Duelli da leggenda: Valencia 2013 e l'incoronazione di Marc Marquez

Duelli da leggenda: Valencia 2013 e l'incoronazione di Marc Marquez© Milagro

Al debutto in MotoGP, il ventenne Marquez tolse lo scettro al campione in carica Lorenzo, dando il via al proprio dominio nella top class. Il 2013 premiò un’altra giovane stella, Viñales, trionfatore nella Moto3 tutta spagnola

31.12.2021 ( Aggiornata il 31.12.2021 10:58 )

Il 2013 resterà un anno storico per la MotoGP. Perché coincide con l’arrivo nella top class di un pilota che ha cambiato le gerarchie dell’intero campionato: l’allora ventenne Marc Marquez. Il catalano aveva già impressionato in 125 e Moto2, categorie di cui era stato campione del Mondo, al punto da generare la modifica al regolamento che prevedeva per i rookie l’impossibilità di correre in un factory team della MotoGP. La deroga consentì a Marquez di esordire direttamente nientemeno che nel Team Repsol Honda.

Marc affiancò Dani Pedrosa, considerato il favorito per il titolo della MotoGP, perché sebbene avesse perso il Mondiale del 2012 a favore di Jorge Lorenzo, era stato il pilota più veloce. Tuttavia fin dal primo momento Marc ne mise in discussione lo status di pilota di riferimento del team. E già nel secondo GP della stagione, ad Austin, Marquez ottenne il primo successo nella classe regina; e da Jerez, terzo GP, salì in testa al Mondiale (dopo il sorpasso senza troppi complimenti all’ultima curva su Lorenzo).

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Jorge, un titolo mancato per soli quattro punti


Avendo compreso subito di che pasta fosse fatto il rookie, Lorenzo decise di intervenire, rivolgendosi al padre Chicho per gli allenamenti. Un modo per neutralizzare lo tsunami Marc. Il mentore di Lorenzo viveva in Messico, ma lasciò tutto e tornò in Europa accanto al figlio. "Il risultato si vide subito" racconta Chicho. “Jorge vinse i due GP seguenti al Mugello e a Montmeló, ma poi arrivò Assen... Alla fine il campionato ci è sfuggito per quattro punti”. Ad Assen, il maiorchino cadde pesantemente nelle prove, sul bagnato, e si ruppe una clavicola. Lungi dal gettare la spugna, si recò subito a Barcellona, sottoponendosi a un immediato intervento chirurgico, e riuscì a tornare ad Assen in tempo per correre il GP e tagliare il traguardo quinto. Fu un misto di eroismo e follia, che gli consentì di salire al secondo posto in campionato dietro Pedrosa e davanti a Marquez. Ma per quel gesto, Lorenzo pagò un conto salato nel successivo GP, in Germania, il vero punto di svolta. Con la prospettiva data dal tempo, si può dire che fu il weekend che diede il titolo a Marquez: in Germania, Jorge e Pedrosa caddero in prova e non presero il via nel GP, e Marc ne ha approfittò per vincere e prendere la testa del campionato, posizione che non avrebbe ceduto fino alla fine. Quando si laureò campione della MotoGP al primo tentativo.

Il vantaggio accumulato dopo il Sachsenring consentì a Marquez – vincitore anche a Laguna Seca dopo lo storico sorpasso al Cavatappi su Valentino Rossi – di neutralizzare gli effetti del fiasco di Phillip Island, dove rimediò uno “zero” per un errore del team nella gestione di una gara flag to flag. Di conseguenza, Marquez e Lorenzo giunsero a Valencia – dove entrambi in passato avevano conquistato titoli – per l’ultima gara della stagione, che metteva in palio il Mondiale. A Marc bastava un quarto posto, ma con un’accorta gestione di gara finì terzo. A Lorenzo non bastò ottenere l’ottava vittoria dell’anno, contro le sei di Marquez, che però fu più continuo e vinse per quattro punti. Fu l’inizio del regno del pilota di Cervera nella classe regina.

Maverick Viñales, campione Moto3 nel giorno di Marc


Quel giorno, il GP Valencia laureò anche un altro campione del Mondo, che nel giro di pochi anni sarebbe diventato top rider in MotoGP. Maverick Viñales conquistò il titolo della Moto3 dopo una battaglia tutta spagnola con Alex Rins e l’indimenticato Luis Salom. Una battaglia particolare: può un pilota che ha vinto sette GP in una stagione non essere incoronato campione? Risposta: Sì. Può il secondo pilota con il maggior numero di vittorie, sei, non vincere il titolo? Risposta: Sì. Può un pilota che ha vinto soltanto tre GP essere proclamato campione del Mondo contro rivali che hanno vinto rispettivamente sette e sei gare? Risposta: Sì. Questa sorprendente situazione fotografa l’annata più intensa della storia della Moto3: e dirlo di una categoria che di suo è vietata ai deboli di cuore, è emblematico. Nemmeno il miglior sceneggiatore hollywoodiano avrebbe potuto immaginare il finale offerto da quella corsa a tre. Perché il nome del secondo campione nella storia della entry class a quattro tempi venne stabilito all’ultima curva dell’ultimo GP

Tre spagnoli si contesero il titolo, mentre il motociclismo italiano era in piena crisi – soltanto un pilota nella Top 10 a fine stagione: Romano Fenati decimo – e gli iberici monopolizzarono i successi: l’unico GP sfuggito ai tre rivali per il titolo andò infatti ad Alex Marquez. La stagione era iniziata con due favoriti, Viñales e Luis Salom. Nel 2012 erano arrivati rispettivamente al terzo e al secondo posto, dietro Sandro Cortese. Il terzo uomo, Rins, non aveva ancora vinto una gara e sulla carta era un passo indietro. Ma Rins colmò tale lacuna alla seconda corsa... Nei primi otto GP, sette volte i tre spagnoli della KTM monopolizzarono il podio. Salom vinse tre gare di fila: Mugello, Montmeló e Assen; Maverick non fece un solo errore, ma non fu troppo brillante. Rins si vide “sottrarre” la vittoria nel giro finale ad Assen, chiudendo dietro Salom e Viñales. Non era la prima volta, ma quel giorno, come avvertimento, Alex dichiarò: “Ho imparato dai miei errori, da ciò che ho sbagliato negli ultimi giri, non succederà più”. E non accadde di nuovo, perché due settimane dopo iniziò la sua striscia vincente: Rins trionfò in Germania, a Indianapolis, Misano e al Motorland.

Si arrivò a Motegi per il penultimo GP della stagione: Salom era a 300 punti, Rins 295 e Viñales 278. Maverick, con un quarto posto in Inghilterra e un quinto in Malesia, sembrava essere sceso dal treno per il titolo. Come disse Pablo Nieto, manager del Team Calvo all’epoca. "Siamo fuori dai giochi". Ma quel GP vide il campionato cambiare rotta attraverso una serie di colpi di scena. Il primo fu la caduta, nelle battute iniziali della gara di Motegi, di Luis Salom causata da Isaac Viñales, cugino di Maverick. Salom ripartì, ma si ritirò poco dopo. Isaac Viñales aveva passato la leadership del campionato a Rins, ma anche quest’ultimo cadde... Il primo successo di Alex Marquez arrivò davanti a un Maverick Viñales assistito dalla fortuna – e dal cugino... – e capace di tornare prepotentemente in corsa per il Mondiale. Alla vigilia di Valencia, Salom era a 300, Viñales 298 e Rins 295.

Con il circuito gremito, i tifosi spagnoli videro due titoli contesi da piloti iberici: prima della MotoGP, ci fu infatti la battaglia della Moto3. Rins firmò la pole position, mentre Salom e Viñales partivano accanto a lui in prima fila. Per 14 dei 24 giri i tre si scambiarono le posizioni in testa, fino al 15° passaggio, quando Salom uscì di pista. E venne estromesso dalla lotta finale per il titolo. Gli ultimi 10 giri della gara furono un lungo duello tra Viñales e Rins, “disturbati” da Jonas Folger. Era chiaro che il campione sarebbe stato deciso sul traguardo, e Viñales si rivelò più abile. Maverick seppe resistere agli attacchi di Rins, che in un tentativo disperato staccò al limite all’ultima curva. Superò Viñales, sì, ma non riuscì a chiudere la linea nel modo voluto, così Maverick e Folger lo sorpassarono, precedendolo sul traguardo. E il titolo non andò al più veloce, ma al più costante.

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