MotoGP, Suzuki che succede? Ad Assen per tornare veloci e vincenti

MotoGP, Suzuki che succede? Ad Assen per tornare veloci e vincenti© Milagro

Solo due podi per la casa di Hamamatsu, in una stagione che si sta dimostrando in forte controtendenza rispetto al 2020

22.06.2021 ( Aggiornata il 22.06.2021 12:52 )

Se il campionato 2020 aveva regalato il titolo piloti ed il titolo costruttori alla Suzuki, conferendole a pieno merito il titolo di miglior moto di tutto il circus, l’anno corrente sembra aver fatto tornare indietro di un paio d’anni la Casa giapponese. Solo due podi in questa stagione, conquistati da Mir, a Portimao e al Mugello. Un bottino insufficiente se consideriamo anche lo scarso rendimento di Alex Rins, seppur condizionato da un infortunio. In più di un’occasione i vertici giapponesi hanno puntato il dito contro le gomme, che a differenza dell’anno scorso, sembrano essere meno adatte alla Suzuki.

La vittoria di Joan Mir e l’addio di Davide Brivio


Con la vittoria iridata di Joan Mir nel 2020, la Suzuki è tornata in vetta alla classe regina del motomondiale; risultato che mancava da vent’anni esatti. La casa di Hamamatsu ha fatto l’en plein in una stagione atipica, ma in cui la moto è sembrata la più performante in termini guidabilità, set-up e gestione delle gomme. Eppure qualcosa sembra essersi rotto in quest’avvio di stagione, in cui Mir e Rins hanno patito nei punti dove primeggiavano fino a qualche mese fa.

Come confermato dallo stesso campione del mondo, la moto non riesce a sfruttare al massimo le gomme, soprattutto le mescole più dure, che la GSX-RR poco apprezza. Anche il motore non è progredito come da aspettativa, anche se la fiducia all’interno del box non è scemata. Allo stesso tempo, l’addio di Davide Brivio come team manager della squadra potrebbe aver smussato gli angoli di un equilibrio perfetto, anche se le problematiche maggiori restano tecniche.

Assen la pista giusta per ripartire


È pur vero, che quasi tutti i costruttori sono nettamente progrediti in questa stagione, come dimostrano le vittorie di ben quattro moto diverse nelle prime otto gare. Joan Mir si è detto fiducioso, confermando come la moto non debba essere stravolta avendo un pacchetto base di per sè molto competitivo. Oggettivamente, però, bisognerà trovare una soluzione nelle prossime gare, per cercare di sfruttare meglio le gomme, essere più incisivi in accelerazione e tentare di cambiare il trend delle qualifiche, storico tallone d’achille della moto giapponese, che compromette, il più delle volte, la prima metà di gara dei due piloti spagnoli. Poi costretti a dover spingere sulle gomme per risalire le posizioni, consumando le coperture più velocemente dei rivali in pista.

Se Mir predica calma, il compagno di squadra è alle prese con il recupero da un infortunio al braccio, che non gli consente di essere costante in gara. In termini di velocità pura, Rins è forse leggermente superiore al campione del mondo e conosce la moto dal 2017; urge pertanto per la casa di Hamamatsu che il recupero si affretti. La svolta potrebbe già avvenire ad Assen, pista dal layout teoricamente congeniale alla Suzuki, in cui la guidabilità della moto nei cambi di direzione e l’efficacia in uscita ed in percorrenza di curva potrebbero favorire i due spagnoli.

Sta di fatto che fino ad ora la Suzuki ha deluso le aspettative che competono alla squadra campione del mondo. Joan Mir, stringendo i denti resta aggrappato alla top five in classifica, anche se i 46 punti di distacco iniziano ad essere preoccupanti.

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