Cadere al momento giusto: la teoria di Marquez

Cadere al momento giusto: la teoria di Marquez

Campione del Mondo e primo nella graduatoria delle scivolate della MotoGP: la strana doppia veste dello spagnolo. Che dice: se per diventare campione devo cadere, continuerò a farlo

27.11.2018 14:42

«Meno male che non sono caduto nei test di Valencia, altrimenti il team non mi avrebbe portato a Jerez». Scherzava, Marc Marquez, dopo i primi due giorni di prove per il 2019 a Cheste, ma non troppo: quando non c'è una gara, lo spagnolo è a rischio cadute come nessuno. Lo dice la graduatoria delle scivolate del 2018, che ha visto Marquez nella stessa posizione della classifica del Mondiale della MotoGP: al comando. Un doppio primato che rappresenta una contraddizione, ma nel caso di Marc questa è soltanto apparente. Di certo, la preoccupazione del Team HRC era condivisibile: Marquez è in procinto di farsi operare alla spalla sinistra («Ormai sono di porcellana» ha detto) e cadere con specifiche 2019 ancora da provare e deliberare può essere un bel problema. 

Due volte in gara: rispetto al 2017, Marc è caduto quattro volte in meno, ma con le 23 del 2018 è rimasto comunque al comando della particolare graduatoria nella top class. La curiosità, che rappresenta il dato fondamentale, è che Marquez è caduto in gara soltanto in due occasioni, al Mugello e – a giochi fatti e oltretutto sul bagnato – a Valencia. Mentre gli altri due GP conclusi senza punti sono stati per le follie regolamentari in Argentina e per il tamponamento di Johann Zarco, che in Australia ha distrutto il codone della Honda dello spagnolo. Ventitré cadute sono un numero considerevole, soprattutto se si considerano gli innumerevoli salvataggi senza i quali Marquez avrebbe superato agilmente quota 30. Ma lo spagnolo sembra sapere quando e come cadere: Marc non ha mai rimediato danni seri – il problema alla spalla non è figlio di una sola caduta – e non ha compromesso il Mondiale, cadendo spesso di venerdì e sabato, quando non si assegnano punti. Ma quando, invece, si cerca il limite, e per questo le cadute di Marquez sono spesso di anteriore, tipiche di chi vuole avvicinare – magari senza varcarlo – il punto di non ritorno e comunque dalla dinamica senza carattere cruento. E Marquez ha chiarito il proprio singolare rapporto con le cadute: «Se per diventare campione devo cadere, continuerò a cadere». Al contrario, c'è chi non è mai caduto di venerdì e sabato, ma è andato per le terre quattro volte nei GP: Andrea Dovizioso, caduto in Spagna, Francia, Catalunya e Giappone. 

Manzi da record: Marquez è stato il pilota che è caduto di più in MotoGP, ma nelle altre classi quattro colleghi hanno fatto peggio. E se si parla di Moto3, il dato ha un carattere simile a quello della classe regina, dato che il leader con 24 è stato quel Marco Bezzecchi che ha lottato per il titolo, chiudendo terzo. Il record stagionale è stato però di Stefano Manzi, caduto 31 volte: il romagnolo ha preceduto un altro pilota della Moto2, Sam Lowes, con 27, mentre Jorge Navarro è scivolato 24 volte.

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