Rossi dalla quarantena: “Si potrebbe fare un campionato di 12-13 GP”

Rossi dalla quarantena: “Si potrebbe fare un campionato di 12-13 GP”

“Speravo di poter decidere se continuare dopo la prima parte della stagione, ora slitta tutto, mi piacerebbe avere un po’ di gare per capire quanto possa ancora essere competitivo”, dice Rossi ai microfoni di Sky

21.03.2020 18:21

Tempo di quarantena per tutti, e in attesa che passi l’emergenza del Coronavirus, Valentino Rossi è casa, con la fidanzata Francesca e la mamma Stefania “a cui si aggiungono i nostri cani, il gatto, la squadra è questa”, dice Rossi. “Stiamo vivendo una situazione difficilissima, che non ci saremmo mai aspettati. Io sono a casa mia a Tavullia, siamo tutti confinati a casa. Mio fratello Luca invece abita a qualche chilometro da qui con la sua fidanzata. Sono fortunato perché ho una piccola palestra, cerco di allenarmi tutti i giorni per tenermi in forma. Poi guardo i film, le serie tv, giochiamo con il simulatore anche con gli altri piloti…”

Dopo la diretta con Jovanotti e Fiorello, Valentino Rossi è protagonista a Sky: con i "Rossi days", il weekend su Sky Sport MotoGP ha una programmazione speciale dedicata al 9 volte campione del mondo. Ma non solo: Valentino è stato in collegamento a Casa Sky Sport, insieme a Guido Meda e Mauro Sanchini. Tanti i temi affrontati, dai ricordi del passato, al Coronavirus, dalla stagione attuale al suo futuro.

"Ora slitta tutto…"


Rossi ha raccontato come sia stata "dura non affrontare il primo GP della stagione. Abbiamo capito che non avremmo corso proprio la domenica prima di partire per il Qatar. Ha scombussolato tutto: bisognerà capire quando riusciremo a tornare in pista, sembra che vada per le lunghe per tutti. Fino a luglio si farà fatica a fare sport con molta gente, lo dimostra il fatto che abbiano cancellato anche l’Europeo. Il mio futuro? Speravo di poter decidere se continuare dopo la prima parte della stagione, ora slitta tutto, mi piacerebbe avere un po’ di gare per capire quanto possa ancora essere competitivo".

Tra le soluzioni possibili, Rossi commenta che "l'obiettivo di quest'anno sarebbe fare più GP possibile. Una doppia gara come succede in Superbike? E' un'idea, ma si potrebbe anche fare un campionato di 12-13 gare, perderne 7 mantenendo il format della MotoGP, non è detto che sia fondamentale svolgere 20 Gran Premi".

I GP virtuali


Rossi ha poi parlato del suo rapporto con le sfide virtuali. "Mi hanno detto che stanno cercando di organizzare un campionato virtuale anche per la MotoGP stile F1, con i piloti che si sfideranno alla Playstation. Ne conosco svariati velocissimi, per esempio Bagnaia e mio fratello Luca. Io non sono molto veloce, ho paura che mi toccherà prendere paga…. Sono vecchio, ma faccio comunque parte della generazione dei videogame, mi ricordo la prima volta che mia mamma mi ha portato a comprare la playstation, e la felicità di quando l'ho portata a casa, avrò avuto 12-13 anni".

 

La sfida da sogno in 500


Al di là dei campionati virtuali, a Valentino Rossi piacerebbe fare una gara vera con il suo idolo di quando era ragazzino: "Mi piacerebbe fare una gara contro Kevin Schwantz”, ha detto. “E’ stato sempre il mio pilota preferito, da piccolo guardavo le gare degli anni d'oro del motociclismo con gli americani e gli australiani. Sarebbe bello affrontarlo, lui con la sua Suzuki e io con la Yamaha 500".

Poi Rossi ha raccontato anche del suo debutto nella classe regina. Allora era, appunto, la 500. "Ricordo benissimo la prima volta che sono salito su una 500. È la moto più famosa, più iconica, desiderata dai motociclisti, mitica. La prima volta l’ho provata a Jerez nel novembre del 1999, erano arrivati Burgess e Bernard vestiti con due maglioni davvero brutti, a rombi, e jeans attillati a vita alta, con un furgone in cui c’era la Honda 500”, racconta Rossi. “Il giorno dopo l’ho provata, è stata una sensazione indimenticabile. Era brutale e velocissima, non riuscivo ad andare dritto nemmeno nel rettilineo. Avevo appena firmato il contratto con la Honda HRC, mi aspettavo un assembramento di mezzi e uomini mostruoso invece sono arrivati loro due e ho detto ‘Mah…’. Il primo giorno avevo fatto fatica, la moto andava veramente forte, il secondo invece avevo fatto dei bei tempi. Era velocissima ma allo stresso tempo facile da guidare, mi sono trovato bene quasi subito.

“Sono stato fortunato perché ho guidato sia la 500 sia la MotoGP", aggiunge Rossi, "ma mi ha impressionato molto più la Honda 500 a quel test rispetto alla prima Honda a 4 tempi, che ho provato il giorno dopo la vittoria della '8 ore di Suzuka', nel 2001. Era rossa, bellissima, con l’ala nera, ma mi ha impressionato meno. All’inizio non andava così forte, ero anche abbastanza preoccupato, ho pensato che si potesse andare di più".

“Luca deve crederci”


Rossi ha parlato anche di suo fratello, Luca, che ha definito "Un pilota molto intelligente e freddo, questo è quello che gli invidio. È sempre molto tranquillo, infatti lo chiamiamo il pilota russo, Marinovic. Gli consiglio di crederci, allenarsi, fare sempre il massimo, perché può arrivare a vincere cose importanti. Anch’io sono abbastanza freddo, ma lui lo è più di me. Prima dei GP anche dopo 20 anni di corse sono un po’ teso, lui invece è gelido".

Il casco del Mugello


Nella lunga intervista su Sky, si è parlato anche dei caschi di Rossi, che in tante occasioni si fa realizzare della grafiche particolari da Drudi. Ma qual è il suo preferito? "Quello a cui sono più legato è quello che ho usato al Mugello nel 2008, con la mia faccia, secondo me è il più bello.

"Il numero di quanti ne abbiamo fatti non lo so di preciso, ma credo siano più di 100, forse 120. Ne abbiamo realizzati tanti per i test, per il Mugello, per Misano, per le vittorie dei Mondiali…Ho lottato con la Dainese cercando di rendergli il minore materiale possibile alla fine dell’anno. Tutto quello che ho fatto l’ho raccolto nella stanza dei segreti, che è come un museo".

I caschi di Valentino Rossi - VIDEO

Il museo


A proposito di museo, potrebbe essere in arrivo anche quello. "Stiamo lavorando all'ipotesi di aprire un museo per raccogliere tutto il meglio della mia carriera. Tavullia è un vero luogo di pellegrinaggio, arrivano tanti tifosi, sarebbe bello avere un museo. Siamo andati anche a vederne altri come quello della Ferrari per farci un'idea del progetto, perché vogliamo fare sicuramente qualcosa di livello, stiamo cercando di organizzarci. Serve ancora un po’ di tempo, ma l'idea ci piace molto".

 

Che ritmo!


E se non fosse diventato pilota, cosa avrebbe fatto Rossi?

"Mi sarebbe piaciuto essere comunque uno sportivo a livello agonistico, mi piace molto allenarmi, sfidarmi con gli altri. Mi diverte molto anche fare il dj durante le feste, sono sempre io che metto la musica". E qui la fidanzata Francesca sottolinea che Rossi "Ha un ritmo pazzesco, se volesse fare il dj io potrei lavorare come ballerina!"

“Quello che mi mancherà di più…”


Valentino Rossi ha svelato anche cosa gli mancherà di più quando smetterà di correre.

"Di solito prima della partenza mi accovaccio di fianco alla mia moto, le parlo, cerco di supportarla, di dirle che da lì in avanti saremo solo io e lei, che cercheremo di andare sul podio, che mi deve dare una mano nei punti difficili. Lei non mi ha ancora mai risposto ma io ci credo, se mi parlasse non sarei così sorpreso.

“Quando smetterò di correre sarà proprio questa sensazione quella che mi mancherà di più, quella prima della partenza. Hai tantissima adrenalina, voglia di fare bene mista alla paura di sbagliare, è una sensazione indimenticabile. Tanti piloti corrono per provare proprio quello che senti da dopo il warm up a quando sei in griglia. Il momento più brutto è quando parte la Moto2, perché cominci ad avere paura, sai che da lì a breve tocca a te. Quando poi scatta il semaforo verde si corre e basta, passi quasi in un'altra dimensione".

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