MotoGP, Enea Bastianini: “Inferiorità tecnica nel 2022? La vivo come una sfida”

MotoGP, Enea Bastianini: “Inferiorità tecnica nel 2022? La vivo come una sfida”© Milagro

Le parole in esclusiva del romagnolo: "Alla mia stagione darei otto in pagella. Mi aspettavo una MotoGP più facile, ma con l’aiuto della Ducati e la mia capacità di gestire le gomme, finisco ogni gara in crescendo"

01.11.2021 12:00

I podi di Misano, le quattro Top 10 consecutive da rookie, i complimenti di Marc Marquez: a Enea Bastianini sono serviti pochi giorni per tenere sotto controllo l’euforia di un finale di stagione da protagonista della MotoGP, e per preparare con la Ducati-Avintia l’assalto al titolo di miglior debuttante della top class 2021. “Se proprio me lo chiedete, alla mia stagione darei un 8: è un bel voto, ne prendevo così pochi a scuola, concedetemelo… Ma non è ancora finita e voglio completare bene l’annata”.

Sesto ad Aragon, terzo a Misano, sesto ad Austin, ancora terzo a Misano: cos’è cambiato nelle ultime uscite?

"Indizi che fanno una prova, vero? Ho compiuto uno step a livello mentale e ho beneficiato del supporto della Ducati. Già a Silverstone c’erano le condizioni, ma le prove erano andate male, con due cadute, e avevano condizionato anche la gara”.

L’impressione è che la Ducati sia ‘meritocratica’ con i piloti satellite: chi si distingue, riceve un supporto persino superiore a quello atteso.

“Sì, la Casa mi ha dato una mano, ho visto che per chi va forte c’è una bella apertura sotto questo aspetto”.

Oggi guidi una GP19, nel 2022 con il Team Gresini disporrai di una GP21: vivi l’inferiorità tecnica rispetto agli ufficiali come una sfida?

“Per me tutto è una sfida, perché già da piccolo avevo mezzi inferiori agli avversari. Però magari all’inizio la GP21 potrebbe essere a livelli simili alla GP22, e potrei ottenere buoni risultati, inducendo la Ducati ad avere ancora un occhio di riguardo per me”.

Gigi Dall’Igna visita ogni box Ducati, e parla anche con i piloti satellite: cosa ti dice in particolare?

“Si raccomanda di ponderare le scelte, a costo di prendersi anche un po’ di tempo, senza però perdere l’istinto. Lui raccoglie informazioni da tanti piloti, da metà campionato in poi ha parlato più spesso anche con me e con Luca Marini, non appena abbiamo acquisito quel minimo di esperienza necessaria. Al tempo stesso, però, è difficile confrontare le nostre Ducati con quelle ufficiali, ci sono differenze sostanziali tra le due versioni: questo mi spinge a seguire la mia strada a livello di lavoro e set up”.

Quanto è stata d’aiuto la presenza al tuo fianco di Alberto Giribuola, già capotecnico di Andrea Dovizioso, il ducatista più vittorioso nell’era-Dall’Igna?

“’Pigiamino’, perché dobbiamo chiamare tutti con il nome giusto (sorride), è stato prezioso soprattutto all’inizio, quando mi ha spiegato le basi di una moto che è particolare. Con il tempo ci siamo venuti incontro a livello di metodo di lavoro, perché avevamo abitudini differenti. Il mio stile di guida non è distante da quello di Dovizioso, e questo per mette ad Alberto di prevedere quei punti del tracciato in cui potrei fare più fatica”.

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A Misano, però, un mese fa di fatica ne hai fatta poca…

“Un podio in MotoGP, in casa… che emozione! Adesso c’è una nuova occasione ma le condizioni meteo saranno differenti, e sarà come ripartire da zero. Però il gusto dei sorpassi fatti nel GP San Marino non me lo toglierà nessuno”.

Quale sorpasso in particolare?

“Quello a Marc Marquez, il miglior pilota degli ultimi otto anni”.

Parlando di te, quel giorno Marc ha detto: “Frenava come un animale” e “Ho visto che andava troppo forte per me”.

“Per essere in tono con il mio soprannome, avrebbe dovuto dire che frenavo come una bestia… Scherzi a parte, è un onore sentire certe cose da Marquez. Sarebbe bello essere rivali in futuro”.

Se dovessi quantificare la tua comprensione della MotoGP, e la confidenza, quale sarebbe la percentuale?

“È difficile dirlo, forse il 70%. Guadagno un paio di punti percentuali dopo ogni gara. Perché non dobbiamo dimenticare che un anno fa non c’erano stati i test autunnali, noi rookie del 2021 abbiamo avuto poco tempo per conoscere la MotoGP, a me mancano ancora chilometri di esperienza”.

Il salto in MotoGP


In quali aspetti puoi ancora crescere?

“Ho sistemato il venerdì, ma mi manca ancora il sabato, inteso come giro veloce. Riesco a trovare in fretta il ritmo, però non sfrutto a dovere la gomma morbida per cercare il tempo. E anche a livello di elettronica ho del margine”.

Paghi ancora il salto tra le gomme della Moto2 e quelle della MotoGP?

“Sì, perché con la Moto2 puoi firmare il miglior tempo al 30° giro, in MotoGP è ovviamente differente, e quindi devi essere anche più preciso nella guida. Ci devo lavorare, perché non sono mai stato un pilota ‘da qualifica’”.

La MotoGP te l’aspettavi più facile o difficile?

“Un po’ più facile. Però mi sono adattato. Le MotoGP diventano sempre più complesse, non oso pensare come saranno fra cinque anni”.

Approdare nella classe regina da campione del Mondo ti ha dato quelle certezze che hanno facilitato il salto?

“Il titolo della Moto2 mi ha dato tanta motivazione, grinta, ma salire di categoria dopo un secondo posto non avrebbe fatto grande differenza”.

In quali aspetti la MotoGP ti ha cambiato la vita?

“C’è molto più lavoro con voi giornalisti! In realtà si lavora di più anche nel box, con i tecnici. L’allenamento in palestra è cambiato relativamente, così come quello in moto. Il Cross, per esempio, va bene d’inverno ma non d’estate, è pericoloso farlo tra una gara e l’altra”.

In quali dettagli sei cresciuto quest’anno?

“Nella sicurezza in me stesso, nella consapevolezza di ciò che posso fare. E poi anche nel feeling con la squadra”.

Chi ti seguirà nel Team Gresini?

“Giribuola e Dario Massarin, quindi capotecnico e telemetrista, più due meccanici. Poi ritroverò i ragazzi con cui avevo lavorato in Moto3. Sarà un ritorno a casa, è la struttura che mi fece crescere. Mi dispiace soltanto che non ci sarà Fausto, sarebbe stato bello continuare con lui. Correremo per lui”.

Con quale pilota è stato più emozionante condividere la pista?

“Forse Valentino Rossi, sono cresciuto avendo lui come idolo: vedermelo accanto, in Qatar, ha fatto effetto”.

Qual è lo stile di guida che più ti ha impressionato?

“Quello di Maverick Viñales, mi è sempre piaciuto tanto”.

Perché Pecco Bagnaia va più forte degli altri ducatisti e ha trovato maggiore continuità?

“Perché ha capito meglio la moto, poi è al terzo anno sulla Desmosedici, quindi ha più esperienza di Zarco e Martin. Miller va forte, conosce la moto, ma fatica di più in gara”.

"Soddisfatto del mio 2021"


Il premio di Rookie dell’Anno è un obiettivo possibile?

"Molto difficile, Martin ha un pacchetto differente. Ci proverò, però se dovessi finire seguendo questa traccia, sarei comunque contento: ho conquistato due podi, cosa assolutamente non facile in MotoGP. Ne cercherò un altro, ma dipenderà molto dal sabato: se da qui a fine stagione farò una bella qualifica, magari la gara sarà più in discesa”.

Se la qualifica è il tuo problema, al contrario finisci sempre le gare alla grande.

“So preservare le gomme, è una dote che ho sempre avuto. Inoltre sto bene a livello di preparazione fisica”.

Ad Austin hai persino previsto il contatto tra i “nemici” Mir e Miller.

“Malgrado fossi stanco, perché quel circuito è molto impegnativo, ho avuto la lucidità per immaginare che Mir ci avrebbe provato all’ultimo giro. Ho aspettato il momento giusto per l’incrocio di traiettorie e ho passato entrambi”.

Cosa ti ha promesso il tuo manager, Carlo Pernat, in caso di nuove imprese?

“Mi farà lo sconto del 5% sulla sua commissione…”.

Non è da lui.

“Scherzavo… Non proporrebbe mai una cosa del genere (sorride). Però credetemi, è davvero grande, una delle persone più oneste che conosca”.

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