Esclusiva, Foggia: “L'obiettivo 2020? Essere sempre lì a giocarmela”

Esclusiva, Foggia: “L'obiettivo 2020? Essere sempre lì a giocarmela”© Milagro

Con Sky VR46 sono cresciuto tanto, ma il feeling non era più ideale. Con il passaggio a Honda e Leopard punto a giocarmela in ogni gara, ma devo diventare più scaltro

07.03.2020 ( Aggiornata il 08.03.2020 13:14 )

ROMA - Due anni fa, quando ereditò la moto del campione in carica, Enea Bastianini disse, scherzando ma non troppo: "Sulla Honda di Leopard hanno vinto Kent e Mir: se non lo faccio anch’io sono un patacca...". Dennis Foggia non è arrivato a tanto, ma è il primo a sapere che l’occasione del 2020 può essere il momento chiave in una carriera che l’ha già visto trionfare - nel Mondialino del CEV nel 2017 – prima di salire sul podio due volte nel Mondiale. Staccato il cordone ombelicale con la VR46 Academy e lo Sky Racing Team dopo quattro stagioni, il diciannovenne romano di Palestrina punta a camminare con le proprie gambe, entrando a far parte di un binomio – formato da Honda e Leopard – che in tempi recenti ha conquistato tre titoli della Moto3, con i già citati Danny Kent e Joan Mir e il campione uscente Lorenzo Dalla Porta, capace di riportare in Italia il Mondiale della classe più piccola dopo 15 anni. E se si aggiungono Marcos Ramirez e proprio Bastianini, sono 25 i successi di GP del team nell’arco soltanto di un lustro. Un ruolino di marcia indiscutibile. Per questo 2020, Leopard ha allestito la coppia più intrigante, per talento ed età, della Moto3: di fronte a Foggia e al nuovo compagno Jaume Masia – altro Millennial arrembante che nel mondiale Junior del 2017 arrivò subito dietro Dennis – l’occasione è da non perdere.

Come è stato l’inverno di Dennis Foggia?

"I test sono stati molto positivi, a Jerez e Losail, sto prendendo la mano sulla Honda, molto diversa dalla KTM, sto creando il giusto feeling con il team. Si è trattato di test positivi in cui ho lavorato molto sul passo-gara, girando da solo. La scia in Moto3 conta anche sul singolo crono, quindi magari in classifica non sono stato sempre molto avanti, ma ho avuto ugualmente buoni riscontri. Sono ottimista". 

Qual è stato il bilancio del 2019?

"È stato positivo, ho imparato molto, in particolare nel relazionarmi con la squadra, purtroppo non siamo stati in lotta per il podio in ogni GP. Posso mettere in atto, quest’anno, molto di ciò che ho imparato l’anno scorso". 

L’anno è finito con l’incidente di Valencia, con uno spavento superiore alle conseguenze fisiche. 

"È stato l’incidente più serio della mia carriera, è stato il momento più critico, la dinamica è stata molto strana, perché un altro pilota è scivolato e la moto è rientrata in pista, non ho fatto nemmeno in tempo a rallentare. Non ho avuto paura, il giorno dopo ero a posto, mi ricordo tutto". 

Cosa resta di positivo dell’avventura lunga quattro anni con Sky VR46?

"Gli allenamenti del sabato al Ranch: erano come gare del Mondiale, con moto performanti e piloti che andavano tutti al top. Allenarti con piloti di alto livello aiuta sempre, in particolare con Valentino Rossi che alza sempre l’asticella. Sono contento del percorso vissuto con loro". 

Qual è stato il giorno più bello? Il titolo nel CEV oppure il primo podio iridato nel 2018 in Thailandia?

"Il CEV, perché è stato un riscatto personale nei confronti di tante situazioni. Il CEV è stato un trionfo soprattutto a livello umano. Poi il primo podio iridato in Thailandia è stato bellissimo, ma anche il podio nel 2019 ad Aragón, perché venivo da qualche gara “tosta”, è stato un bel momento". 

Cosa, invece, speravi potesse andare meglio?

"Nel 2019 speravo di poter lottare sempre per il podio, purtroppo non è stato possibile, in tante gare ho fatto fatica. In Giappone sono stato addirittura ultimo, ma soltanto due GP prima ero andato sul podio. Questo incide anche sulla mente, è inevitabile. È stato un percorso difficile, perché a un certo punto inizi a farti delle domande su te stesso. Se in tutte le gare sei davanti, finisci per avere una convinzione e una visione differenti, se sei dietro arrivano certi pensieri “strani”, che magari non sono nemmeno realistici". 

Del tipo?

"Ti chiedi se sei ancora in grado...". 

Risiede anche qui la ragione dell’uscita dalla VR46 e dallo Sky Racing Team?

"In realtà l'offerta di Leopard dello scorso anno non è stata la prima, loro si erano interessati a me già in passato. Io però avevo deciso di rimanere con la Academy, perché avevo creduto nel progetto. Ma siamo arrivati a un punto in cui il feeling non era più quello giusto. Ci siamo lasciati consensualmente, in buoni rapporti". 

Qual è stato il principale insegnamento ricevuto da Valentino Rossi?

"Non ce n’è stato uno in particolare, lo vedevo ogni sabato al Ranch e poi in pista, in ogni weekend di gara la sera lui voleva parlare con noi della Academy. Il suo modo di fare è sempre stato favoloso, il suo rispetto per l’avversario, la conoscenza delle situazioni. Ho “rubato” tanto con gli occhi". 

Passi da KTM a Honda: quali sono le differenze principali?

"Le prestazioni, a livello di efficacia, sono simili. Ma si ottengono attraverso vie differenti. La Honda gira molto di più, arrivi più facilmente a un crono eccellente, da lì in poi per migliorare ulteriormente devi lavorare sodo". 

Il Team Leopard, nel binomio con Honda, ha conquistato tre titoli in quattro anni: questo ruolino di marcia genera più pressione o fiducia?

"Entrambe le cose. Sono fiducioso, perché il team è all’altezza e mi darà tutto per fare il massimo. Ma è una bella responsabilità, loro sono molto forti e negli anni l’hanno dimostrato". 

Com’è stato il primo approccio con un capotecnico preparatissimo ma molto esigente come Christian Lundberg? 

"Il primo approccio è stato buono, anche perché lui è romano come me, questo ha aiutato la sintonia. C’è molto da apprendere. Lui sa tutto, non gliela puoi raccontare...". 

Hai studiato Dalla Porta o altri piloti del passato Leopard, come Bastianini, Mir, Kent?

"Soprattutto Mir, perché come stile di guida siamo abbastanza simili. Ho visto tante gare del passato della Moto3 e Mir è da studiare. Andava sempre forte, il suo segreto era quel cambio di passo all’ultimo giro con cui tagliava le gambe agli altri". 

Masia, che hai battuto nel CEV ma che ha già vinto un GP iridato, che tipo di compagno sarà?

"Ci siamo allenati assieme a Palma de Maiorca, nella struttura del team: l’inizio è stato buono tra noi, io penso a me, ma il Team Leopard è bravo a tenere le acque calme, tra noi c’è rispetto e tranquillità". 

In due non fate 40 anni, sarà più facile creare un rapporto per l’età simile oppure due piloti arrembanti possono arrivare più facilmente al conflitto?

"Quando sei in gara, è gara, non pensi ad altro. Dipende da come andranno le cose dal Qatar in poi". 

Cosa cambia nel metodo tra KTM-Sky e Honda-Leopard?

"Il metodo è simile, il professionismo è estremo in entrambe le strutture. Cambiano le persone, cambia la moto, ed è la cosa che in questo momento mi aiuta di più. Faccio un esempio: nei test di Valencia, Jerez e Losail ho girato parecchio da solo, facendo bei tempi, ed è una cosa che invece lo scorso anno non riuscivo a fare spesso, perché a volte avevamo problemi con la moto e in quel caso girare da solo non avrebbe aiutato". 

Hai lavorato in ottica gara. 

"Sì, anche se so che in Moto3 non è semplice fare selezione. Però se hai un ottimo passo, se gli altri si danno fastidio, puoi anche andartene negli ultimi giri".

Quanto dista la prima vittoria iridata?

"Spero non troppo, spero di levarmi questa soddisfazione. Vedremo dal Qatar, quanto manca".

Quanto dista la prima “prima fila”, visto che sei il re delle rimonte?

"Tra le prime tre file, in Moto3, c’è poca differenza, anche se parti dalla terza linea sei già lì davanti. Se invece cominci a partire da quinta, sesta, settima fila, è tutto molto più complicato perché ci sono tanti piloti, tutti vogliono stare davanti ed è più facile finire nei guai, come per me a Valencia. Poi è vero che puoi essere in prima fila e sbagliare la partenza, finendo per dover rimontare comunque, ma fondamentalmente partire là davanti ti tiene lontano dalla confusione".

Hai studiato qualche contromisura per evitare di partire così spesso lontano dal vertice?

"Girare da solo può aiutare, perché se fai subito il tempo, vai in alto nelle libere, e quindi magari entri subito in Q2. Poi è chiaro che quando tutti mettono la gomma morbida, ci sono anche le scie a giocare un ruolo, e allora serve essere bravi pure con le strategie". 

In cosa sei cresciuto in questi due anni completi nel Motomondiale?

"A livello di testa, nella capacità di relazionarmi con le persone, e sono cresciuto a livello di autostima". 

Tra le piste che hai scoperto nel Mondiale, di quale ti sei innamorato?

"Phillip Island ma anche Austin e Losail. È bella anche l’ambientazione del Qatar. Mi auguro porti bene". 

“Missiletto” è sempre il soprannome, o è cambiato?

"Si è evoluto in 'The Rocket'. Più internazionale, da Mondiale, ma il succo è quello". 

Qual è il pilota che più ti ha impressionato in questi due anni di Moto3?

"Forse Jorge Martin, che ha vinto il Mondiale nel 2018, quando era aiutato anche dall’esperienza nella categoria. E poi Joan Mir, lo incrociai nelle prime wild card iridate, si vedeva che aveva qualcosa in più". 

Qual è il pilota che ammiri di più o che studi anche delle classi superiori?

"Non studio qualcuno in particolare. Studio me stesso, e mi dico che devo imparare a essere più furbo, soprattutto in qualifica". 

Chi vince il Mondiale 2020?

"In Moto3 preferisco non sbilanciarmi. In MotoGP mi aspetto Marquez, Viñales o Quartararo. In Moto2 davvero non ho idea...". 

Non stai pensando al salto di categoria per il futuro?

"Se ci sarà il salto, lo vedremo. Ora penso alla Moto3". 

Chi sarà la sorpresa?

"In Moto3 la sorpresa è sempre possibile: puoi trovarti da primo a ventesimo in due curve, negli ultimi giri è un terno al lotto. Poi ci saranno quei piloti sempre lì a giocarsi la vittoria e il podio. Come il mio compagno Masia, Romano Fenati, Gabriel Rodrigo". 

E per Foggia qual è l’obiettivo per il 2020?

"Essere tra quei piloti che saranno sempre lì a giocarsela".

Foggia: “Leopard mi darà tutto per fare il massimo”

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi