Si parla troppo di Stoner. Rispettiamo i gladiatori della MotoGP

Si parla troppo di Stoner. Rispettiamo i gladiatori della MotoGP

Casey ha un talento incredibile ma mal coltivato. Oggi, in gara, faticherebbe a competere con i migliori piloti della MotoGP. Che meriterebbero più rispetto.

21.07.2016 17:02

ROMA - Nelle corse, per fortuna, esistono alcuni dati che sono oggettivi. Uno è quel documento che viene reso pubblico dai cronometristi alla fine di ogni giornata di test. Un documento con nomi, cognomi, marche di moto e tempi sul giro. L’altro è la caduta; quando si finisce a terra, tutti se ne accorgono. A volte la colpa di un KO può essere totalmente del pilota, altre volte può essere di un problema tecnico ma questo non cambia il risultato: si cade quando si è alla ricerca del limite. Alla fine dei due giorni di test in Austria, questi dati spiegano che Casey Stoner è oltre sei decimi di secondo più lento di Andrea Iannone (che guida la stessa moto) e che, per cercare il suo limite, è caduto. Partiamo da questo punto per ragionare ma prima facciamo un passo indietro.

IL MITO DI STONER - Da quando Stoner ha divorziato dalla Honda ed è tornato alla Ducati, si ascoltano spesso discorsi sulle mirabolanti doti di guida di Casey, si narrano leggende su quello che Stoner farebbe in sella e alcuni sono addirittura convinti che Casey, se solo lo volesse, sarebbe in grado di umiliare facilmente i migliori piloti della MotoGP. Insomma, Stoner sembra uno di quei manga giapponesi in cui il protagonista è un super uomo capace di qualsiasi impresa. 

CASEY UOMO MARKETING - La realtà, però, è un po’ diversa, e anche se ai motociclisti piace tanto fantasticare intorno al mito di un pilota come Casey e alla Ducati fa comodo sfruttare il nome di Stoner e alimentare la sua leggenda per motivi di marketing, di fatto, chi è in grado di guardare oltre i comunicati stampa, oltre le dichiarazioni degli uomini in rosso e oltre le manovre da funambolo che Casey riesce ancora a fare, si accorgerà che Stoner, la Ducati e molti appassionati e addetti ai lavori non si stanno comportando da veri sportivi, perché non stanno rispettando il lavoro di quei piloti che gareggiano nel mondiale e hanno il coraggio di scendere nell’arena diciotto volte all’anno.

TALENTO MAL COLTIVATO - Casey Stoner è uno dei più grandi fenomeni che il motociclismo abbia mai conosciuto ma Madre Natura ha consegnato un talento smisurato a un uomo che ha mal coltivato questo dono, che lo ha sfruttato per raggiungere quella tranquillità economica che oggi, a soli 30 anni, gli permette di vivere da milionario, potendo gestire liberamente il suo tempo.

FUORI DALLA MISCHIA - Beato lui, sarebbe da aggiungere. Scelta condivisibile. Però fa un po’ rabbia ascoltare ancora astio nelle sue dichiarazioni. Stoner non ha mai avuto troppi peli sulla lingua e questo è un pregio non da poco in un mondo dove l’ipocrisia e l’opportunismo regnano sovrani. Le “bombe” di Casey, però, avevano un significato diverso, più vero, quando lui era il pilota in attività più veloce del mondo o negli anni in cui provava ad esserlo, combattendo con gli altri, rischiando, in pista, a suon di giri veloci, in un weekend di gara.

UN COLLAUDATORE MOLTO VELOCE - Oggi Stoner è un super collaudatore e come tale dovrebbe comportarsi e come tale dovrebbe essere giudicato da coloro che raccontano le sue gesta. È ancora veloce, però, quando i piloti in attività iniziano a fare sul serio, emergono i limiti dell’australiano. Riagganciandoci a quanto detto all’inizio... Nella due giorni di test in Austria, Casey ha ottenuto il terzo tempo, a ben sei decimi di secondo da Iannone. Stoner è stato appena due decimi più veloce di Barbera, che guida una vetusta Desmosedici GP14.2. Casey è anche caduto, segno che non stava passeggiando ma stava cercando il suo limite.

AUTONOMIA LIMITATA - Intendiamoci, la prestazione di Stoner è degna di nota (considerando che è un collaudatore) ma a questo punto bisognerebbe spiegare anche i retroscena dei vari test. Casey è veloce ma non veloce come lo Stoner che aveva abbondato la MotoGP nell’ormai lontano 2012. Un pilota del livello di Casey, a 30 anni, potrebbe ritrovare la velocità ma col suo carattere sarebbe in grado di ritornare in forma? Oggi Stoner fatica molto a guidare una MotoGP e anche se Ducati non lo dichiara, quando Casey spinge al massimo ha un’autonomia di pochi giri. 

IL TEST A MISANO ADRIATICO - A Misano, dove c’era un caldo notevole, Stoner aveva bisogno di tempi di recupero piuttosto lunghi tra una sessione e l’altra. Questo significa che in un weekend di gara faticherebbe moltissimo a esprimersi al massimo, un livello che, tra parentesi, non è più quello di una volta. In teoria basterebbe che Casey riprenda ad allenarsi seriamente per tornare un “big” ma il tempo scorre anche per lui e dato che l’australiano non è mai stato un amante degli allenamenti extra circuito (lui era un purista della guida, che voleva solo correre per guidare, possibilmente riuscendo a gareggiare in solitaria), per quale motivo dovrebbe farlo oggi? 

GARA SÌ, GARA NO - Attualmente a nessuno conviene che Stoner corra. Perché se Casey corresse, facendo brutta figura, lui non sarebbe più così libero di giudicare gli altri, la Ducati faticherebbe a proporlo come il pilota più veloce del mondo che non ha voglia di correre e probabilmente la magia che c’è intorno al suo personaggio perderebbe un po’ di fascino.

IL VERO RUOLO DI CASEY - Ragionando per un attimo da sportivi e con numeri alla mano, verrebbe da dire che da Stoner sarebbe lecito aspettarsi meno parole e più giri in pista. Oggi Casey è un collaudatore e un uomo immagine, utilizzato per promuovere il brand e i prodotti Ducati. Ha scelto lui questa vita, a cui, normalmente, un pilota pensa verso i 40 anni. Per giudicare gli altri sarebbe più elegante e corretto scendere in pista nei weekend di gara e battere gli avversari, quelli che, a differenza di lui, sono rimasti sul campo di battaglia, lottando duramente per vincere e facendo i conti con quello stress e con quel sistema che Stoner non riusciva a sopportare.

IL LIBRO DEI TITOLI IRIDATI - Casey si è ritirato con due mondiali in tasca, entrambi vinti nella classe regina. Si è ritirato in un anno in cui non è riuscito a vincere il titolo iridato e oggi, in pista, ci sono piloti che hanno dedicato la loro vita alle corse e alle moto e che hanno vinto molto più mondiali di lui. Valentino Rossi ne ha vinti nove (sette nella classe regina). Jorge Lorenzo ne ha vinti cinque (tre nella classe regina). Marc Marquez, a soli 23 anni, ne ha vinti quattro (due nella classe regina). 

RISPETTO PER I GLADIATORI - Questi piloti, come quelli che cercano di vincere pur non avendo il talento di Stoner, vanno rispettati. Sono loro i veri gladiatori, quelli che in gara, quando la stanchezza prende il sopravvento, quando la pioggia cade improvvisamente sull’asfalto e quando la moto non è a punto, non possono rientrare ai box ma sono costretti a tenere il gas aperto per transitare sotto la bandiera a scacchi e devono trovare il sistema più veloce per farlo. Se Casey tornerà nell’arena, con i gladiatori, sarà giudicato da pilota. Oggi giudichiamolo per ciò che è: un collaudatore e un uomo immagine che non ha nessuna intenzione di indossare di nuovo l’armatura.

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