Al Museo Honda con Kuniyoshi Iwata

Al Museo Honda con Kuniyoshi Iwata

“Le moto non mentono mai: se sono veramente buone, il successo arriverà”, diceva Soichiro Honda. Oggi la Collection Hall raccoglie 350 mezzi, fra due e quattro ruote

 

03.01.2020 ( Aggiornata il 03.01.2020 09:57 )

Alzi la mano l’appassionato di moto che non vorrebbe lavorare in mezzo alle proprie amate due ruote. Kuniyoshi Iwata è uno dei fortunati ad essere riuscito a realizzare il suo sogno: il suo lavoro, infatti, è quello di direttore tecnico della Collection Hall al Twin Ring Motegi in Giappone.

Immaginate di lavorare per tutto l’anno in mezzo centinaia delle più importanti motociclette stradali e da corsa per tutto l'anno. Questa è la vita di Kuniyoshi Iwata. La collezione comprende la storia del motociclismo dalla fine degli anni Quaranta, quando Soichiro Honda costruì le sue prime macchine, alimentate da generatori originariamente destinati all'alimentazione di trasmettitori radio.

LA COLLECTION HALL - La maggior parte delle motociclette alla Collection Hall sono Honda, ma la collezione presenta anche importanti modelli di altre marche. C’è la prima Honda stradale ma anche la prima superbike, la CB750, ci sono le iconiche moto da strada degli anni Settanta, Ottanta, Novanta e anche successive. Al museo si può ripercorrere anche l'intero arco della carriera agonistica della Honda, dai suoi primi piloti degli anni Cinquanta fino alle numerose incarnazioni della potente NSR500 a due tempi alle più recenti MotoGP RC211V, RC212V e RC213V.



Kuniyoshi Iwata ha vissuto l’epoca dei Gran Premi degli anni Ottanta e Novanta, quando ha lavorato sulle NSR500 di Freddie Spencer e Mick Doohan. Ora il suo compito, insieme al suo team di cinque persone, è quello di mantenere quelle NSR500 e centinaia di altre moto in perfette condizioni per l'esposizione nei musei e per l'uso in occasione di eventi in cui le moto vengono guidate, per la gioia dei fan.

"Manteniamo le moto in modo che siano pronte per funzionare in qualsiasi momento", afferma Iwata. "Penso che sia un lavoro molto importante e ne sono orgoglioso. Le moto sono robuste e resistenti, ma è difficile mantenerle quando sono molto datate. Fortunatamente riceviamo molto supporto dal Centro R&D Honda Asaka (per le moto, ndr) e da Honda Racing Development Sakura (per le auto, ndr). Abbiamo un totale di 350 mezzi in esposizione, sia a due che a quattro ruote".


LO SHAKEDOWN - Iwata è in grado di guidare molte delle moto, ma lo fa solo a bassa velocità quando fa gli “shakedown” prima che le moto siano guidate dai piloti in occasione di eventi, come l’Honda Racing Thanks Day dello scorso novembre, quando una serie di moto leggendarie Honda ha girato in parata a Motegi.

Il Thanks Day Honda con l'ultimo saluto di Jorge Lorenzo

"Mi sento molto felice quando vedo che i mezzi che manteniamo vengono guidati", aggiunge Iwata. “E allo stesso modo mi piace vedere persone che si divertono a guardare le moto e le macchine storiche. I nostri veicoli partecipano ad eventi in molti paesi, ma l'Honda Racing Thanks Day è sempre molto speciale per noi, perché avviene vicino alla Collection Hall e ci dà la possibilità di gestire molte delle nostre macchine storiche".

La moto preferita di Iwata nella Collection Hall è  la prima Honda NSR500. "Perché è la prima Grand Prix su cui ho lavorato come meccanico”, spiega.

L'NSR500 del 1984 è un esempio molto rappresentativo della passione di Honda nello spingere i confini della tecnologia e dell'apprendimento anche attraverso la mancanza di successo. La prima NSR500 aveva il serbatoio del carburante sotto il motore e gli scarichi sopra il motore, all'opposto di quello che avveniva normalmente. La moto non vinse il mondiale 500 del 1984, ma ha insegnato molto a HRC sulla dinamica del telaio.

IL SOGNO DI HONDA - La Collection Hall è stata aperta nel 1998, realizzando il sogno del fondatore dell'azienda Soichiro Honda, che ha capito l'importanza di mostrare al pubblico la storia dell'azienda.

"Le macchine non mentono mai - il successo arriverà sempre se sono davvero buone", diceva Honda. "Quindi mostriamo al mondo cosa abbiamo fatto. Facciamogli vedere la vera Honda!” E il suo pensiero era stato davvero premonitore.

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