Doriano Romboni, il Re senza corona della classe 250

Doriano Romboni, il Re senza corona della classe 250© Milagro

In cinque stagioni nella classe intermedia il ligure ottenne un poker di successi e 15 podi nonostante gli infortuni. Con il suo talento, il compianto “Rombo di Tuono” avrebbe meritato la chance di giocarsi il titolo fino in fondo

27.12.2021 ( Aggiornata il 27.12.2021 17:10 )

Talento ne aveva, Doriano Romboni. E da vendere. I suoi duelli storici con Max Biaggi e Loris Capirossi fecero emozionare e lo proiettarono nell’Olimpo del Mondiale. Deciso e schietto, da vero guerriero lo spezzino ha combattuto sempre contro le avversità, talvolta vincendo, talvolta no. Ma rimanendo indelebile negli anni d’oro della 250 per il motociclismo italiano.

Nato a Lerici l’8 dicembre 1968, Doriano Romboni debuttò in 125 nel 1989 con la Honda, e già l’anno successivo conquistò due vittorie e altri quattro podi con il quarto posto finale. Nel 1991 approdò nella classe di mezzo, sempre con la Honda. Alla sua seconda stagione arrivò il primo podio: terzo in Gran Bretagna, alle spalle di Pierfrancesco Chili e di Loris Reggiani.

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La prima vittoria


La prima vittoria Il primo trionfo nella categoria arrivò nel GP Austria 1993, per cinque centesimi su Capirossi e quattro decimi su Helmut Bradl. “Dopo tre anni passati in 250 me la sono proprio meritata” disse Romboni a Motosprint subito dopo la vittoria a Salisburgo. “Non è un risultato arrivato per caso, è il frutto di un lavoro duro, cominciato nel ’91. In questo campionato non mi sono mai sentito al massimo, sapevo che in me c’era qualcosa che non andava. Oggi invece mi sentivo pronto per la prima vittoria”.

Romboni si confermò vittorioso nel round successivo, in Germania, a Hockenheim, per nove centesimi su Capirossi, con Bradl ancora terzo. Con quella doppietta, salì al secondo posto in campionato, a 22 punti da Tetsuya Harada, ma l’incidente nel successivo GP Olanda lo tagliò fuori dalla corsa al titolo: Doriano si fratturò la gamba destra e fu costretto a saltare altri tre round. Al rientro, centrò un bel podio a Laguna Seca, con il secondo posto nel penultimo GP. E proprio nel GP Stati Uniti tornò al successo nel 1994, annata in cui siglò sette ulteriori podi, chiudendo quarto la sua ultima stagione con la Honda targata HB.

Fuori dal tunnel?


Nel 1995 corse ancora con la Honda, tuttavia con i colori di Giacomo Agostini. Con due podi in Sud America sul fi nire della stagione, con il terzo posto in Argentino e soprattutto la vittoria a Rio, chiuse nono il Mondiale. Quella vittoria a Rio gli diede grande carica: “Finalmente sono uscito dal tunnel” dichiarò a Motosprint. “Un tunnel lungo un anno. Problemi fisici e di adattamento con le gomme mi hanno tenuto fuori dalla battaglia, ma ho dimostrato che quando tutto va bene posso vincere. Se a volte ho dubitato delle mie capacità, oggi sono di nuovo sicuro di poter puntare al titolo, se mi daranno la possibilità di farlo. Penso di meritarlo”.

Tuttavia non andò così. Romboni disputò due stagioni in 500 con l’Aprilia (con lo storico podio in Olanda nel 1997) e un GP nel 1998 con la Muz-Weber prima di fratturarsi lo scafoide. Romboni chiuse poi la carriera con alcune gare nel mondiale Superbike nel 1999 – anno in cui rimediò un’altra brutta frattura alla gamba destra – nel 2000 e nel 2004. Nel 2013, a 45 anni, perse la vita al circuito Il Sagittario di Latina, mentre disputava le prove della gara di Supermotard in memoria di Marco Simoncelli.

Qualche rimpianto, ma senza amareggiarsi


Negli ultimi anni Doriano era stato direttore sportivo del Team Puccetti-Kawasaki e poi del Team Italia per la Federazione Motociclistica Italiana. Quando parlava della sua carriera in 250, recriminava per la mancanza di “Un pizzico di fortuna nel 1993” riferendosi all’incidente di Assen. “Se avessi vinto il titolo quell’anno forse la mia carriera sarebbe cambiata” diceva. Sapeva che avrebbe potuto conquistare un titolo, ma non si amareggiava: “Non possiamo vincere tutti, bisogna sapersi accontentare” era solito dire.

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