La storia di Carl Fogarty al Tourist Trophy

La storia di Carl Fogarty al Tourist Trophy

Come il padre George, anche Carl ha corso sul Mountain, risultando vincente. Ma l’impresa a cui è affezionato non è un successo, bensì il record sul giro del 1992, capace di resistere sette anni: "E lo feci con una moto che stava cadendo a pezzi..."

27.04.2021 ( Aggiornata il 27.04.2021 19:34 )

Per raccontare la storia di Carl Fogarty al Tourist Trophy bisogna partire dal 1966, un anno dopo la sua nascita. Un’edizione storica per i colori italiani perché Giacomo Agostini conquistò la Junior (la 350) con oltre 10 minuti di vantaggio sul secondo classificato: per Ago fu il primo di 10° trionfi all’Isola di Man.

In quell’occasione 12° finì George Fogarty con la AJS. Il padre di Carl era all’esordio al TT e due giorni dopo nella Senior (la 500) chiuse 13° ad oltre un quarto d’ora da Mike Hailwood. Fogarty continuò a correre al TT fino al 1983 ma senza mai riuscire a salire sul gradino più alto del podio: ci andò vicino nella Schweppes Jubilee Classic del 1977, gara in cui chiuse 2° dietro ad un 25enne di belle speranze. Si trattava di un certo Joey Dunlop, al primo successo in una gara stradale internazionale.

L'esordio a 20 anni


Con simili presupposti, non stupisce che Carl Fogarty abbia iniziato a correre sull’Isola di Man a soli 20 anni: al Manx Grand Prix del 1985 disputò due gare, finendo 3° nella Lightweight e 1° nella Newcomers Lightweight. I due podi lo proiettarono l’anno dopo al TT dove però i piazzamenti si fecero desiderare. Nel successivo triennio prese il via in 12 gare, rimediando 2 quarti posti, un settimo, un nono, 5 ritiri e tre comparsate. La serie negativa si interruppe nel 1989: 4° posto nella Formula One TT, bis nella Junior vinta da Johnny Rea (il papà di Jonathan, pentacampione del mondo Superbike), 3° posto nella Ultra Lightweight e trionfo nella Production 750 cc. Alla fine del primo giro Fogarty era solo 3° dietro a Dave Leach e Steve Hislop.  Ma quest’ultimo fu costretto al rifornimento mentre i due rivali transitarono davanti al traguardo senza fermarsi. Così alla fine della seconda tornata Fogarty passò a condurre su Leach. Hislop tornò a farsi sotto ma nel finale, con un'altra sosta, uscì dai giochi. Vinse Fogarty con appena un secondo e 8 decimi su Leach e 16 secondi su Hislop.

Il TT 1990 fu decisamente magico per Fogarty che aprì le sue fatiche imponendosi nella Formula One TT con 51 secondi di margine su Nick Jefferies in sella ad una Honda RVF750. Proprio quell’anno i piloti iniziarono a partire uno alla volta, ogni 10 secondi, anziché a coppie come in passato. Nella Supersport 400 chiuse invece 2° a 8 secondi da Leach mentre nella Junior si dovette accontentare della medaglia di legno, beffato per 3 secondi e 2 decimi da Eddie Laycock. Nella Senior, posticipata di 5 ore e mezza, Fogarty partì come un fulmine e a Kirk Michael, dopo 15 miglia, raggiunse Hislop che al via lo precedeva di 20 secondi. Dopo il primo giro Carl aveva già 21 secondi di margine su Trevor Nation, nonostante piovesse in alcuni punti del tracciato. Fogarty andò a vincere con quasi un minuto e 19 secondi su Nation.

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Le partecipazioni successive


Resterà l’ultimo suo trionfo sull’Isola di Man malgrado una gara nel 1991, e altri 3 tentativi, nel 1992, quando già correva nel Mondiale Superbike con la Honda: nel 1991 saltò l’appuntamento canadese delle derivate di serie per disputare la Formula One ma rinunciò alle successive a causa del round statunitense. La Yamaha celebrava i 30 anni di corse ma la Honda non era intenzionata a farsi oscurare, così affidò tre missili a Nick Jefferies, Fogarty e Hislop. Nelle prove, sul rettilineo di Sulby, Hislop passò a 309 km/h, una velocità mai raggiunta sull’Isola di Man. Fogarty non voleva cedere il proprio scettro e i due finirono con rubarsi a vicenda il miglior tempo in qualifica, alzando ogni volta l’asticella di una tacca. Sembrava una corsa al massacro che suscitò le preoccupazioni del boss della Honda, Yoichi Oguma, il quale impose di non fare pazzie. In gara Hislop, che rinunciò al numero 6 per l’11, partì fortissimo e a Glen Helen aveva 5 secondi di vantaggio. Al secondo giro a Ballaugh Bridge agguantò Fogarty, partito mezzo minuto prima: i due arrivarono insieme al primo pit stop e come da conservarono le posizioni fino al traguardo.

L’anno dopo, invece, complice un buco nel calendario dal 24 maggio al 21 giugno, Fogarty restò sull’Isola di Man per le due settimane. Era stato ingaggiato in extremis dal team Yamaha Loctite ritrovatosi senza piloti. A quell’edizione partecipò anche il suo ex compagno di squadra Hislop che nonostante i ridotti test compiuti con la Norton 58 dal motore rotativo fece segnare il miglior tempo in prova. L’avvio della gara inaugurale, la Formula 1, fu però di diverso tenore. Fogarty in testa dopo il primo giro con 11 secondi su Phillip McCallen (Honda) e quasi 14 su Hislop. A metà gara,dopo 3 giri, Carl si ritrovò con 38 secondi di margine su McCallen e 59 su Hislop.

Dopo un altro giro il vantaggio di Fogarty sul nordirlandese era di 46,6 secondi mentre Steve era ad oltre un minuto. Ma nel corso della quinta tornata, al Bungalow, il cambio di Fogarty iniziò a fare le bizze e riuscì a malapena a raggiungere i box. Vinse McCallen con 12 secondi su Hislop e un minuto e 51 secondi su Joey Dunlop. La sfortuna colpì Fogarty anche nella Supersport 400 mentre era 2° a Hillberry dietro a Brian Reid.

Il primato imbattuto fino al 1999


Come da tradizione, la settimana si chiuse con la Senior e ne scaturì la gara più bella di tutti i tempi. A contendersi il successo nelle prime fasi furono Fogarty (che partiva con il 19), Hislop (con il 4) e Robert Dunlop, con l’altra Norton. Dopo il primo giro Carl comandava con un secondo e 2 decimi su Steve e 4 secondi sul fratello di Joey. Alla tornata seguente Hislop era passato a condurre con 2,8 secondi su Fogarty e una quindicina su Dunlop, rallentato da una perdita d’olio. La testa della gara cambiò di nuovo alla fine del terzo giro: Fogarty davanti per un solo secondo. Hislop rispose e dopo il quarto giro guidava con 7,4 secondi, saliti a 9 prima dell’inizio dell’ultimo passaggio. Un’impresa disperata che indusse Fogarty a dare il tutto per tutto: fece segnare il nuovo record sul giro, in 18’18’’8 a 123,61 miglia orarie, primato che rimase imbattuto fino al 1999. La sua Yamaha 750 fu sottoposta ad uno sforzo tremendo come da lui stesso ricordato: "Il leader cambiava ogni giro e stavo guidando così forte che la moto cadeva a pezzi intorno a me. Nulla della strumentazione funzionava, la forcella era andata, il pedale del freno posteriore era piegato, la sospensione dietro rotta. La moto era un assoluto casino. Ad aggravare le cose lo scarico è esploso quando stavo affrontando il tratto di montagna (aveva iniziato a disintegrarsi a Glen Helen; ndr). Tagliato il traguardo sentii lo speaker dire 'Hislop vince per 4 secondi'. Recuperare 5 secondi in un giro è stato pazzesco e nel farlo ho stabilito il nuovo record sul giro. Ok Steve ha vinto la gara, ma io avevo sempre voluto essere l’uomo più veloce sul Mountain. Per me in quell’occasione fu meglio di una vittoria".

Il team manager della Loctite, Rob McElnea era così imbarazzato dallo stato della moto che le mise sopra un telo e la condusse nel paddock. A differenza degli altri bolidi di quell’anno, fatti a pezzi, la moto usata nella Senior da Fogarty fu venduta a Pete Beale e usata a Daytona nel 1993 da Mark Farmer che giunse ottavo.

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