MotoGP: e se Maverick Vinales avesse ragione?

MotoGP: e se Maverick Vinales avesse ragione?© Milagro

Viñales punta il dito sui difetti della M1 nei primi metri di gara, con il deficit di potenza del motore e l’assenza del sistema holeshot. I dati supportano la sua tesi, ma la Yamaha continua ad andar forte 

04.05.2021 ( Aggiornata il 04.05.2021 11:22 )

I primi 4 GP rischiano di aver definito in maniera precisa lo status di ciascun pilota Yamaha. Se Valentino Rossi è inevitabilmente a metà tra il proseguimento della carriera e la scelta di ritirarsi, e Franco Morbidelli è “prigioniero” di un pacchetto tecnico che definisce in modo chiaro i suoi limiti di competitività, dopo i due GP in Qatar ci si attendevano gli sviluppi del duello interno al team ufficiale di Iwata. A Losail, Maverick Viñales e Fabio Quartararo avevano conquistato un GP a testa, contendendosi il ruolo di pilota di riferimento della Casa.

Dal team non ammetteranno mai una disparità di trattamento, confermando che lo spagnolo e il francese sono posti alla stessa altezza. Però le gare sono gare, e chi ottiene i risultati migliori diventa la priorità. Guardate, per esempio, quanti ingegneri e tecnici circondano un determinato pilota dopo i turni di prove e avrete la risposta sul suo status all’interno del team e della Casa: è una legge non scritta delle corse, chi arriva davanti ottiene sempre le maggiori attenzioni, a scapito degli altri piloti.

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Prime sentenze


GIà il GP del Portogallo, quindi, ha offerto una prima sentenza. Perché il fantasma del discontinuo, e a tratti sconcertante Viñales è riapparso a Portimao. Dove nel weekend ha viaggiato con il passo del gambero: primo nelle FP1 disputate su un asfalto con ampie chiazze bagnate, nelle FP2 è stato settimo, poi sabato mattina è stato decimo nelle terze libere, quando è riapparso anche il mantra: "Mi manca il grip necessario". Nelle FP4, il turno utilizzato dai piloti per girare in configurazione gara, Maverick ha effettuato un long run da 14 giri consecutivi, con pneumatici che avevano già effettuato 17 passaggi.

Il quarto posto nella sessione che precede le qualifiche lasciava intendere come lui e il team avessero trovato la soluzione giusta per la corsa, ma le aspettative sono saltate per aria quando, nella Q2, il giro veloce dello spagnolo - buono per entrare nelle prime due file - è stato cancellato per via del superamento dei limiti del tracciato. Per pochi millimetri, Viñales è stato relegato in quarta fila. In gara, la partenza e le prime battute sono state disastrose per il vincitore del GP Qatar: dodicesimo al via, Viñales ha superato il traguardo per la prima volta in 21ª posizione, vale a dire penultimo. E dopo i 25 giri del GP, l’ufficiale Yamaha ha chiuso 11° a 23 secondi dal vincitore, il compagno di team - con la sua stessa moto - Quartararo.

Il confronto e il conseguente esito sono stati inevitabili. Viñales ha puntato il dito sulla manifesta inferiorità della M1 nei primi metri di gara, causata in particolare dall’assenza del dispositivo di partenza assistita, il cosiddetto holeshot, al retrotreno. Un sistema che, invece, è presente su gran parte delle altre moto. La spiegazione del ventiseienne può suonare come una scusa, considerando il risultato ottenuto nello stesso GP dal suo compagno di squadra. Tuttavia l’analisi di alcuni dati della gara di Portimao e di alcuni riferimenti legati alla partenza di ciascuno dei tre GP disputati porta a considerazioni interessanti. Tali da poter suffragare la tesi offerta da Viñales.

Mentre Maverick soffre, Fabio vola


La Yamaha è chiaramente in posizione di inferiorità nei primi metri della gara: se a Portimao Maverick ha perso nove posizioni tra il via e il primo passaggio sul traguardo, lo stesso Quartararo ne ha lasciate per strada quattro. Ma se Viñales è finito nella coda del gruppo, lontanissimo dai primi, il suo compagno è riuscito a recuperare il terreno perduto, anche se a Fabio sono servite nove tornate per collocarsi al comando del GP, ritrovando la stessa prima posizione che aveva sulla griglia di partenza. E dal momento in cui il francese ha messo le proprie ruote davanti a tutti, nessuno è più riuscito a impensierirlo.

La stranezza è che per le Yamaha del team satellite, Petronas, la partenza è stata “normale”. Scattato dalla quinta posizione sulla griglia, Morbidelli è transitato settimo alla fine del primo giro. Rossi è partito 17° e tale è rimasto alla fine del primo giro. Per risolvere ogni dubbio, abbiamo analizzato il comportamento delle Yamaha in ciascuna partenza dei GP disputati finora nel 2021. Per farlo, abbiamo tenuto conto di due dati, per ciascun pilota: la posizione in griglia e la posizione all’uscita della prima curva della gara, quindi dopo i primi 4-500 metri della corsa. E i numeri parlano chiaro.

Troppa sofferenza allo start


I tre piloti che hanno perso più posizioni al via sono Viñales, Quartararo e Morbidelli. Lo spagnolo, complice l’enorme salto indietro di Portimao, ha perso 21 posizioni al via dei tre GP iniziali! Da solo, ha lasciato più posizioni di Quartararo e Morbidelli messi assieme: sono state infatti 11 per il francese e nove per l’italo-brasiliano. Agli antipodi della graduatoria, invece, ci sono i piloti ufficiali KTM: Brad Binder ha recuperato 18 posizioni al via in tre gare, Miguel Oliveira è a quota 11. Le ragioni del deficit Yamaha sono da ricercare nel motore, forse il meno potente della griglia, e nell’assenza del sistema holeshot. Il risultato è che il lavoro realizzato ai box, e finalizzato a ottenere una buona posizione in griglia, finisce per essere mortificato dai primi 10-15 secondi della gara. Viñales, quindi, non ha soltanto ragione per la sua denuncia, ma è anche comprensibilmente frustrato.

La sorpresa è che, sebbene ci si trovi di fronte a una realtà inconfutabile, la Yamaha ha ugualmente vinto tre gare. E questo lascia intendere quanto sia efficace la M1 nei tratti misti, dove riesce a riparare i danni legati alla partenza e alla mancanza di velocità di punta, con differenze che arrivano fino a 15 km/h rispetto ai rivali più veloci. La situazione è un’autentica roulette russa, perché non è sempre possibile raddrizzare situazioni tanto complicate, come è stato fatto nelle tre gare disputate tra Losail e Portimao. Il problema della mancanza di potenza nel motore non è infatti risolvibile quest’anno, con gli sviluppi congelati, ma al tempo stesso in Yamaha devono trovare un modo per aiutare i loro piloti quantomeno per metterli alla pari con la concorrenza al via. Fornire il device che aiuta in partenza non è più un’opzione oppure un’ipotesi. È un dovere.

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