MotoGP Olanda, Rossi: "Correre anche nel 2022? La passione non basta"

MotoGP Olanda, Rossi: "Correre anche nel 2022? La passione non basta"© Milagro

Valentino spiega perché il suo futuro agonistico non è così certo: "Io continuo a divertirmi in sella, ma i risultati sono importanti. Non bisogna guidare solo per denaro" e poi parla del progetto con Ducati: "Decisione presa insieme a Yamaha"

24.06.2021 ( Aggiornata il 24.06.2021 19:05 )

La notizia del fine settimana olandese della MotoGP è già nota da ora: Valentino Rossi ha reso pubblica la notizia relativa alla sua squadra futura, che vedremo a partire dal 2022. Il nove volte iridato, ovviamente, è stato travolto da domande inerenti alla questione: "L'accordo è ora ufficiale - spiega - VR46 avrà una squadra in MotoGP. Siamo tutti molto orgogliosi e felici di questo progetto: abbiamo inziato dieci anni fa con la Riders Academy e con le squadre iscritte nelle classi Moto3 e Moto2. Abbiamo tante persone coinvolte e legate al progetto. Utilizzeremo le Ducati Desmosedici, sicché avremo moto italiana, piloti italiani, squadra italiana con base a Tavullia. Sarà divertente esserci".

Poi, il tormentone che dura ormai da gennaio, anzi, ormai da almeno un paio di anni: "Non ho ancora deciso se proseguire la mia carriera di pilota - dichiara -sicché ci penserò meglio durante l'estate. Dovrò parlarne con Yamaha, con il team Petronas... vedremo. Io voglio garantire risultati migliori: l'inizio di questa stagione non è stato strepitoso, ecco perché è difficile che l'anno prossimo continui a correre in MotoGP. Mi spingono sempre in tanti a guidare nel 2022 la Ducati, ma credo che sarà difficile che io possa farlo".

Correre a fianco di Luca Marini? Difficile

Attenzione al nome dello sceicco di Aramco: sua Altezza Reale, Principe Abdulaziz bin Abdullah bin Saud bin Abdullaziz al Saud, cioè, colui che sognerebbe di veder gareggiare Rossi nel team VR46 su moto Ducati insieme al fratello più giovane: "Mi spingono a continuare un altro anno - Vale ammette - correndo nella mia squadra con Luca. Il Principe mi sprona a farlo, non me l'aspettavo che lo dicesse in conferenza stampa. Non è una questione legata a Ducati: penso che guidare per una team proprio sia molto difficile".

Yamaha ti userà come ambasciatore? Questa la domanda rivolta a Rossi: "Non lo so. Io rimarrò sempre un pilota Yamaha, nel cuore - la sua risposta - Con loro ho condivisto tantissimo. Il mio rapporto con Yamaha va benissimo, perché insieme abbiamo vissuto bellissimi momenti. Io gareggio con Petronas e continuo con Yamaha. La decisione di avere un team Ducati è stata presa insieme ai vertici di Iwata. Penso sia un bene avere moto di Borgo Panigale, perchè veloci e performanti. A Bologna seguono la Riders Academy e sono interessati al nostro nuovo progetto".

Durante le varie trattative, VR 46 ha ricevuto l'interesse di Suzuki, Aprilia e Yamaha. Perché la scelta è ricaduta su Ducati? I motivi sono chiari e validi: "Abbiamo parlato con tante Case, ma quando si fatto questo tipo di negoziazioni, si devono pensare ai costi delle moto ed al sostegno che il Marchio ti può dare - la spiegazione del numero 46 - e, alla fine, la lotta era tra Yamaha e Ducati: in rapporti con Paolo Ciabatti e Gigi Dall'Igna sono ottimi, la moto è forte e competitiva. Con Ducati abbiamo più cose da condividere, tra le quali la possibilità di far crescere piloti italiani. Questa è la ragione decisiva della scelta".

Fattore umano e Max Biaggi

In moto, il fattore umano conta meno che in passato? La tecnologia ha preso il sopravvento? VR sostiene questo: "Io penso che ora sia diverso, certo - argomenta - ma che il fattore umano conti meno, non ne sono così sicuro. Forse, nel passato il pilota poteva fare di più fare la differenza: 60% il pilota, il 40% andava alla moto. Forse oggi si dividono i meriti a metà, cioè, 50 e 50. In effetti, non cambia tanto: i piloti bravi sono lì davanti e la situazione è più o meno la stessa".

Biaggi sostiene che la passione guidi tutto, pure la scelta se continuare o meno. La fiamma di Valentino è ancora accesa? Dipende, come riconosce lui: "Sì, per me e non solo per me la passione conta parecchio - conferma - perché il motociclismo non è un vero lavoro ed è logico che questa attività possa garantire un bello stile di vita. Ma è chiaro che non si debba continuare a guidare solo per guadagnare denaro. Credo che tutti i piloti siano mossi da una forte passione: quando si sale in sella e si gira in pista, rimane la passione. Io continuo a divertirimi tanto, ma i risultati sono importanti anche per continuare a divertirsi. Questa vita è stancante, dato che bisogna allenarsi sempre. Nel weekend ci sono tante pressioni da gestire, esterne ed interne a noi stessi. La passione non è il problema. Il punto è capire se si possono ottenere ottimi risultati.

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