La MotoGP che verrà

La MotoGP che verrà
La GP Commission ha ufficializzato importanti notizie regolamentari, che fanno chiarezza sul futuro della top class. Almeno... a breve.

Redazione

13.09.2015 ( Aggiornata il 13.09.2015 13:09 )

Ieri, sabato 12 settembre, la Grand Prix Commission si è riunita a Misano Adriatico per discutere delle modifiche tecniche e sportive del regolamento, molto importanti per capire gli equilibri futuri della MotoGP. La Grand Prix Commission è composta da Carmelo Ezpeleta (Dorna, Chairman), Ignacio Verneda (CEO FIM), Herve Poncharal (IRTA) e Takanao Tsubouchi (MSMA), in presenza di Javier Alonso (Dorna), Mike Trimby (IRTA, Segretario della riunione) e Corrado Cecchinelli (MotoGP Director of Technology). La notizia più importante riguarda il regolamento tecnico della classe MotoGP. Con effetto immediato, è stato confermato il criterio per l'impiego di sensori aggiuntivi. Ogni produttore può designare un sensore aggiuntivo, che potrebbe non essere disponibile per tutti gli altri team. Tuttavia, i dati di questo sensore potranno essere utilizzati solo per fini di registrazione dati e senza alcun effetto sulle strategie di controllo. In aggiunta ai sensori omologati ci sarà anche un elenco dei dispositivi liberi che saranno gli unici ad esser consentiti per comunicare con l'ECU. I dettagli dei dispositivi liberi saranno pubblicati nel regolamento. In termini non ingegneristici, questo vuol dire che le Case che oggi hanno dei vantaggi riguardanti l'elettronica, domani potrebbero averne meno, perché, come dice la regola, questo "sensore aggiuntivo ed esclusivo" non potrà effettuare strategie di calcolo. Teoricamente si sta viaggiando verso quel livellamento delle prestazioni che consentirà ad altri costruttori di potersi affacciare alla MotoGP senza essere costretti a investire cifre folli con scarse possibilità di raggiungere in breve tempo il livello prestazionale dei costruttori in possesso delle tecnologie più evolute. Scrivere teoricamente è doveroso perché pare che, invece, saranno proprio i costruttori giapponesi (soprattutto la Honda) a ottenere dei vantaggi da questa regola, che è oggetto di discussioni e che potrebbe addirittura cambiare nel 2017. Insomma, un'altra battaglia che porterà al "software unico" si è conclusa ma la guerra è ancora lunga... In aggiunta a tutto questo e in virtù del fatto la categoria Open sparirà, ai costruttori sarà consentito provare con i propri team e i rispettivi piloti per un massimo di cinque giorni su qualsiasi circuito, invece che su un solo circuito designato. Potranno continuare provare con i piloti collaudatori, che utilizzeranno gli pneumatici a disposizione per i test. Ai team che partecipano al mondiale MotoGP con moto in leasing, che attualmente possono provare solo con i collaudatori, sarà consentito di testare su ogni circuito per un massimo di cinque giorni con i piloti titolari. Ulteriori giornate di prova con i tester non saranno più permesse. Per quanto riguarda le classi Moto3 e Moto2, dal 9 novembre 2015, i piloti potranno provare in qualsiasi circuito per un massimo di 10 giorni. Attualmente i piloti della Moto3 e della Moto2 possono effettuare dei test in qualsiasi momento soltanto su due circuiti designati, uno del calendario e uno che non rientra nel campionato. La nuova regola, mette quindi un freno ai test privati, consentendo ai tutti i piloti di presentarsi alle gare con allenamenti più o meno analoghi. Per tutte le classi, i test privati ​​autorizzati sono da considerarsi in aggiunta ai test ufficiali organizzati da Dorna e IRTA. Restano invariate le norme sul divieto dei test nel periodo tra il 1 dicembre e il 31 gennaio, o su un dato circuito nei 14 giorni dalla gara. Riccardo Piergentili

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