MotoGP: la statistica del 2021 che non fa sorridere Pecco Bagnaia

MotoGP: la statistica del 2021 che non fa sorridere Pecco Bagnaia© Luca Gorini

Il poker di vittorie nel finale di stagione sembra il viatico ideale verso il 2022, eppure la storia dice altro: chi è stato vice campione con quattro vittorie negli ultimi sei GP non ha mai conquistato il titolo nella classe regina

14.02.2022 ( Aggiornata il 14.02.2022 16:58 )

Chi ben comincia è a metà dell’opera, scriveva il poeta romano Quinto Orazio Flacco. E chi finisce bene, invece? Il dubbio ci è sorto ripensando alle quattro vittorie di Pecco Bagnaia nelle ultime sei gare della scorsa MotoGP. Un exploit inatteso, perché nei primi 41 GP disputati nella classe regina il piemontese non era mai salito sul gradino più alto del podio. Una volta sbloccatosi, al GP Aragón 2021 dopo uno splendido duello con Marc Marquez, il pilota Ducati ha acquisito una nuova consapevolezza.

Pecco e il finale della scorsa stagione 


Prima ha concesso il bis nel GP San Marino, poi dopo il terzo posto di Austin e l’errore a Misano 2, è tornato a dettare legge vincendo i GP Algarve e Valencia. Alla luce di questa quaterna c’è chi crede che il numero 63 abbia messo una seria ipoteca sul Mondiale di quest’anno. Altri invece sostengono che quel finale di stagione sia da prendere con le molle perché prima della sestultima gara Fabio Quartararo poteva gestire un vantaggio di 65 punti sul primo inseguitore, Joan Mir, e di 70 lunghezze sulla prima Desmosedici ufficiale, quella di Pecco. Aggiungendo che negli ultimi due GP, con il francese campione del Mondo e quindi con un calo di motivazioni, Marquez – capace di trionfare nei due GP non vinti da Bagnaia – non ha corso per la diplopia.

Non avendo la palla di cristallo per predire il futuro non possiamo che affidarci al passato, analizzando tutte le volte in cui un pilota della classe regina ha conquistato quattro delle ultime sei gare del campionato. Prima però ricordiamo chi ha fatto meglio, partendo dal terzetto che ha archiviato l’annata con l’en plein: le sei vittorie negli ultimi sei GP riuscirono a John Surtees nel 1959, Mike Hailwood nel 1963 e Giacomo Agostini nel 1968, tutti in sella alla MV Agusta. Anche grazie a questi trionfi i tre conquistarono l’iride e pure l’anno dopo si riconfermarono campioni, sempre con le moto varesine.

In otto occasioni, invece, un pilota si è aggiudicato cinque delle ultime sei gare. L’ultimo in ordine di tempo è stato Marc Marquez nel 2019: nel restante round, in Malesia, è giunto secondo dietro Maverick Viñales. Prima di lui c’erano riusciti con la Honda Valentino Rossi nel 2001 e 2003 e Mick Doohan nel 1998. Un altro paio di precedenti risalgono al 1970 e 1972 con Agostini sulla MV e altrettanti riportano agli anni Cinquanta: nel 1954 Geoff Duke con la Gilera e quattro anni dopo Surtees con la MV. Tutti e otto furono campioni del Mondo quell’anno ma soltanto cinque riuscirono a conservare lo scettro, incluso il Dottore, unico a cambiare costruttore: nel 2004 fu infatti campione con la Yamaha, riscattandola da un’annata senza vittorie. Fecero eccezione Ago, terzo nel 1973, e i piloti che patirono un grave incidente alla terza curva di Jerez: nel 1999 Doohan fu costretto ad appendere il casco al chiodo mentre Marquez ha dovuto saltare il resto del 2020 per i problemi all’omero costatigli una triplice operazione.

Precedenti illustri


Bagnaia è invece il diciannovesimo ad aver vinto “soltanto” quattro delle ultime sei gare. I primi nove a realizzare un simile exploit divennero campioni del Mondo grazie a quell’ottimo finale di stagione: la serie fu aperta da Duke (Norton) nel 1951, poi Libero Liberati (Gilera) nel 1957, quindi fu la volta delle MV Agusta di Surtees (1960), Gary Hocking (1961), Mike the Bike (1962, 1964 e 1965) e Agostini (1969), per finire con Marco Lucchinelli con la Suzuki nel 1981. Il poker di vittorie non bastò invece a Kenny Roberts nel 1983 per avere la meglio su Spencer che vinse le due corse restanti (Jugoslavia e Svezia) prendendosi il titolo per soltanto due punti. A differenza del 2021, però, tutte le gare di quel campionato se le spartirono i due contendenti.

Lo stesso Fast Freddie nel 1985, così come Doohan (1997), Rossi (2004 e 2008), Casey Stoner (2011) e Marquez (2018) conquistarono il titolo grazie alle quattro vittorie negli ultimi sei appuntamenti. Altre eccezioni, assieme a Roberts, sono rappresentate da Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo: nel 2012, a sei GP dal termine il portacolori HRC era secondo in classifica, a tredici lunghezze da Lorenzo. Dani ne vinse quattro ma incassò anche due “zero” e così Jorge con un successo e quattro secondi posti riuscì ad allungare in classifica. L’anno seguente, invece, Lorenzo era terzo, a 39 punti da Marc Marquez. Con le quattro vittorie e altri due podi riuscì a scavalcare Pedrosa e a finire ad appena quattro punti da Marquez campione del Mondo.

In buona compagnia


Pecco è soltanto il quarto pilota della classe regina diventato vice campione con quattro vittorie negli ultimi sei GP. Ai predecessori non andò però bene, perché nell’edizione successiva del Mondiale non soltanto non migliorarono il secondo posto ma nemmeno riuscirono a confermarsi. Roberts per la verità nemmeno ci provò perché, stufo di girare per l’Europa, tenne fede alla promessa di ritirarsi per godersi la compagnia dei suoi figli. Pedrosa nel 2013 e Lorenzo nel 2014, invece, conclusero il campionato in terza piazza, preceduti non soltanto dal pilota di Cervera ma anche da un terzo incomodo: nel 2013, come detto, fu secondo Jorge, l’anno dopo fu Rossi.

Considerando anche gli altri 15 casi, soltanto sette piloti hanno conquistato il titolo l’anno dopo le quattro vittorie in dirittura d’arrivo: Hailwood nel 1963 e 1965, Agostini nel 1970, Doohan nel 1998, Rossi nel 2005 e 2009 e Marquez nel 2019. L’unico a giungere secondo fu il britannico nel 1966, quando passò alla Honda. Fu terzo Casey Stoner nel 2012, frutto anche dei tre GP saltati per l’infortunio alla caviglia. Da segnalare pure l’ottavo posto di Lucchinelli nel 1982, dopo aver lasciato la Suzuki del Team Gallina per la Honda ufficiale, e il calvario di Spencer nel 1986, fermo a lungo ai box per la sindrome del tunnel carpale e altri malanni.

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