Pi&ugrave; leggera, pi&ugrave; potente, pi&ugrave; evoluta, senza nulla perdere della proverbiale indole teppistica, grazie al temperamento esplosivo del tricilindrico CP3. La Yamaha MT-09 2021 si rinnova in maniera profonda, a partire da un design radicale che sfida le convenzioni. Linee che osano, attraverso scelte fortemente caratterizzanti, senza paura di spaccare in due la platea: o amore, o odio&hellip; compromessi zero! In particolare all&rsquo;avantreno, dove il gruppo ottico a LED (a forma di Y di Yamaha, con faro centrale bifunzionale sferico) abbraccia la filosofia di un minimalismo estremo. Bello, invece, senza se e senza ma, il taglio pulito e filante del codino ben raccordato alla meccanica muscolosa da sprinter, che racconta, gi&agrave; visivamente, le intenzioni di una moto che vuole distinguersi, con carattere, dalla concorrenza. Un mezzo capace di salire sul ring delle naked sportive sotto i 1000 cm3 con una sua spiccata identit&agrave;: tecnica, estetica e dinamica. Un&rsquo;evoluzione, quella della nuda Yamaha, che rende insensato il paragone con la precedente generazione; rispetto alla quale, la 2021 segna un salto importante sotto ogni punto di vista. Il motore diventa Euro 5. Pistoni, bielle, alberi a camme, basamento, tutto &egrave; stato rivisto per incrementare le performance e ridurre il peso in maniera significativa.    TheTest: Pan America, born in the USA  Salgono potenza, coppia e cilindrata   Aumenta la cilindrata, che sale a 889 cm3, cos&igrave; come salgono la potenza e la coppia, che toccano rispettivamente i 119 CV a 10.000 giri, e i 93 Nm a 7.000 (il picco arriva 1.400 giri/minuto prima, rispetto al passato). Migliorano efficienza e consumi, l&rsquo;acceleratore diventa rideby-wire, mentre le cambiate sfruttano un sistema quickshift bidirezionale di serie. Inoltre, rispetto a prima, i primi due rapporti sono stati allungati per accelerazioni pi&ugrave; efficaci e meno &ldquo;spigolose&rdquo;.  Novit&agrave; importanti arrivano anche sul fronte del telaio, con il riprogettato Deltabox in alluminio notevolmente alleggerito: le due traverse principali disegnano una retta, che dal canotto di sterzo (pi&ugrave; basso di 30 mm, per meglio &ldquo;caricare&rdquo; l&rsquo;avantreno), arriva al forcellone, che ora presenta un disegno simmetrico. Le sospensioni ricevono un nuovo setting dedicato (in particolare il mono posteriore, rivisto nei leveraggi), mentre ad assistere l&rsquo;impianto frenante Nissin c&rsquo;&egrave; un&rsquo;inedita pompa radiale. I cerchi, Spin Forged a 10 razze, calzano pneumatici Bridgestone Battlax Hypersport S22 di primo equipaggiamento. Il peso complessivo della moto, infine, scende a 189 kg in ordine di marcia. Quattro in meno rispetto a prima. Davvero ricco, poi, &egrave; il pacchetto elettronico di serie: 4 riding mode (i primi tre a potenza piena ed erogazione via via pi&ugrave; smooth, e il quarto limitato a 100 CV), una piattaforma inerziale a 6 assi, cornering ABS, Brake Control, Traction Control, sistema anti impennata, e Slide Control (che regola la potenza quando si prevede uno slittamento laterale della ruota posteriore). Tutta nuova, la strumentazione TFT da 3.5&rsquo;&rsquo;, abbinata ai selettori al manubrio con cui si gestiscono i parametri dei sistemi elettronici.  Complessivamente, un equipaggiamento molto completo, soprattutto alla luce di un prezzo di listino che parte da 9499 Euro. In sella, nonostante l&rsquo;ergonomia sia stata rivista, la posizione di guida rimane molto tipica, col manubrio largo, piuttosto alto e vicino al busto del pilota. Una postura, seppur ora maggiormente caricata sull&rsquo;avantreno, ancora singolare nella sua peculiarit&agrave;, che si riflette dritta nel modo in cui questa moto va guidata: sfruttando la leva offerta dal manubrio quasi in stile &ldquo;motard&rdquo;. Un approccio che sulle prime va un po&rsquo; metabolizzato. Buona l&rsquo;abitabilit&agrave; generale, grazie alla possibilit&agrave; di regolare il manubrio e le pedane per una personalizzazione ottimale; talvolta, per&ograve;, guidando con le punte dei piedi (chi scrive calza stivali taglia 44) pu&ograve; capitare di urtare col tacco la pedana dietro. E a proposito, d&rsquo;accordo l&rsquo;impostazione sportiva del mezzo, ma il passeggero, sulla MT-09, &egrave; davvero un optional.  Su strada   Su strada il tre cilindri &egrave; subito protagonista. La portata principale, che conferma a pieno come questa giapponese sia di fatto un motore con una moto attorno. L&rsquo;ultima evoluzione del CP3 migliora in tutto: potenza, &ldquo;schiena&rdquo;, trattabilit&agrave;. E a proposito di quest&rsquo;ultima, si pu&ograve; definitivamente archiviare la pratica &ldquo;on-off&rdquo; nell&rsquo;apri e chiudi del comando del gas, che affliggeva le precedenti generazioni, in particolare nella mappa A. Ora, anche nella pi&ugrave; arrogante delle 4 a disposizione, la rinominata mappa 1, tutto &egrave; pi&ugrave; gestibile. Smooth, come si dice per sottolineare la capacit&agrave; di limare gli spigoli; ma senza perdere nulla in fatto di grinta e cattiveria in accelerazione e ripresa. E se la mappa 1 &egrave; quella perfetta per farsi strappare la patente nel giro di qualche chilometro, la 2 e la 3, in base al tipo di asfalto su cui si guida, supportano in maniera eccellente, tanto la voglia di andare a spasso, quanto l&rsquo;improvviso prurito prestazionale, sempre dietro l&rsquo;angolo su una moto cos&igrave;. Per quanto riguarda agilit&agrave; ed efficacia nella danza sfrenata col coltello tra i denti, tutto dipende dalla capacit&agrave; di interpretare l&rsquo;impostazione di un mezzo che, per essere sfruttato al 100%, va guidato in un certo modo: usando la leva offerta dal manubrio, come accennato, ma soprattutto intessendo una relazione di fiducia con l&rsquo;avantreno (non subito &ldquo;immediato&rdquo; nella guida al limite). Una volta capito il giochino, la MT-09 diventa una sciabola con cui affettare curve, una dietro l&rsquo;altra, con grande soddisfazione.  Ottima la frenata, potente e modulabile; ben calibrata l&rsquo;elettronica, presente e vigile senza mai risultare invasiva. Senza particolari criticit&agrave;, la resa delle sospensioni. Una nota di merito va poi al cambio Quickshift, sempre preciso, sia in alzata che in scalata. E anche al sound del motore, che pesca a piene mani nella tradizione Yamaha in fatto di strumenti musicali e impianti hi-fi. Una melodia galvanizzante, pronta a sibilare dagli scarichi tutte le volte che si spalanca il gas, curata direttamente dal dipartimento &ldquo;Music&rdquo; della Casa di Iwata.  TheTest: Moto Guzzi V85 TT, linee r&eacute;tro 

<p>Migliorata sotto ogni punto di vista, la MT-09 &egrave; ancora pi&ugrave; fruibile ma non ha perso la sua indole sportiva, enfatizzata da un motore favoloso. Eccellente il rapporto tra qualit&agrave; e prezzo</p> 

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TheTest: Yamaha MT-09, salto di qualità