Hiroshi Aoyama ed il team Scot: gli ultimi re della 250

Hiroshi Aoyama ed il team Scot: gli ultimi re della 250© Milagro

Correva l'anno 2009 quando il giapponese riuscì, in sella ad una Honda privata preparata dal team italiano, a sconfiggere lo squadrone Aprilia capitanato da Simoncelli, Bautista e Barberà

15.04.2021 ( Aggiornata il 15.04.2021 13:17 )

Quante volte nel motociclismo è stato citato lo scontro tra Davide e Golia? Tante, spesso giustamente, per raccontare una di quelle imprese che fanno emozionare i tifosi, spettatori di una inaspettata vittoria dello sfavorito sul favorito, di Davide su Golia appunto. La 250 dal canto suo ha concluso la sua sessantennale storia proprio con una stagione di questo tipo, con Hiroshi Aoyama ed il team Scot come protagonisti.

La situazione


Corre l’anno 2009, e la 250 sta per iniziare la sua ultima stagione di vita all’interno del Campionato del Mondo, prima di lasciare spazio al nuovo che avanza, ossia la Moto2 a quattro tempi. Ai nastri di partenza della stagione si presenta con il ruolo di favorita l’Aprilia, forte del titolo di casa campione in carica e della presenza di svariati team pronti a vincere ancora: in primis il team Gilera (di fatto Aprilia) con il campione in carica Marco Simoncelli, il team Aspar con Alvaro Bautista ed il team Pons (al secolo Pepe World Team) con Hector Barberà.

Molto più basse invece le quotazioni di Honda, disimpegnatasi in forma ufficiale a fine 2007 e rappresentata da poche strutture private, tra le quali il team Scot di Cirano Mularoni, già Campione del Mondo nel 2004 con Andrea Dovizioso in 125 ed in pista con il binomio formato da Hiroshi Aoyama e Raffaele De Rosa, al debutto in categoria.

L’ottimo inizio


La stagione vive un primo grande scossone prima di iniziare, a causa dell’infortunio di Marco Simoncelli, che si rompe lo scafoide della mano destra in allenamento ed è costretto a saltare la gara inaugurale del Qatar, accorciata a causa di un acquazzone e vinta da Barberà, con Aoyama quarto al traguardo. Il primo podio per il giapponese arriva nel GP successivo, quello di Motegi, contraddistinto dalla vittoria di Bautista e soprattutto dalla foratura di Marco Simoncelli, che lo mette fuori gioco mentre è in controllo della gara.

Il secondo posto di Motegi è il prologo al primo successo di Aoyama, che arriva a Jerez de la Frontera, e riporta al successo la Honda dopo circa due anni dall’ultima volta. Le Mans ed il Mugello non sorridono al giapponese ed al team italiano, che tornano però prepotentemente in auge prima a Barcellona, quando Aoyama è secondo alle spalle di Bautista, poi ad Assen, quando un contatto ad un giro dalla fine tra lo spagnolo ed il giapponese all’ultima chicane porta alla caduta del primo, con il secondo che (nonostante i gravi danni alla marmitta) può agevolmente volare verso la vittoria e la testa del campionato. La prima metà di stagione si conclude con il GP del Sachsenring, vinto da Simoncelli con Aoyama quarto.

La resistenza ed il trionfo


L’inizio della seconda parte di stagione coincide con la terza vittoria di Aoyama in quel di Donington Park, grazie ad una fuga solitaria che rafforza la sua leadership in campionato, ma anche con la furiosa rimonta di Simoncelli, che vince le due gare successive (Brno ed Indianapolis, quest’ultima davanti ad Aoyama), cade a Misano e vince ancora ad Estoril e Phillip Island: un andamento da tutto o niente del tutto diverso da quello di Aoyama, che non sale sul podio ma colleziona punti fondamentali, che gli permettono di restare a +12 sul romagnolo a due gare dal termine.

Il penultimo appuntamento della stagione è quello di Sepang, dove il samurai Aoyama sfrutta tutto il potenziale della sua Honda privata magistralmente preparata dal team Scot e vince la sua quarta gara dell’anno: nel giorno del suo 28esimo compleanno Hiroshi sfrutta la bagarre tra Simoncelli e Barberà per prendere il largo, portando il suo vantaggio su Simoncelli (3° dopo un arrivo al fotofinish con Barberà) a ben 21 punti.

L’ultimo capitolo di questa incredibile impresa si consuma a Valencia, dove non mancano i colpi di scena. Il primo arriva al giro numero 10, quando Aoyama arriva lungo alla prima staccata e finisce a grande velocità nella ghiaia, riuscendo a rientrare in pista in 11° piazza. Il secondo ed ultimo “turning point” giunge a sei giri dalla fine, quando Simoncelli (in testa) cade consegnando definitivamente il titolo nelle mani di Aoyama, che taglia il traguardo settimo e può dare inizio ai festeggiamenti per il suo primo titolo di Campione del Mondo, il secondo del team Scot, che conclude un 2009 da favola conquistando anche il titolo di Rookie of the year con Raffaele De Rosa.

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