Lorenzo: “Sono andato in Ducati per sfida. Non volevo andarmene”

Lorenzo: “Sono andato in Ducati per sfida. Non volevo andarmene”

”Invece di ascoltare le mie richieste ascoltavano chi diceva che 'Petrucci arrivava settimo e guadagnava dieci volte meno'", racconta il maiorchino, che ha parlato anche di Rossi, Dovizioso e Marquez

19.05.2020 10:55

Jorge Lorenzo, dopo la notizia che quest'anno non potrà correre come wild card, attraverso l'emittente tv DAZN ha avuto modo di ripercorrere gli ultimi anni in MotoGP, trascorsi tra Ducati e Honda, parlando anche dei suoi ex compagni di squadra: Rossi, Dovizioso e Marquez.

Il tutto è partito da un ricordo particolare, la vittoria in Austria del 2018, ovvero l'ultima conquistata dal maiorchino in MotoGP, allargandosi poi all'intero campionato 2018 in sella alla Ducati.

“Potevo arrivare secondo in campionato”


È stato un peccato quell'autunno e quell'infortunio ad Aragon - spiega Jorge -. Quella gara avrei potuto vincerla. Se non avessi avuto quell'infortunio sicuramente, avrei ottenuto qualche vittoria in più, magari non avrei vinto il campionato, ma sarei arrivato secondo classificato”.

Il pensiero va quindi al suo ex compagno di squadra Andrea Dovizioso: ”Quando Dovi vinceva e andavo sotto il podio a festeggiarlo, non era una finzione, ero felice che avesse vinto. Ma Dovi non so perché, mi ha sempre guardato storto e sono sempre stato oggetto di attacchi mediatici da parte sua. Forse non digeriva il fatto che gli avessi soffiato due titoli in 250cc”.

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“Non hanno ascoltato le mie richieste”


Le considerazioni, poi, si spostano sul lavoro svolto in Ducati e nell'occasione, Jorge, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: ”Mi considero un campione perché lo sono - va avanti Lorenzo -. Ed è per questo che in Ducati mi hanno fatto quel contratto e pagato quell'importo. E poi diciamolo, non c'è stata una grande differenza con quello che ho guadagnato in Yamaha. Sono andato in Ducati per sfida, e non avevo intenzione di andarmene. Invece di ascoltare le mie richieste e portare avanti l'investimento che avevano fatto hanno deciso di ascoltare chi diceva che 'Petrucci arrivava settimo e guadagnava dieci volte meno'. La mappa 8? In Malesia ero in testa, ma ho fatto un errore e a quel punto ho preferito non mettere a rischio il risultato dell'intera squadra”.

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“Io, Vale e Marc gli unici campioni”


Jorge conclude quindi parlando di Valentino Rossi con il quale ha condiviso il box in Yamaha e di Marc Marquez che è stato, per un solo anno, suo compagno di team in Honda: “In MotoGP ci sono tre campioni, io Valentino e Marquez, gli altri sono tutti bravi piloti ma non sono campioni. Rossi è qualcosa di unico, riuscire a 40 o 41 anni a continuare a lottare in MotoGP per vincere è insolito: ha un merito incredibile. Nessuno ci è mai riuscito finora, solo Valentino, ed è impressionante. Credo fortemente che se avrà un feeling migliore con la moto rispetto al 2019 potrà migliorare notevolmente e tornare a vincere delle gare. Ci credo davvero. In Yamaha non mi mancavano attenzioni, lì ho sempre avuto il materiale migliore e sarebbe stato così pure se avessi continuato con loro, ma lì Valentino Rossi era mediaticamente molto forte. In questo ambito era difficile combattere con lui, ma non me ne sono andato per questo. Fossi rimasto in Yamaha avrei meno fratture e conquistato più vittorie”.

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Fratture e cadute che sono arrivate ad Jorge anche a causa della RC213V che non è stata affatto facile da domare: ”Ho trovato una moto sulla quale, a livello di dimensioni, non mi sono mai sentito a mio agio. Era super piccola, era scomoda nelle gambe, io le ho più lunghe di Marc. L'ho spiegato agli ingegneri e sono rimasti sorpresi. Con Marquez siamo andati d'accordo quell'anno rispetto ai precedenti, soprattutto alla fine”.

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