte in top 10.  Nel 2010 regala il primo podio alla moto bavarese con il terzo posto a Monza in gara-2, replicando il risultato a Misano in gara-1. A fine stagione i punti sono 165 e la posizione &egrave; l&rsquo;11^, poco meglio dell&rsquo;anno precedente.  Ultimo anno e ritiro, 2011   Nel&nbsp;2011 continua per il terzo anno nel team&nbsp;BMW, stavolta con compagno di squadra&nbsp;Leon Haslam. Nella seconda manche di Aragon, in seguito a un contatto con&nbsp;Maxime Berger si frattura un braccio ed &egrave; costretto a saltare il&nbsp;round di Brno. Dopo l&#39;ultimo round di&nbsp;Portimao, ha ufficialmente annunciato il suo ritiro a livello agonistico dalle corse.  Tanti auguri, Mr Crocodile!  Troy Corser sulla nuova BMW M 1000RR: &ldquo;Sembra un&#39;arma&rdquo; 

Giorno speciale oggi per uno dei grandi della Superbike, l&rsquo;australiano Troy Corser che spegne 49 candeline. Ripercorriamo la strepitosa carriera del Coccodrillo australiano, detentore di diversi record nel Mondiale

SBK: 49 primavere per &ldquo;Mr Crocodile&rdquo; Troy Corser

Come abbiamo sostenuto, il 2020 di BMW in SBK non &egrave; stato poi cos&igrave; esaltante. I bravi ed esperti Tom Sykes ed Eugene Laverty non sono riusciti a risolvere i tanti problemi accusati dalla S1000 RR, promessa a loro come bomba, rivelatasi poco competitiva ed assai complicata.  &quot;Kein problem&quot; hanno dichiarato in Germania. Nessun problema: lanciamo sul mercato un nuovo modello e via, cos&igrave; evitiamo di scervellarci per far andare forte il &quot;vecchio&quot;. Discorsi sportivi a parte, la M1000 RR si presenta ancor meglio della sua sorella maggiore, perlomeno dal punto di vista estetico.    Perch&eacute; sembra, appunto, pi&ugrave; evoluta. La versione da pista l&#39;abbiamo gi&agrave; beccata nei test di Estoril, con Van Der Mark in azione. C&#39;era pure Sykes, ma ha girato con moto utilizzata durante la stagione. BMW vuole un 2021 fatto alla grande e sta allestendo un secondo team per il Mondiale.&nbsp;  Il Coccodrillo ha gradito la nuova M1000 RR   Troy Corser ha vinto due titoli in SBK, lo sappiamo, con Ducati e Suzuki. Poi, nel corso della sua carriera, oltre ad aver guidato Petronas, Aprilia e Yamaha, l&#39;asso di Wollongon ha affrontato stagioni per BMW, di cui &egrave; tuttora testimonial ufficiale.&nbsp;  Non solo. Il Coccodrillo australiano funge da istruttore nei tanti corsi in pista tenuti dal marchio bavarese ed ha lui stesso una scuola di pilotaggio. Durante una presentazione tenutati ad Hockenheim. Troy ha cos&igrave; descritto la nuova M1000 RR: &quot;Sembra proprio una specie di arma da guerra&quot;, alludendo ad un razzo balistico. Vedremo se anche in gara i piloti diranno la stessa cosa.  I campioni senza vittorie: Herreros, Alzamora e Pitt. Joan Mir far&agrave; lo stesso?&nbsp; 

L&#39;australiano ha girato ad Hockenheim con la nuova quattro cilindri bavarse, modello di serie dal quale poi verr&agrave; sviluppata la versone SBK, affidata a Sykes e Van Der Mark

Troy Corser sulla nuova BMW M 1000RR: &ldquo;Sembra un&#39;arma&rdquo;

Memorabilia oggi, per un ricordo che risale ad esattamente a 24 anni fa. Era il 27 ottobre 1996 e, in quel di Phillip Island, Troy Corser divenne per la prima volta Campione del Mondo SBK. Proprio sulla pista di casa, di fronte al pubblico amico, l&rsquo;australiano dette a Ducati il titolo piloti, portando al successo finale la 916 del team Promotor.  Il numero 2 riusc&igrave; a contenere gli attacchi dello neozelandese Aaron Slight e dell&rsquo;americano John Kocinski. Il pilota Honda, nel tentativo di copiare il passo del Coccodrillo, cadde nella gelida curva Siberia, mentre l&rsquo;ex iridato della 250 non fece meglio di un settimo posto. Troy sal&igrave; sul podio, dopo la furia connazionale Anthony Gobert con Kawasaki e Colin Edwards, portacolori Yamaha.    Un episodio sembr&ograve;, in primis, sancire la fine. Corser centr&ograve; in pieno un gabbiano, tanto da riportare la rottura del plexigliass della sua moto. Per lui, Gara due fu una disfatta, ma non del tutto. Infatti, Slight e Kocinski non furono in grado di affermarsi nemmeno una volta, anzi, in doppietta and&ograve; The Go Show. Per l&rsquo;allora ventiquattrenne di Wollongon arriv&ograve; il primo iride di carriera, tra sorrisi e brindisi.  Il bis iridato nove anni dopo: da Ducati a Suzuki   Non appagato. Troy sigl&ograve; il bis personale. Non subito, tuttavia, bens&igrave; nove anni dopo. Mica pochi per un pilota, ma Corser &egrave; stato uno dei pi&ugrave; longevi e talentuosi interpreti della SBK. Da quel 1996 al 2005, l&#39;aussie altern&ograve; esperienze in 500, il ritorno nelle derivate, con grandi risultati.  Avrebbe potuto vincere anche nell&#39;edizione 1998, ma un infortunio rimediato a Sugo glielo imped&igrave;. No problem, missione solo rinviata. Nel mezzo, eccellenti stagioni ancora con Ducati, poi con Aprilia, un po&#39; meno in Petronas. Sino alla chiamata Suzuki.&nbsp;    Nel team Alstare Corona di Francis Batta, l&#39;asso Down Under si trov&ograve; come a casa propria. Con una GSX-R cucitagli addosso, TC#11 ha battuto tutti, laureandosi Campione del Mondo 2005. Per lui fu una seconda impresa, che conferm&ograve; la propria attitudine: andare forte con ogni mezzo, indipendentemente dalla Marchio scritto sul serbatoio.  Per Ducati, la 2020 &egrave; un&#39;altra stagione piuttosto avara di risultati 

Il 27 ottobre 1996, l&#39;australiano centr&ograve; il primo titolo di carriera con Ducati, davanti al pubblico amico di Phillip Island. Nove anni pi&ugrave; tardi, per lui il bis con Suzuki

Accadde oggi: 24 anni fa, il primo titolo SBK di Troy Corser

Quel 23 aprile 2000 fu proprio un giorno tutto italo - australiano.  La domenica SBK di Phillip Island, oltre a raccontare il successo storico di Gobert con la Bimota, ricorda la prima affermazione iridata nelle derivate ottenuta da Aprilia, al secondo anno in pista con la bicilindrica RSV1000.  Troy Corser, gi&agrave; autore di una fantastica Superpole, serv&igrave; al garage di Noale un successo che apr&igrave; una serie di cinque affermazioni stagionali.  &nbsp;Corser e Aprilia, un duo... vellutato   Il team Aprilia Racing - ufficiale - chiese a Troy se fosse il caso di passare dalle gomme Dunlop alle Michelin: &ldquo;Macch&eacute;, lasciatemi queste, vedremo di farle andare&rdquo; e cos&igrave; fu. La RSV1000 nera montava gli pneumatici anglo - giapponesi, a detta di alcuni piloti non molto precisi, ma Corser era Corser, cio&egrave;, il mago di assetti e pulizia di guida.  Quando spalancava il gas, il posteriore della moto numero 3 rimaneva incollato all&rsquo;asfalto, derapava poco e niente, ed il sound del bicilindrico, emanato dai terminali di scarico Akrapovic, tuonava sino al limitatore.  Con questa guida, l&rsquo;australiano centr&ograve; la Superpole del sabato, relegando a pi&ugrave; miti consigli la quattro cilindri Suzuki di Chili e le &ldquo;dirette rivali&rdquo; V Twin Honda e Ducati.   Il coccodrillo pregustava la portata pi&ugrave; prelibata. La vittoria.    Da due a quattro tempi: vincente nel Motomondiale, Aprilia si sblocc&ograve; pure in SBK   &nbsp;Il weekend di Phillip Island fu caratterizzato e condizionato da un violento uragano, che port&ograve; in pista pioggia, vento e fastidio.   Ritiratosi in Gara uno, Corser desiderava un bel riscatto dalla seconda manche. Molto bene, quale gomme montare? Era uscito il sole, ma alcuni tratti di asfalto erano ancora bagnati e le traiettorie rimaste viscide.  No problem, &ldquo;Ghe pensi m&igrave;&rdquo; fu l&rsquo;atteggiamento di Troy il quale, con due slick, sapeva che la possibilit&agrave; per vincere fosse una: tracciare una linea ben marcata nei primi giri, asciugare la traiettoria da lui preferita, copiarla per i restanti passaggi di gara.   Chi pensava che il campione 1996 con Ducati scherzasse, si &egrave; ricreduto. Corser fece proprio quanto pianificato. Partenza &ldquo;prudente&rdquo;, feeling con moto e coperture in crescita, disegni precisi dal primo all&rsquo;ultimo metro.  La GSX-R 750 di Frankie e la R7 di Haga dovettero accontentarsi della lotta per il secondo posto, con Nori meglio di Chili, ma non di tanto. Nemmeno di parecchio vinse Troy, neppure due secondi sulla Yamaha numero 41, per&ograve; era ci&ograve; che bastava.  In una domenica pazzesca, nella quale si registr&ograve; l&rsquo;incidente che sanc&igrave; la fine di carriera per Foggy, la Casa di Noale ebbe una certezza: oltre a primeggiare nell&rsquo;ambito due tempi, anche la SBK a quattro tempi poteva essere un grande terreno di caccia. 

A Phillip Island, Troy port&ograve; la bicilindrica veneta al successo nelle derivate di serie

Venti anni fa: Aprilia con Corser vincente in SBK per la prima volta

A Misano, Tom Sykes ha dimostrato ancora una volta di essere lui il re indiscusso della Superpole. Nella gara di domani partir&agrave; col miglior tempo, uno stratosferico 1&rsquo;34.883 raggiunto nelle battute finali del secondo turno. Si tratta della ventunesima pole position per il Campione del Mondo in carica, la seconda in stagione, che infrange il record della pista di Troy Corser risalente al 2010 ed il muro del minuto e trentacinque secondi.  &ldquo;Aver strappato il record a uno dei miei idoli &egrave; fantastico. Sono orgoglioso di me&rdquo;, sono le parole di Sykes.  Sykes &egrave; ora al terzo posto assoluto per il numero di pole position conquistate in carriera, insieme al quattro volte iridato WSBK Carl Fogarty.     In Italia l&rsquo;inglese Sypes ha un sacco di tifosi. &ldquo;S&igrave;, devo dire che i tifosi italiani sono sempre incredibilmente caldi nei miei confronti&rdquo;.  Uno stimolo in pi&ugrave; per fare un tempo straordinario. &ldquo;Avevo un buon passo, fin dall&rsquo;inizio delle prove. Ho aspettato l&rsquo;ultimo giro, ho montato la gomma da qualifica e ho dato tutto. Merito anche delle persone che lavorano con me, che mi hanno messo a disposizione una moto fantastica, che muovevo da una parte all&rsquo;altra del circuito esattamente come volevo. Abbiamo fatto un gran buon lavoro&rdquo;.

A Misano, la ventunesima Superpole dell'inglese. Con un tempo straordinario: &ldquo;Ho strappato il record a uno dei miei idoli, Troy Corser&rdquo; 

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