Road Races: L'ultima vittoria di Mike Hailwood al TT

Road Races: L'ultima vittoria di Mike Hailwood al TT

Il 14° trionfo al Tourist Trophy arrivò nel 1979, con una RG 500 proveniente dal Mondiale e una squadra di meccanici che lavorò giorno e notte per quel successo. Come Martyn Ogbourne, al seguito di Sheene ma che aveva sempre venerato Mike

22.06.2021 ( Aggiornata il 22.06.2021 20:22 )

Il ritorno vincente al Tourist Trophy del 1978, con la Ducati, dopo 11 anni di assenza dall’Isola di Man, costituisce una delle più belle imprese di Mike Hailwood. Meno noto, ma non per questo scarsamente significativo, è il successo dell’anno seguente con la Suzuki, il suo 14° e ultimo trionfo al TT. Nonostante il trionfo con la Ducati nella gara inaugurale, il 1978 era stato fonte di grosse delusioni per il britannico: le Yamaha Martini poco performanti l’avevano relegato al 12° posto nella Junior, al 28° nella Senior e costretto al ritiro nel Classic. Per l’anno seguente Mike cercò di affiancare alla Ducati quattro tempi una Yamaha 500 che però gli fu negata.

La storia della Suzuki, tra tradizione e famiglia

I preparativi


La Suzuki, allora, prese la palla al balzo, dichiarandosi felice di fornirgli una RG 500 due tempi che venne verniciata con i suoi colori preferiti, rosso, bianco e oro. Ad assisterlo fu chiamata una squadra diretta da Rex White e composta da Gordon Whitehead, Dave Cullen e soprattutto Martyn Ogbourne, che si occupava di preparare le moto per Barry Sheene nel Mondiale della classe regina. Per Ogbourne, che venerava Hailwood, era la realizzazione di un sogno. Fu lui ad assemblare la moto (codice XR24), impiegando un telaio usato l’anno precedente da Virginio Ferrari per vincere il GP Germania Ovest mentre il motore e i cerchi in magnesio furono recuperati dalla moto con cui Pat Hennen ebbe l’incidente al TT del 1978. La moto fu pronta a metà febbraio ma soltanto dopo un paio di mesi Hailwood la testò a Donington, rimanendone piacevolmente sorpreso.

Come ha raccontato Ogbourne: “Eravamo pronti a lavorare sulla moto ma a parte la leva del cambio da allungare (per ovviare ai suoi problemi di mobilità all’arto dopo gli incidenti patiti quando correva in auto, ndr), non c’era nulla da sistemare, era così inusuale. Ci disse di caricare la moto sul furgone e di spedirla all’Isola di Man”. Al contrario della Ducati, non all’altezza dell’anno prima, la Suzuki diede subito soddisfazione a Mike “The Bike”. Non a caso nei primi giorni di prova realizzò il secondo tempo. Il venerdì sera, al termine delle qualifiche, sembrava pronto a fissare il miglior crono della settimana ma a metà tracciato dovette alzare bandiera bianca a causa di un cuscinetto. Almeno questo pensava Hailwood, mentre Ogbourne additava la carburazione come causa dello stop. La moto fu portata in un garage del Majestic Hotel, quartier generale della squadra, e il motore venne smantellato. Il primo pistone era rotto ma 22 ore dopo il propulsore era ricostruito. Quando però venne acceso, lo scarico produceva grossi sbuffi di fumo: bruciava olio in maniera esagerata. Dopo un lavoro certosino, Ogbourne individuò una molla rotta e, una volta sostituita, rimontò il tutto. Nel frattempo il resto del team lavorò per farci stare il serbatoio da 40 litri, così da permettere al pilota un solo rifornimento, anziché i due tradizionali delle gare di sei giri.

La gara


Al termine del primo giro Hailwood era terzo dietro a Mick Grant e Alex George ma poi scese sotto il muro dei 20 minuti, girando ad una media di 114,02 miglia orarie. I ritiri di Grant al terzo giro e di George al quarto gli permisero di godersi le ultime tornate senza forzare: trionfò in 2 ore 1 minuto 32 secondi e 4 decimi con un vantaggio di 2 minuti e 7 secondi su Tony Rutter. Quando l’intervistatore gli chiese del nuovo record della categoria, Hailwood confermò la signorilità che lo contraddistingueva: "Prima di tutto voglio ringraziare i miei due meccanici, Martyn e Radar (Cullen; nde) che hanno reso tutto possibile lavorando sulla moto per tutta la notte".

Mike è venuto a mancare nel 1981 a causa di un incidente stradale in cui ha perso la vita anche la figlioletta Michelle, ma è possibile ammirare la sua Suzuki al Manx Museum di Douglas, all’Isola di Man.

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