MotoGP Misano, Dovizioso: “È stata una qualifica con l'amaro in bocca”

MotoGP Misano, Dovizioso: “È stata una qualifica con l'amaro in bocca”

"Ti senti di poter migliorare, hai l'energia, e non puoi esprimerti" dice Andrea alla vigilia della sua ultima gara in MotoGP

03.09.2022 ( Aggiornata il 03.09.2022 21:06 )

Messo in archivio il sabato di Misano, solo due sessioni separano Andrea Dovizioso dalla sua seconda vita lontano dalla MotoGP. Ma chi pensa che il Dovi "l'abbia già data su" si sbaglia di grosso, perché a ben vedere è proprio l'animo da combattente di Andrea una delle ragioni che lo hanno spinto a lasciare prima del previsto.

Proprio come un leone che vorrebbe andare a caccia della preda e si ritrova invece chiuso in gabbia, il forlivese non nasconde che il risultato delle Qualifiche del GP di San Marino gli va abbastanza stretto.

Come è andata? "Solito, purtroppo - risponde Andrea -. In realtà, mi sentivo meglio di altri turni, infatti ho fatto 33"1 con le gomme usate della mattina nelle FP4 e non era malissimo. In qualifica ho fatto subito 32"6. Sentivo di poter fare 4-5 decimi meglio, quindi sono rientrato subito (ai box ndr.) per cercare di rientrare il prima possibile, perché stava cominciando a piovere. Marini è stato bravo a rientrare subito e fare un alto giro, ma dopo non c'è stata più la possibilità per nessun altro pilota di fare il tempo".

"È stata una qualifica con l'amaro in bocca, perché ti senti di poter migliorare, hai l'energia, e non puoi esprimerti. Però, 18° non è il massimo. Si poteva fare qualcosina meglio. Non entrare in Q2 sicuramente, ma vicino. Peccato ma vediamo. Sono un po' un casino qua le prime curve, però recuperare 3-4 posizioni ci può dare la possibilità di giocarci qualche punto e, magari, speriamo qualcosina di più. Vediamo".

Dovizioso e il casco per Misano, nove grafiche in una


Sebbene il Dovi abbia già provato le emozioni di un "arrivederci" a fine 2020, quando si prese un anno sabbatico dopo la separazione con la Ducati, quella di Misano non può non essere una gara speciale per Andrea, che ha deciso di commemorarla con un casco che celebra la sua carriera.

"Ho preso tutti i caschi con cui ho vinto una gara. Quello è il motivo delle varie grafiche - racconta il forlivese -. 2004, 2006 - che è lo stesso con una piccola modifica -, 2007, 2009, 2016, 2017, 2018, 2019 e 20. Tutti hanno la loro storia e hanno tutti la loro importanza, perché sono memorie importanti, belle, e completamente diverse, perché in 21 anni puoi immaginare - da quando hai 16 a 36 - come puoi approcciare diversamente la vittoria o la lotta al campionato. Fa effetto vedere rivedere i tuoi colori di 10 anni fa o 15 anni fa. È un po' incasinato, ma secondo me è venuto molto bello. Esteticamente, mi piace molto".

Un patchwork di immagini, legate tra loro da colori, ricordi ed emozioni indelebili. Qualcosa che da una persona così razionale era difficile aspettarsi. "In realtà la mia idea era molto più incasinata: volevo prendere tutti i caschi con cui avevo corso. Solo che, quando abbiamo fatto i conti io e Starline, erano più di 40 e mi han fatto capire subito che non era il caso".

"La fine? non essendo competitivo quanto vorrei mi pesa molto meno"


Un fine settimana denso di emozioni, persone, e forse anche pensieri. Ma come avrà vissuto Dovizioso questa sua ultima qualifica in MotoGP? "Normale. Più che il resto, sono ancora un po' arrabbiato per la posizione, come tutti i weekend di quest'anno. Però, fa davvero piacere vivere questo fine settimana, perché non mi sarei mai aspettato tutta questa attenzione".

Se questo sabato è stato un po' come tutti gli altri, lo sarà anche la notte? Andrea dormirà sonni tranquilli? "Ti dirò domattina, però sì. Sei molto più teso e nervoso quando devi fare una prestazione o comunque sei competitivo ma non hai tutto sotto controllo e hai la possibilità di fare bene ma devi fare tutto perfettamente, per vincere. Sono situazioni che ho vissuto - dice Dovi -. Secondo me te ne accorgi di più dopo. Adesso vivi di più quello che ti sta succedendo. Pro e contro, ma non essendo competitivo quanto vorrei mi pesa molto meno. Liberazione, no. Però questi risultati per me sono comunque anomali e non è troppo bello quando sei in pista e non riesci a tirare fuori il tuo 100% perché non riesci ad esprimerti per varie motivazioni tecniche. È un po' brutta la sensazione. Quindi, è quella cosa lì che non ti fa vivere particolarmente male la fine".

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