MotoGP Economy: l'analisi del bilancio KTM

MotoGP Economy: l'analisi del bilancio KTM© Luca Gorini

Nel suo report annuale, la Casa austriaca ha esaltato i successi ottenuti nelle corse. Del resto, l'obiettivo è "diventare il più grande produttore di moto sportive del mondo"

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20.02.2023 ( Aggiornata il 20.02.2023 10:42 )

Numeri record


Tale strategia sta dando i suoi frutti perché nel 2022 il Gruppo ha accresciuto il fatturato del 19,4 percento, arrivando a 2437 milioni di Euro, dopo aver scollinato per la prima volta oltre i due miliardi di Euro nel 2021. Da record anche tutte le altre voci, a partire dall’EBITDA (381 milioni di Euro), l’EBIT (235 milioni di Euro, pari al 9,7% di margine), le unità vendute e il personale, cresciuto in un solo anno di 839 unità, arrivando a 6088 persone, di cui circa cinquemila in Austria.

Non si hanno invece notizie sull’utile (il report integrale sarà disponibile soltanto a fine marzo) che nel 2021 era ammontato a 143 milioni di Euro, 29 milioni più del 2018. “Marchi forti assicurano presenza sul mercato e una profittabilità sostenibile” recita uno dei capisaldi instillato da Stefan Pierer, l’amministratore delegato che insiste sugli investimenti. Nel 2022 sono stati spesi 161 milioni di Euro nello sviluppo dei prodotti e ulteriori 62 milioni in impianti e infrastrutture.

D’altro canto, le vendite delle moto del Gruppo continuano a crescere a ritmi vertiginosi: erano state 270.407 nel 2020, per diventare 332.881 dodici mesi dopo e ben 375.492 nell’ultimo anno.

Il gap con la Ducati cresce ogni anno di più: due anni fa la Casa di Borgo Panigale era staccata di 222mila moto, mentre nel 2022 la produzione delle Rosse, pur da record (61.562, vedi prima puntata) è finita a 314mila lunghezze dal Gruppo KTM.

A oggi basta l’Husqvarna per superare la Ducati per esemplari venduti: quattro anni fa la Casa svedese era attardata di quattromila moto dal dato bolognese, ma dal 2020 ha spiccato il volo, grazie ai nuovi modelli, spingendosi fino a 75mila moto l’anno.

Anche la GASGAS sta andando alla grande mentre hanno accusato un rallentamento le bici elettriche (i marchi Felt, R Raymon, Husqvarna, GASGAS, non esistono invece KTM), a fronte di un aumento delle vendite delle bici tradizionali.

La cavalcata del Gruppo KTM


Si tratta di una cavalcata incredibile ripensando a dov’era la KTM nel 1992, quando venne salvata dal fallimento dallo stesso Pierer, il quale in un’intervista di dieci anni fa ricordava: A quel tempo eravamo una piccola compagnia di moto da Fuoristrada. Avevamo 200 dipendenti e vendevamo seimila moto l’anno. Ero convinto che il marchio fosse forte, ma mancava la qualità, e il design non c’era, anche se c’era una forte comunità che riconosceva nelle KTM moto molto veloci ma non affidabili”.

Ciò non significa che il Gruppo Pierer non sia interessato alla questione ambientale, perché ampie sezioni dello studio trattano le strategie di sostenibilità e la riduzione delle emissioni. La pagina conclusiva è però monopolio delle competizioni vinte dai tre marchi. Un modo per avvalorare, ancora una volta, il DNA corsaiolo.

Lo stesso DNA unanimemente riconosciuto alla MV Agusta – dall’alto dei suoi 75 titoli mondiali – il cui 25,1% è dallo scorso novembre di proprietà del Gruppo austriaco.

Il trasferimento dell’intero pacchetto azionario nei prossimi mesi è più di un’ipotesi, e in tal caso l’approdo del marchio varesino in MotoGP sarebbe scontato.

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