56 candeline per Kevin Schwantz

56 candeline per Kevin Schwantz

Campione del mondo della 500 nel 1993, GP Legend dal 2000: il texano ha vinto ‘solo’ un titolo, ma il suo stile spettacolare lo ha reso un mito. Tanto che il suo numero, il 34, è stato ritirato

19.06.2020 ( Aggiornata il 19.06.2020 10:36 )

Il 18 giugno del 1964 nella città di Houston, in Texas, nasceva Kevin Schwantz. I suoi genitori avevano una concessionaria di moto e lui ha iniziato a guidare una minibike quando aveva solo tre anni. Nessuno ancora poteva immaginare che sarebbe diventato campione del mondo di velocità nella classe regina. Anche perché all’inizio Kevin si era appassionato di motocross: quando era un teen-ager correva in off-road e dimostrava già allora un talento fuori dal normale.

Gli esordi


Quando ha iniziato a correre in pista, continuava a usare lo stesso stile, come se fosse sulla terra. “Ero solito bloccare il freno posteriore entrando in curva, con la moto che saltava e scivolava dappertutto. Non era bello da vedere, ma pensavo che si dovesse fare così”, ricorda Kevin Schwantz.

Poi però Kevin Schwantz ha capito come guidare sull’asfalto. Al primo test con il team Yoshimura Suzuki Superbike, a Willow Springs, ha quasi battuto il record e si è immediatamente assicurato il posto nella squadra.

La stagione successiva ha ottenuto la sua prima vittoria nell’AMA National, proprio a Willow Springs, e poi si è aggiudicato altri due round, concludendo la stagione al settimo posto nonostante fosse entrato solo a metà anno. Era il 1985, Kevin aveva soltanto 21 anni.

La rivalità con Wayne Rainey


Due anni più tardi Schwantz ha vissuto una stagione da protagonista lottando con Wayne Rainey per il titolo in quella che sarà ricordata come la stagione più rovente nella storia dell’AMA Superbike. Avevano stili di guida opposti stili: Rainey millimetrico e pulito, Schwantz spettacolare e funambolico.

"Quando ho saputo di non piacergli, ho pensato altrettanto di lui”, ricorda Schwantz a proposito del suo antagonista, per il quale rivela di non aver avuto antipatie particolari, ma solo una reazione innescata dal californiano.

Alla fine il titolo AMA lo vinse Rainey, ma Schwantz concluse quella stagione aggiudicandosi cinque delle ultime sei gare.
Nel 1988 Schwantz e Rainey si ritrovarono nel Motomondiale, e l'intenso duello continuò fino al terribile incidente di Rainey, nel 1993 a Misano, che ha messo fine alla carriera del californiano.

Schwantz poté mettere il sigillo al suo primo campionato mondiale, ma l'incidente di Rainey lo colpì profondamente: vinse altre due gare nel 1994 e si ritirò 18 mesi dopo la caduta del suo rivale, dopo aver disputato i primi tre round del 1995.

GP Legend


Kevin  Schwantz ha vinto 25 Gran Premi, uno in più di Rainey e, tra i piloti americani, è secondo solo a Eddie Lawson. La FIM ha ritirato il suo numero, il ”34”, che a sua volta Kevin aveva “ereditato” dallo zio Darryl Hurst (nella foto qui sopra). Ed è stata la prima volta nella storia del motociclismo che la FIM ritirasse un numero di gara. Nel 1999 Kevin Schwantz è entrato nell’AMA Hall of Fame e l’anno successivo la FIM lo ha nominato Grand Prix Legend.

Schwantz ha collaborato alla realizzazione del disegno del circuito delle Americhe con l’architetto Hermann Tilke e dal 2001 ha una Riding School a Birmingham, in Alabama.

Nel 2011 è tornato in pista a Valencia, guidando la moto di Marco Simoncelli.

La sua popolarità è tale che in suo onore molti hanno dato il nome ‘Kevin’ ai propri figli: il primo è stato Pierfrancesco Chili, ma pochi giorni fa Kevin Zannoni ha rivelato a Motosprint che anche lui si chiama così anche perché Schwantz è sempre stato considerato una leggenda.

E se vi state chiedendo come Kevin stia festeggiando il suo compleanno, la risposta ce la dà lui stesso, dal profilo social: con una bella giornata in mare, a pesca!

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