ESCLUSIVO - A tu per tu con Maverick Vinales: “In pace con me stesso"

ESCLUSIVO - A tu per tu con Maverick Vinales: “In pace con me stesso"

Ho ritrovato la tranquillità: riesco a mantenere i nervi saldi quando le cose non vanno nel modo sperato. Merito anche del trasferimento in Qatar. Nel 2020 voglio vincere  

13 novembre 2019

Quanto accaduto a Sepang, con la sua vittoria netta nel GP Malesia, deve sorprendere ma soltanto fino a un certo punto. In questo 2019, soltanto lui ha rifilato più di un secondo in gara a Marc Marquez, due volte. E soltanto lui, negli ultimi 28 mesi e 46 GP, ha portato al successo la Yamaha. Maverick Viñales ha conosciuto nella seconda metà di questa stagione un sensibile passo avanti: lo spagnolo è diventato un pilota più maturo e capace di controllare il proprio temperamento quando le cose non funzionano secondo le attese. In passato, momenti del genere avrebbero scatenato autentiche tempeste. Ora il ventiquattrenne ha imparato ad accettare determinate situazioni, cercando la via d’uscita con l’aiuto delle persone che lo circondano. Ce l’ha confermato lui stesso, dopo la vittoria di Sepang. 

Sei salito al terzo posto nel Mondiale, hai vinto due gare e, cosa più importante, hai acquisito un bel feeling nella seconda metà della stagione. Alla vigilia dell’ultimo GP, come definiresti il tuo 2019? 

«Devo dire che sono molto soddisfatto, quest’anno sta finendo in maniera molto diversa rispetto ai precedenti due. Quando invece avevo iniziato bene, a buonissimi livelli, ma poi avevo conosciuto una lenta regressione. Quest’anno è stato differente: dopo sei-sette GP, sono cresciuto, gara dopo gara, senza sosta. Ora il feeling è buono con la moto e sono soddisfatto anche per il lavoro con il team. Sto lavorando, penso, nel modo migliore».  

Il tuo punto debole sono sempre state le partenze, ma di recente hai compiuto un passo avanti. Cosa hai fatto di particolare in quest’area? 

«Sì, è sempre stato il mio problema, molto frustrante. Ho lavorato, abbiamo lavorato intensamente in quell’area. Fino a sette gare fa, usavo una frizione differente rispetto agli altri piloti della Yamaha, ero l’unico a compiere una certa scelta. Quando l’ho cambiata, sono arrivati decisi miglioramenti, non perdo più troppe posizioni al via».  

Qual è il prossimo step? 

«I rivali hanno un launch control: in alcuni casi è sullo stile delle moto da Cross, altri operano sulla sospensione posteriore. Quindi dobbiamo compiere un passo avanti in vista del prossimo anno. La Yamaha sta lavorando sodo anche su questo dettaglio, perché è molto importante: una buona partenza è già mezza gara. Abbiamo lavorato anche per migliorare nella seconda parte di gara, e credo che i risultati si siano visti a Sepang».  

Hai trovato continuità dopo la pausa estiva, e in varie occasioni hai spiegato che è conseguenza dei miglioramenti tecnici sulla M1. In quali aree in particolare? 

«La prima ragione è che non tocchiamo più nulla sulla moto. Certo, continuiamo a provare nuovi componenti, perché siamo il team ufficiale, ma il set up di base è invariato. Poi è chiaro che certi dettagli, magari legati alla durezza degli ammortizzatori, dipendono dai circuiti, ma il setting è tutto sommato lo stesso. E questo mi aiuta, perché conosco la moto alla perfezione, così come le sue reazioni, quindi so come guidarla, perché intuisco facilmente punti forti e deboli, in tutte le piste. Capisco meglio la moto, per questo sto andando forte. Quindi il miglioramento più importante è stato quello compiuto gara dopo gara».   

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