MotoGP, Lorenzo sul padre Chicho: “Fu come un sergente, tipo Hitler”

Il maiorchino ha raccontato cosa gli manca ora della sua vita da pilota, della disciplina insegnatagli dal padre e del momento più difficile della sua carriera con Honda

16.06.2021 ( Aggiornata il 16.06.2021 16:51 )

Nella vita di tutti gli sportivi c’è un prima e un dopo e Jorge Lorenzo dall’anno scorso sta vivendo la sua nuova vita ufficialmente da ex pilota. Il maiorchino ha definitivamente tagliato il cordone ombelicale con il mondo del motociclismo (qui gli orari del prossimo GP di Germania) e si gode la vita della sua casa di Lugano, tra relax, divertimento e nuovi impegni di lavoro.

Una nuova vita felice


Intervistato nel programma “Espejo Público“ Lorenzo ha ammesso che, dopo aver appeso il casco al chiodo, la qualità della sua vita è migliorata: “Sono più felice adesso di quando correvo. Sono molto perfezionista e quando faccio una cosa la faccio al 1000 x 1000. Passavo tutto il giorno a pensare in come migliorarmi, mi allenavo 6 o 7 ore al giorno tutti i giorni”. Alcune sensazioni però non le potrà più rivivere: “Mi manca vincere. Mi piaceva più vincere che andare in moto”.

Da padre in figlio


La sua carriera è iniziata grazie al padre Chicho, con cui ha avuto fino a qualche tempo fa un rapporto burrascoso. Il 34enne ha raccontato: “È stato lui a farmi entrare in questo mondo, era la sua passione. Mi ha costruito una moto quando avevo tre anni per la mia prima gara. È stato come un sergente, una specie di Hitler, tipo uno di quegli allenatori di ginnastica cinesi o russi. Mi ha insegnato molti valori sportivi, come la disciplina, e che nulla succede per fortuna”.
E se un giorno diventasse anche lui papà? Le idee le ha chiare: “Farei di tutto perché non diventi pilota”.

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Capitolo Honda


Il suo ultimo l’ha corso vestendo i colori di uno dei team più prestigiosi, il Repsol Honda, ma la stagione 2019 è stata per lui in salita fin dall’inizio:Era molto emozionante, la gente parlava di Dream Team con me e Marquez, eravamo i due piloti che più avevamo vinto negli ultimi dieci anni. Ma prima mi sono rotto lo scafoide nella pausa invernale, poi una costola alla prima gara, non mi adattavo alla moto, la Honda era una moto sorprendentemente complicata e non arrivavano i risultati. Non sono riuscito a resistere, anche se avevo un altro anno da contratto”.

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