MotoGP, Dall'Igna: “La Ducati non è la miglior moto, ma ci si può vincere”

MotoGP, Dall'Igna: “La Ducati non è la miglior moto, ma ci si può vincere”

"A Miller e Bagnaia manca poco per potersi giocare il titolo. Provare solo in Qatar non aiuta, i piloti devono metterere una pezza dove non arriva la moto", dice il Direttore generale di Ducati Corse

09.02.2021 ( Aggiornata il 09.02.2021 20:29 )

Il 2021 di Ducati è un mix di gioventù ed azzardo, di novità e incertezza. Insomma, a parte la livrea svelata oggi nell’ambito della presentazione ufficiale del team, è tutto da scoprire. In questo mare di mosso da esplorare chi avrà il compito di illuminare la via è senza dubbio Gigi Dall’Igna, confermato da Borgo Panigale nelle vesti di direttore generale di Ducati Corse.

La principale novità in casa Ducati riguarda ovviamente la line - up, totalmente rinnovata grazie agli innesti di Pecco Bagnaia e Jack Miller. “Ci sono dei momenti nella vita in cui bisogna cambiare - apre Gigi - e secondo me questo era il momento di farlo. Abbiamo puntato su due giovani piloti di talento, che però hanno tantissima esperienza con Ducati, quindi in un certo senso abbiamo dato una continuità. Secondo me manca veramente poco ad entrambi per potersi giocare il mondiale”.

“Miller deve imparare ad accontentarsi, Bagnaia ha dimostrato di saper reagire”


“Jack è un pilota che ha un talento incredibile – racconta il direttore generale a proposito di Millere l’anno scorso ha fatto un finale di stagione fantastico: nelle ultime due gare secondo me non ha sbagliato assolutamente nulla. Deve solo capire che è un pilota che può giocarsi il mondiale e che qualche volta è meglio accontentarsi piuttosto che rischiare troppo. In questi anni abbiamo lavorato molto bene insieme quindi credo che, ora che fa parte del team ufficiale, le cose potranno ulteriormente migliorare”.

Parole al miele ovviamente anche per Pecco Bagnaia, capace nel 2020 di salire per la prima volta sul podio della classe regina a Misano, dopo aver brillantemente superato l’infortunio di Brno.

“Pecco ha fatto una cosa secondo me importantissima: l’infortunio di Brno non era facile da superare, sia a livello fisico che psicologico, ma lo ha fatto brillantemente. Al di là del gesto atletico è stato il modo di reagire davanti ad un problema importante che ha fatto ricadere la scelta su di lui. Sia lui che Jack sono due ragazzi che dicono ciò che pensano, il che mi piace”.

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“La Ducati non è la miglior moto, ma ci si può vincere”


Impossibile poi non parlare della Desmosedici, la creatura che Dall’Igna ha creato e sviluppato in questi anni sino a renderla una moto in grado di vincere, come conferma lo stesso Gigi.

“Non posso dire che è la Ducati sia la miglior moto della griglia, ma sicuramente è una moto che permette ai nostri piloti di lottare per portare a casa risultati importanti. Poter svolgere dei test solo una pista certamente non aiuta lo sviluppo, specie se in quel tracciato la tua moto è già rapida, ma non vi sono opzioni alternative”.

Come risaputo lo sviluppo dei motori è congelato, il che non permetterà ai costruttori di presentare moto totalmente rinnovate, ma Dall’Igna sottolinea comunque l’importanza di compiere dei continui passi in avanti.

“Si può migliorare in tanti modi, sia grazie allo stile di guida dei piloti che grazie alle novità tecniche che porteremo in Qatar: non saranno innovazioni rivoluzionarie, dato che come sappiamo lo sviluppo dei motori è congelato, ma sufficienti per fare dei passi avanti. Alla fine tutti vogliono vincere, e occorre lavorare su tutti gli aspetti possibili per migliorare. I piloti dal canto loro devono cercare di mettere delle pezze dove la moto non arriva”.

Dopo la stagione 2020 il modello da seguire pare essere quello Suzuki, un qualcosa che per Gigi è corretto fino ad un certo punto.

“La Suzuki ha una buona moto ed ha un approccio diverso dal nostro, ma credo che tra il loro modo di lavorare ed il nostro serva un punto d’incontro: dunque serve sia una buona moto di base che alcune soluzioni innovative, che ti possono aiutare in tante circostanze. Non è un caso che anche la Suzuki abbia utilizzato delle soluzioni implementate in precedenza da Ducati, come le appendici o il dispositivo per la partenza”.

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“Prima o poi le Ducati in pista passeranno da sei a quattro”


In conclusione lo sguardo di Dall’Igna volge al futuro, oltre alla stagione alle porte, tra problematiche legate al numero di moto ed altre legate al budget necessario per restare in MotoGP.

“Prima o poi dovremo ridurre il numero di Ducati in pista, passando da sei a quattro, ma il nostro obiettivo è quello di continuare in questo modo il più a lungo possibile, dato che i vantaggi sono notevoli sotto diversi aspetti. La riduzione dei costi è un problema di vecchia data, tanto che una volta si era pensato di non girare più il venerdì mattina. Fare la MotoGP costa e credo sia importante, specie per gli europei, tenere sotto controllo i costi. Questo però non vuol dire fermare lo sviluppo - conclude - dato che uno dei motivi per cui Ducati partecipa al campionato è la ricerca di soluzioni tecnologiche che possano poi essere applicate anche alle moto stradali”.

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