A 49 anni, Biaggi è ancora... al Max!

A 49 anni, Biaggi è ancora... al Max!

Il pilota (avete letto bene, perché il romano è molto più veloce di alcuni colleghi tuttora in attività) è del 1971, conta sei titoli mondiali ed è uomo immagine Aprilia

26.06.2020 12:28

Roma, Città Capitale, 26 giugno 1971. In una giornata di sole, stava vedendo la luce il neonato Massimiliano, futuro campione a due ruote, che oggi compie 49 anni ben portati: quando salta in sella, Max è ancora in grado di siglare tempi di riferimento, relegando a più miti consigli i giovani colleghi iscritti ai vari campionati.

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Massimiliano amava tantissimo il calcio e, al pari dei suoi coetanei dell’epoca, agognava un futuro professionistico, proprio come fatto da Bruno Conti, Giannini. Desideri e Falcao. “Mica fichi”, come direbbe qualcuno.

Tra cross ed un colpo di testa, tra pedate sugli stinchi ricevute ed elargite, l’invito di recarsi a Vallelunga. Il Piero Taruffi si trovava a pochi passi da casa, così Biaggi accettò, presentandosi in pista insieme. In quel frangente, un amico stava girando con una 125 e Max, già piuttosto compiaciuto dalla minimoto di suo possesso, fu colpito dalle ruote grandi, tanto da tralasciare il pallone, accogliendo il suggerimento di provarci: con l’ottavo di litro a due tempi. Il giovane romano si iscrisse al Campionato Sport Production e, come qualche occhio attento aveva intuito... vinse il titolo nel 1989. Il ragazzo ci prese gusto ed attirò l’attenzione di Aprilia, che lo mise sotto contratto. Quel connubio portò immediatamente grosse soddisfazioni alle parti. Il team Italia e Biaggi vinsero l’Europeo 250 e conclusero al terzo posto nella serie nazionale. Ottimo, ma entrambi volevano di più.

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 Qualche apparizione tra i big del Motomondiale, Biaggi già l’aveva fatta nel 1991, cogliendo punti in due Gran Premi. L’anno successivo, per lui arrivò la partecipazione a tutto il campionato, con tanto di viaggi intercontinentali. Un inizio di stagione faticoso, poi i primi risultati: podi al Mugello, Barcellona, Hockenheim e Interlagos, ma la vittoria? Lui voleva il gradino più alto del podio, lo cercava con tutte le sue forze e lo dichiarava senza nascondersi.

Ed eccolo, il successo. A Kyalami, il pilota del team Iberna riuscì a battere i compagni di marca Aprilia Reggiani e Chili. Ci si aspettava la conferma con le strutture messe in pista da Noale, invece, Biaggi corse il 1993 con la Honda NSR. Ma, poco più tardi, avvenne il ritorno in Aprilia e lì si aprì una striscia vincente impressionante

Dal 1994 al 1996, Massimiliano cambiò. Più veloce, più sicuro, più convinto. Spesso e volentieri primo, quando andava male, sul podio. I trionfi colti a raffica portarono a Massimiliano - nel frattempo rinominato “Max” - titoli nella dueemmezzo con la RSV nera del team Chesterfield, e lui si fece conoscere dal mondo come il Corsaro, colui che era in grado di compiere imprese arrembanti. Come la conquista di bellissime ragazze, che non fanno mai male. Anzi.

A fine 1996, Biaggi ed Aprilia si lasciarono, nuovamente. Il numero 1 venne portato dal romano ancora in Honda, nel box di Erv Kanemoto. Dato per sfavorito su una non propriamente brillante NSR 250, Max sorprese tutti, confermandosi il più grande della quarto di litro.

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A Suzuka, Max e la NSR Marlboro (sprovvista dell’adesivo HRC) misero in riga i senatori della Regina, partendo da Michael Doohan, campione in carica con la Honda Repsol ufficiale.

L’esordio vincente del 1998, grandi gare in tutta la stagione, il bis di Brno, raccontò una sfida tra l’italiano e l’australiano davvero tesa, in cui quasi tutto era concesso. , La squalifica comminata a Max nel Gran Premio di Barcellona fu determinante, perché da lì Mick fu in grado di spuntarlamentre Max ne uscì sconfitto e ferito. Non contento da quanto accaduto e dalla ritenuta scarsa attenzione dell’Ala dorata, il romano passò in Yamaha.

Con la YZR bellissime stagioni, successi di tappa, però non il titolo. Nel 2001 poteva essere l’anno buono, in una contesa tutta tricolore. Valentino Rossi con la NSR e Max su Yamaha regalarono spettacolo, battaglie, liti e cazzotti: a tutti noi piaceva così, a giornali e TV pure. La corona della 500 andò a Valentino, ma Max uscì con l’onore delle armi: tutt’oggi, il numero 46 riconosce in lui l’avversario più ostico che abbia mai affrontato.

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Chi pensava che con le quattro tempi Max sarebbe andato piano, si sbagliava. Con la pesantissima, non evoluta e recalcitante M1, Biaggi conquistò nel 2002 podi, due vittorie e il titolo di vice campione del mondo.

Seguirono poi anni in Honda, soddisfacenti, ma non abbastanza: come detto, il romano voleva vincere e sfoggiare (ancora) la tabella numero 1. Dissidi con l’ambiente lo portarono ad un anno sabbatico, il 2006. Ancor forte e veloce, vederlo fermo era un peccato per il motociclismo.

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Esattamente come a Suzuka 1998, Max propose il deja vu a Losail 2007. In quel caso, vincendo all’esordio in SBK con la Suzuki Alstare di Francis Batta. Fabrizio Pirovano fece salti di gioia così alti, che avrebbe potuto conquistare una medaglia olimpica di specialità.

Alla terza posizione in un campionato d’esordio, il passaggio con la Ducati Sterilgarda, bella squadra capitanata da Marco Borciani. A dire il vero, Biaggi ricevette un “no” da Borgo Panigale, che non gli concesse materiale né attenzioni da investitura ufficiale. Evidentemente, il destino era già scritto.

Ancora Aprilia, ancora il Corsaro. Con la nuova RSV4, vittoria e podi nel 2009. Poi, con l’arrivo di Alitalia nelle vesti di sponsor, le ali: titolo 2010 e folla del motociclismo riconquistata. Oltre a togliersi sassolini dagli stivali, la doppietta, due anni dopo. Per Max un computo di sei campionati del mondo vinti, in due categorie diverse e prestazioni monstre anche in età nella quale molti colleghi si erano ritirati da un pezzo.

Biaggi oggi è ancora... al Max


L’incidente e conseguente infortunio rimediato col Supermotard fu un bel rischio ma, per fortuna, Biaggi ha avuto la forza e la voglia di guarire, rimettendosi in piena forma. Come sempre aveva fatto e come oggi fa. Le esperienze TV erano andate bene, il team che porta il suo nome nel Motomondiale è un gran bel progetto, però Max è Max ed il richiamo della pista è forte quanto la sua voglia di guidare.

Piega, frena e accelera come nessuno, in uno stile inimitabile. Con l’Aprilia RSV4 X, il Corsaro è più temibile dei pirati nel Mar dei Sargassi, perché il sei volte iridato è capace di andar più veloce di molti colleghi con diversi anni in meno sulla carta di identità.

Buon Compleanno Max!

Biaggi ancora velocissimo con l'Aprilia tra i cordoli mondiali

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