MotoGP, Francesco Guidotti: “Vogliamo la prima vittoria”

MotoGP, Francesco Guidotti: “Vogliamo la prima vittoria”© Milagro

"Pramac è un team satellite che si è guadagnato la fiducia della Ducati e dei piloti. Con la sua leadership nel mondiale, Zarco ci ha permesso di festeggiare il ventennale ma per completare l’opera manca soltanto un’impresa: il primo successo in MotoGP" racconta il team manager Pramac 

05.05.2021 11:32

Per celebrare degnamente il ventennale nella classe regina del Motomondiale, Pramac ha scelto la via migliore: uscire dalla trasferta del Qatar con la gioia per un 1-2 in qualifica e un doppio podio in gara nel GP Doha, e soprattutto vantando il leader del Mondiale, Johann Zarco.

A Losail, il francese e Jorge Martin hanno sublimato il lavoro della struttura toscana, sempre più in simbiosi con la Ducati, e anche se Portimao è stata caratterizzata dalle cadute dello spagnolo in prova e del francese in gara, Pramac resta ai piani alti della MotoGP. Merito di un’atmosfera tipicamente italiana, che unisce competenza, umanità e capacità di alleggerire la tensione quando necessario. Virtù che caratterizzano il team di Paolo Campinoti, diretto magistralmente da Francesco Guidotti. A esaltare il modus operandi di Pramac è stata la stessa Ducati, che oggi fornisce a entrambi i piloti materiale factory, perché in fondo quello toscano è il junior team di Borgo Panigale: da qui, sono partiti verso la struttura ufficiale Andrea Iannone, Danilo Petrucci fino all’attuale coppia della Ducati factory, Pecco Bagnaia e Jack Miller.

“Il nostro segreto? Tanto lavoro, tanta preparazione, dei piloti e dei tecnici, una moto e un supporto tecnico che ci hanno permesso di fare certe cose, e anche quel pizzico di fortuna che non guasta” spiega Guidotti.

“Il nostro lavoro è quello di tenere tutto insieme cercando di personalizzare le esigenze dei piloti. Perché hanno caratteri, età e personalità differenti. Si cerca di metterli a proprio agio, di aiutarli nelle loro lacune, esaltando le loro caratteristiche”.

Quale valore ha avuto questo inizio del Team Pramac?

“È stata una gran bella sorpresa, abbiamo visto Zarco leader, con il ‘rischio’ che poi diventasse un impegno importante. Sono grandi soddisfazioni che ci siamo goduti. Non c’era modo migliore per celebrare il ventennale”.

Quella (s)volta che: Zarco e una carriera che non lascia indifferenti

La partnership con Ducati


Siete con la Ducati dal 2005: come si è evoluto il rapporto?

La svolta c’è stata nel 2013, perché siamo diventati per la prima volta ‘junior team’, che poi effettivamente non lo era. Perché gli ufficiali erano Nicky Hayden e Andrea Dovizioso, e da noi arrivò Andrea Iannone, da rookie, ma anche Ben Spies, un pilota di tutto rispetto che arrivava dalla Yamaha ufficiale. Quell’anno diventammo più di un team clienti per una questione tecnica”.

Successivamente vi sono state fornite anche le moto ufficiali.

“Sì, dal 2015, con l’arrivo di Gigi Dall’Igna la Desmosedici è stata rinnovata completamente e nell’arco di due anni ci è stata affidata una moto ufficiale. L’impegno si è raddoppiato nel 2019, ma da Iannone in poi è nata una sorta di vivaio dei piloti: da noi fanno esperienza con una pressione relativamente bassa, per poi passare nel team ufficiale, dove vanno a concretizzare tutto il progetto. È una relazione che ha dato frutti importanti, sia a livello tecnico che sportivo”.

Il percorso da Pramac al team ufficiale è stato compiuto da quattro piloti: il processo continuerà?

“Ce lo auguriamo. Ma speriamo anche che non ci sia questo turn over così rapido: ora in Ducati ci sono due ragazzi molto promettenti, Bagnaia e Miller, non è detto che si debba continuare a sfornare nuovi talenti. Magari con quelli attuali riusciremo a concretizzare anche noi qualcosa, visto che quando vanno via da noi l’anno dopo vincono... Siamo contenti di ciò che stiamo raccogliendo”.

Vi manca soltanto un GP vinto.

“Vorremmo toglierci una gioia che in alcune occasioni abbiamo sfiorato per millesimi. Però le soddisfazioni non mancano, anche a livello tecnico. Ci sentiamo parte del progetto, la Ducati ci fornisce materiale di prim’ordine, abbiamo sei ingegneri che ci supportano quotidianamente. Quello che facciamo è possibile anche, e soprattutto, grazie al grande supporto”.

Qual è la vostra missione?

“Dare sostegno alla Casa, sotto tutti i punti di vista, sia tecnico che sportivo, e al tempo stesso cercare di mettere a terra tutto il potenziale a disposizione. La gestione tecnica è una prerogativa Ducati, però noi ci siamo strutturati nel tempo per sfruttare al massimo questa possibilità”.

Spesso si vedono davanti i piloti dei team satellite, ma potranno mai vincere il titolo in MotoGP?

“È una questione un po’ spinosa. Noi viviamo gara per gara, considerando che non sempre tutti sono molto competitivi a seconda delle circostanze. Ma sulla lunga distanza è un po’ più difficile: in un team ufficiale ci sono piloti più scaltri, se non altro perché vantano maggiore esperienza, e al loro fianco c’è un seguito di persone abituate a gestire la pressione e una stagione in tutte le sue sfaccettature. Vincere il titolo è difficile. Affacciarsi là davanti è diventato fattibile e ci si può sperare”.

La coppia Zarco-Martin


Cosa dici dei tuoi due nuovi piloti?

“Li conosco ancora poco, di fatto dal 15 febbraio. Ma da subito si instaurata un’armonia come se ci conoscessimo da anni. Quando parli e ti capisci, prendi il concetto al volo, è tutto più facile, e con entrambi c’è un bel clima di serenità, sia con i meccanici che tra loro due. Johann e Jorge sono arrivati con piena fiducia nei nostri confronti. Noi li abbiamo accolti con tanto piacere, li abbiamo cercati”.

Qual è il punto forte di Zarco e Martin?

“Zarco ha dalla sua l’esperienza, ha vinto due titoli, sono aspetti che lo possono aiutare per crescere ancora. Martin ha entusiasmo, freschezza e la capacità di adattamento”.

Quando ti aspetti la prima vittoria?

“Quanto prima. Ogni domenica può essere quella giusta. Ogni gara avrà la sua storia. Il venerdì mattina già si capisce come siamo messi. Potrebbe essere a Le Mans, magari al Mugello, vedremo quando ci sarà l’occasione... Continuiamo a crescere. Il nostro obiettivo tutti gli anni è fare un passo per stare a ridosso degli ufficiali. Quando la vittoria arriverà, sarà sempre troppo tardi, però sarà comunque benvenuta”.

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