MotoGP: l'ONU si scaglia contro il circuito di Mandalika

MotoGP: l'ONU si scaglia contro il circuito di Mandalika

Le Nazioni Unite denunciano pesanti violazioni dei diritti umani nei confronti della popolazione che vive nella zona dove sta sorgendo il Mandalika Street Circuit

10.04.2021 11:15

Come vi abbiamo riferito nei giorni scorsi, una delegazione Dorna si è recata in Indonesia per ispezionare l’avanzamento dei lavori riguardanti il nuovo circuito di Mandalika.

L’obiettivo dichiarato del tracciato indonesiano è quello di entrare nel calendario del Motomondiale entro il 2022, con la possibilità di ospitare un primo test già quest'anno. Non tutto, però, sembra filare liscio: attorno all'impianto ruota un enorme investimento mirato a rendere l’isola un vero polo turistico, finito sotto la lente d’ingrandimento dell’ONU per possibili violazioni dei diritti umani. La violazione riguarderebbe contadini e pescatori della zona, usurpati dei loro terreni subendo minacce e senza alcuna forma di risarcimento.

La relazione


“Fonti credibili hanno scoperto che i residenti i sono stati soggetti a minacce e intimidazioni e sono stati sgomberati con la forza dalla loro terra senza alcun risarcimento”, scrive Olivier De Schutter, in una relazione delle Nazioni Unite datata 31 marzo. “Tutto questo senza che l’autorità indonesiana abbia offerto risarcimento o una soluzione valida alla controversia sugli espropri di terreni”.

Non è più il tempo di costruire circuiti da corsa e infrastrutture turistiche transnazionali, ad esclusivo benefico di una manciata di attori economici piuttosto che della popolazione nel suo insieme. Le economie post-COVID dovrebbero concentrarsi sul benessere delle comunità locali, sul miglioramento dei loro mezzi di sussistenza e sulla partecipazione al processo decisionale”, continua De Schutter. “Esortiamo il governo indonesiano a garantire che l’ITDC rispetti i diritti umani e lo stato di diritto. Così come l’AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank, ndr) e le imprese private a non finanziare o impegnarsi in progetti e attività che contribuiscono a violazioni e abusi dei diritti umani”

Una pesante denuncia che potrebbe far suonare più di qualche campanello d’allarme in seno alla Dorna.

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