HRTD, Nakagami: “Giappone, torneremo in alto”

HRTD, Nakagami: “Giappone, torneremo in alto”

Il nuovo pilota del Team LCR, intervistato da Motosprint, è pronto al debutto in MotoGp con due obiettivi in testa: essere il rookie del 2018 e far crescere di nuovo un movimento nazionale in crisi. Di interesse e di talenti

05.12.2017 07:31

Honda ha scelto di giocare in casa, per la presentazione della nuova livrea con cui Takaaki Nakagami farà il suo debutto nella MotoGP. L’evento scelto è stato l’Honda Racing Thanks Day di Motegi, dove abbiamo seguito in diretta l’unveiling. Sulla pista di proprietà della Casa Alata c’erano tanti appassionati del marchio e tanti tifosi del giovane talento che nei prossimi anni proverà a riportare in alto il Giappone delle due ruote nella classe più famosa del mondo. 
Ne hanno bisogno in patria, perché ormai sono troppi anni che un nome “asiatico” manca dalle zone alte della classifica. Per questo, anche se la moto nel cuore non era quella vera ma una “semplice” versione S, ci hanno tenuto ad organizzare l’evento in netta anteprima rispetto agli alti team per svelare la carena (quella si, reale) con la nuova grafica: che è elegante e aggressiva allo stesso tempo, con i tre colori (bianco, nero e rosso) ben equilibrati e lo sponsor petrolifero Idemitsu, rigorosamente giap, in bella vista. 
Lui, Takaaki, il ragazzino 24enne dal viso pulito e simpatico su cui punta tutto il Giappone e la Honda, ha risposto volentieri alle nostre domande nella sala stampa dell’autodromo.

- Hai appena svelato la nuova carena. Ti piace?

“L’aspettavo da tempo, stamattina ero molto emozionato e appena l’ho vista mi è piaciuta subito. E’ molto bella e non vedo l’ora di portarla in pista”.

- A Motegi sei di casa e l’Honda Racing Thanks Day è un’occasione di incontro con i fans…

“Mi piace molto questo evento perché ci ritroviamo tutti, non solo i piloti della MotoGP ma anche quelli delle altre specialità e delle auto. E’ un momento di festa, ci divertiamo molto e c’è interazione con il pubblico e con i fans. Soprattutto con i miei, perché durante l’anno, essendoci una sola gara in Giappone ho pochi giorni per incontrarli…”

- Il Giappone tornerà ad avere un pilota in MotoGP. Come ti senti?

“Sento molta pressione addosso, perché prenderò il testimone da Aoyama, che ha corso in questa categoria fino a quattro anni fa. E’ passato troppo tempo. Sono orgoglioso e voglio ringraziare chi ha permesso questo, Honda e Idemitsu”.

- Perché il Giappone delle due ruote, negli ultimi anni, ha sfornato pochi talenti in grado di arrivare in MotoGP?

“E’ molto difficile per me rispondere a questa domanda, non riesco a darmi una spiegazione precisa. Nonostante la presenza di quattro tra le più grandi Case motociclistiche del mondo, qui la situazione non è come quella spagnola o italiana, per esempio, dove gli sport nazionali sono il calcio e il motociclismo. In Giappone ora sono molto seguiti il baseball e il calcio ma spero che dal prossimo anno, con la mia presenza in MotoGP, torni ad aumentare anche l’interesse, come ai tempi in cui c’erano tanti miei connazionali al via. Non sarà facile ma con il mio arrivo in MotoGP e anche grazie all’Asian Talent Cup e alla nostra presenza alla Rookies Cup avremo l’opportunità di far crescere il movimento, sia dal punto di vista dei fans sia da quello di eventuali giovani pronti ad avvicinarsi a questo sport. Questo è un altro dei miei obiettivi per la prossima stagione”.

- Che impressione hai avuto della moto durante i primi test?

“Mi sono divertito molto. Ci sono cosi tante cose da imparare che, ovviamente, il tempo non è bastato. Il motore è nettamente più potente e l’elettronica è più sofisticata e devo imparare a gestire le gomme. Nel team c’è grande esperienza e sono rimasto sorpreso dal modo in cui si lavora: Cecchinello mi segue molto ed è un vero grande “boss”, i tecnici sono attenti e disponibili mentre Cal mi sta aiutando molto nell’approccio alla moto, dandomi dei consigli al box e soprattutto permettendomi di seguirlo in pista. Non è facile ma avrò altri tre test per migliorare prima del via del campionato. Ci sarà tempo ma per ora devo rimanere calmo e conoscere la moto e il team. Anche i ragazzi al box dovranno capire qual è il mio stile di guida e adattarlo insieme a me alle esigenze della moto”.

- Gestione del motore, gomme, elettronica, messa a punto. Qual è, per ora, l’aspetto più difficile del tuo apprendistato?

“Riuscire ad uscire dalla curve nel modo più efficace. Si può migliorare con il controllo di trazione e l’elettronica ma ancora commetto qualche errore. Ho la fortuna di poter confrontare i dati con quelli di Marc, Dani, Cal e Jack Miller: per ora abbiamo notato che a centro curva la mia guida è efficace perché il comportamento della moto è simile a quello della Moto2, che in fase di frenata non perdo molto rispetto agli altri mentre la vera differenza è quando si tratta di riaprire il gas. Vengo dalla Moto2, mezzo che ha poca potenza e con cui rimanevo molto piegato mentre con questa ho bisogno di tirarla su il prima possibile per scaricare a terra tutti i cavalli. Ci sarà tempo per migliorare, devo solo girare molto”.

- Cosa ti aspetti dalla tua prima stagione?

“Per ora è molto difficile rispondere… diciamo che dopo i test di Sepang avrò le idee più chiare. Il team non mi chiede per ora risultati precisi ma diciamo che punto a correre delle belle gare e, se possibile, ad essere il rookie dell’anno”.

 

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