Bentornata Alessia Polita!

Bentornata Alessia Polita!
Intervista esclusiva ad Alessia Polita. "Ho capito che da qui non mi alzerò più", dice la jesina. "Vorrei fare un team, o una scuola, per le donne-pilota!"

Redazione

25.04.2015 ( Aggiornata il 25.04.2015 13:25 )

Alessia Polita è tornata. In tutti i sensi del termine: è tornata nel paddock, è tornata a sorridere, è tornata a parlare di moto, è tornata a guardare avanti. Con un'altra prospettiva, certo, ma l'importante è che il pensiero sia proiettato al futuro. Il "miracolo" che Alessia invocava si è compiuto senza che lei stessa se ne sia resa conto. No, non si è (ancora) alzata da quella dannata sedia a rotelle, sulla quale è relegata dopo l'incidente del 15 giugno di due anni fa, proprio qui a Misano. Il miracolo non è così evidente ma è ben più profondo: Alessia ha superato il momento psicologicamente più brutto della sua vita e chi la conosceva prima ora la può ritrovare, identica. L'abbiamo incontrata a Misano, in occasione del Campionato Italiano di Velocità. Ci siamo seduti ad un tavolino del caffè nel mezzo del paddock davanti ad una piadina ben farcita. Tempo cinque minuti e la luce che sprizza dagli occhi di Alessia ti fa dimenticare la sua condizione. Semplicemente non ci pensi che stai parlando con una persona che ha perso l'uso delle gambe. Ti rendi soltanto conto di essere davanti ad una ragazza che ha grinta da vendere, che ha sempre combattuto per inseguire i suoi sogni e che ora riparte per una nuova sfida: tornare a vivere, in sedia a rotelle. Alessia è qui perché il fratello Alessandro è impegnato nella classe regina del CIV, la Superbike. Ma l'occasione è ottima per una "full immersion" in quello che è sempre stato il suo mondo. «Ho vissuto malissimo questi primi due anni», spiega Alessia. «Ero nell'attesa incessante di un qualche ritrovato che mi rimettesse in piedi... Un'ansia continua... un incubo. Invece adesso ho capito che da qui non mi alzerò più. Se pure dovessero scoprire qualcosa che ripara questo tipo di lesioni, penso che servirà a chi si è appena infortunato... non per noi che siamo già così da anni... » Quindi adesso l'obiettivo è riorganizzarsi la vita. «La voglia di tornare in moto è tanta... quando entro in un box me ne rendo conto più che mai... », spiega Alessia. «Potrei provare a risalire in sella, ma non sarebbe la stessa cosa di prima... Però mi piacerebbe fare qualcosa per portare avanti il motociclismo al femminile: un team, o una scuola, per esempio!" Il motociclismo "in rosa" è un argomento che sta particolarmente a cuore ad Alessia Polita, che si "scalda" nel parlarne. «Abbiamo fatto tanto per dimostrare che noi ragazze sappiamo dare il gas...» spiega la jesina. «Io ma anche pilote come Paola Cazzola, Letizia Marchetti e diverse altre... ci siamo divertite a fare il campionato femminile ma anche a misurarci con i maschi. E abbiamo fatto vedere che siamo capaci di andare veloci. Adesso però il motociclismo al femminile è in declino, non ci sono più rappresentanti "vere", ma sembra che siamo tornati ai primordi: ci sono ragazze che pensano solo a mettersi rimmel e rossetto e quando indossano la tuta arrivano dietro alla safety car... magari trovano una squadra perché fanno audience, ma è un tipo di pubblicità che a noi motocicliste non serve».
Ci sono donne pilote forti oggi? "Sì, ma non riescono a mettersi in luce per mancanza di sponsor", risponde Alessia. "C'è Letizia Marchetti, per esempio, che ha pure vinto un campionato maschile, ma evidentemente non sbatte gli occhioni agli sponsor... e poi un'altra molto forte è Rebecca Bianchi, che quest'anno è addirittura a piedi. Ecco, se ci fosse una squadra che avesse voglia di investire su una giovane donna pilota davvero forte, io mi sento di raccomandare Rebecca Bianchi".

Che vi dicevamo? Una donna pilota non perde mai la sua grinta: semmai può avere qualche momento di sbandamento, ma poi ritorna, più agguerrita di sempre.

Bentornata Alessia!

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