Storie Italiane: Stefano Manici, il re della montagna

Storie Italiane: Stefano Manici, il re della montagna

L’emiliano è salito a 19 titoli nella velocità in salita, un numero che riconduce al suo idolo Spencer. "Questo successo vale doppio, perché vincere quando stanno per spodestarti è ancora più bello"

09.01.2020 12:59

Quando la strada si fa in salita è il momento di dare gas, e chi può saperlo meglio del diciannove volte campione italiano Stefano Manici? Lui, che dal 1992 di strade impervie e tornanti ne ha percorsi parecchi, in giro per l’Italia dove si svolgono le tappe del campionato di Velocità in Salita (CIVS). Lui, che nonostante i numerosi successi conduce una vita semplice, fatta di famiglia e tanta passione, come se lontano dalle gare ci fosse l’alter ego del pilota che poi, abbassata la visiera, sprigiona il coraggio. Tenendo fede a un cognome che suggerisce una certa padronanza della moto... Ma per Manici, la semplicità è il segreto del successo: "Quando andiamo alle gare - dice - lo facciamo tutti assieme, viene anche il cane. Mia moglie Annalisa mi ha sempre sostenuto, mio figlio Michael mi fa da tecnico e mia figlia Melissa è una grande appassionata, è per questo che ho continuato a correre per tanti anni, se non fossero stati con me avrei smesso prima. Una famiglia che ti appoggia è fondamentale". 

Stefano si sente a casa anche nelle trasferte, in tutto otto gare nel corso di una stagione che va da maggio a settembre: "Il nostro paddock - prosegue - è la piazza principale del paese o un campo, siamo una grande famiglia. Di solito il sabato sera ceniamo tutti insieme. Quando corri c’è un po’ di rivalità, certo, ma tra piloti ci aiutiamo a vicenda".

Manici, classe ‘73, corre dall’età di 19 anni, da quando partecipò per la prima volta in sella a una Honda RC30 750 a una gara di Velocità in Salita, nella quale arrivò quarto. Originario di Neviano degli Arduini, in provincia di Parma, si è sempre confrontato con le curve, per questo il suo cuore appartiene alla salita. In questo 2019, gareggiando nella categoria naked, con una Triumph 675 Street Triple R ha portato a casa il proprio diciannovesimo titolo, un numero particolare, che Manici porta stampato sul cupolino in omaggio a Freddie Spencer.

Il livello della Velocità in Salita è alto, e si unisce a gare impegnative. "Sono gare particolari, a tempo, dove sei da solo - spiega Stefano - devi fare tutto bene e non hai chi ti può tirare. Le gare sono di 2,5 km circa. Insomma, in un minuto e mezzo ti giochi tutto". 

E nel suo 2019, non è filato tutto liscio come in quelle passate, ma l’epilogo ha avuto un sapore davvero speciale: "È stata una stagione molto dura, a partire dalla prima prova dell’anno, la Leccio-Reggello, dove sono caduto nelle prove, non mi sono fatto niente ma ho causato grossi danni alla moto riuscendo per un soffio a partecipare alla gara. Dopo 15 giorni c’è stata la seconda tappa a Spoleto e la caduta si faceva sentire ancora. Anche nella terza tappa ho fatto qualche errore, ma poi mi sono ripreso e dalla gara di Monzuno ho sempre vinto portandomi in testa al campionato. Quest’anno, però, ho avuto un grande rivale, Francesco Martinelli, che mi ha dato del filo da torcere e soltanto nell’ultima tappa di Pieve (Passo dello Spino) si è deciso tutto. Quando sembra che ti vogliano buttare giù dal trono, il sapore della vittoria è più bello". 

Adesso, però, è arrivato il momento di voltare pagina. Se per nove anni ha corso nella categoria naked, per quelli a venire vorrebbe cambiare: "Negli ultimi due anni ho aperto un’attività artigianale di meccanica e sto facendo fatica a conciliare lavoro e sport. Il mio sogno era arrivare a 19 titoli però ho ancora tanta voglia di correre, sicuramente valuterò un’altra categoria"

Ogni vittoria, Stefano la dedica al fratello Alessio, scomparso in circostanze tragiche. "La sua perdita è stato il momento più brutto, nel quale ho pensato di mollare tutto. È morto a Imperia, nel 2000, aveva da poco iniziato a gareggiare. Era il sabato prima della gara e si stava allenando. In quel periodo, adesso non è più così, il sabato la strada era aperta alle auto. Si è scontrato con un altro ragazzo anche lui in moto, sono morti entrambi. Ho interrotto subito il campionato, le moto non erano più nella mia testa. Poi però è passato l’inverno e sentivo che mi mancava qualcosa, quindi in punta di piedi sono andato a fare la prima gara del campionato 2001, sono salito in sella e ho vinto come se non fossi mai sceso. Ho vinto anche il titolo e l’ho dedicato a lui"

Stefano, assieme al fratello, nel 1999 aveva fondato il Team Manici Racing, dove adesso c’è la moglie che si occupa della direzione sportiva. Quest’anno, hanno sostenuto Mauro Poncini, che ha partecipato a una coppa europea e Raffael Neuner che ha partecipato a due tappe del campionato austriaco in salita, mentre per il futuro vorrebbero progredire arrivando fino in circuito. Perché il richiamo della moto è sempre stato forte, nei giorni brutti e in quelli più belli.

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