MotoGP, Dall’Igna: “Abbiamo rispettato il regolamento. La FIM ci darà ragione”

MotoGP, Dall’Igna: “Abbiamo rispettato il regolamento. La FIM ci darà ragione”
"E'stato messo in discussione il Direttore Tecnico del Campionato. Così si rischia di far diventare la MotoGP un far west nel quale si è anche ammazzato lo sceriffo", dice l'ingegnere di Ducati

FLG

19.03.2019 ( Aggiornata il 19.03.2019 15:02 )

“Noi siamo tranquilli che il nostro operato rispetti perfettamente il regolamento tecnico. Siamo convinti e fiduciosi che anche in appello ci verrà data ragione”, dichiara Luigi Dall’Igna, Direttore Generale Ducati Corse, ai microfoni di MotoGP.com a proposito del ricorso sulla vittoria di Dovizioso in Qatar da parte di Honda, KTM, Suzuki e Aprilia.

Com’è noto, i quattro costruttori accusano Ducati di aver montato un pezzo irregolare sulla moto del vincitore, parte che secondo loro darebbe benefici aerodinamici contro il regolamento (leggi qui).

Il fatto è che questo pezzo era già stato usato nei test anche da Danilo Petrucci, collega di box di Dovizioso, e dal pilota satellite Jack Miller, portacolori del team Alma Pramac Racing. E il pezzo aveva già avuto una approvazione tecnica. Il Pannello dei Commissari ha respinto l’esposto dei quattro costruttori che però sono tornati all’attacco appellandosi alla Corte d’Appello FIM. La decisione che pesa sul successo in pista di Dovizioso, sarà presa alla vigilia del prossimo GP a Termas de Rio Hondo il 29 marzo.

COME NEL FAR WEST -Siamo molto perplessi, soprattutto per le modalità con cui tutto questo è successo. Prima del Qatar tutte le varie discussioni sul regolamento tecnico, e ce ne sono state tante, sono sempre state affrontate e risolte nelle sedi opportune, o all’interno della MSMA (Motorcycle Sports Manufacturers' Association, ndr) o coinvolgendo con la MSMA il Direttore Tecnico del Campionato”, spiega Dall’Igna. “Questa è la prima volta che alcuni team decidono di fare un reclamo contro un’altra squadra sulla base di un dubbio tecnico. E’ un comportamento che segna una evidente differenza rispetto al passato, una differenza negativa. E’ stato messo in discussione il Direttore Tecnico ( Danny Aldridge, ndr) del campionato, che è l’unica entità che per regolamento FIM può decidere se un particolare montato sulla moto è legale oppure no. Così si rischia di far diventare la MotoGP un far west nel quale si è anche ammazzato lo sceriffo. Si rischia di avere un ricorso ad ogni gara».

UN APPROCCIO DIVERSO - Il pensiero dell’ing. Dall’Igna è sostanzialmente che i classici panni sporchi vadano lavati in casa. E dopo un 2018 in cui i rapporti con Honda sono sempre stati buoni, il ricorso addirittura alla Corte d’Appello della FIM sembra fuori luogo.

Fino al Qatar i nostri rapporti con Honda sono sempre stati corretti. Tutte le volte che c’era un problema tecnico, questo veniva discusso ed analizzato nelle sedi predisposte per farlo: nelle riunioni della MSMA piuttosto che durante incontri tra la MSMA e il direttore tecnico del campionato”, aggiunge dall’Igna. “Per noi è questo il modo corretto di affrontare i problemi tra i costruttori. Evidentemente in Qatar quattro costruttori hanno deciso di cambiare approccio e quello che ci sorprende di più è il comportamento della Honda che insieme a noi e Yamaha è uno dei “padri fondatori” del campionato, perché ha sempre partecipato sin dall’inizio dell’era quattro tempi nel 2003 e invece ora ha deciso di cambiare atteggiamento, di fatto sfiduciando la Federazion”».

L’IPOTESI DEL CARTELLO – A proposito del ricorso sottoscritto oltre che da Honda anche da Suzuki, KTM e Aprilia, Dall’Igna ha detto:  “Non so se il loro è stato un seguire o un precedere. Su KTM e Aprilia faccio abbastanza fatica a capirlo. E’ più comprensibile la decisione dei nostri più diretti avversari in gara e in campionato.

Nel caso che la Corte dia ragione al cartello, c’è la possibilità di ricorrere al CAS, Corte Arbitrale dello Sport.

 “All’interno della FIM i gradi di giudizio finiscono alla Corte d’Appello. Dopo si deve andare al CAS, che è il tribunale sportivo arbitrale, ma in questo caso si esce dal perimetro della Federazione, e non è mai un bel segnale per il nostro ambiente. Noi siamo sereni perché convinti di essere stati corretti ed avere rispettato il regolamento e non vediamo i motivi per cui la corte d’appello dovrebbe decidere in modo diverso”, dichiar Dall’Igna.

L’EVOLUZIONE NATURALE – L’idea di molti appassionati è quella di tornare alla grandezza dei piloti nonché all’ingegno delle Case e Dall’Igna si dichiara d’accordo con loro.

 Non ci vedo nulla di strano nell’evoluzione naturale di una motocicletta. Da quando lavoro nel motorsport e anche da prima, quando lo vivevo come appassionato, l’ho sempre visto come un evolversi continuo di soluzioni tecniche spesso innovative. È la bellezza di questo sport insieme al talento e allo stile di guida di tanti piloti che hanno fatto la storia del motociclismo, compresi Dovizioso e Marquez che domenica a Losail hanno dato vita ad una battaglia incredibile e ad uno spettacolo stupendo. Anche a noi, come a tutti i tifosi, piacerebbe poter parlare solo di questo”, conclude Dall’Igna.

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