MotoGP: Fabio Quartararo ha riscritto la storia del motociclismo francese

MotoGP: Fabio Quartararo ha riscritto la storia del motociclismo francese© Milagro

Molto prima di Fabio, il paese transalpino visse il boom degli anni ’70, con grandi piloti accomunati da un destino tragico come Pons e Rougerie

17.11.2021 ( Aggiornata il 17.11.2021 17:00 )

La Superbike si appresta a laureare, al Mandalika Circuit, il campione del Mondo 2021. Ma prima di farlo è costretta a richiamare all’appello l’unico Marchio incapace di vincere almeno una manche stagionale.

Fabio Quartararo non ha semplicemente vinto il titolo della MotoGP. In Francia, dove lo stesso presidente Emmanuel Macron si è immediatamente complimentato via Twitter con il pilota della Yamaha, attendevano un campione della classe regina dall’inizio del Motomondiale. E in particolare dai tempi della “generazione maledetta”, che a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 mise in mostra grandi talenti. Ma per gran parte di loro, il destino fu tragico. Quartararo ha “vendicato” l’onore.

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I pionieri del motociclismo transalpino


Nel 1975 Patrick Pons, a soltanto 24 anni, pubblicò un’autobiografia, scritta assieme al giornalista Jacques Bussillet dal titolo profetico: “Scommettere sulla fortuna”. Il pilota raccontava i suoi inizi nelle corse e la sua folgorante irruzione nel Motomondiale. Sebbene avesse corso soltanto due stagioni iridate, nel 1974 chiuse terzo sia nella 250 che nella 350, facendo addirittura meglio rispetto a Michel Rougerie, che l’anno prima era stato terzo nella 250. A distanza di tanto tempo, quel libro potrebbe sembrare “presuntuoso” considerando il percorso ancora breve di Pons, e invece racconta l’impulso vitale e passionale di quegli anni del motociclismo francese, che viveva la generazione più ricca nella Velocità. Prima del 1970, infatti, la presenza dei piloti transalpini nel Motomondiale era stata quasi invisibile. Per trovare gesta da ricordare, infatti, serviva tornare al 1954, quando a Reims l’eroe locale Pierre Monneret si era aggiudicato le gare di 350 e 500.

Da allora, servirono 15 anni per tornare a sentire la Marsigliese sul podio del Mondiale: il merito fu di Jean Auréal, vincitore a Jarama nel 1969 in 125. I risultati più significativi, in quel periodo, erano venuti dalla 500, grazie a Christian Ravel ed Eric Offenstadt, che con la Kawasaki H1 500 cercarono di contrastare l’imbattibile duo italiano Giacomo Agostini-MV Agusta. Offenstadt non fu soltanto un buon pilota, ma anche un ingegnere brillante, che sviluppò tra le altre, anche l’innovativa SMAC, capace di ottenere buoni risultati.

Spesso, una formula promozionale fornisce impulso al vivaio di un Paese. Nel caso della Francia, negli anni ’70 la generazione capace di rivoluzionare la storia del motociclismo di quel Paese fu figlia della Coppa Kawasaki. Fu il settimanale Moto Revue, in collaborazione con il locale importatore della Kawasaki, a generare il trofeo in cui correvano le potenti Kawasaki H1. Inoltre la FederMoto francese creò il campionato Criterium, altra formula promozionale che ospitava le 250, 500 e 750, moto di serie ma sufficientemente potenti per far distinguere chi aveva davvero qualità e talento. Pons, per esempio, emerse dalla Coppa Kawasaki. Il motociclismo guadagnò notevole popolarità e il numero di piloti aumentò. Merito anche di Sonauto, l’importatore francese della Yamaha, che si incaricò di riempire le griglie di partenza con le nuove TZ 250 e 350, e di Gauloises, sempiterno sponsor del tabacco che ha accompagnato la Yamaha per tre decadi nel Mondiale.

Il boom e poi gli incidenti degli anni '80

Sonauto, per esempio, prese Pons per il suo team nel 1973, mentre Rougerie era già nel team ufficiale Harley-Davidson, e in quello stesso 1973 ricadde sulle sue spalle la responsabilità di ottenere grandi risultati dopo la scomparsa di Renzo Pasolini nell’incidente di Monza con Jarno Saarinen. Rougerie divenne un big nel Mondiale con un percorso progressivo, al contrario Pons fu immediatamente grande protagonista. E i suoi risultati ebbero un effetto-valanga, con numerosi giovani vogliosi di emularlo. Al punto che negli anni ’70 nessuna Nazione era più rappresentata della Francia: molti piloti correvano nella Velocità, moltissimi nell’Endurance, del resto la Francia è il Paese che ospita il Bol d’Or, la gara più antica della specialità. Un nome mitico dell’Endurance, Christian Leon, arrivava dalla Velocità, dove aveva ottenuto buoni risultati sulla Kawasaki H1R e sulla König 500, prima di formare una coppia straordinaria per le gare di durata con Jean-Claude Chemarin.

Assieme a Rougerie e Pons, presto frequentatori del podio nel Mondiale, arrivarono numerosi connazionali: Jean-François Baldé, Jean-Louis Guignabodet, Olivier Chevallier, Patrick Fernández, Eric Saul, Gerard Choukroun, Thierry Espie, Christian Sarron, Guy Bertin, Christian Estrosi (oggi sindaco della Nizza che ha dato i natali a Quartararo), Jacque Bollé, Patrick Plisson, Alain Michel, Jacque Hutteau, Bernard Fau, Jean-Claude Selini, Raymond Roche, Marc Fontan… La lista è interminabile, e quasi tutti questi piloti sono saliti sul podio o hanno vinto almeno un GP.

La sorpresa è che Pons, il motore di questa generazione, non riuscì mai a vincere un GP nelle classi “tradizionali”. Ma fu proprio lui a conquistare il primo titolo per la Francia, imponendosi nel Mondiale della meteora 750 nel 1979, riuscendo a rimanere lontano dalla cattiva sorte che l’aveva accompagnato negli anni precedenti, in cui era rimasto coinvolto in incidenti molto seri. Si concentrò sulla 750, dove lottò con Michel Frutschi e Johnny Cecotto, imponendosi all’ultima prova. Quel titolo fu la ricompensa per quasi un decennio di grande slancio per la Francia, che fu protagonista ma non ebbe mai un pilota in grado di trionfare in modo pieno. Andò vicino al titolo Rougerie, vice campione della 250 nel 1975, quando pur ottenendo più punti rispetto a Walter Villa, questi batté il transalpino in virtù della regola degli scarti. Lo stesso Alain Michel fu vice campione tra i sidecar nel 1978, mentre Patrick Fernández fu secondo nella 350 nel 1979. Quel titolo, almeno per le classi principali, non arrivava, ma era vicino.

Per molti, però, il destino fu tragico. All’inizio degli anni ’80, per molti di loro arrivarono incidenti fatali. Nel 1980 morì Chevallier alla Moto Journal 200, gara di precampionato disputata al Paul Ricard. Pons morì, colpito proprio da Rougerie, a Silverstone, durante il GP Gran Bretagna della 500. Leon morì in Giappone, durante una prova Endurance con la Suzuki. E Jean-Bernard Peyré, altro pilota di riferimento delle gare di durata, morì in un incidente stradale. Nel 1981 Rougerie perse la vita nel GP Jugoslavia, colpito dal suo compagno di squadra Roger Sibille. Choukroun, che aveva abbandonato le moto per le auto, morì nel 1983. In tre anni, il Paese perse buona parte dei protagonisti di quella generazione. E non soltanto. Christian Sarron, giovane di grande avvenire, per poco non lasciò le competizioni a causa dei problemi fisici dovuti alla tante cadute. Mentre Baldé, sulle ottime Kawasaki KR 250 e 350, fu poco fortunato nel Mondiale, chiudendo da vice campione della 250 nel 1981.

Tournadre e Sarron


Quel primo titolo di una delle categorie “classiche” arrivò nella maniera più improbabile. Un modesto impiegato delle poste che si era lanciato nelle gare del Mondiale con la sua Yamaha privata, Jean-Louis Tournadre, fu una sorpresa del 1981 per poi trasformarsi nel più inatteso campione del Mondo della 250 l’anno successivo, in un titolo che ebbe parecchio di francese. Decisiva fu proprio la gara transalpina di Nogaro: i piloti vi giunsero per il primo GP europeo dell’82, ma i big si rifiutarono di correre, giudicando inadeguate le condizioni del circuito. Al boicottaggio non parteciparono i piloti locali, che decisero di correre. Tournadre vinse con la sua modesta TZ 250, e con una portentosa regolarità si mantenne in vetta al campionato, lottando con Toni Mang, pilota ufficiale Kawasaki.

La costanza di Tournadre ebbe successo e il francese si laureò campione del Mondo per un solo punto su Mang, regalando alla Francia il primo titolo. Merito anche dell’aiuto ricevuto dai connazionali Fernández ed Estrosi nell’ultima gara di Hockenheim... L’anno dopo tornò in auge Sarron, vice campione della 250 nel 1983, anno in cui i francesi ripresero a popolare la griglia, con sei transalpini tra i primi 11 nella classifica della categoria di mezzo. Fontan e Roche furono sesto e decimo nella 500, Selini sesto nella 125. Preludio al titolo di Sarron nella 250 nel 1984, vinto di autorità, negli ultimi fuochi della “generazione maledetta”. Il trionfo di Sarron diede paradossalmente il via alla flessione del movimento francese nella Velocità. Il campione della 250 tornò nella classe regina, dove tra 1979 e 1981 aveva faticato, e pur disponendo di una Yamaha ufficiale dovette arrendersi all’irresistibile scuola americana. Il suo stile di guida, di grande finezza, non era perfetto per le potenti 500, ma gli permetteva di fare la differenza sul bagnato, come quando vinse a Hockenheim nel 1985.

Ruggia, Jacque e Quartararo


Fu il suo unico successo in top class con una Yamaha blu che ricorda vagamente quella di Quartararo. Vennero poi gli anni dell’altro Sarron, il fratello minore Dominique in 250 (senza ottenere i risultati di Christian), poi Jean-Philippe Ruggia, Mattioli e Igoa. Ebbe successo Michel, campione nei sidecar nel 1990 un anno prima di ritirarsi. Roche lasciò i GP per la Superbike, dove sempre in quel ’90 regalò alla Ducati il primo titolo mondiale.

Il motociclismo in Francia, a quel punto, sembrò tornare indietro di 20 anni, all’epoca prima della “generazione maledetta”. I titoli di Olivier Jacque, Arnaud Vincent, Mike Di Meglio, gli sporadici exploit di Regis Laconi (e il titolo SBK di Sylvain Guintoli), sono stati il ponte verso il nuovo boom, dettato dalla doppietta in Moto2 di Johann Zarco, poi diventato protagonista in MotoGP. Ma è stato Fabio Quartararo, il predestinato, a garantire alla Francia il vero “risarcimento” per ciò che non era riuscita a raccogliere.

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