Crutchlow: “Tanti decideranno il futuro basandosi sull’inizio del 2020”

Crutchlow: “Tanti decideranno il futuro basandosi sull’inizio del 2020”© Milagro

"Potrei essere all'ultimo anno in MotoGP, e il rischio è che non ci sia un mio erede tra gli inglesi: i miei connazionali amano la SBK, ma dovrebbero uscire dalla confort zone" dice Cal

12.02.2020 17:40

Honda, i fratelli Marquez e le aspettative 2020

Hai lavorato con Yamaha, Ducati e Honda. Trovi che il loro approccio alle gare sia differente?

"Hanno filosofie differenti, completamente differenti. Non è difficile da spiegare. Si parte dal presupposto che tutti vogliono vincere, ma cambia il modo in cui si insegue il risultato. Non credo esista la formula perfetta, nel 2019 hanno vinto quattro Case, compresa la Suzuki, attraverso strade differenti".  

Come descrivi il DNA di ogni Casa?

"Quando ero alla Ducati, la loro filosofia era quella di mostrare al Mondo la loro tecnologia, a partire dal motore più potente sulla griglia. Ora la Ducati è un pacchetto più completo: c’è ancora tanta tecnologia, ma è una moto più completa. La Yamaha parte dall’intenzione di facilitare le cose al pilota, realizzando una moto più semplice". 

E la Honda?

"La Honda è più “manuale”, più a discrezione della guida del pilota. La devi guidare di più, c’è più contributo del pilota a livello anche di input. È per questo forse che la Honda ottiene risultati. Se cambiano le condizioni, noi che siamo in sella possiamo trovare il giusto compromesso per andare forte in ogni tratto della pista. E poi è bellissimo guidare una Honda factory: quando vedi la moto “svestita”, è incredibile, sembra di vedere i Lego! Il modo in cui tutti i pezzi sono messi assieme, è un’opera d’arte. Degna di Picasso. Ho sempre sognato di guidare una Honda factory: sono orgoglioso di aver raggiunto anche questo traguardo". 

Tra i compagni di squadra avuti nel corso della carriera, con chi ti sei trovato meglio?

"Penso a Dovizioso, perché è un ragazzo genuino. Ed è un grande pilota. Quando corremmo assieme, nel 2012 sulla Yamaha Tech 3 e poi nel 2014 in Ducati, la nostra velocità era simile, ma lui era più continuo: lui fece più podi di me con Tech 3 e gare migliori sulla Ducati, anche se avevamo lo stesso ritmo. Assieme lavoravamo bene, perché fornivamo indicazioni simili, nella stessa direzione, pur avendo stili di guida differenti. Con Dovi è possibile battagliare fino all’ultima curva in pista e poi essere amici fuori". 

Con Marc Marquez forse è più difficile. Il suo sorpasso nei tuoi confronti a Phillip Island, una manovra al limite, genera una domanda: se l’avessi subito da qualcun altro, saresti stato più arrabbiato a fine gara?

"Non la vedo così, anche perché non ci avevo fatto particolarmente caso durante la gara. Marc è duro, e vede le cose in modo differente rispetto agli altri, e tu lo devi accettare, perché devi sapere con chi stai correndo". 

Ti ha fatto arrabbiare quella manovra?

"No, non mi importava più di tanto la manovra in sé, ero arrabbiato perché avevo perso una posizione nei confronti di Iannone. Fossi rimasto terzo dopo il sorpasso e il contatto, non sarebbe stato un problema. È stata l’ulteriore posizione persa, in favore di Andrea, a farmi scuotere la testa, non era nei confronti di Marc. Il guaio è che in quel momento Iannone aveva un passo inferiore rispetto a Marquez e Viñales, e ho perso il contatto con la vetta". 

Com’è il rapporto con Marc?

"C’è rispetto reciproco, ci sono state belle battaglie tra noi, e altre ce ne saranno. Lui sarà sempre battagliero, per questo è ammirato da tanti piloti anche se poi molti non reagiscono come me, se subiscono un sorpasso come quello di Phillip Island, ma la prendono molto peggio. Dopo la gara mi venne chiesto 'Perché non hai reagito?'". 

La tua risposta?

"Ero troppo lontano per reagire!".

Parliamo invece dell’altro pilota ufficiale Honda del 2019, Jorge Lorenzo. Qual è la tua opinione sulla sua ultima stagione e sulla sua decisione di lasciare la MotoGP?

"Forse capisco meglio di tutti la sua situazione, perché quando in Honda valutarono il suo ingaggio, io li misi in guardia. E in pista è successo proprio ciò che avevo previsto. Lo dico con onestà: non dimenticate che nei primi tre anni in MotoGP ero stato compagno di Marca di Jorge, in Yamaha. Ciò che riusciva a fare con la M1 era incredibile, inimitabile. In quel periodo ho imparato a conoscere il suo stile di guida e le sue necessità per andare forte. E la Honda è differente dalla Yamaha". 

Cosa pensi dell’arrivo di Alex Marquez direttamente nel Team HRC? Ti ha sorpreso e, soprattutto, pensavi di meritare tu il posto nel factory team?

"Onestamente no, non sono rimasto sorpreso, perché si tratta del fratello di Marc Marquez. Non sono stato consultato, perché l’argomento non era di mia competenza. Ho parlato spesso con Alberto Puig, ma su determinate situazioni non è stato lui ad avere l’ultima parola. Alla fine cambia poco per me, ho comunque un contratto con l’HRC e sono contento di correre per LCR, si lavora molto bene e abbiamo ottimo materiale a disposizione. In definitiva, con loro sono salito 12 volte sul podio. E alla fine, ciò che succede nel box Repsol, non mi disturba". 

Come si prospetta il 2020 per te? Hai provato il nuovo prototipo a Valencia, mentre a Jerez hai testato cose che potevano essere valutate anche con la moto 2019.

"Il primo test con la moto 2020 era stato a Brno, con il primissimo prototipo. Poi abbiamo replicato a Misano, ma lì è stato più complicato, perché ci siamo concentrati anche sul weekend di gara. Poi siamo arrivati a Valencia, dove i due giorni in pista sono stati utili alla Honda per la moto 2020. Lì ho girato poco con la moto 2019, ho usato soprattutto il prototipo della nuova moto, al contrario a Jerez ho provato soprattutto la moto 2019, e se l’avessi saputo prima, forse sarebbe stato meglio rimanere fermi, ma comunque abbiamo provato parti utili per il 2020. In generale il feeling è stato buono, ci sono alcune cose da migliorare, ma già rispetto alla prima versione del prototipo si sono registrati passi avanti".

“Da zero a dieci”, vale perché sei alla vigilia della decima stagione in MotoGP. Ma se, da zero a dieci, dovessi dare un voto al tuo 2019?

"Sei. Tre podi sono un buon risultato, ma con altri tre avrei avuto una posizione decisamente migliore in campionato. E quei tre podi in più li avrei potuti conquistare. Credo che soltanto Marc possa darsi 10, io mi tengo il mio 6, non male comunque".

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