GP Spagna circuito: curve, lunghezza e criticità per la MotoGP

GP Spagna circuito: curve, lunghezza e criticità per la MotoGP© Luca Gorini

Ecco tutto quello che c’è da sapere sul tracciato di Jerez de la Frontera, dove nel fine settimana si svolgerà il quarto appuntamento del Motomondiale

26.04.2023 11:09

Chi l’avrebbe mai detto che dopo tre appuntamenti della stagione Marco Bezzecchi sarebbe arrivato al secondo Gran Premio europeo da leader della classifica iridata di questo bizzarro 2023?

Eppure questo è proprio quello che sta succedendo, il Bez al Gran Premio di Spagna si presenta da capoclassifica grazie alla vittoria in Argentina ed ai contemporanei zeri del suo compagno di marca e di Academy Pecco Bagnaia.

Il Gran Premio di Spagna è entrato nel calendario del Motomondiale nel lontano 1950 e fino al 1988 si è corso sui circuiti di Montjuic e Jarama prima del passaggio definitivo a Jerez, sede dell’attuale Gran Premio di Spagna. Contando dal 1950 al 2022 sono 72 le edizioni del Gran Premio, 35 delle quali disputate a Jerez.

Storia, caratteristiche, incidenti avvenuti a Jerez de la Frontera


Con Jarama ormai agli sgoccioli della sua esperienza nel Motomondiale, c’era bisogno di un nuovo tracciato che potesse ospitare il Gran Premio di Spagna. La location individuata per la costruzione del tracciato, intitolato alla memoria del grande Angel Nieto, è l’Andalusia, regione a Sud della Spagna caratterizzata da un meteo quasi sempre favorevole.

Il tracciato è stato costruito nel 1986 e l’anno successivo ha ospitato la prima edizione del Gran Premio di Spagna, per poi farne nuovamente da cornice nel 1989, dopo aver ceduto il testimone a Jarama l’anno precedente. Il circuito Angel Nieto inizialmente (dal 1986 al 1990) misurava 4218 metri e prevedeva un complesso di curve prima di arrivare all’odierna curva Pedrosa (la vecchia Dry Sac). Successivamente sono state apportate delle modifiche al layout che hanno visto aumentarne la lunghezza complessiva, 4428 metri: il tratto da curva 4 a curva 5 è stato allungato, è sparito il complesso di curve 6-7-8 che precedeva il tornante ed in più è stata inserita la chicane prima delle ultime due curve.

Attualmente il layout utilizzato è quello di 4423 metri che non ha la chicane, 13 curve delle quali 5 a sinistra ed 8 a destra, la carreggiata è di 11 metri ed il rettilineo più lungo è di 607 metri (quello che porta alla curva Pedrosa)

Incidenti

Nella storia di Jerez, tre sono gli incidenti degni di nota: quello di Mick Doohan del 1999 che ha posto fine alla sua carriera, quello a tre Pedrosa-Lorenzo-Dovizioso del 2018 e quello di Marquez del 2020 che ha dato il via ad una serie di operazioni per sistemargli il braccio destro.

La stagione 1999 non è partita nel migliore dei modi per l’asso australiano nonostante il secondo posto in Giappone alle spalle di Kenny Roberts Jr (vincitore, peraltro, delle prime due prove). Jerez rappresenta, dunque, il luogo del riscatto. Riscatto che tuttavia non avviene poichè nelle prove Doohan si procura il secondo grave infortunio alla gamba che lo costringe ad annunciare il ritiro immediato dalle competizioni. A causa della pioggia che ha reso scivolosa la riga bianca di curva 3-4, la sua NSR500 #1 perde aderenza facendo cadere l’australiano che va a sbattere contro le protezioni esterne della stessa. Mick riporta la frattura del polso sinistro, della clavicola destra e di quella gamba destra già distrutta e salvata sette anni prima dal grande Dottor Costa.

Quello di Jerez 2018 è, senza dubbio, l’incidente a tre più famoso della storia. Siamo negli ultimi giri di gara e le due Ducati di Dovizioso e Lorenzo si stanno dando battaglia con Pedrosa alle loro spalle. Alla curva Dry Sac Dovi stacca forte ma finisce lungo, Lorenzo lo imita ma nel chiudere la curva tocca Pedrosa, un contatto sufficiente per fargli fare un highside. Lorenzo poi colpisce anche Dovizioso di “rimbalzo” causando il ritiro di tutti e tre. 

Il terzo, è quello più “fresco” perché ha come vittima il campione in carica Marquez. Marc, dopo un errore alla curva 4, rientra in pista per recuperare ma, una volta arrivato addosso a Vinales (secondo in quel momento con Quartararo primo ed in fuga), in apertura di gas la sua moto lo lancia per aria verso l’esterno della curva 4. Lo spagnolo è sfortunato perché la gomma anteriore della sua moto gli colpisce il braccio destro provocandogli la frattura dell’omero. 

I tratti caratteristici del circuito del Gran Premio di Spagna


I punti di frenata più difficili del tracciato andaluso sono: curva 1 a destra leggermente in salita, teatro spesso di incidenti (Rossi ne sa qualcosa, abbattuto da Elias nel 2006) in quanto si arriva lanciati dal rettilineo principale e si deve frenare con decisione per ottenere una buona traiettoria in uscita verso la curva 2; curva 2, un tornante verso destra in discesa, anche qui è molto importante il momento della frenata e la percorrenza della curva; curva 5 che immette poi sul rettilineo più lungo del tracciato andaluso; la Dry Sac, un tornante a destra, facile andare lunghi in staccata e comprometterne l’uscita; le due curve a destra 9-10 da raccordare e la 13, l’ultima curva che immette sul rettilineo principale.

I punti invece di sorpasso sono: curva 1, prendendo una buona scia si può pensare di staccare forte e sorpassare; l’azzardo del sorpasso si può provare anche in curva 5 ma il rischio è l’incrocio di traiettoria di chi viene sorpassato; curva 6, la Dry Sac, staccata secca in fondo al rettilineo lungo; curva 8, si arriva dal piccolo allungo della 7 e restando attaccati al pilota davanti si può provare un sorpasso; curve 9-10, la doppia destra, si può attaccare alla staccata della 9 o addirittura nel tratto di raccordo prima della 10; curva 13, l’ultima, la Last Chance opportunity per vince la gara (Laverty in SBK e Guevara lo scorso anno ne sanno qualcosa)

Statistiche e record del Gran Premio di Spagna


Il Gran Premio di Spagna quest’anno taglierà il traguardo delle 73 edizioni, così divise: 22 edizioni al Montjuic, 15 a Jarama e 35 a Jerez. Limitatamente al tracciato andaluso, l’albo d’oro di tutte le classi recita: 38 vittorie spagnole, 28 italiane (7 di Valentino Rossi), 13 giapponesi, 9 australiane, 7 tedesche, 4 americane, 3 inglesi, 2 francesi e finlandesi, 1 ungherese e sudafricana.

La prima edizione a Jerez risale al 1987 con le vittorie di Wayne Gardner in 500, Martin Wimmer in 250 e Fausto Gresini in 125. L’ultima, quella dell’anno scorso, ha visto i successi di Pecco Bagnaia in MotoGP, Ai Ogura in Moto2 ed Izan Guevara in Moto3 con quel fantastico sorpasso all’esterno dell’ultima curva.

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Per quanto riguarda la MotoGP, il giro più veloce di sempre è di Pecco Bagnaia del 2022 in 1’36”170 che è anche la pole position mentre il giro più veloce in gara è sempre di Bagnaia in 1’37”669 (il precedente era di Fabio Quartararo in 1’37”770) 

Per quanto riguarda la Moto2, il giro più veloce di sempre è di Remy Gardner del 2021 in 1’40”667 mentre il giro veloce della gara lo ha fatto segnare Sam Lowes lo scorso anno in 1’41”757, 4 decimi sopra al suo best del 2021 in 1’41”313. La pole dello scorso anno è di Ai Ogura in 1’41”289

Infine, per quanto riguarda la Moto3, il giro più veloce di sempre è di Andrea Migno in 1’44”988 mentre il giro veloce della gara è di Izan Guevara in 1’46”084 a fronte di un 1’46”060 di Jaume Masia del 2020 che è ancora il record in gara. La pole è di Izan Guevara in 1’45”880.

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