La storia di Ivano Beggio nel ‘suo’ libro

La storia di Ivano Beggio nel ‘suo’ libro

Stampata l’autobiografia che aveva completato prima di morire. Rossi? “Chi avrebbe mai immaginato che in quel ragazzino cui facemmo un contratto iniziale da trenta milioni di lire avevo di fronte il futuro protagonista assoluto del motomondiale?” Gli aneddoti dello storico patron di Aprilia con i suoi piloti

 

19.06.2020 ( Aggiornata il 19.06.2020 16:22 )

Sono trascorsi più di due anni dalla scomparsa di Ivano Beggio, storico presidente e patron di Aprilia, capace di portare alla ribalta piloti del calibro di Valentino Rossi, Max Biaggi, Marco Melandri, Manuel Poggiali. Beggio è mancato a 73 anni, sconfitto da un brutto male. Ma prima di lasciarci ha avuto il tempo di completare la sua autobiografia, con l’aiuto di Claudio Pavanello, per molti anni responsabile stampa di Aprilia. Un lavoro rimasto in un cassetto fino ad ora.

Dopo un periodo di riflessione, la Signora Tina Beggio ha deciso di completare l’opera, affidando sempre a Claudio Pavanello il compito di raccogliere la testimonianza di tanti famosi piloti e tecnici che hanno collaborato con l’Ingegner Beggio, oltre che del materiale fotografico a supporto.

Il libro, 248 pagine formato chiuso 28 x 22 cm, e 250 foto viene viene venduto sul sito ufficiale dell'Ing. Ivano Beggio a 25 euro spese di spedizione incluse.

La storia


Ivano Beggio nel 1965 prende in mano l’Aprilia, piccola fabbrica di biciclette e motorini fondata dal papà Alberto, portandola in pochi anni, con geniali intuizioni, a diventare la più grande produttrice europea di motociclette, capace di vincere decine di titoli mondiali e lanciare piloti del calibro di Biaggi e Rossi. Mai nella storia del motociclismo una azienda era cresciuta così velocemente. La favola si interrompe nel 2004 quando, a seguito di una improvvisa crisi economica dovuta anche all’azzardato acquisto della Moto Guzzi, Ivano Beggio è costretto a cedere Aprilia al Gruppo Piaggio, ritirandosi a vita privata.

Gli inizi con il Motocross


Nel libro il Presidente inizia raccontando i dissidi con l’amatissimo padre per accelerare il passaggio dell’azienda ad una produzione esclusivamente motociclistica. Fin dal principio, Beggio capisce l’importanza di affiancare alla produzione di serie l’attività agonistica a scopo non solo promozionale, ma anche di sviluppo tecnico “Le corse sono una scuola indispensabile per imparare a progettare buone moto, a rispettare i tempi, a controllare la qualità dei materiali”.  Arrivano i primi successi nel motocross con piloti come Ivan Alborghetti e Corrado Maddii, ma l’intuizione è quella, nel 1982, di puntare sulle moto stradali: “L’Italia di quegli anni era un Paese bellissimo, dove si respirava entusiasmo e voglia di fare; il benessere era diffuso e le persone, tutte, coltivavano una grande fiducia nel futuro. In questo clima io avevo maturato la convinzione che il mercato delle due ruote fosse alle soglie di un epocale “boom”, dove protagoniste sarebbero state nuove bellissime moto pensate per soddisfare l’esplosivo desiderio di apparire alla moda e divertirsi. Ecco perché decisi di costruire una 125 stradale che fosse affascinante, moderna, veloce e ricca”.

Reggiani, primo vincitore ufficiale


Il successo è enorme, confortato da un grande impegno nel campionato mondiale 250cc che porta il 12 agosto 1987 Loris Reggiani, primo pilota ufficiale Aprilia, a vincere il Gran Premio di Misano Adriatico. Nel frattempo le moto prodotte a Noale si impongono in tutta Europa come le più performanti e affascinanti: una grande innovazione voluta da Beggio è l’estrema cura, oltre che della meccanica, dove comunque Aprilia introduce importanti novità, anche dell’estetica.

In un panorama di grafiche prevalentemente monocolore, noi proponevamo per primi colorazioni ardite, senza mai dimenticare la versione “replica Racing”: a quei tempi nessun altro costruttore riproduceva così fedelmente architettura ed estetica della moto da corsa”.

Dalle catene di produzione Aprilia escono mezzi sempre più originali come la Pegaso 600, primo enduro stradale, la RS 250, straordinaria sportiva due tempi e la Motò, disegnata dall’ “archistar” Philippe Starck, senza dimenticare la BMW F650, progettata e costruita da Aprilia per conto della casa bavarese. Sul fronte ciclomotori, Aprilia rivoluziona il mercato con due successi planetari, lo Scarabeo 50 e lo SR 50, primi esempi di scooter, rispettivamente, retrò e sportivo.  

Max Biaggi, il fuoriclasse


Intanto arrivano i titoli a ripetizione di Max Biaggi “un giovane fuoriclasse a cui tutto sembrava andare bene e che aveva chiaramente il ruolo di predestinato al successo, sia sportivo che mediatico” e Valentino Rossi “Chi avrebbe mai immaginato che in quel ragazzino cui facemmo un contratto iniziale da trenta milioni di lire avevo di fronte il futuro protagonista assoluto del motomondiale, destinato a diventare più grande di Giacomo Agostini?”.

Aprilia si lancia con successo anche nel mercato delle “ammiraglie” 1000cc con la RSV Mille, seguita poi negli anni da Falco, Caponord, Futura e Tuono. A inizio anni 2000, Aprilia è l’unica casa al mondo assieme ad Honda a correre ufficialmente nei quattro campionati velocità: 125cc, 250cc, 500cc, Superbike.

La malattia


Nel frattempo, Beggio si trova però ad affrontare un avversario terribile: gli viene infatti diagnosticata una grave malattia che lo porta da un lato ad allontanarsi dall’azienda, dall’altro a intraprendere un cammino spirituale importante “Erano ormai anni che mi riproponevo di fermarmi e guardare al di là dei bilanci e del fatturato, di trovare una serenità interiore. La malattia mi portò brutalmente ad affrontare questa ricerca che altrimenti sono sicuro sarebbe sempre rimasta un desiderio da posticipare rispetto agli affari”.

L’avventura con Moto Guzzi


Guarito, rientra in azienda e, spinto dalla passione e dai sempre ottimi risultati economici di Aprilia, decide di acquistare Moto GuzziAvevo sempre amato Moto Guzzi, fin da bambino ero rapito dalle sue creature, che giudicavo straordinarie e dotate di una anima diversa da tutte le altre moto. Come ben sapete, non ci sono ragioni razionali dietro un grande amore: per me Moto Guzzi era “la Moto”, e desideravo essere il principe azzurro che l’avrebbe riportata ai grandi fasti del passato

L’epilogo


Purtroppo, una serie di circostanze avverse si coalizza: il crollo repentino del mercato mondiale, i costi imprevisti del risanamento di Guzzi, le previsioni troppo ottimistiche dei manager.

In pochi mesi, da azienda ammirata in tutto il mondo, il Gruppo Aprilia entra improvvisamente in una spirale senza uscita.

Sono momenti drammatici per il suo fondatore, abbandonato dalle banche Mai avrei pensato di compiere un balzo talmente vertiginoso, da imprenditore modello a questuante cui venivano chiuse in faccia tutte le porte. Fu un momento di grande crisi personale, di insicurezza, di sofferenza, di vergogna verso i miei stessi dipendenti”.

Dopo una disperata resistenza, a metà 2004 Ivano Beggio cede la propria azienda e si ritira a vita privata.

Le testimonianze


Al termine del libro,  i ricordi di piloti, tecnici e giornalisti: Valentino Rossi, Max Biaggi, Loris Reggiani, Loris Capirossi, Alessandro Gramigni, Tetsuya Harada, Marco Melandri, Manuel Poggiali, Marcellino Lucchi, Tommi Ahvala, Ivan Alborghetti, Corrado Maddii, Stefano Passeri, Carlo Pernat, Jan Witteveen, Philippe Starck, Gianfranco Frison, Michele Verrini, Giuseppe Ricciuti, Dolph Van der Woude, Gianpaolo Benedini, Luigi Dall’Igna, Ampelio Macchi Maurizio Roman, Claudio Pellizzon, Beppe Donazzan, Filippo Falsaperla, Giovanni Di Pillo, Carlo Canzano, Paolo Scalera, Marco Riccardi.

Sono state raccolte anche le citazioni  di tanti proprietari delle moto venete che esprimono la propria riconoscenza a Ivano Beggio per avere condiviso la loro passione producendo i mezzi che hanno contribuito a rendere più bella e spensierata la loro gioventù.  

Max Biaggi e Aprilia (ancora) in pista al Mugello

 

 

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