MotoGP: la favola di Enea Bastianini, dalle piscine alla Ducati ufficiale

MotoGP: la favola di Enea Bastianini, dalle piscine alla Ducati ufficiale

La storia del ducatista raccontata dai suoi genitori: "Amava i tuffi, infatti il suo soprannome era 'Pilotuffo', ma la sua strada era il motociclismo"

27.01.2023 ( Aggiornata il 27.01.2023 14:28 )

Da Pilotuffo a Bestia, nel segno del talento. Enea Bastianini in questo periodo si sta alternando tra allenamenti e riposo, in attesa di quella che probabilmente sarà la stagione più importante della sua carriera, con l’investitura a pilota ufficiale Ducati al fianco del campione in carica della MotoGP, Pecco Bagnaia, un passo giunto a coronamento di un percorso che potrebbe tranquillamente essere la trama di un film.

Enea raccontato da mamma e papà


Già, perché rispetto alle carriere di tanti suoi colleghi le differenze non mancano, a cominciare dallo scarso feeling con le due ruote della famiglia Bastianini, con mamma Antonella e papà Emilio presenze dolci quanto discrete nella vita del venticinquenne, capace di compiere dall’infanzia a oggi un mutamento quasi totale.

“Dal punto di vista caratteriale, da bambino Enea era il contrario di adesso – spiega sorridendo papà Emilio – dato che era davvero scalmanato, mentre ora è un ‘tranquillone’. Fino ai suoi due anni, io e mia moglie non abbiamo chiuso occhio, poi la situazione è migliorata. La scuola è sempre stata un problema. Alcune maestre lo capivano, e dunque anche i momenti critici venivano gestiti nel modo giusto, altre proprio non lo tolleravano, con conseguenti contrasti: mi sono sentito quasi dire che da grande sarebbe diventato un criminale!”.

“Non era iperattivo da bambino – sottolinea mamma Antonella – era un moto perpetuo, una macchietta difficile da gestire, ma dall’animo davvero buono. La prima maturazione è avvenuta tra i tre e i quattro anni”.

Il merito di quello “step” è stato proprio delle due ruote. “Il fatto di guidare una Minimoto lo responsabilizzò: la prima volta volle verificare personalmente che ci fosse la benzina, si fidava ma non troppo…”. Le moto, anzi le Minimoto, apparvero nella vita del riminese per caso, ma come spesso si dice è stato amore a prima vista.

Da piccolo si esaltava sempre quando vedeva le moto ai semafori – riprende Emilio – e un giorno portai Enea con me in un negozio di ricambi per scooter, che casualmente aveva anche delle Minimoto: una volta salito su una di queste, non è più voluto scendere. In quel momento mi tornarono in mente i momenti al semaforo, realizzando quanto fosse grande la sua passione. Di conseguenza facemmo una prima prova con una Minimoto dotata di rotelle, che poi sparirono in fretta”.

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La storia di 'Pilotuffo'


La seconda anomalia del percorso del Bastianini pilota è rappresentata dall’amore per i tuffi. Il trampolino della piscina comunale di Riccione è il luogo in cui Enea mise a segno le prime acrobazie, in attesa di quelle in sella. “Io e mia moglie non eravamo particolarmente appassionati di moto, così lo portammo anche a fare nuoto. Poco dopo nella piscina di Riccione vennero montati i trampolini, ed Enea ne fu subito catturato. Dopo due-tre lezioni la sua istruttrice ci disse che aveva il potenziale per entrare nell’agonismo. La cosa ci piacque, anche perché rispetto al motociclismo si spendeva molto meno… E così portammo avanti due sport, tanto che sulla Minimoto con la quale vinse il campionato italiano Junior A vi era il soprannome ‘Pilotuffo’”.

C’è stato dunque un momento in cui il motociclismo italiano ha rischiato di perdere un capitale come quello di un futuro campione del Mondo (della Moto2) capace di chiudere in Top 3 in tutte e tre le categorie iridate? No, e a rivelarlo è l’ex campionessa di tuffi Alicia Carretero, che fece muovere a Enea i primi passi nella specialità.

“Lo conobbi che aveva nove anni: a livello di fisionomia mi ricordò i ragazzi delle Canarie, il mio luogo di origine. Ho sempre detto di aver imparato più io da lui che viceversa: nessun altro bambino mi ha segnato altrettanto da allenatrice. Avevo un campione del Mondo tra le mani e non lo sapevo, ma gestire un bambino con tale sicurezza, personalità e fiducia nei suoi mezzi è stato davvero incredibile. Nelle gare si trasformava, diventando un cavallo di razza: ho sempre detto ai genitori che aveva del potenziale”.

In equilibrio tra cloro e asfalto quindi, ma con le idee chiare circa il suo futuro. “Quando arrivò il momento di scegliere tra moto e tuffi io stessa gli consigliai le due ruote, perché la mentalità era già quella del campione di moto. Gli davano fastidio i voti dei giudici, ma questo non incise particolarmente sulla scelta: non ha mai pensato di essere un tuffatore, bensì un pilota. La sua esperienza nei tuffi, però, lo ha aiutato in ottica moto, in primis dal punto di vista dei riflessi, ma quello che fa la differenza nel suo caso è la testa”.

La domanda è lecita: crescendo, Enea si sarebbe potuto trasformare in un campione di tuffi? "Non ci ho mai davvero pensato, è come chiedersi se un melo potesse far nascere una pera. La sua strada era il motociclismo”.

E dire che quella strada, forse, non si sarebbe davvero aperta senza… un infortunio. Non in moto, bensì sul pavimento della palestra, nel corso dell’altra parentesi sportiva vissuta dal Bastianini bambino, la ginnastica artistica.

Nel 2011 provò per un breve periodo anche la ginnastica artistica – prosegue nel racconto Emilio – e anche qui l’insegnante ci consigliò subito di tentare l’avventura nell’agonismo. Incredibile! Declinammo l’offerta, ma un giorno nell’atterraggio da un salto si ruppe ulna e radio di un braccio: con i soldi dell’assicurazione si volle comprare una vecchia Honda 125 GP, con la quale partecipò all’ultima edizione del Trofeo Honda, vincendola. Trionfare fu una soddisfazione: disputammo la stagione con pochi spicci, una moto datata e un amico come meccanico, battendo una concorrenza molto più attrezzata”.

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